II Giovanni 9-11 nel contesto del radicalismo itinerante

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Ancientofdays
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II Giovanni 9-11 nel contesto del radicalismo itinerante

Messaggio da Ancientofdays »

II Giovanni 9-11 può essere compreso solo alla luce del particolare contesto sociale del Cristianesimo primitivo.

La diffusione del cristianesimo si ebbe anche grazie alla pratica molto diffusa a quel tempo del radicalismo itinerante: carismatici e guaritori che vagavano di città in città e di comunità in comunità ricevendo alloggio in cambio dei loro servizi.
Questi itineranti vivevano in povertà senza averi, né soldi.
E’ il tipo di vita di cui si ha riscontro per esempio in Matteo 6:25-34, 8:19-22, 10:5-42, 23:34, Marco 10:17-31, Luca 10:5-15, 12:22-34 etc.; si tratta di missionari chiamati a compiti evangelici più impegnativi.
I predicatori itineranti e i guaritori godevano di prestigio e la loro autorità era significativa presso le comunità Cristiane. (un esempio sono i 70 inviati come apostoli descritti in Luca 10 ; lo storico Eusebio sostenne che tra questi vi fossero Barnaba, Cefa, Taddeo , Mattia ..). Lo stesso Paolo praticò una stile di vita itinerante per buona parte del suo ministero.

Il Cristianesimo primitivo era composto di stanziali , cioè Cristiani residenti che possedevano beni ed erano soggetti alle leggi della comunità, e itineranti che visitavano le comunità di residenti e dipendevano dalla loro ospitalità per la sussistenza. Non va dimenticato che gli itineranti non erano membri di una particolare chiesa o congregazione esterna; trascorrevano un certo periodo risiedendo presso una comunità di stanziali prima di muoversi altrove.

Questo particolare contesto sociale era terreno fertile per l’insorgere di conflittualità.
I predicatori itineranti non condividevano tra loro una medesima prospettiva teologica ed escatologica, e i membri di una certa comunità/congregazione seguivano gli insegnamenti di predicatori diversi.
Inoltre alcuni itineranti si consideravano seguaci di questo o quell’insegnante o profeta alimentando i conflitti. Questo è quanto accadde a Corinto dove alcuni membri della chiesa che seguivano l’insegnamento di Paolo e altri di Apollo (I Corinti 1-3), e similmente accadde tra i Galati quando Paolo perse la sua influenza a causa dei giudei cristianizzati (Galati 1:6-9, 4:17; 5:7-12; 6:12).

Lo stile di vita dei viaggiatori itineranti era votato alla povertà e conduceva inevitabilmente a un degrado fisico , per cui venivano talvolta discriminati dai Cristiani stanziali.
Per questo Giacomo scrisse che alcuni individui erano stati “scelti” (una minoranza nella società Cristiana) per essere “poveri agli occhi del mondo” e “ricchi nella fede” (Giac 2:5) , indicando la povertà come una chiamata. Ma in alcuni luoghi essi venivano discriminati a causa dei loro abiti e aspetto personale, mentre i residenti più benestanti venivano trattati con maggiore rispetto (Giac 2:1-4).
(Mentre invece le lettere Paoline erano focalizzate sulla fede contrapposta alle opere , sminuendo così l’importanza degli stili di vita itineranti che miravano a guadagnare uno status di moralità attraverso le opere, cioè ritenendosi moralmente superiori per via delle privazioni materiali volontarie).
Ancora Giacomo 2:14-26 difende il valore delle opere , incoraggiando anche i Cristiani residenti a praticare “opere giuste” e ricevere gli itineranti con ospitalità , evidenziando l’esempio di Raab che “ricevette messaggeri con ospitalità e li mando fuori per un’altra via” (2:25)
Giacomo condanna anche quelli che mandano via gli itineranti senza aver provveduto ai loro bisogni: “Se un fratello o una sorella è in uno stato di nudità e mancante del cibo sufficiente per il giorno, e uno di voi dice loro: “Andate in pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma non date loro le cose necessarie al corpo, di che beneficio è? Così anche la fede, se non ha opere, è in se stessa morta... “ (2:15-17)
L’autore di Giacomo prosegue poi polemizzando contro chi fa dell’evangelizzazione un commercio (4:13-15) , viaggiando di città in città con l’obiettivo di fare soldi.

Similmente , anche la Didachè (inizio del II secolo DC) fornisce precise indicazioni di come dovrebbero essere trattati gli itineranti e ammonisce i Cristiani residenti a rigettarli se l’insegnamento è errato o se intendono trarre in alcun modo vantaggi dalla loro scelta di vita.
Didaché 11:1-12:5
Veri e falsi profeti.

Se qualcuno dunque, venendo tra voi, vi insegnerà tutto questo che è stato detto sopra, accoglietelo.
Ma se colui, maestro pervertito, vi dà un altro insegnamento per distruggere questo, non ascoltatelo; Se qualcuno vi ammaestra per fondare la giustizia e la conoscenza del Signore, accoglietelo come il Signore.
Per quanto riguarda poi gli apostoli ed i profeti, fate secondo il comando del Vangelo.
Ogni apostolo che giunge presso di voi sia accolto come il Signore.
Non si tratterrà tuttavia che un sol giorno; se sarà talora necessario, anche un secondo giorno; se si tratterrà però per tre giorni, è un falso profeta.
Andandosene poi l'apostolo non prenda nulla con sé, tranne il pane per il tempo che deve essere in viaggio; se chiede argento è falso profeta.
Ed ogni profeta che parla in ispirito non tentatelo né criticatelo (cfr. I Giovanni 4:1) ; ogni peccato infatti sarà rimesso, ma questo peccato non sarà rimesso.
Non ognuno che parla in ispirito poi è profeta; ma se ha i costumi del Signore.
Dai costumi si conoscerà il falso profeta.
Ed il vero profeta.
Ed ogni profeta che ha fatto imbandire la mensa in ispirito non mangerà di essa; altrimenti è falso profeta.
Ogni profeta che insegna la verità, se non fa quel che insegna, è falso profeta.
Ogni profeta trovato secondo verità, che opera per il mistero terreno della Chiesa, e che non insegna come da farsi quello che egli stesso fa, non sarà giudicato da voi; poiché deve rendere conto a Dio.
Così infatti fecero anche gli antichi profeti.
Se qualcuno dirà in ispirito: dammi argento o altri simili cose, non ascoltatelo ; ma se dirà che voi diate a lui per altri bisognosi nessuno lo critichi.
L'ospitalità e l'ozio.
Chiunque venga nel nome del Signore sia ricevuto; ma poi provandolo discernerete - se avete perspicacia - la destra dalla sinistra.
Se poi è un pellegrino colui che si presenta, aiutatelo come potete; non si tratterà presso di voi tuttavia se non due giorni o tre, se sarà necessario.
E se vorrà rimanere presso di voi, avendo un mestiere, lavori e si guadagni da mangiare.
Se non ha un mestiere, provvedete secondo il vostro discernimento in modo che un cristiano non si trattenga ozioso in casa vostra.
Se non vorrà fare così, è venditore di Cristo: guardatevi da certa gente!
Si tratta della più dettagliata descrizione dello stile di vita itinerante che si trovi nei documenti del primo Cristianesimo e fa luce sulla situazione descritta in 2 Giovanni.
Un aspetto che riveste particolare importanza è il codice di ospitalità ; anche se un itinerante non ha autorità concreta o reale, ha però diritto ad essere trattato con ospitalità , sempre che non violi le regole stabilite, come chiedere soldi (cfr. Matteo 10:9) , fermarsi troppo a lungo, mangiare mentre è in spirito, etc. etc. tutti atteggiamenti che qualificano un “falso profeta”, sanzionato con l'espulsione.
E’ interessante notare che il rispetto di queste norme di condotta da parte dell’ itinerante sembrano essere più importanti e qualificanti rispetto alla dottrina.

Il conflitto tra Cristiani residenti e itineranti è un tema che emerge dalle lettere di 2 e 3 Giovanni , in cui l’espulsione compare come rimedio contro l’abuso di certi ospiti o il pericolo di destabilizzazione della comunità stanziale.
Nella prima lettera, Giovanni (il Presbitero) (un leader nel periodo sub-apostolico con un significativo prestigio personale, come riferito da Papia e Policarpo) istruisce le chiese sotto la sua influenza a rifiutare ospitalità a quegli itineranti che insegnano dottrine da lui reputate false:
(2 Giovanni 7-11) Poiché sono usciti molti ingannatori nel mondo, persone che non confessano Gesù Cristo venuto nella carne. Questi è l’ingannatore e l’anticristo. 8 Prestate attenzione a voi stessi, affinché non perdiate le cose per produrre le quali abbiamo operato, ma otteniate una piena ricompensa. 9 Chiunque va avanti e non rimane nell’insegnamento del Cristo non ha Dio. Chi rimane in questo insegnamento è colui che ha il Padre e il Figlio. 10 Se qualcuno viene da voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non rivolgetegli un saluto. 11 Poiché chi gli rivolge un saluto partecipa alle sue opere malvage. – Traduzione del Nuovo Mondo


E’ importante chiarire che questi “ingannatori” non sono membri residenti della congregazione o chiesa, ma estranei che che sarebbero “venuti da voi” (erkhetai pros humas) dall’esterno che avrebbero cercato di essere “ricevuti nelle vostre case” (lambanete eis oikian) , ad esempio proprio gli itineranti descritti in Matteo 10:12 che cercano di essere “ricevuti nella vostra casa” (eis tén oikian) per ricevere ospitalità. Tutto questo non ha nulla a che vedere con espellere membri appartenenti alla propria chiesa; piuttosto si riferisce ad accettare estranei come insegnanti di dottrine differenti, a cui la comunità avrebbe dovuto prestare ospitalità, dare sostegno sottoforma di cibo , alloggio e vestiario e in definitiva “partecipando alle sue opere malvage”.
In altri termini l’autore qui considera gli “ingannatori” come itineranti non degni di ricevere il sostegno prescritto.

L’aspetto ironico è che Giovanni sarà egli stesso vittima di questa regola ...
Scrivendo a Gaio, lo ringrazia per aver mostrato ospitalità agli insegnanti itineranti da poco arrivati alla sua chiesa che “resero testimonianza della verità” (3 Giovanni 3), dicendogli “tu fai un’opera fedele in ciò che fai per i fratelli, e per di più estranei (xenonus), che hanno reso testimonianza del tuo amore davanti alla congregazione.. vorrai (o farai bene) a mandarli per la loro via in una maniera degna di Dio (6).
Gli stranieri dovevano essere mandati via degnamente (axìos) , cioè con l’aiuto che si meritavano. Qui riecheggia anche il sentimento espresso in Giacomo 2:15-17 che criticava coloro che avrebbero mandato via gli itineranti senza soddisfare le loro necessità.
Noi, perciò, abbiamo l’obbligo di ricevere tali persone in modo ospitale, affinché diveniamo compagni d’opera nella verità.” (3 Giovanni 8).
Attitudine , questa , nettamente in contrasto con quella espressa in 2 Giovanni 7-11 di rifiuto della pura cortesia verso un itinerante considerato “ingannatore”. Quest'ultimi vengono considerati dall'autore come totalmente separati dagli altri itineranti , quelli meritevoli di ricevere supporto.

Ma l'autore rimane colpito quando viene a sapere che i suoi “fratelli” , mentre erano in visita di altre comunità/chiese, avevano subito il rifiuto ed erano stati espulsi !
(2 Giovanni 9-10) “Ho scritto qualcosa alla congregazione, ma Diotrefe, a cui piace avere il primo posto fra loro, non riceve nulla da noi con rispetto. 10 Perciò, se vengo, ricorderò le opere che continua a fare, chiacchierando di noi con parole malvage. E, non contento di queste cose, nemmeno riceve i fratelli con rispetto (oute epidekhetai tous adelphous) , e quelli che vogliono riceverli cerca di ostacolarli (ekballei) e di cacciarli (kóluei) dalla congregazione.”
Qui Giovanni si schiera con gli ospiti itineranti rifiutati, usando il pronome di prima persona plurale, e istruisce affinchè scrivano una lettera per suo conto.
Ma il leader della congregazione - Diotrefe - li rifiuta e li tratta esattamente nello stesso modo in cui Giovanni voleva che fossero trattati coloro considerati eretici. Non è chiaro perché Diotrefe rifiutasse gli insegnanti viaggianti, ma il riferimento alle “parole malvage” (logois ponérois) che Diotrefe rivolse loro lascia supporre che li considerasse – e Giovanni con loro – dei “falsi insegnanti”. Per cui la pratica di rifiutare o espellere gli itineranti era un’arma a doppio taglio.
Giovanni lascia intendere che nonostante l’autorità di Diotrefe all’interno della congregazione, sarebbe in grado di risolvere il conflitto potendosi recare di persona, lasciando anche intendere la sua prevalente autorità nella congregazione.
Alcuni studiosi credono che il conflitto qui descritto avesse a che fare l’autorità, con Giovanni che rappresenta il presbiterio vecchia maniera , e Diotrefe , giovane vescovo, che non ne riconosce l’autorità.


Post Scriptum: Il testo soprariportato è una traduzione di un articolo ritrovato su qualche forum americano che mi aveva particolarmente colpito. L'avevo tradotto, ma ho anche perso le tracce dell'originale.
Trovo sia un utile analisi storica che fa affiorare le particolarità e le molte sfumature del contesto sociale in cui si affermò il Cristianesimo nei primi secoli.
Utile sopratutto per comprendere che la Watch Tower, quando cita certe Scritture per avallare l'ostracismo verso i dissociati, compie una evidente strumentalizzazione.
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Gabriella Prosperi
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Iscritto il: 11/06/2009, 6:16
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Messaggio da Gabriella Prosperi »

Grazie, è molto interessante.
In quanto alla contraffazione WTS, bisognerebbe riflettere se i membri deputati agli intendimenti abbiano mai verificato le fonti storiche o si siano limitati ad un letteralismo per portare poi, tali letture a paragone con la storia moderna.
Certo, la frode sarebbe tale se fossero stati (leggi: se si fossero preoccupati di essere) al corrente dei fatti.
Meno grave, per le loro coscienza, ma non per le disposizioni relative, se avessero agito in ignoranza.
Gabriella
La cosa più difficile a questo mondo? Vivere! Molta gente esiste, ecco tutto.Oscar Wilde
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Ely
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Messaggio da Ely »

Russell e tutti i "capi" della wts che si sono susseguiti, hanno fondato e portato avanti una religione "letteralista". Non si preoccupano di esaminare il contesto storico e sociale degli Scritti a loro disposizione, o meglio, li esaminano e li mettono in evidenza solo e unicamente se questi dovessero avallare qualche loro tesi o modello di comportamento.

Grazie Ancyen per aver postato questo interessante trattato.


Ciao
Ely
Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo ..., di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, ... quasi che il giorno del Signore sia imminente. (II Tess. 2,1-2)

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