Per Sal 80“Forse la domanda che segue a questo ragionamento è quindi: Lazzaro era cosciente del suo stato di atemporalità?”
Stai ancora ragionando raffrontando le due condizioni, quando ti ho già spiegato che non c’è alcun “mentre”. Non ha senso chiedersi se “mentre” era morto la sua anima era cosciente di qualcosa, perché tu stai ancora supponendo che esista un tempo nell’atemporalità corrispondente al tempo in cui sulla terra Lazzaro era morto, e che dunque, mentre stava nella tomba, la sua anima stesse in questa atemporalità. No.
A mio avviso, visto che non credo alla teoria tomistica dell’evo, che del resto non è mai stata definita dogmaticamente, ci sono altre vie per salvare l’atemporalità di Dio e al contempo l’immortalità dell’anima. Quello che sto per scrivere è un mio parere, e se qualcuno mi mostrasse che dà adito in qualche punto all’eresia sarò ben lieto di cambiarlo, giacché come diceva Platone è assai più salutare essere confutati che confutare.
Credo che la mia anima sia presso Dio, ma non ha senso dire che sarà presso Dio, o è già presso Dio, perché la trascendenza non ha corrispondenza con la nostra dimensione. Bisogna certamente evitare la dottrina erronea della pre-esistenza delle anime, e cioè quella dottrina per cui la mia anima esisterebbe nella dimensione di Dio prima che venga infusa nel mio corpo. Vale a dire che l’anima che esiste nell’eterno presente di Dio dev’essere l’anima che ha già vissuto nel mio corpo e che è stata assunta nella gloria. Ma, se così è, essendo stata assunta nell’atemporalità divina, allora a quel punto ella è con Dio quell’eterno presente, vale a dire che è anche con Dio mentre quest’ultimo osservava Mosè. Infatti, Dio non è in sincrono con noi, ma eterno presente rispetto ad ogni epoca, ciò vale a dire che mentre mi osserva a scrivere al pc in questo istante sta anche parlando con Abramo. Gli eventi che per noi sono passati, per lui sono presenti, esattamente come quelli futuri, e se dunque alla fine della mia vita sarò assunto nella dimensione divina, non si potrà dire che prima la dimensione divina era senza di me, o che io sia entrato a far parte di questa dimensione in un punto della sua storia, perché tale dimensione non ha alcuna storia che scorra. Se dunque io sarò assunto nella gloria divina, vorrà dire che siccome essa è atemporale entrerò a far parte dell’eterno presente, e dunque sarò da sempre stato parte di quell’attimo. Ciò implica che mentre Dio parlava nel roveto ardente con Mosè io ero con Dio. Non bisogna però dire che io sono già salvato o parlare di predestinazione, perché è in questa vita che mi salverò, e il fatto che la mia anima sia nell’eterno presente di Dio non toglie che tale anima dal punto di vista della nostra linea temporale sia stata assunta nella gloria divina dopo la vita trascorsa qui ed in base a quello che è successo qui. Inoltre, bisogna togliersi dalla mente che Dio assumendo le nostre anime nella gloria, ciascuna dal periodo temporale in cui sono morte, muti, e accolga presso di sé qualcosa che cambi il suo stato. Dio infatti essendo eterno presente in sincrono ad ogni epoca, ed essendo atto puro, è da sempre in sé anche quell’atto con cui ha assunto la mia anima nella gloria, e dunque quest’atto non muta il suo stato perché nel suo eterno presente egli è già tutti gli atti che dal nostro punto di vista sono invece spalmati nella linea temporale.
Per Mario70“senza il quale si trova in uno stato paragonabile al sonno (si può comunque discutere su cosa possa significare questo, che conservi la coscienza non lo metto in dubbio”
E che cosa vorrebbe dire? Nel sonno, per definizione, non c’è coscienza. Coscienza è sempre coscienza di qualcosa, è l’esser desti ed avvertire qualcosa. In che senso si può dire che un’anima “dorme” e che tuttavia ha coscienza? Questa posizione non ha senso, oltre al fatto che è eretica.
Ad maiora