Amalia ha scritto:polymetis ha scritto:papà61 ha scritto:Quindi anche per la Chiesa Cattolica la Donna rappresenta il Popolo di Dio, un organizzazione Umana.. .
La Chiesa Cattolica non ha un'interpretazione di questo versetto.
Gli esegeti cattolici sono liberi di pensare quello che vogliono, non esiste un parere ufficiale su cosa debbano significare i singoli passi biblici. Questo tipo di discorso ha senso solo nelle sette.
Questa non la sapevo! Quindi ogni parroco, a secondo della sua esegesi di un "singolo passo" può predicare dal pulpito quello che
lui intende? Sempre in armonia con il completo messaggio biblico credo, e spero...ma allora se vado a messa in una chiesetta di campagna dove il curato mi spiega le cose alla sua maniera e senza una buona preparazione teologica sono in qualche modo svantaggiata rispetto a chi, per esempio, segue la messa in duomo o cattedrale, officiata magari dal vescovo o da sacerdoti preparati in teologia e bravi esegeti...ma non è un discrimine questo tra cattolici che ricevono un insegnamento diverso a seconda di chi lo impartisce? non capisco
Vorrei che chi mi insegna una cosa così importante come l'esegesi biblica sia in armonia con l'interpretazione che ne dà collettivamente la Chiesa tutta e non abbandonarmi a esegeti che pensano quello che vogliono...
se vuoi allargare il discorso che qui è un po' OT puoi scrivermi in privato...queste tue frasi mi hanno turbata un po' ma forse ho frainteso io
Ciao Amalia,
da cattolico e per esperienza personale ti rispondo che l’interpretazione che oggi da la Chiesa Cattolica di Ap 12 è quasi sempre la stessa: quella “Donna” è la Madonna.
Riporto dal testo di P.Stefano M. Manelli “Mariologia Biblica” (Casa Mariana Editrice, Imprimatur 11/2/1989 Gerardo Pierro Vescovo di Avellino, con introduzione del biblista Paolo Pietrafesa):
(pp.386-388)<<In sintesi più stringata, tuttavia, si può dire che ieri come oggi sono due le interpretazioni fondamentali della “donna” di Ap 12, ossia: Maria e la Chiesa. Nella Tradizione c’è stato “un movimento pendolare fra le due interpretazioni”, scrive I. De Potterie, e “nessuno dei due aspetti può essere totalmente escluso nella interpretazione di questo simbolo misterioso”.
Diciamo subito, però che a voler cogliere la linea di sviluppo del pensiero esegetico portato avanti dalla Tradizione patristica e medievale, sappiamo che
si è verificato un lento passaggio dall’interpretazione ecclesiologica (prevalentemente patristica) a quella mariologica (prevalentemente medievale). (…) Sembra che oggi il problema, in sostanza, consista nel trovare l’armonizzazione o il giusto equilibrio fra i due aspetti, mariologico ed ecclesiologico. Quale dei due è primario? La “Donna” è Maria, configurata anche come Chiesa? Oppure, la “Donna” è la Chiesa, configurata come Maria?
E’ nostra convinzione che la “Donna” è Maria, configurata anche come Chiesa, ossia, è Maria come persona fisica, Madre di Gesù, ed è Maria come figura mistica, Madre di tutti i credenti, “eccelsa figura” della Chiesa.>>
(p.389)<<Continuando nell’analisi esegetica di Ap 12, vediamo con chiarezza che la “Donna vestita di sole” è la Madre del Messia. Su questa identificazione si può parlare di unanimità degli esegeti. Ma la madre del Messia è indubitabilmente Maria, e solo Maria.
(pp.390-392)(…) Questa “Donna” e questa “Madre” non può essere che Maria, dunque; ossia, colei che, unica, concepì e partorì il Messia. Ciò è incontrovertibile. (…) Chi si appella a una maternità metaforica del popolo d’Israele nei riguardi del Messia si mette fuori dei dati esegetici più evidenti e concreti, che ci presentano fin dagli inizi una donna vera e reale quale Madre del Messia. In nessun luogo dell’A.T. – rileva J.M. Salgado – è possibile trovare che il popolo di Dio, Israele, personifichi la Madre del Messia individuale. La “Figlia di Sion” è chiamata talvolta “madre”, ma non del Messia individuale; e la Chiesa – Popolo della nuova Alleanza – è presentata nel Nuovo Testamento come “Sposa” di Cristo e “Madre dei fedeli”, ma giammai come Madre di Cristo. L’unica Madre del Messia “in carne e ossa”, per dirla con J.J. Weber, è soltanto Maria. E se questa “Donna” – Maria – viene configurata anche come “Chiesa”, ciò non toglie che, tra le due, “ontologicamente” il primo posto tocca a Maria. “Guidato dallo Spirito – ha scritto bene il Gillard – S. Giovanni ha visto in questa donna prima la stessa Vergine Maria, poi la Chiesa, l’insieme dei cristiani, perché la Chiesa non esisterebbe senza Maria”.
In una pagina di sintesi densa e rapida, il Laurentin scrive con acume che per l’identificazione della “Donna”, apocalittica “le difficoltà nascono da un’esegesi a senso unico: dal momento che la donna sembra raffigurare anche la Chiesa, non può trattarsi di Maria. Non bisogna però dimenticare che, secondo i vangeli di Luca e di Giovanni, Maria la madre del Messia, è la figlia di Sion in cui è personificato il popolo d’Israele. Essa è, dunque, nello stesso tempo, madre del Messia e madre del popolo nuovo a lui inscindibilmente unito”.
Il punto risolutore dell’identificazione della “Donna”, quindi, è la doppia maternità che vediamo realizzata inscindibilmente e solo in Maria: ella è la Madre reale-fisica del Messia, ella è la Madre reale-mistica della Chiesa, nuovo Popolo di Dio. È questo il filo conduttore che, senza soluzione di continuità, parte dal Genesi e arriva all’Apocalisse, passando per Cana e il Calvario. In Gn 3:15 e in Ap 12, infatti, troviamo la “Donna”, il “Figlio” e “il resto della discendenza” in lotta vittoriosa contro il serpente.
Nitido e lineare, in sostanza, è il quadro.>>
(p.398)<<
Infine, per completare il quadro teologico dell’interpretazione mariologica di Ap 12, è importante tenere presente l’autorevole parola del Magistero pontificio, specie degli ultimi Pontefici, che hanno ribadito a chiare lettere il senso mariologico di Ap 12. Basti citare qui S. Pio X nell’enciclica
Ad diem illum, Pio XII nella Bolla dommatica
Munificentissimus Deus, Paolo VI nell’esortazione mariana
Signum magnum, Giovanni Paolo II nell’enciclica
Redemptoris Mater.
Si aggiunga, a tutto questo, il valore della Liturgia – “luogo teologico” – che applica a Maria questa pagina di Ap 12 nella S. Messa per la solennità dell’Assunzione e nella S. Messa in onore di Maria Vergine Aiuto dei cristiani.
Né va trascurato affatto il
sensus fidelium del popolo cristiano che ama le immagini e le medaglie di Maria Immacolata raffigurata con la corona delle dodici stelle sul capo, la luna e il serpente sotto i suoi piedi: “La tradizione iconografica dell’Immacolata – scrive il Garofalo – rappresenta come la donna della visione di Giovanni, è una testimonianza del sentimento cristiano”. (S.Garofalo, L’Apocalisse per oggi, Firenze 1987, p. 171).>>
Ciao!