Caro Virtesto, ho trovato le tue osservazioni interessanti e stimolanti. Ma dato il genere dei quesiti che poni non basterebbero dieci post a risponderti esaurentiemente, e, a parte il poco tempo che ho e che non me lo consentirebbe, non farei che annoiare gli altri, te compreso. Mi perdonerai quindi se ti uso l’indelicatezza di spezzettare il tuo post; non lo faccio per contestarti, ma solo per comodità.
Virtesto ha scritto: [Quixote] mi lascia perplesso quando scrive che Paolo è un "Gigante della storia".
Veramente non sono io che lo dico, ho solo riportata una tesi degli accademici. Che per altro condivido:
peritomé contro
akrobystia, ovvero circoncisione contro prepuzio: Paolo è quello che ha trasmesso la religione ebraica agli incirconcisi, col risultato che il mondo occidentale è diventato e rimasto cristiano per due millenni; se questa non è una rivoluzione epocale non so quale altra possa equipararsi ad essa. Per cui Paolo merità veramente il titolo di ‘gigante’. Senza di lui Gesú non sarebbe altro che uno dei tanti agitatori e falsi messia di cui pullula la storia ebraica di quel tempo, come Giuda il galileo figlio di Ezekia, o forse anche lo stesso Giovanni Battista, o altri, e di cui si sarebbe perso il ricordo, se non forse presso qualche erudito.
Virtesto ha scritto:E mi sembra che tu sia incoerente con le tue affermazioni del passato circa del come si fa e si individua se c'è storia vera.
Questa è la domanda piú difficile, cui davvero lo spazio non basta, perché non si può parlare di storia in poche righe, senza dettagliarne metodologia, problemi, critica delle fonti, valore epistemologico ecc. ecc. Quindi devo limitarmi a risponderti direttamente: la coerenza, in un mondo di per sé incoerente, è impossibile. Senza mezzi termini considero chi si ritenga coerente sempre e comunque, uno stupido e un illuso. Quanto a me non so a cosa alludi, quindi non ti posso replicare. Va però da sé che non puoi pretendere da me che io scriva un post, sul forum, adoperando sempre una perfetta coernza e una perfetta terminologia. Mi sfuggono errori, anche d’italiano, e di stile (l’ultimo me l’ha corretto Cogi poche ore fa: avevo scritto «moderazione» invece di «moderatori», falsando il senso
). E ovvio invece che se scrivessi un’articolo su Leopardi, me lo leggerei 100 volte prima di pubblicarlo, eliminando tante imprecisioni, ma qui non mi è concesso. Ma veniamo al punto: non esiste storia vera; vichianamente la storia concerne il certo, mentre il vero è oggetto della filosofia e, se vuoi e se ci credi, della teologia. Il certo si configura, per lo storico, come isomorfismo, ovvero come tendenza a far corrispondere la certezza alla verità. E poiché il vero è inattingibile, non raggiungerai mai un equivalenza C = V. Al piú ti ci avvivcinerai. Vale a dire io considero certa l’esistenza di Gesú e di Paolo. Ma il grado di questa certezza è inferiore alla certezza che ho dell’esistenza di Napoleone o di Pippo Baudo, Nondimeno continuo a considerare certi, e non probabili, Paolo e Cristo. Mentre piú o meno probabili, o improbabili posso considerare Sansone, Mosé, Abramo, o Giuseppe. Nemmeno improbabili, ma mai esistiti, se non nel simbolo, Adamo ed Eva. Prego di non dare troppo valore a questa scala, puramente indicativa. Perdonerai l’estrema e approssimativa sintesi, ma l’alternativa sarebbe un post/fiume.
Virtesto ha scritto:Anzitutto ti devo smentire sul fatto che Paolo descrive la via di Gesù. Lui parla solo della crocifissione, non conosce la vita di Gesù. Non sa che ha compiuto miracoli, risorto persone ecc. eppure erano argomenti che gli sarebbero serviti per dimostrare che Gesù era veramente il Cristo, il figlio di Dio.
Qui non hai proprio capito. Considero irrilevanti queste considerazioni, e non le userei mai per dimostrare l’esistenza di Gesú. Considero invece inconcepibile la predicazione di Paolo, se alle spalle non avesse dei fatti concreti, realmente avvenuti. Non ho mai detto, né credo, che questi fatti coincidano con quelli narrati dai Vangeli, o dagli Atti, anche se questi ultimi si rivelano, almeno in parte, piú attendibili.
Virtesto ha scritto:La fonte "storica", l'unica che parla della vita di Paolo , sono gli Atti, uno scritto fideistico del quale non sappiamo chi è l'autore. Zeppo di errori storici (Per es. l'episodio di Gamaliele/Theuda) . Gli Evangelisti, che hanno scritto DOPO Paolo, non accennano minimamente alla sua esistenza. Ma nemmeno Giacomo o Giuda o Giovanni o Pietro nelle loro lettere. Ti sembra sufficiente per fare "Storia"???. Ci sono delle chicche in Atti che riguardano Paolo.
Scusa, ma hai dimenticato la fonte piú importante, ben superiore, nella considerazione degli storici, a tutte quelle che hai menzionato: le
Epistole di Paolo. A parte questo la storia si può fare eccome su quelle fonti. Ma non sarà storia di fatti, ma delle idee trasmesse da quei fatti, evidentemente distorti. E tramite la loro analisi si giungerà, o si cercherà di giungere, ai fatti “autentici”.
Virtesto ha scritto:Ti sembra logico: arriva Gesù istruisce gli apostoli per diffondere il suo messaggio subisce una morte atroce ma poi deve mandare una folgore su Paolo affinché abbia l'incarico di aggiornare la sua dottrina.
Non è argomento su cui gli storici si soffermino gran che, e certo non ne considerano il lato sovrannaturale, ma quello se vuoi psicologico, col raffronto di tante analoghe conversioni; e non è quello su cui fondano la loro interpretazione, che prima di essere storia di un individuo è storia delle idee, delle mentalità, dell’evolversi col tramite di queste idee verso una nuova civiltà con altri fini, altri scopi, e se vuoi, altri miti ecc. V. risposta precedente.
Quanto al resto ti rispondo in breve per non farla troppo lunga; sulla Dutch Radical School ti confesso candidamente che non ne so nulla, e non vado ora a fare ricerche per dimostrarti “quanto sono bravo”. Quello che invece ti consiglierei, se me lo permetti, è di non fermarti a negare quel fatto o quell’altro, quel personaggio o quell’altro, ma di cercare di interpretare i fatti nel loro insieme, per una sintesi piú alta, ove poi non importa tanto se tutti i fatti siano “veri”: quello che importa veramente sono le linee guida della storia. Inquadrate quelle, è anche piú facile comprendere se un personaggio sia reale, o solo immaginario.