Battesimo

Tutto ciò che riguarda la dottrina dei Testimoni di Geova.

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Amalia
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Messaggio da Amalia »

siril ha scritto:
Amalia ha scritto:Il battesimo è la partenza...la strada della crescita nella fede e nella ragione è appena iniziata e starà a voi aiutare vostro figlio a diventare un uomo consapevole e libero di scegliere se e in cosa credere...
Non credo che un cattolico educhi il proprio figlio ( o figlia) a scegliere un'altra religione.
Non ci siamo intesi...
Educare alla propria religione è comprensibile e giusto ma con la libertà di ragionare, lasciare i figli maturare nel tempo le proprie idee e fare scelte anche diverse secondo ragione e coscienza individuali, e non obbedire sotto minaccia di ostracismo...sono due atteggiamenti diversi, quello cattolico e quello Geovista...
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Quixote
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Messaggio da Quixote »

Se mai il problema nasce, caso oggi non inusuale, se uno dei genitori è credente, l’altro no. Ma solitamente esso non si pone più come “proselitismo”, come ai tempi di don Camillo. In letteratura esiste un gran bel romanzo (e il relativo bel film di Soldati) che tocca l’argomento: Piccolo mondo antico di Fogazzaro. Nel personale potrei fare un edificante racconto, che però non fa testo più di tanto, proprio perché personale. Posso però dire che io e la mia compagna ci scannavamo, magari, per opinioni politiche, ma mai per problemi religiosi. E nostro figlio è nato ascoltando, ma solo di riflesso, le due campane, e facendo sempre e solo le sue scelte, che nessuno di noi due gli ha mai imposto. È stato battezzato, perché delle due, questo ci è sembrato più opportuno. Non è stato cresimato, ma solo perché ciò non gli ha creato traumi di fronte ai compagni, e dopo una pacata discussione fra di noi, lui partecipe, e consapevole, per quel che gli consentiva l’età, che l’ultima decisione era la sua. Dimenticavo: la mia compagna era nipote di un prete. Costui non si è mai permesso, né come prete, né come zio, di entrare, sia pur minimamente, nei nostri fatti personali. Magari non comunicava la mia compagna, perché viveva con me more uxorio. Ma poi, in canonica, ci facevamo allegramente delle allegre mangiate, tutti assieme, e senza alcuno strascico, parlando con la stessa allegria del De bello gallico, dei “misfatti” del vescovado di Cesena o dell’aumento dei prezzi.

Mi vien da chiedermi cosa sarebbe successo se questo zio fosse stato un anziano. Mio zio, don Aurelio Antolini, nato, non ricordo bene, nel 1923 a Longiano, ha vissuto i suoi due ultimi anni di vita in casa mia. È morto il 13 aprile del 2007. Il 29 dicembre dello stesso anno ho sposato la mia compagna, per omaggio a lui e per omaggio a lei. Avessi aspettato altri sei mesi, mio figlio avrebbe potuto farci da testimone. Tanti anni prima, quando ancora non era nato, dissi chiaro a mio zio che se avessi avuto un figlio, fosse solo per me, non lo battezzerei. Non mi rispose nemmeno, anche se intuiva, conoscendomi bene, che avrei tenuto conto delle loro diverse convinzioni, come poi è stato in realtà. E mi ha insegnato, fra l’altro, come un uomo sappia morire con dignità.

Spero di non aver annoiato nessuno. Ho riferito questi fatti perché meglio delle mie elucubrazioni, possono dare l’idea di come, nel concreto di una famiglia relativamente “normale”, possa essere vissuto un sacramento, e come possa essere affrontato il problema dell’educazione religiosa o meno, dei figli. Ma anche per sottolineare che nella Chiesa, di cui pure non faccio parte, ci sono splendide persone, non solo quelle poche che assurgono agli onori della cronaca per scandali che invitano, a torto, a far di tutta l’erba un fascio.
Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς.
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
GIOVANNI, III, 19. (G. Leopardi, La ginestra, esergo)
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Francesco Franco Coladarci
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Messaggio da Francesco Franco Coladarci »

Quixote
Grazie per la tua testimonianza, toccante ed istruttiva.
Franco
“Al di sopra del Papa, come espressione della pretesa vincolante dell’autorità ecclesiastica, resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dell’autorità ecclesiastica.”
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siril
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Messaggio da siril »

Amalia ha scritto:Non ci siamo intesi...
Educare alla propria religione è comprensibile e giusto ma con la libertà di ragionare, lasciare i figli maturare nel tempo le proprie idee e fare scelte anche diverse secondo ragione e coscienza individuali, e non obbedire sotto minaccia di ostracismo...sono due atteggiamenti diversi, quello cattolico e quello Geovista...
temo che ci siamo intesi, invece...educare alla propria religione (qualunque essa sia) ha come finalità creare un "convincimento".....che poi, nel tempo, il figlio maturi una scelta diversa è qualcosa che ogni genitore accetterà ben volentieri o meno, a seconda del proprio "convincimento". Certo la minaccia di ostracismo o peggio (penso ad altre religioni) sono atteggiamenti estremi. Da agnostico non posso che pensare che, sia la costrizione, sia il sottile e intelligente condizionamento, siano entrambe deleterie.
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Cogitabonda
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Messaggio da Cogitabonda »

siril ha scritto:Da agnostico non posso che pensare che, sia la costrizione, sia il sottile e intelligente condizionamento, siano entrambe deleterie.
Hai ragione, anch'io penso questo. Però esistono anche genitori che pur cercando d'influenzare i figli non cercano di condizionarli, né sottilmente né grossolanamente.
Compiacersi di aver ragione è sgradevole - Avere troppa coscienza di sé è odioso - Commiserarsi è infame
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siril
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Messaggio da siril »

Ma certo...ogni genitore trasferisce, volontariamente o meno, i propri valori e i propri "credo". io lo faccio ogni giorno con i miei figli nel tentativo di indovinare qualcosa e nella speranza che mi perdonino gli errori. Però che il battezzare ed educare a credere che in una sola religione vi sia la verità e la salvezza (prendo ad esempio la religione cattolica), il catechismo insegnato ai bambini e successivamente l'ora di religione a scuola sia finalizzato a creare un "convincimento" mi sembra abbastanza palese. Per questo penso che un approccio "onesto" verso tutte le religioni si possa trovare più facilmente (o solo)in ambito agnostico. Ben venga il genitore che accetta poi una scelta diversa da parte del proprio/propria figlio/figlia... anche se mi sembra che ci sia maggior acccettazione quanto minore sia la propria fede verso la religione di origine....
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Cogitabonda
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Messaggio da Cogitabonda »

siril ha scritto:Ma certo...ogni genitore trasferisce, volontariamente o meno, i propri valori e i propri "credo". io lo faccio ogni giorno con i miei figli nel tentativo di indovinare qualcosa e nella speranza che mi perdonino gli errori. Però che il battezzare ed educare a credere che in una sola religione vi sia la verità e la salvezza (prendo ad esempio la religione cattolica), il catechismo insegnato ai bambini e successivamente l'ora di religione a scuola sia finalizzato a creare un "convincimento" mi sembra abbastanza palese. Per questo penso che un approccio "onesto" verso tutte le religioni si possa trovare più facilmente (o solo)in ambito agnostico. Ben venga il genitore che accetta poi una scelta diversa da parte del proprio/propria figlio/figlia... anche se mi sembra che ci sia maggior acccettazione quanto minore sia la propria fede verso la religione di origine....
Io invece trovo che i figli osservino il comportamento dei genitori molto più di quanto ascoltino le loro lezioni, poi succede che alcuni li prendano come modello, altri invece decidano di voler essere proprio l'opposto. Genitori che dimostrano di avere apertura mentale, curiosità intellettuale e rispetto per le differenze ideologiche possono facilmente avere figli che faranno percorsi diversi dai loro e approderanno ad altri convincimenti, ma ben difficilmente questi figli diventeranno dei fanatici. Però le qualità di cui parlavo non sono appannaggio esclusivo degli agnostici, come sembri credere tu. E non credo che la minore o maggiore accettazione delle scelte diverse fatte dai figli dipenda dalla maggiore o minore intensità della fede, credo che invece dipenda dal fatto che vedano la fede come un percorso interiore individuale o che invece diano un grande peso all'osservanza di riti e dogmi codificati da una religione organizzata.
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Giovanni64
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Messaggio da Giovanni64 »

Penso che se uno nasce, per esempio, in un ambiente buddista, sia poi naturale e sano essere buddista. Non che deve essere una regola, ci mancherebbe. Tuttavia, in genere, gli esseri viventi danno il meglio di sé quando sono in armonia con l'ambiente che li ha generati. Poi anche non volendo i genitori e l'ambiente trasferiscono, per esempio, l'accento di un luogo ad un bambino. Pensare di non influenzare il bambino per aspettare il tempo in cui lui possa scegliere in autonomia l'accento che gli piace è una pura utopia. E se anche un genitore cercasse di lasciare spazi vuoti essi verrebbero comunque riempiti disordinatamente con qualcosa.
Come dicevo prima però una cosa è insegnare ad un bambino, per esempio, la lingua italiana nel miglior modo possibile, correggendo gli errori, ed un'altra è fargli credere che essa è l'unica lingua "giusta".
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siril
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Messaggio da siril »

Giovanni64 ha scritto:Penso che se uno nasce, per esempio, in un ambiente buddista, sia poi naturale e sano essere buddista. Non che deve essere una regola, ci mancherebbe.
Certo..in una società principalmente cattolica anche un ateo assimila e fa suoi concetti cattolici (anche se dirà di no).
Tuttavia, in genere, gli esseri viventi danno il meglio di sé quando sono in armonia con l'ambiente che li ha generati.
Diciamo che è più comodo. Personalità che hanno dato il meglio lo hanno fatto perchè non erano in armonia (non direi che Gesù era in armonia con la religione del suo tempo).
Poi anche non volendo i genitori e l'ambiente trasferiscono, per esempio, l'accento di un luogo ad un bambino. Pensare di non influenzare il bambino per aspettare il tempo in cui lui possa scegliere in autonomia l'accento che gli piace è una pura utopia. E se anche un genitore cercasse di lasciare spazi vuoti essi verrebbero comunque riempiti disordinatamente con qualcosa.
Perchè?
Come dicevo prima però una cosa è insegnare ad un bambino, per esempio, la lingua italiana nel miglior modo possibile, correggendo gli errori, ed un'altra è fargli credere che essa è l'unica lingua "giusta".
Sono daccordo...pensa che ho conosciuto persone capaci di esprimersi solo in dialetto...Ma qui non si parla di lingua si parla di religione dove, normalmente, si insegna proprio che quella è l'unica "giusta". Facciamo un esempio (centra poco, l'ammetto...ma così per gioco...): se io credo nei fantasmi è giusto trasferire ad un bambino questa convinzione?
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Giovanni64
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Messaggio da Giovanni64 »

siril ha scritto:
Giovanni64 ha scritto:Penso che se uno nasce, per esempio, in un ambiente buddista, sia poi naturale e sano essere buddista. Non che deve essere una regola, ci mancherebbe.
Certo..in una società principalmente cattolica anche un ateo assimila e fa suoi concetti cattolici (anche se dirà di no).
In un ambiente eterogeneo (ateo, cattolico, agnostico,...) le influenze sono ovviamente reciproche. Ciò pone ancora meno problemi per i genitori perché possono essere se stessi senza timore che i figli conoscano una sola scelta.
Tuttavia, in genere, gli esseri viventi danno il meglio di sé quando sono in armonia con l'ambiente che li ha generati.
Diciamo che è più comodo. Personalità che hanno dato il meglio lo hanno fatto perchè non erano in armonia (non direi che Gesù era in armonia con la religione del suo tempo).
A Gesù era stata insegnata benissimo la religione del suo ambiente e quella fu la sua base di partenza. Gesù è comunque un caso a parte.
Poi anche non volendo i genitori e l'ambiente trasferiscono, per esempio, l'accento di un luogo ad un bambino. Pensare di non influenzare il bambino per aspettare il tempo in cui lui possa scegliere in autonomia l'accento che gli piace è una pura utopia. E se anche un genitore cercasse di lasciare spazi vuoti essi verrebbero comunque riempiti disordinatamente con qualcosa.
Perchè?
Perché un bambino comunque tenta di costruire una interpretazione della realtà.
Come dicevo prima però una cosa è insegnare ad un bambino, per esempio, la lingua italiana nel miglior modo possibile, correggendo gli errori, ed un'altra è fargli credere che essa è l'unica lingua "giusta".
Sono daccordo...pensa che ho conosciuto persone capaci di esprimersi solo in dialetto...Ma qui non si parla di lingua si parla di religione dove, normalmente, si insegna proprio che quella è l'unica "giusta". Facciamo un esempio (centra poco, l'ammetto...ma così per gioco...): se io credo nei fantasmi è giusto trasferire ad un bambino questa convinzione?
Ci sono cose che hanno senso se sono considerate in un certo modo. Per esempio mentre vediamo un film possiamo pensare che quello che stiamo vedendo sia vero e non per forza è compito del film dirci continuamente che è finzione (ammesso che sia finzione e ammesso che "il film" lo sappia). La religione spesso considera se stessa l'unica "giusta" ed è "giusto" trasferirla in questo modo. E' su altri "piani", con altre fonti, magari veicolate dai genitori stessi o da altri, che si ha, anche e giustamente, la possibilità di considerare la religione con strumenti che sono esterni alla religione stessa.
Ciò però pressuppone, per esempio, di considerare la religiosità o la razionalità come componenti dell'uomo "valide" nei loro ambiti ma non valide in maniera esclusiva e "totalizzante".
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