Lo stato itermedio nel Nuovo Testamento e il purgatorio cattolico

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siculo
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Lo stato itermedio nel Nuovo Testamento e il purgatorio cattolico

Messaggio da siculo »

Ciao a tutti, volevo aprire questa discussione chiedendo più che altro lumi a polymetis che ha alle spalle uno studio scientifico della Bibbia.
Nelle mie riflessioni su Ebr. 12:23 ho notato che Paolo invita i fedeli ad accostarsi all'assemblea dei primogeniti prima e agli spiriti dei giusti subito dopo, in applicazione ad un contesto tutto celeste che fa appunto presupporre che questi due gruppi siano già in cielo nel momento i cui sta parlando.
Da questo deduco appunto che Paolo si stia riferendo allo stato intermedio dei morti anche se non si specifica che i primogeniti sono morti, ma si dice solo che i loro nomi sono scritti nei cieli. In questi io ci vedo tutti i santi cristiani.
Il dubbio sullo stato intermedio però può essere fugato dall'uso della parola pneuma in applicazione ai giusti resi perfetti dato che si dice che lo spirito dell'uomo può essere accolto in cielo (Att. 7:59) Questi potrebbero essere tutti i morti che sono stati resi perfetti dopo un certo periodo o mi sbaglio? Non sono quindi quelli che accedono al Paradiso una volta usciti dal purgatorio?
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polymetis
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Messaggio da polymetis »

Mi sembra che il passo si presti a molteplici letture. Potrebbe essere semplicemente una prefigurazione escatologica della Nuova Gerusalemme. Il Nuovo Testamento a volte parla della Nuova Gerusalemme come di una realtà già presente, e, filosoficamente, la cosa non è strana, perché Dio è fuori dal tempo. San Paolo in Efesini ad esempio parla della resurrezione come se fosse già avvenuta: "Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù" (Ef 2,4) Ma il significato può essere anche quello che ben individuava l'allora card. Ratzinger, ossia che anche chi è vivo è già risorto in quanto divenuto cristiano: "La resurrezione non appare come un lontano evento apocalittico, bensì come un fatto che si verifica hic et nunc. Ovunque l'uomo entri nell' "Io" di Cristo, egli è già entrato nello spazio intermedio tra la morte e la resurrezione, e, di conseguenza, la fede, che significa comunione tra Gesù e l'uomo, garantisce l'attraversamento della linea della morte già oggi e qui" (Ratzinger, Escatologia, Roma, 2007, Cittadella editrice, p. 123)

Ritengo perciò probabile che qui si parli della condizione dei cristiani nella Nuova Gerusalemme, e non è affatto chiaro se questa Nuova Gerusalemme sia qualcosa di futuro o qualcosa di presente già qui ed ora per tutti coloro che credono. Quanto agli "spiriti dei giusti resi perfetti", potrebbe trattarsi dei giusti dell'Antico Testamento resi ora perfetti perché santificati, anche loro, dall'arrivo di Cristo. Escludo dunque che si tratti di Purgatorio. Piuttosto si tratta delle anime dei giusti dell'Antico Testamento che erano nello she'ol, negli inferi, e sono state liberate dall'avvento di Cristo. She'ol da intendersi non come "tomba", ma come un luogo (oggi diremmo uno stato dell'anima) in cui precipitavano sia i giusti sia gli ingiusti prima della venuta del messia che li liberasse. Suona un po' mitologico parlare di Gesù che scende agli inferi e libera delle anime imprigionate, sembra di parlare di Ercole o di Teseo che scendono nell'Ade. La discesa agli inferi dunque non va intesa come la discesa in un luogo fisico, ma come la redenzione spirituale di quelle anime che erano private della visione di Dio, e che, dopo la resurrezione, ora possono vederlo.
Ma questi spiriti dei giusti dell'Antico Testamento che ora "sono stati resi perfetti", sono o non sono dotati di corpo? Insomma, la resurrezione, non nel senso metaforico di cui parla Ratzinger, ma in quello fisico di risurrezione della carne, è già avvenuta? Secondo i teorici della cosiddetta "resurrezione nella morte" la domanda non ha senso, perché Dio è fuori dal tempo, e dunque purgatorio, paradiso e resurrezione non sono eventi cronologicamente distinti. Dunque tutti sono già risorti, anche chi deve ancora nascere è già risorto. Attenendosi ad un paradigma più classico, secondo il quale la resurrezione è un evento del tempo futuro, le cose cambierebbero.
Se infatti, in base ad un paradigma classico, concepiamo la resurrezione come un evento futuro, è certo che questa Nuova Gerusalemme già presente ora non può contenere persone risorte, e dunque questi spiriti sarebbero disincarnati. Si tratta della lettura più ovvia del brano.
In ogni caso, quanto alla tua domanda, escludo che qui si parli del Purgatorio, quel "rese giuste" vuol solo dire che si tratta delle anime dei giusti del passato cui è stata aperta la porta del paradiso dal sacrificio di Gesù.

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Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
siculo
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Messaggio da siculo »

Grazie mille del chiarimento.
Nei primogeniti ci vedi quindi i giusti da Cristo in poi?
Non ho capito perché parli di risurrezione se stiamo ipotizzando comunque lo stato intermedio. Questi spiriti non sono le anime delle persone morte nel VT che risusciteranno nell'ultimo giorno?
Si anche io penso che la discesa agli inferi di Cristo era finalizzata alla liberazione di tutti i prigionieri per così dire giusti del VT.
siculo
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Messaggio da siculo »

Sempre in riferimento al tema in oggetto, mi ha fatto molto riflettere Apoc. 20: 11-15
11 Vidi poi un grande trono bianco e Colui che sedeva su di esso. Dalla sua presenza erano scomparsi la terra e il cielo senza lasciar traccia di sé. 12 Poi vidi i morti, grandi e piccoli, ritti davanti al trono. Furono aperti dei libri. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati in base a ciò che era scritto in quei libri, ciascuno secondo le sue opere. 13 Il mare restituì i morti che esso custodiva e la morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere. 14 Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco. 15 E chi non era scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco.

Io in questa sequenza narrativa ci vedo tre gruppi di morti in realtà diverse prima della risurrezione
Il primo gruppo è fatto dai morti grandi e piccoli che secondo me stanno in cielo nel resto di Apocalisse, come la grande folla (Ap. 7) o i martiri di Ap. 6:9.
Il secondo gruppo sono i morti che vengono restituiti dal mare che simboleggia il male in senso biblico. Quindi io qui ci vedo tutti i risorti che provengono dagli inferi come appunto inferno.
Il resto dei morti che proviene dall'Ades sembra essere un terzo gruppo come ipotizzato prima e visto che viene distinto dal mare, io ci vedo un "luogo di dimora" intermedio tra il Paradiso (Cielo) e l'inferno (Mare)
Quindi ipotizzo e chiedo. Non è che in Apocalisse con Ades si indica il purgatorio?
Grazie
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Francesco Franco Coladarci
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Messaggio da Francesco Franco Coladarci »

Caro Siculo
Lo "Stato Intermedio" , fa parte di quella che è la Teologia Escatologica, ed è un argomento attualmente in corso, parlare dello stadio intermedio o della escatologia non è cosa semplice, il problema è che ci si inoltra sia su ciò che verte l'atemporalità che la temporalità, sia su ciò che è in "divenire" e su ciò che è il "divenuto", sia su ciò che deve accadere e su ciò che invece è già accaduto.
L'argomentazione dello stadio intermedio e quindi dell'escatologia, deve essere affrontato in modo sistematico, non a macchia di Leopardo, partendo ad esempio, cosa significa "Morte Umana", se essa sia connaturale all'uomo ( se si, perché) oppure accidentale ( se lo è per quale motivo).
Caro Siculo, l'argomento è molto interessante, appassionante, ma non di facile digestione, se pensi che solo pochi decenni fa ci siamo liberati del "Limbo", escamotage di Abelardo (medioevo) per contrastare la rigidità di sant'Agostino.
“Al di sopra del Papa, come espressione della pretesa vincolante dell’autorità ecclesiastica, resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dell’autorità ecclesiastica.”
(Cardinal Joseph Ratzinger )

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