La Distesa o Raqia è l' atmosfera?

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Romagnolo
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La Distesa o Raqia è l' atmosfera?

Messaggio da Romagnolo »

Vorrei postare in due parti una mia ricerca e riflessioni annesse sul termine Raqia che la WT traduce Distesa intendendo così la nostra Atmosfera Terrestre.
Secondo mio modesto giudizio le spiegazioni adottate dall' organizzazione non sono pienamente convincenti ed anzi...a fronte del suo tentativo di dimostrare la scientificità della narrazione circa la separazione delle acque nel secondo giorno creativo, io trovo che interpretata nel verso giusto ne riveli la non scientificità; ovviamente questi sono miei giudizi e parei personali...non escludo il potermi anche sbagliare in merito.
Dunque inizierei riportando la definizione che dà il Perspicacia:
DISTESA
A proposito del secondo periodo, o “giorno”, creativo Genesi 1:6-8 dichiara: “E Dio proseguì, dicendo: ‘Si faccia una distesa (ebr. raqìaʽ) fra le acque e avvenga una divisione fra le acque e le acque’. Quindi Dio faceva la distesa e faceva una divisione fra le acque che dovevano essere sotto la distesa e le acque che dovevano essere sopra la distesa. E così si fece. E Dio chiamava la distesa Cielo”. Poco più avanti si parla di luminari visibili “nella distesa dei cieli”, e poi di volatili che volavano sopra la terra “sulla faccia della distesa dei cieli”. — Ge 1:14, 15, 17, 20.

La Settanta greca usa il termine sterèoma (che significa “struttura solida e ferma”) per tradurre l’ebraico raqìaʽ, e la Vulgata latina usa il termine firmamentum, che pure dà l’idea di qualcosa di solido e fermo. Quasi tutte le versioni italiane seguono la Vulgata e traducono raqìaʽ “firmamento”. Comunque nella nota in calce La Bibbia Concordata dice: “Firmamento: è la traduzione latina del greco steréoma che significa fermezza o sostegno. L’ebraico rachía ha senso di stato o estensione”. Altre versioni traducono questo termine “distesa” (Di; VR; ATE; NM); “expansión” (VM [spagnola]); “étendue [estensione; distesa]” (Segond; Ostervald [francesi]).

Alcuni cercano di dimostrare che l’antico concetto ebraico dell’universo includeva l’idea di una volta solida sospesa sopra la terra, con sfiatatoi attraverso i quali poteva penetrare la pioggia, e con stelle fissate all’interno di tale volta solida; infatti disegni del genere compaiono in dizionari biblici e in alcune traduzioni della Bibbia. A proposito di ciò l’International Standard Bible Encyclopaedia dice: “Ma questo assunto si basa in realtà più sulle idee prevalenti in Europa nel Medioevo che su effettive dichiarazioni dell’AT”. — A cura di J. Orr, 1960, vol. I, p. 314.

Anche se il verbo (raqàʽ), da cui deriva raqìaʽ, di solito è usato nel senso di “battere” qualcosa di solido, sia con la mano, che col piede o con qualsiasi strumento (cfr. Eso 39:3; Ez 6:11), in certi casi non è ragionevole escludere che sia usato in senso figurativo. Per esempio, in Giobbe 37:18 Eliu chiede a proposito di Dio: “Puoi tu battere [tarqìaʽ, forma di raqaʽ] con lui i cieli nuvolosi duri come uno specchio di metallo fuso?” Che non significhi battere letteralmente una solida volta celeste si capisce dal fatto che qui il termine “cieli nuvolosi” traduce un termine (shàchaq) reso anche “velo di polvere” o “nubi” (Isa 40:15; Sl 18:11), e, data la natura nebulosa di ciò che è ‘battuto’, è chiaro che lo scrittore biblico paragona solo figurativamente i cieli a uno specchio metallico la cui superficie levigata riflette un’immagine luminosa. — Cfr. Da 12:3.

Lo stesso dicasi della “distesa” prodotta nel secondo “giorno” creativo; non si parla di una sostanza solida che venga battuta, ma della creazione di uno spazio, o divisione, fra le acque che coprivano la terra e altre acque al di sopra della terra. Descrive dunque la formazione dell’atmosfera che circonda la terra, e indica che un tempo non c’era una netta divisione o spazio aperto, ma che l’intero globo era avvolto nel vapore acqueo. Ciò concorda anche con gli argomenti scientifici sui primi stadi della formazione del pianeta e con l’idea che un tempo l’acqua esistesse sulla terra solo sotto forma di vapore, a motivo dell’estremo calore della superficie terrestre.

Che gli scrittori biblici ebrei non credessero che il cielo fosse formato in origine di lucido metallo è evidente dall’avvertimento dato a Israele per mezzo di Mosè nel caso avessero disubbidito a Dio: “I tuoi cieli che ti stanno sopra la testa devono pure divenire rame, e la terra che ti sta di sotto ferro”. Queste parole descrivono metaforicamente gli effetti dell’intenso calore e della grave siccità sui cieli e sulla terra di Israele. — De 28:23, 24.

È pure ovvio che gli antichi ebrei non sostenevano nessun concetto pagano come l’esistenza di “finestre” letterali nella volta del cielo attraverso le quali scendesse la pioggia. Molto accuratamente e scientificamente lo scrittore di Giobbe cita le parole di Eliu che descrivono il processo mediante il quale si formano le nuvole, in Giobbe 36:27, 28: “Poiché egli attrae le gocce d’acqua; filtrano come pioggia per la sua nebbia, così che le nuvole [shechaqìm] stillano, gocciolano sul genere umano abbondantemente”. Anche l’espressione “cateratte [ʼarubbòth] dei cieli” è chiaramente figurativa. — Cfr. Ge 7:11; 2Re 7:1, 2, 19; Mal 3:10; vedi anche Pr 3:20; Isa 5:6; 45:8; Ger 10:13.

Nella sua visione di cose celesti, Ezechiele vide “la somiglianza di una distesa come lo scintillio di tremendo ghiaccio” sopra la testa delle quattro creature viventi. La descrizione è piena di espressioni figurative. — Ez 1:22-26; 10:1.

Anche se la formazione della distesa o atmosfera che circonda la terra non richiese di ‘battere’ qualcosa di solido come qualche metallo, va comunque ricordato che il miscuglio di gas che forma l’atmosfera terrestre è reale quanto la terra e l’acqua ed ha il proprio peso (oltre al peso del vapore acqueo e di innumerevoli particelle di materiali solidi, come il pulviscolo). Si calcola che il peso di tutta l’aria che circonda la terra superi i 5.200.000 miliardi di tonnellate. (The World Book Encyclopedia, 1987, vol. 1, p. 156) La pressione atmosferica a livello del mare è di circa 1 kg per cm2. Inoltre l’atmosfera esercita resistenza così che la maggior parte delle meteore che colpiscono l’immenso involucro d’aria che circonda la terra si incendiano a causa dell’attrito prodotto. Quindi la forza implicita nella parola ebraica raqìaʽ è certamente in armonia con i fatti conosciuti.

Nei Salmi viene detto che “la distesa”, insieme ai “cieli”, annuncia le opere di Dio e lo loda. — Sl 19:1.


Riporto in seguito invece un paio di definizioni tra quelle che ho trovato in rete sul medesimo soggetto:
Questa è una traduzione fatta con Google Traslate di quanto afferma la New Catholic Enciclopedia, questo il link originale:http://www.newadvent.org/cathen/06079b.htm

Settanta stereoma; Vulgata, firmamentum).

L'idea che il cielo era una grande cupola solida sembra essere stata comune tra i popoli antichi le cui idee della cosmologia sono giunti fino a noi. Così gli egiziani concepito il cielo di essere un soffitto ad arco di ferro da cui le stelle sono stati sospesi per mezzo di cavi (Chabas, LÆAntiquiteÆ Historique, Parigi, 1873, pp. 64-67). Allo stesso modo per la mente dei Babilonesi il cielo era un'immensa cupola, forgiata dal metallo più duro per mano di Merodach (Marduk) e appoggiata su un muro che circonda la terra (Jensen, Die Kosmologie der Babylonier, Strasburgo, 1890, pp. 253, 260). Secondo l'idea prevalente tra i Greci ei Romani, il cielo era un grande volta di cristallo per il quale sono state allegate le stelle fisse, anche se da alcuni è stato ritenuto di ferro o di ottone. Che gli ebrei intrattenuti idee simili risulta da numerosi passaggi biblici. Nel primo racconto della creazione (Genesi 1) si legge che Dio ha creato un firmamento di dividere la parte superiore o celeste dalle acque più basse o terrestri. L'ebraico significa qualcosa picchiato o martellato fuori, e quindi esteso; il rendering Vulgata, ôfirmamentumö corrisponde più strettamente con il stereoma greca (Settanta, Aquila e Simmaco), ôsomething ditta o Solido fatta. Il concetto della solidità del firmamento è inoltre espresso in tali passaggi come Giobbe 37:18, in cui si fa riferimento tra l'altro al cielo, ôwhich sono più forti, come se fossero di Brasso fuso. Lo stesso è implicito nello scopo attribuito a Dio nella creazione del firmamento, vale a dire. per servire come una parete di separazione tra la parte superiore ed inferiore di acqua, essendo concepito come supporto una grande riserva celeste; e anche nel conto del diluvio (Genesi 7), dove si legge che le porte del cielo ôflood erano apribili, e richiudibili UPO (viii, 2). (Cfr anche IV 28 ss.) Altri passi per esempio Isaia 42: 5, sottolineano piuttosto l'idea di qualcosa di esteso: ôThus dice il Signore Dio, che ha creato i cieli e li outo (Cf. Isaia 44:24 e 40:22). In conformità a queste idee, lo scrittore di Genesi 1: 14-20 rappresenta Dio come impostare le stelle nel firmamento del cielo, e gli uccelli si trovano sotto di esso, vale a dire in aria, come distinto dal firmamento. Su questo punto, come su molti altri, la Bibbia riflette semplicemente le idee cosmologiche attuali e il linguaggio del tempo.

Questo invece è quanto riportato qui:http://xoomer.virgilio.it/chiesadicrist ... ml#secondo

Secondo giorno, seconda opera (vv. 6 ss.)

La creazione del firmamento separa il mare dal cielo. Firmamento vuol significare qui uno strato solido. Il termine ebraico indica qualcosa come una lamina, e i LXX, non avendo altra parola, tradussero con il termine greco steréoma che significa solidità , punto di appoggio e che Gerolamo nella Vulgata tradusse fedelmente con il termine latino Firmamentum , che in latino classico significa solo fermezza e sostegno, e mai serve ad indicare il cielo. Questo termine fu adottato invece nelle lingue neolatine per indicare la volta celeste, il cielo.

Il firmamento è dunque concepito come una lamina che trattiene al di sopra si sé le acque superiori, quelle che precipitano talvolta sulla terra in forma di pioggia (Gen. 7, 11). Sembra dunque dire che dapprima nella massa delle acque si formò una lamina, la quale poi innalzandosi sollevò con sé le acque che stavano sopra.

L'imposizione del nome, che significa l'ingresso di questa creatura nella realtà delle cose esistenti, sottolinea che solo a questo punto comincia ad esistere un cielo distinto dal mare.
Passo allora a fare alcune affermazioni del Perspicacia:
La Settanta greca usa il termine sterèoma (che significa “struttura solida e ferma”) per tradurre l’ebraico raqìa, e la Vulgata latina usa il termine firmamentum, che pure dà l’idea di qualcosa di solido e fermo. Quasi tutte le versioni italiane seguono la Vulgata e traducono raqìa “firmamento”. Comunque nella nota in calce La Bibbia Concordata dice: “Firmamento: è la traduzione latina del greco steréoma che significa fermezza o sostegno. L’ebraico rachía ha senso di stato o estensione”. Altre versioni traducono questo termine “distesa” (Di; VR; ATE; NM); “expansión” (VM [spagnola]); “étendue [estensione; distesa]” (Segond; Ostervald [francesi]).
Ma cosa abbiamo letto nella Enciclopedia Cattolica?
L'ebraico significa qualcosa picchiati o martellato fuori, e quindi esteso; il rendering Vulgata, ôfirmamentumö corrisponde più strettamente con il stereoma greca (Settanta, Aquila e Simmaco), ôsomething ditta o Solido fatta.
Ora se si prende un panetto di dash e lo si comincia a premere o picchiare sul tavolo alla fine cosa si ottiene? Una superficie di Dash distesa,..schiacciata..questo per via della pressione o forza esercitatavi sopra.
La spiegazione data dalla WT trovo quindi sia parziale e fuorviante.

Alcuni cercano di dimostrare che l’antico concetto ebraico dell’universo includeva l’idea di una volta solida sospesa sopra la terra,...
Il punto non è cosa credessero gli Ebrei..i quali potevano anche credere correttamente la realtà dei fatti,...il punto è cosa vuole insegnare o lasciar credere il passo di Genesi in questione .
Ad esempio uno potrebbe benissimo riportare una storia, un aneddoto, una credenza senza per questo che debba per forza essere il suo credo ufficiale, l' esattezza scientifica della storia può non interessargli quanto casomai solo la morale insita in essa.
Nel caso di Genesi credo che non avessero altre storie note per spiegarsi un inizio,...magari erano storie comunemente accettate tra i popoli nel cui areale vivevano; o facenti parte del bagaglio storico culturale Arameo da cui gli Ebrei provenivano.

“Puoi tu battere [tarqìa, forma di raqa] con lui i cieli nuvolosi duri come uno specchio di metallo fuso?” Che non significhi battere letteralmente una solida volta celeste si capisce dal fatto che qui il termine “cieli nuvolosi” traduce un termine (shàchaq) reso anche “velo di polvere” o “nubi” (Isa 40:15; Sl 18:11), e, data la natura nebulosa...
Potranno anche essere interpretati come un qualcosa di Nebuloso o non chiaro, però dice che sono "DURI come uno specchio di metallo fuso" e qui non si scappa!
Quindi si riconosce di non conoscerne il materiale formante,...però si riconosce il tipo di durezza insito nel cielo.
Ma anche se fosse accettabile che tutta la frase ha un significato figurato,...questo vale per Giobbe.
Occorre dimostrare che anche in Genesi lo scrittore vuole parlarne in senso figurato.

..non si parla di una sostanza solida che venga battuta, ma della creazione di uno spazio, o divisione, fra le acque che coprivano la terra e altre acque al di sopra della terra. Descrive dunque la formazione dell’atmosfera che circonda la terra,...
Le analisi che ho riportato sopra sostengono però diversamente...La creazione del firmamento separa il mare dal cielo. Firmamento vuol significare qui uno strato solido. Il termine ebraico indica qualcosa come una lamina, e i LXX, non avendo altra parola, tradussero con il termine greco steréoma che significa solidità , punto di appoggio e che Gerolamo nella Vulgata tradusse fedelmente con il termine latino Firmamentum , che in latino classico significa solo fermezza e sostegno, e mai serve ad indicare il cielo. Questo termine fu adottato invece nelle lingue neolatine per indicare la volta celeste, il cielo.
Il firmamento è dunque concepito come una lamina che trattiene al di sopra si sé le acque superiori, quelle che precipitano talvolta sulla terra in forma di pioggia (Gen. 7, 11). Sembra dunque dire che dapprima nella massa delle acque si formò una lamina, la quale poi innalzandosi sollevò con sé le acque che stavano sopra.

Ciò concorda anche con gli argomenti scientifici sui primi stadi della formazione del pianeta e con l’idea che un tempo l’acqua esistesse sulla terra solo sotto forma di vapore, a motivo dell’estremo calore della superficie terrestre.
Se è per questo concorda anche con l'Enuma Elish dove Marduk divide in due il corpo di Tiamat dea dell' oceano di acque salate primordiali e con una crea i cieli dove pone gli astri o con l'altra parte la Terra.
Comunque tale interpretazione affine alle opinioni scientifiche, si scontra con il racconto biblico, che parla di acque nel senso di acqua e non di "Vapore o nubi".

Che gli scrittori biblici ebrei non credessero che il cielo fosse formato in origine di lucido metallo è evidente dall’avvertimento dato a Israele per mezzo di Mosè...
È pure ovvio che gli antichi ebrei non sostenevano nessun concetto pagano come l’esistenza di “finestre” letterali nella volta del cielo attraverso le quali scendesse la pioggia....Anche l’espressione “cateratte [ʼarubbòth] dei cieli” è chiaramente figurativa. — Cfr. Ge 7:11; 2Re 7:1, 2, 19; Mal 3:10; vedi anche Pr 3:20; Isa 5:6; 45:8; Ger 10:13.

Che gli ebrei non credessero realmente all' idea di uno strato solido e dotato di finestrature che sorreggesse le acque del Diluvio ho gia spiegato mi può anche andare bene, che credessero come mostrano i passi di Proverbi, Isaia e Geremia che la pioggia veniva dalle nubi...è del resto un' ovvia constatazione che tutti ancora oggi siamo in grado di fare,...ma il fatto che in 2 Re ed in Malachia si parli evidentemente in senso figurato...non vuol dimostrare che altrettanto figurato sia il significato in Genesi!
Quelle affermazioni che leggiamo in 2 Re e Malachia sono palesemente delle espressioni proverbiali o almeno fanno riferimento ad esse nel senso di "copiosa abbondanza o Benedizione" in Genesi però le cateratte possono benissimo essere intese quali letterali.
Infatti esaminiamo i due versetti in cui ricorrono:
Genesi 7:11 = ...in quel giorno tutte le sorgenti delle vaste acque dell' abisso e le cateratte dei cieli si aprirono.
Genesi 8:2= E lesorgenti delle acque dell' abisso e le cateratte dei cieli furono chiuse, e così fu trattenuta la pioggia dirotta dai cieli.
Domanda : se le cateratte sono allegoriche...che dire delle sorgenti?
Sappiamo tutti che le acque sotterranee sgorgano in superficie tramite le apposite aperture nel terreno dette "Sorgenti"; perchè mai allora gli ebrei i quali ben sapevano che la pioggia proveniva dalle nuvole, avrebbero dovuto riferirsi a quella precipitazione con un riferimento a qualcosa di inesistente associandolo immediatamente con qualcosa di reale e concreto come le Sorgenti?
Anche se la formazione della distesa o atmosfera che circonda la terra non richiese di ‘battere’ qualcosa di solido come qualche metallo, va comunque ricordato che il miscuglio di gas che forma l’atmosfera terrestre è reale quanto la terra e l’acqua ed ha il proprio peso...Inoltre l’atmosfera esercita resistenza così che la maggior parte delle meteore che colpiscono l’immenso involucro d’aria che circonda la terra si incendiano a causa dell’attrito prodotto. Quindi la forza implicita nella parola ebraica raqìa è certamente in armonia con i fatti conosciuti.
La cosa curiosa è come mai se si tratta solo di uno spessore d' aria di alcuni Km non sono stati usati termini con quel significato?
Sia l' ebraico Raqia che che il greco Stereoma ( tradotto dall' ebraico da Ebrei di lingua greca) abbiamo visto trasmettono questo significato: "Il termine ebraico indica qualcosa come una lamina, e i LXX, non avendo altra parola, tradussero con il termine greco steréoma che significa solidità , punto di appoggio e che Gerolamo nella Vulgata tradusse fedelmente con il termine latino Firmamentum , che in latino classico significa solo fermezza e sostegno, "
Un ultimo aspetto,...i meteoriti...anche di pochi etti o kg...entrano nell' atmosfera e precipitano sulla Terra, a fronte di questa evidenza come mai le acque di sopra, che per quanto mi risulta...sempre come le acque di sotto vengono chiamate (e non con i termini esprimenti il concetto di vapore o nuvola), invece non precipitavano...se a sostenerli era la semplice atmosfera?

Ok, queste sono le prime contestazioni movibili alla spiegazione data dalla WT, nella seconda parte che posterò più avanti spiegherò perchè giungo a concludere che la narrazione della separazione delle acque di sopra da quelle di sotto, sia secondo me totalmente antiscientifica contrariamente a quanto sostenuto dalla Wt.
Ricordati che lo studio biblico è si gratuito, ma poi ricordati che la WT richiederà che tu le dia altrettanto gratis il tuo impegno, tempo e risorse.
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Mauro1971
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Messaggio da Mauro1971 »

Trovo sempre un po' ridicoli i tentativi di far passare la visione del mondo che poteva avere un popolo 3-4000 anni fa come aderente alle conoscenze moderne. Le forzature sono risibilmente imbarazzanti.
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Messaggio da deliverance1979 »

La cosa avrebbe stupito se determunate osservazioni avessero poi avuto un riscontro pari, pari con tecnologie e scoperte future.
Allora, la cosa sarebve stata interessante, ponendo cosi quegli scrittori o come geni dotati di un sapere perduto nei secoli, o come portatori di saperi divini o per lo meno svrumani.
Ma cosi non é e ci si ritrova sempre con i soliti carotaggi effettuati su questa frase, quel verso o capitolo biblico, utile ai credenti per affermare che la bibbia é intrisa di saperi "extraterrestri" o divini....
Mah.... Sempre tutto molto fumoso e chiacchierato.... :boh:
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Messaggio da play »

Che possa tuttavia esserci una base scientifica nei racconti mitologici non è falso. In questo caso mi riferisco pero’ ai miti degli antichi Greci. Il titano Prometeo che viene fatto legare da Zeus alle pendici del Caucaso per espiare la colpa che ha commesso, ovverosia quella di donare agli uomini la conoscenza, supplisce il tutto attraverso la condanna a farsi rosicchiare il fegato da un aquila. Nel racconto mitologico si narra che questo fegato poi ricresce. E a ben vedere il fegato si rigenera ogni cinque mesi circa, se non ricordo male. La situazione è molto diversa quando ci troviamo di fronte a dei racconti biblici fabulistici…….
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Messaggio da deliverance1979 »

Osservazione tecnica.
La ricrescita del fegato di Prometeo (scusate l'ignoranza letteraria) era dovuta ad amplificare il dolore del castigo.
Ora bisognerebbe capire se tale frase é una delle tante coincidenze fortunate che da un modo di dire si é poi scoperta una data veritá scientifica, o se i greci, conoscendo che il fegato si rigenerava, hanno poi applicato tale potere rigenerativo all'epoca noto, al supplizio di prometeo... :boh:
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Messaggio da Romagnolo »

Se fosse vero che i greci conoscessero la rigenerazione del fegato, sarebbe utile per dimostrare che anche l'idea della costola presa ad Adamo per fare la donna e che si sa è in grado di venire rigenerata se rimane in loco un certo tessuto , non sarebbe rivelazione divina ma ...probabilmente sempre umana. :blu:
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I poeti romantici satanisti prediligevano il dramma di Prometeo. Da Hugo a Shelley a Carducci, i quali vedevano nel protagonista l’ eroe ribelle. Glorificando dunque il ribelle, e rappresentando Zeus come un tiranno crudele, non senza un vago odore dello Javeh dell’ AT, si domanda quante consonanze presentano i testi biblici con i racconti mitologici, benché i Greci non avessero la stessa nozione del tempo dei cristiani. La scansione ciclica della natura per i Greci non vede il passato come nostalgia dell’ eta’ mitica dell’ oro, ma come eterno ritorno dell’ uguale. Il fegato dal punto di vista della filogenesi, ruba il fuoco alla vita e consente che questo fuoco contenuto negli alimenti, diventi coscienza in maniera da poter concedere alla psiche di crescere. Il mondo degli dei puo’ rappresentare primitivamente quella che Artaud chiamava la “parola prima delle parole”, e cioè ancor prima che la “coscienza” nasca, in quella zona dove le proteine, i carboidrati, i lipidi esistono di per sé ma non sono ancora adoperati come modalità che conceda la nascita della coscienza umana. Non vedo alcun paradosso dell’ uovo o della gallina. Il fatto è che all’ epoca di Eschilo la natura era considerata immutabile, infatti le pratiche di dominio sono arrivate molto piu’ tardi. Chiudo qui la breve parentesi. E’ solo una coincidenza l’ assonanza tra fabula e bufala?
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Messaggio da Romagnolo »

Grazie a tutti per le vostre considerazioni, continuo con la seconda e conclusiva parte della mia ricerca:
GENESI 1:6 E Dio proseguì, dicendo: “Si faccia una distesa fra le acque e avvenga una divisione fra le acque e le acque”. 7 Quindi Dio faceva la distesa e faceva una divisione fra le acque che dovevano essere sotto la distesa e le acque che dovevano essere sopra la distesa. E così si fece. 8 E Dio chiamava la distesa Cielo. E si faceva sera e si faceva mattina, un secondo giorno.

Secondo la WT le acque poste sopra la distesa (Raqia) sarebbero state masse di nubi o vapore acqueo, che dal livello del mare ( all' epoca c' era solo quello) furono portate in alto ad una altezza indeterminata della nostra atmosfera che per la Wt è per l' appunto il Raqia biblico.
Ora illustrerò perchè secondo me il racconto di Genesi stesso sconfessi l' interpretazione data dalla stessa WT.

GENESI 1:9 E Dio proseguì, dicendo: “Le acque sotto i cieli si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto”
Interessante affermazione..."appaia l' asciutto"!
Non si dice che Dio creasse il terreno asciutto,..ma che bensì dovesse comparire quale effetto del ritiro delle acque,...il terreno in sostanza era già presente; doveva solo emergere.
Tenedo presente questo particolare leggiamo GENESI 1:14 E Dio proseguì, dicendo: “Si facciano luminari nella distesa dei cieli per fare una divisione fra il giorno e la notte; e dovranno servire come segni e per le stagioni e per i giorni e gli anni. 15 E dovranno servire come luminari nella distesa dei cieli per risplendere sopra la terra”. E così si fece. 16 E Dio faceva i due grandi luminari, il luminare maggiore per dominare il giorno e il luminare minore per dominare la notte, e anche le stelle. 17 Così Dio li pose nella distesa dei cieli per splendere sopra la terra, 18 e per dominare di giorno e di notte e per fare una divisione fra la luce e le tenebre.

Noi tutti sappiamo che il Sole, la Luna e le stelle risiedono nello spazio, ben lontani dal nostro pianeta, ora per quanto potessero essere a quote elevate, le nubi delle acque di sopra avrebbero sempre aleggiato attorno al nostro globo e non nello spazio aperto.
Perciò usando l' esempio delle cose descritte stando alla visuale di un osservatore terrestre, esempio tanto caro alla WT per spiegare i giorni creativi, come sarebbe apparsa la situazione agli occhi di tale osservatore?
Il testo di Genesi ci dice che i luminari celesti furono fatti e posti nella Distesa o Raqia, la Raqia stà sotto le masse di acque vaporizzate, ma se realmente fossero state nubi di vapore qualsiasi osservatore terreno avrebbe potuto constatare che Luna, Sole e stelle erano ben oltre tale massa nuvolosa e non "sotto" nel Raqia cioè l' atmosfera.
Se si fosse voluto descrivere il loro semplice apparire sempre più nitidamente nei cieli nuvolosi prediluviani sarebbe stato più sensato se il nostro osservatore avesse utilizzato lo stesso concetto di "Apparire" come fà per il terreno asciutto di Genesi 1:9 che non il "si facciano-Dio faceva-Dio li pose"; questo perchè come il terreno era già preesistente....anche i luminari celesti sarebbero stati già preesistenti secondo quanto sostiene la Wt.
Continuando su questa analisi, la parola usata pe "Faceva" è Asah che avrebbe a che fare col concetto base di Costruire scremando dall' esistente.
Ora per capirne di più il significato ho condotto diverse ricerche sia su libri che in rete,..il risultato...una gran confusione!!
Uno dice una cosa, un' altro ne contraddice la spiegazione, ecc...quindi mi limito al riguardo ad una semplice riflessione, nei versetti di Genesi da 14 a 16, Asah è posto in riferimento al Sole, Luna e Stelle come se questi fossero l' oggetto su cui Dio stesse operando,...ma se realmente si fosse trattato di rendere solo più diradate le masse nuvolose, lo scrittore avrebbe dovuto indirizzare l' attenzione di Dio sulle Acque di Sopra...inquanto sù quelle stava compiendo l' azione..."di Fare" e non sugli Astri celesti
Occorre anche domandarsi quanto sarebbe stata estesa e spessa tale coltre nuvolosa tanto da far piovere per ben 40 giorni e 40 notti, perchè se troppo estesa o addirittura ...se avvolgeva il globo come sostenuto diverse volte dalla Wt avrebbero impedito l' osservazione degli astri a fine di orologi astronomici.
L' altro particolare non indifferente che già avevo menzionato precedentemente è che le acque divise da quelle sottostanti e portate in alto tramite il Raqia sono sempre chiamate acque e non nuvole o vapore...nel racconto sempre di acqua liquida parrebbe trattarsi.
La domanda viene quindi spontanea....potrebbe il racconto riferirsi realmente a immensi quantitativi di acua liquida?
Un primo elemento interessante è il termine con cui tali acque vengono definite, cioè Mabbul ovvero Oceano Celeste stando alle note in calce di Genesi 7:6 E Noè aveva seicento anni quando il diluvio*(oceano celeste) di acque venne sulla terra.
Per anni non ho mai fatto particolare caso a questa definizione finchè qualche anno fà non lessi su internet questa riflessione: L' essere umano ha da sempre la curiosità di sapere e conoscere le cose, quando non riesce a spiegarsi la natura di un qualcosa ecco che scatta l'analogia ovvero il paragonare la cosa sconosciuta a ciò che di conosciuto più gli rassomiglia.
Ora gli uomini di millenni or sono alzando lo sguardo al cielo e osservando quella vasta volta azzurra sopra il loro mondo, non potendo raggiungerlo per toccarlo,...studiarlo, analizzarlo...come se ne saranno spiegato la natura e la sua esistenza?
Cosa esiste alla portata dell' essere umano di allora di apparentemente altrettanto vasto e dall' analoga colorazione?
Complimenti se ci siete arrivati; a me in quel momento mi si aprì un mondo interpretativo!!
Ebbene sì, l' unica cosa apparentemente analoga che potevano toccare con mano erano i Mari e gli Oceani e quanto sarà stato breve il passo a vedere in quella volta azzurra un immenso Oceano d' acque che incombeva sulle loro teste?
Fate la prova in una limpida giornata serena e ditevi se l' effetto non sembra proprio quello!
Ora se leggiamo il racconto di Genesi con questa ottica possiamo notare che tutte le apparenti contraddizioni trovano una risposta logica e semplice!
Incominciamo dall' uso di un termine che trasmette il senso di Solidità e Durezza,..nonchè di estensione.
Mentre per le masse nuvolose non c'è bisogno di pensare ad un termine come Raqia per immaginarsele svolazzare nell' alto dei cieli, per concrete masse d' acqua liquida un termine del genere diventa indispensabile!
Se poi pensiamo ai Luminari celesti così come descritti in Genesi,...cioè come "posti nel Raqia" ecco che anche questa descrizione acqusisce un senso, quando si prova a guardare il Sole o la Luna ( quando questa appare anche di giorno) in una giornata serena,...riusciamo a vedere l' azzurro del cielo dietro di loro?
A parte l' impossibilità dela cosa perchè sono molto al di fuori la nostra atmosfera, ovviamente nò ma cosa sarà sembrato alle persone di migliaia di anni fà?
Non pare che siano letteralmente all' interno della volta celeste?
Veniamo alle Cateratte, poichè in Giobbe è palese che la pioggia proviene dalle nuvole e se è vero che lo scrittore di Giobbe era il medesimo di Genesi cioè Mosè, come mai pur sapendo la verità Mosè invece di scrivere che si aprirono le Cateratte non fù coerente con la realtà e non scrisse che le nuvole si squarciarono sotto il peso delle acque così che piovve 40 giorni e 40 notti? Vedi Giobbe 28:8
Solo se la storia di Genesi sott' intendeva l' esistenza di una struttura solida a creare la volta celeste, trova un senso rivolgersi a delle chiuse o saracinesche, cioè delle Cateratte.
Un ultimo aspetto, è quanto dice la TNM Genesi 1:20....volino creature viventi sopra la Terra sulla faccia della distesa dei cieli.
La Cei del 1974 e del 2008 ha : volino sopra la terra davanti al firmamento del cielo.
Le Paoline invece: volino gli uccelli al di sopra della terra in faccia al firmamento del cielo.
Distesa e Firmamento sono il Raqia, cioè ciò che separa l' Oceano celeste dalle acque terrestri, e viene detto che gli uccelli non volano in esso ma davanti alla sua faccia, per cui un' ulteriore prova che Raqia non sarebbe l' atmosfera terrestre!!
Ricordati che lo studio biblico è si gratuito, ma poi ricordati che la WT richiederà che tu le dia altrettanto gratis il tuo impegno, tempo e risorse.
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Morpheus
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Messaggio da Morpheus »

Ottima ricerca e ottimo ragionamento... bravo Romagnolo.

Faccio anche notare come questo racconto e' stato di ostacolo allo sviluppo culturale dell'umanita'.
Se lo scopo di Dio era dare un "messaggio allegorico" per spiegare il modo in cui l'universo ha avuto inizio, poteva in primis evitare di dire cose errate. Poteva spiegare gli avvenimenti in modo semplice ma cmq in armonia con la verita'. Quanto sarebbe stato potente nel tempo una allegoria che era pure in armonia con la realta' dei fatti?

Sarebbe bello pensare a come avrebbe potuto fare:

"E in principio di fu una grande luce e le stelle e il cielo si addensarono da essa.
Dapprima i luminari erano spenti ed informi, come una nube di polvere sospesa lontano nei cieli, mentre la terra non esisteva ancora.
Poi il sole prese forma e si accese di luce propria.
Dalla nube intorno al sole la terra e la luna di formarono, legate tra loro e compagne nei cieli.
La terra allora era calda e il cielo oscurato dal spesse nubi, ma col tempo si fece sempre piu' chiaro.
Dopo gli oceani e la terra asciutta si iniziarono a vedere."
Eccetra, eccetra.

Per questo penso che anche prendendo come allegorie le scemenze dette dalla bibbia, se ne ricava solo roba da buttare via. Non solo e' falsa, ma anche svia dalla verita'!
Se veramente Dio voleva darci un messaggio allegorico poteva darcelo giusto, o almeno in modo da non intralciarci nel nostro progresso.

Il racconto che ho abbozzato sopra, non solo e' veritiero, ma noi del 2000 avremmo anche visto che, incredibilmente, non andava contro alla conoscenza che abbiamo. Magari avremmo pure potuto essere spinti a credere che il racconto allegorico e' ispirato.
Dio non se l'e' giocata molto bene...
“I nostri nemici sono stati l’ignoranza e la rassegnazione”. Non so perché, ma ormai è andata così.

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Romagnolo
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Messaggio da Romagnolo »

Bella la tua Genesi alternativa :strettamano: certo che se fosse stata scritta così nessun Ateo avrebbe scampo. :ironico:
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