Riflessione su Ebrei 1,3

Tutto ciò che riguarda la dottrina dei Testimoni di Geova.

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Necche
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Riflessione su Ebrei 1,3

Messaggio da Necche »

Chiedo chiarimenti sul mio ragionamento dopo aver confrontato la TNM con quella della CEI. Il "riflesso" e "l'irradiazione" sono la stessa cosa? A me sembra di no! Un raggio di luce che arriva è più vivido del suo riflesso! E cosa significa" l'esatta rappresentazione del suo stesso essere"? E' la stessa cosa che dire "impronta della sua sostanza"? A me sembra di no. Quando si parla di Dio si parla di tutto l'essere, cioè della sua natura e della sua Persona. Quando si parla dell'impronta della sostanza si parla esclusivamente della natura divina, si intende ,in questo caso, che la natura del Figlio e quella del Padre coincidono perfettamente pur essendo due Persone diverse. Traducendo "del suo stesso essere" non si distinguono le Persone. Ecco perchè Gv 14,10 afferma" Io sono nel Padre e il Padre è in me" cioè la natura dell'uno è nella natura dell'alto come l'impronta è nell'oggetto che la produce: il Padre e il figlio posseggono la stessa natura condivisa C'è forse una manipolazione nella TNM?
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Ray
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Messaggio da Ray »

Si dovrebbe vedere nel testo greco quale è l'esatta traduzione .

Comunque vedi in questo link

http://www.laparola.net/testo.php" onclick="window.open(this.href);return false;

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Ebrei 1,3

ὃς ὢν ἀπαύγασμα τῆς δόξης καὶ χαρακτὴρ τῆς ὑποστάσεως αὐτοῦ, φέρων τε τὰ πάντα τῷ ῥήματι τῆς δυνάμεως, δι’ αὑτοῦ καθαρισμὸν τῶν ἁμαρτιῶν ποιησάμενος ἐκάθισεν ἐν δεξιᾷ τῆς μεγαλωσύνης ἐν ὑψηλοῖς,
http://www.bibbiaedu.it/pls/labibbia_ne ... capitolo=1" onclick="window.open(this.href);return false;

http://www.bibbiaedu.it/pls/labibbia_ne ... .vis_duale" onclick="window.open(this.href);return false;

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Vulgata Latina

http://www.vatican.va/archive/bible/nov ... os_lt.html" onclick="window.open(this.href);return false;
Ray

Le falsificazioni e le varianti involontarie si accumulano man mano che un testo è ricopiato attraverso i secoli. Ogni scriba riproduce gli errori degli scribi precedenti e ne aggiunge di propri. Non possediamo alcun originale dei libri del nuovo testamento, ma neppure copie eseguite direttamente sugli originali, né copie di copie...Bart D. Ehrman
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Vieri
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Caro Necche,...

Messaggio da Vieri »

Necche ha scritto:Chiedo chiarimenti sul mio ragionamento dopo aver confrontato la TNM con quella della CEI. Il "riflesso" e "l'irradiazione" sono la stessa cosa? A me sembra di no! Un raggio di luce che arriva è più vivido del suo riflesso! E cosa significa" l'esatta rappresentazione del suo stesso essere"? E' la stessa cosa che dire "impronta della sua sostanza"? A me sembra di no. Quando si parla di Dio si parla di tutto l'essere, cioè della sua natura e della sua Persona. Quando si parla dell'impronta della sostanza si parla esclusivamente della natura divina, si intende ,in questo caso, che la natura del Figlio e quella del Padre coincidono perfettamente pur essendo due Persone diverse. Traducendo "del suo stesso essere" non si distinguono le Persone. Ecco perchè Gv 14,10 afferma" Io sono nel Padre e il Padre è in me" cioè la natura dell'uno è nella natura dell'alto come l'impronta è nell'oggetto che la produce: il Padre e il figlio posseggono la stessa natura condivisa C'è forse una manipolazione nella TNM?
Hai ragione in pieno ed anche per me: "NON SONO E NON VOGLIONO DIRE LA STESSA COSA."

In conto è dire " è l'impronta della sostanza" ed un conto è per me dire: SONO DELLA STESSA SOSTANZA.
Del resto, se una persona lascia un'impronta sul terreno per me vuol dire che ha lasciato un segno della sua presenza ma certamente "l'impronta" non è Lui stesso...!!

La differenza di traduzione o di interpretazione, del resto è facilmente intuibile poichè benchè i tdG affermino che Gesù fosse "figlio di Dio" non lo riconoscono come parte della Trinità e Dio stesso ma solo una "impronta" di Dio, un arcangelo, un Dio minore....
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Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente.
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Romagnolo
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Messaggio da Romagnolo »

Preferisco che si esprima chi se ne intende di greco. :lingua:
Comunque riflettere ed irradiare dovrebbero essere concettualmente due cose ben differenti. :blu:
Ricordati che lo studio biblico è si gratuito, ma poi ricordati che la WT richiederà che tu le dia altrettanto gratis il tuo impegno, tempo e risorse.
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Mario70
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Messaggio da Mario70 »

Prima parte qui:

https://forum.infotdgeova.it/viewtopic.p ... 0e4c#p5415

https://forum.infotdgeova.it/viewtopic.p ... 0e4c#p5415" onclick="window.open(this.href);return false;

Il testimone di Geova vi dirà che il testo parla di "rappresentazione" del "calco" (gr:charakter) e non di identità ontologica tra Dio e il Figlio, una copia non è l'originale risponde il testimone. 
Lascio rispondere un mio amico esperto in greco biblico: 

"La confusione viene dal fatto che ti sei dimenticato del genitivo che segue a charakter. È verissimo che questo termine viene dal linguaggio delle zecche, ed indica una riproduzione. Quello che i dilettanti come te non possono sapere, perché conoscono il significato delle parole greche solo dai dizionari, e non dall’uso delle parole nella lingua, che non saprebbero leggere, è in che senso charakter sia una riproduzione. E’ una riproduzione non nel senso di un’immagine sbiadita ed imperfetta, perché nel qual caso il greco utilizzerebbe altre espressioni, charakter è la riproduzione nel senso di una riproduzione che è una copia. Ma il punto del tuo fraintendimento è un altro, cioè dimenticare il genitivo che c’è dopo, dove c’è scritto che è la riproduzione “della sostanza”. Vedi, il fatto che la riproduzione dell’imperatore sulla moneta non sia l’imperatore, come tu insipidamente scrivi, si deve al fatto che la moneta copia la superficie esterna dell’imperatore, cioè i suoi lineamenti, traducendola in uno spazio bidimensionale. La riproduzione dell’imperatore in realtà non è una riproduzione dell’imperatore, ma dell’aspetto esterno di un imperatore, cioè dei suoi lineamenti. E mi sembra ovvio che qualsiasi oggetto di cui si riproduce l’esterno, produrrà un’immagine di quell’oggetto, e non l’oggetto stesso, perché ciò che si riproduce di quell’oggetto è solo la sua fisionomia esterna. Un quadro non riproduce un uccello, ma il profilo esterno di un uccello. Invece Ebrei dice che Gesù è la riproduzione dell’ipostasi di Dio, della sua sostanza, di ciò che sta sotto l’apparenza esterna, cioè Cristo è la riproduzione dell’essenza. E la riproduzione dell’essenza non crea un’immagine esterna come nel caso della riproduzione di un qualsiasi oggetto tridimensionale, dove la riproduzione crea solo un calco dell’esterno di quell’ente. 
Riprodurre l’essenza di un uccello, la sostanza di un uccello, richiederebbe, se usassimo la tecnica moderna, non di dipingere l’uccello o fotografarlo, perché così facendo non avremmo certo fotografato ciò che sta sotto l’uccello, la sua ipo-stasi, bensì richiederebbe di clonarlo tramite duplicazione del dna, perché è il dna l’essenza di quell’uccello. 
L' obiezione che si sente dei TdG quando essi obiettano che questo passo afferma che Gesù è “l’impronta” di Dio e non Dio stesso, la riproduzione di un monte non è il monte stesso, è inconsistente. Ma ben poco hanno capito del testo perché essendo intriso di teologia alessandrina e ci vuole un palato fine… 
Il ragionamento dei TdG andrebbe bene se ci fosse la riproduzione di qualunque altra cosa fuorché l’ipostasi. Se infatti stesse scritto “riproduzione della testa” allora l’immagine della testa sarebbe diversa dalla testa in sé, ma qui sta scritto che ad essere riprodotta è l’ipo-stasi, cioè “ciò che sta sotto”, la natura, non dunque un’apparenza esterna che possa essere raffigurata in un dipinto. La natura, la sostanza, non è riproducibile con un’immagine, perché non è la veste esterna bensì la natura interna. 
La riproduzione non dell’esterno di qualcosa, ma della “sostanza” di qualcosa, della sua essenza, è per forza identica all’essenza di partenza. L’essenza è ciò che rende qualcosa ciò che è, l’essenza del cane, è il suo essere cane, quindi la riproduzione dell’essenza del cane non è l’immagine di un cane in un dipinto, ma è un altro cane, cioè un altro essere dotato dell’essenza canina. 
Non a caso gli esegeti dell’Ecole Biblique commentano giustamente: “irradiazione… impronta della sostanza: queste due metafore desunte dalla teologia alessandrina della sapienza e del Logos (Sap 7, 25-26) esprimono l’identità di natura tra il Padre e il Figlio e nello stesso tempo la distinzione delle persone. Il Figlio è l’“irradiazione” o il riflesso della gloria luminosa (cf. Es 26,14+) del Padre: Lumen de lumine. Ed è l’“impronta” (cf Col 1,15+) della sua sostanza, come l’impronta esatta lasciata da un sigillo (Cf. Gv 14,9)” 
"La cosa più triste è che molto spesso chi viene ingannato, o illuso, tende a rimanere strettamente ancorato a quello in cui crede nonostante le evidenze indichino chiaramente che la realtà è diversa. Forse è talmente affezionato alle sue credenze che preferisce chiudersi gli occhi e tapparsi le orecchie di fronte a qualunque cosa possa farle vacillare."
(Torre di Guardia 1/9/2010 p 10)
Necche
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Messaggio da Necche »

Grazie Mario, sei stato chiarissimo!
Mi veniva qualche dubbio proprio su quell' impronta e pensavo tra me ciò che dicono i tdg che l'impronta non è l'oggetto che la produce, ma quando hai puntato il dito su quel complemento di specificazione "della sua sostanza" mi si è chiarito il concetto. E' l'impronta di un qualcosa che non è esteriorità, come in un primo momento può apparire e trarre in inganno, ma è un qualcosa di profondo, di interiore che costituisce la natura stessa di Dio. E', come dire, in senso materiale,l'mpronta del ferro( la materia) che compone un oggetto. Ciò non è possibile avere poichè l'impronta è sempre la forma esteriore dell'oggetto, non la sua materia. Ma in Dio tutto è possibile e "quell'impronta della sua sostanza" rappresenta quel mistero che la mente umana costituzionalmente non può afferrare, ma che esiste ed è così come ci è stato rivelato, che capiremo appieno quando lo vedremo"faccia a faccia così come Egli è" La parola stessa , ipostasi,ci dice " ciò che sta sotto, ci dice che non dobbiamo fermarci solo a ciò che è sopra, così come fanno i tdg, ma andare sotto a scoprire ciò che c'è finchè la ragione ci sostiene.
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polymetis
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Messaggio da polymetis »

Vedo che Mario ha citato un mio vecchio testo riportandolo per esteso, e mi fa piacere che Necche l’abbia trovato chiaro.
Quando leggo testi come Eb 1,3 e penso ai TdG mi metto piangere. Piango per la loro bizzarra idea che la Bibbia non sia un testo complesso, che sia fatto per essere compreso da tutti, e che non richieda cognizioni filosofiche di sorta, anzi, che la filosofia sia qualcosa di estraneo alle Scritture. Invece questo è uno dei tanti versetti che, al pari di interi capitoli del Vangelo di Giovanni, mostrano che gli autori sacri la filosofia greca la conoscevano, la frequentavano, e ne usavano il lessico specialistico. La traduzione della TNM è così annacquata che non permette di rintracciare in esso il lessico tecnico della filosofia. Il versetto in questione è ricolmo della teologia alessandrina del Logos. Apaugasma è lo splendore, il bagliore, questo perché il termine vuol dire “flusso di luce”. È composto da apo (lontano), e auge (che è la luce del sole), infatti augai (ossia il plurale di auge) sono “i raggi” del sole. Quindi il la parola rimanda alla luce che si propaga lontano, ossia per l’appunto ad un’irradiazione, un bagliore. Anche il termine italiano “irradiazione” ha nella sua etimologica radius, cioè il raggio. Dunque direi che il modo migliore per tradurre apaugasma, che ha al proprio interno la base lessicale dei “raggi”, sia proprio rendere col corrispettivo “irradiazione”.
Il concetto qui è eminentemente filosofico, e si riferisce a tutte quelle rappresentazioni di Dio di tipo platonico che parlano della divinità come una fonte di luce o di calore, ad esempio la fiamma di una candela, da cui promanano dei raggi. Se si traduce apaugasma con un misero “riflesso” non si coglie questo retroterra filosofico, e questo non perché riflesso sia una cattiva traduzione, ma perché “riflesso” in italiano può voler dire molte cose, e dunque c’è la possibilità che il lettore italiano, leggendolo, pensi al significato sbagliato. A quale significato sbagliato può pensare il lettore italiano? “Riflesso” nella nostra lingua può essere un’immagine in uno specchio, ma apaugasma non ha nulla a che vedere con questo genere di rilessi, e si riferisce invece, come mostra l’etimo, ad una luce che si propaga lontano.
Ma allora perché la nota della Bibbia di Gerusalemme dice: “Il Figlio è l’“irradiazione” o il riflesso della gloria luminosa […]”? La risposta è in primo luogo che i commenti non sono traduzioni, e dunque nei commenti ci si può permettere di fare parafrasi. La seconda cosa da far notare che la Bibbia di Gerusalemme intende “riflesso” come sinonimo di irradiazione, dunque non ha in mente un riflesso del tipo che si avrebbe nell'immagine di uno specchio.

Quanto a hypostasis (sostanza) è anch’esso un termine preso a prestito dalla filosofia. È composto da hypo- (sotto) e da -stasis (dal verso istemi, con la stessa radice indoeuropea dell’italiano stare). Hypostasis è cioè “ciò che sta sotto”. Il termine va tradotto col suo perfetto calco “sostanza” [dal lat. substantia]. Substantia infatti è composta anch’essa da sub (sotto) e -stantia che deriva dal verbo latino “stare”. Sicché sub corrisponde al greco hypo, e -stantia a -stasis.
Che cosa significa “sostanza”\”hypostasis”: significa la vera natura di qualcosa, ossia “ciò che sta sotto” le apparenze. I filosofi hanno designato con questo termine ciò che, stando alla base di qualcosa, ne costituisce il vero essere. La traduzione della TNM, che traduce “della sua sostanza” con “del suo essere” non sbaglia dunque, perché coglie il senso di hypostasis, pur senza essere etimologicamente accurata. La sostanza di qualcosa è il suo essere più intimo.
Charakter invece è un’impronta. Qui ancora una volta è molto utile studiare l’etimologica, perché leggendo i diecimila significati che si sono sul dizionario si rischia di non capire, se non si tiene ben a mente la parola greca di origine. Se si cerca Charakter si troveranno traduzioni come “impronta”, “marchio”, ma anche “immagine”. Sicché se una persona è a digiuno di greco, e prende un altro termine come eidos, che vuol dire “forma”, ma anche “immagine”, potrebbe pensare, vedendo che in entrambe le liste vi è la traduzione “immagine”, che i due termini siano sinonimi ed equivalenti, e un greco li potesse usare in maniera equivalente.
Ma non è così, e qui si vede la differenza tra chi traduce greco, e chi invece scartabella solo dizionari e copia senza capire. Certo che sia charakter che eidos possono essere immagini, ma di che tipo? Charakter deriva da charasso, un verbo che significa etimologicamente “lasciare un solco”, “incidere”, e tutti gli altri significati che ha, come “disegnare” / “scrivere”, li ha solo in quanto la scrittura o il disegno di cui si parla siano incisi, come ad esempio lo scrivere con uno stilo su una tavoletta di cera. Quindi mentre grapho è la scrittura in generale, charasso è lo scrivere nella misura in cui questa scrittura sia incisa su un supporto. Charakter dunque è un’immagine, ma mentre termini come eidos rimandano alla “forma” dell’immagine, charakter rimanda al suo essere incisa, e dunque indica un’immagine scavata. Charakter è dunque l’impronta lasciata da un sigillo ad esempio. Immaginate un anello che funga da sigillo di un re, e che egli imprima nella cera un’immagine. Il significato di charakter è dunque “impronta”, e per estensione venne a significare la riproduzione di qualcosa, così come l’impronta di un sigillo riproduce ciò che vi è inciso.
Proseguo dicendo che il Figlio è la riproduzione “tes hypostaseos” (ossia “della sostanza”/”ciò che sta sotto”). Come ricordavo nel mio precedente post, che Mario ha ripostato, mentre la riproduzione di una superficie ha come effetto la creazione di un’immagine che duplica l’esterno di un’oggetto, e dunque la riproduzione di una moneta impressa nella cera riproduce solo l’esterno della moneta, e non trasferisce l’oro di cui è fatta nell’immagine, qui si parla invece di una riproduzione del sos-trato. Anche sostrato è un termine latino che, al pari di sostanza e di hypostasis significa “ciò che è steso sotto”, cioè della natura di Dio. E mentre la riproduzione dell’esterno di qualcosa non può che creare un’immagine che non è quella cosa, la riproduzione della natura o sostanza di qualcosa creerà invece qualcosa avente natura uguale. La riproduzione della sostanza di un cane genererebbe cioè un clone, non un una fotografia del cane.

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Possiamo riflettere anche su Ebrei 1/8

Messaggio da virtesto »

N on so se avete già trattato questo versetto, comunque sulla Bibbia di Gerusalemme :

"...del Figlio invece afferma: Il tuo trono ,Dio, sta in eterno.."

Sulla TNM: "...ma riguardo al Figli: Dio è il tuo trono per i secoli dei secoli" Mi sembra di capire che qui il Padreterno diventa il trono di Gesù, o sbaglio?

Non male neanche Ebrei 1/2 dove :"...del Figlio.." diventa : "..Un figlio.."
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Achille
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Messaggio da Achille »

A proposito di Ebrei 1:2 ne avevamo parlato qui: https://forum.infotdgeova.it/viewtopic.p ... 2b#p360538" onclick="window.open(this.href);return false;
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domingo7
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Messaggio da domingo7 »

Mi permetto di proporre una piccola riflessione

Il termine apaugasma deriva da apo (da) e augazo (splendere) e può essere tradotto sia in senso attivo (splendore, emanazione, irradiamento) che in senso passivo (riflesso).

Nel Nuovo Testamento mi pare che si trovi solo in Ebrei 1,3 che è una evidente citazione di un libro deuterocanonico dove la Sapienza è descritta come un’emanazione o un riflesso (apaugasma) della luce eterna di Dio “È un'emanazione (atmiς = vapore) della potenza di Dio, un effluvio genuino (απορροια) della gloria dell'Onnipotente, per questo nulla di contaminato in essa s'infiltra. È un riflesso (apaugasma) della luce perenne, uno specchio (εσοπτον) senza macchia dell'attività di Dio e un'immagine (εικων = icona) della sua bontà” [Sapienza 7,25-26]

Anche qui mi pare che il senso attivo non escluda quello passivo

Il senso attivo si adatta, infatti, alla natura divina del Logos, splendente e identica al Padre, mentre il senso passivo va benissimo per la natura umana del Figlio nella quale la natura divina si riflette ed è impressa chiaramente nella carne
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Ma come si conviene a dei santi, né fornicazione, né alcuna impurità, né avarizia, sia neppur nominata fra voi; né disonestà, né buffonerie, né facezie scurrili, che son cose sconvenienti; ma piuttosto, rendimento di grazie [Efesini 5,3-4]
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In effetti il significato passivo del termine in questione non è da scartare. Ciò viene confermato dal Nuovo Grande Commentario Biblico della Queriniana che afferma: "il significato passivo è più probabile qui." ( p.1209). Dello stesso parere ci sono altri commentatori come Windisch, Spicq, Kasemann e Attridge.
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Messaggio da polymetis »

he in senso passivo (riflesso).
Io invece non ne sono affatto persuaso. Non ho mai trovato un solo passo della letteratura greca in cui il senso passivo sia il solo possibile, quindi per me sino a prova contraria non esiste proprio.
È un riflesso (apaugasma) della luce perenne, uno specchio (εσοπτον) senza macchia dell'attività di Dio e un'immagine (εικων = icona) della sua bontà” [Sapienza 7,25-26]
Qui vuol dire riverbero. Non è l'immagine nello specchio, ma il bagliore che lo specchio manda. All'immagine eikon si allude dopo. Del resto anche Gesù è definito in entrambi i modi. Sia irradiazione della gloria di Dio, sia immagine di Dio. Et... et...

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Ultima riflessione

Messaggio da domingo7 »

Qui vuol dire riverbero. Non è l'immagine nello specchio, ma il bagliore che lo specchio manda. All'immagine eikon si allude dopo. Del resto anche Gesù è definito in entrambi i modi. Sia irradiazione della gloria di Dio, sia immagine di Dio. Et... et...
Il bagliore penso sia la natura divina del Logos,
mentre il riflesso sembra corrispondere alla natura divina del Padre che l'umanità del Figlio riflette mirabilmente

Ma non voglio insistere .....

Penso solo che moltissime sciagure dell'umanità siano venute dall'esasperazione degli opposti estremismi
e soprattutto dall'esaltazione della materia sullo spirito oppure dello spirito sulla materia,
e, nel cristianesimo, dell'esaltazione della divinità sull''umanità o dell'umanità sulla divinità nel Cristo ....
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Messaggio da polymetis »

mentre il riflesso sembra corrispondere alla natura divina del Padre che l'umanità del Figlio riflette mirabilmente
In ogni caso, che sia corretta o meno, la tua lettura è molto bella.

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