Datazione mitocondriale

Un'analisi delle affermazioni della Watchtower in contrasto con i fatti scientifici accertati

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Morpheus
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Datazione mitocondriale

Messaggio da Morpheus »

Mentre controllavo di non aver scritto date sbagliate nel thread https://forum.infotdgeova.it/viewtopic.p ... 08#p314008" onclick="window.open(this.href);return false; sono arrivato a questa pagina in cui si parla della datazione mitocondriale: http://www.unipv.eu/site/home/area-stam ... o1057.html" onclick="window.open(this.href);return false;
Di nuovo sembra che sia sciocco credere che l'uomo abbia solo 6000 anni.

DA wikipedia uno spunto per il mio prossimo libro della buona notte (http://it.wikipedia.org/wiki/DNA_mitoco ... ocondriale" onclick="window.open(this.href);return false;)... potrebbe interessarvi?

"Il tentativo della teoria dell'Eva mitocondriale di scoprire l'origine dell'umanità si basa sullo stesso tipo di analisi. In particolare, studi sul DNA mitocondriale umano hanno permesso al genetista inglese Bryan Sykes di chiarire le modalità con cui le popolazioni agricole si sono diffuse dal Medio oriente all'Europa preistorica popolata da cacciatori raccoglitori, oltre all'origine delle popolazioni polinesiane, dimostrata essere nel sud est asiatico: questi e molti altri risultati della tecnica del mtDNA sono esposti nel volume "Le sette figlie di Eva. Le comuni origini genetiche dell'umanità". Saggi Mondadori 2003."

Anche questa e' interessante: http://it.wikipedia.org/wiki/Eva_mitocondriale" onclick="window.open(this.href);return false;
“I nostri nemici sono stati l’ignoranza e la rassegnazione”. Non so perché, ma ormai è andata così.

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Romagnolo
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Messaggio da Romagnolo »

Tempo fa salvai un articolo analogo retatto da una università di Cagliari mi pare, se lo ritrovo lo posto; degno di nota che il libro cCreazione o Evoluzione quando parla che gli scienziati hanno stabilito che l'umanità ha tutta un origine comune si rifà velatamente agli studi di allora sul DNA mitocondriale, apportando le dovute censure per evitare che trapelasse che la datazione portava a ben oltre i 6000 anni accettati.
Ricordati che lo studio biblico è si gratuito, ma poi ricordati che la WT richiederà che tu le dia altrettanto gratis il tuo impegno, tempo e risorse.
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Romagnolo
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Messaggio da Romagnolo »

Non ho trovato il file sui ricercatori cagliaritani, però intanto ho recuperato questo che rientra sempre nel tema. :occhiol:

Gli antenati dei nativi americani provenivano dall'Asia e colonizzarono le Americhe circa 25.000 anni fa, attraversando un lembo di terraferma che collegava la Kamchatka e l'Alaska. L'ultimo massimo glaciale, cioè il periodo di massima espansione dei ghiacci durante l'ultima glaciazione, determinò infatti l'abbassamento del livello del mare e la formazione di un'ampia regione emersa, detta Beringia.

Il passaggio, tutttavia, non fu rapido. Prima di espandersi nel nuovo continente, questi migranti si fermarono in Beringia per circa 10.000 anni, come scrivono su “Science” Dennis O'Rourke dell'Università del Colorado a Boulder e colleghi dell'Università dello Utah e della Royal Holloway University of London, riassumendo le attuali conoscenze su questa delicata fase dell'avventura umana sulla Terra.

Nell'articolo, gli autori fanno notare che i dati paleoecologici ottenuti recentemente sono in accordo con le conclusioni delle analisi genetiche ottenute anni fa. L'ipotesi della lunga permanenza in Beringia sarebbe dunque confermata, malgrado l'assenza di resti archeologici degli insediamenti umani, probabilmente sommersi dal mare.

Una pausa di 10.000 anni nella migrazione verso le AmericheLa penisola della Kamchatcka, in Siberia (© Yann Arthus-Bertrand/Corbis)
La teoria della lunga permanenza in Beringia degli antenati dei nativi americani non è nuova: fu formulata nel 1997 da due genetisti sudamericani e sviluppata ulteriormente da un gruppo di ricerca dell'università di Tartu, in Estonia, sulla base dell'analisi del DNA mitocondriale, una tipo di DNA che si trasmette per via matrilineare, su più di 600 nativi americani. Le mutazioni riscontrate in questo materiale genetico indicavano infatti che un gruppo di antenati di quegli individui proveniente dalla Siberia rimase probabilmente isolato per alcune migliaia di anni.

La teoria fu accolta tiepidamente, soprattutto al di fuori della comunità dei genetisti. A essere perplessi erano soprattutto gli esperti di paleoecologia, poiché i dati disponibili facevano pensare che in Beringia vi fosse un ecosistema poco adatto alla vita dell'uomo.

Nell'ultimo decennio tuttavia il quadro delle prove fossili è molto cambiato. I carotaggi effettuati di recente nel mare di Bering e al largo delle coste dell'Alaska hanno infatti riportato alla luce resti pollini, piante e insetti che dimostrano che la Beringia in quel periodo era caratterizzata da condizioni climatiche miti, in cui un paesaggio di tundra simile a quello attuale era punteggiato da nicchie più floride, in grado di supportare una flora diversa da quella attuale, con una relativa abbondanza di cespugli e di alberi.


Una pausa di 10.000 anni nella migrazione verso le Americhe
Lo stretto di Bering oggi, e la Beringia 20.000 anni fa circa (sopra) (Wikimedia Commons)
I dati genetici sono molto chiari nell'affermare che il genoma dei nativi americani è emerso in una popolazione isolata almeno 25.000 anni fa, "mentre il primo nucleo di migranti non è arrivato nelle Americhe prima di 15.000 anni fa”, ha spiegato O'Rourke. “I dati paleoecologici ora indicano che la Beringia non era un ambiente uniforme, ma poteva ospitare habitat compatibili con il sostentamento degli esseri umani”.

Quanto all'assenza di dati archeologici, è possibile che in futuro si effettuino ricerche nelle parti ora sommerse della Beringia e sulle coste dell’Alaska e della Siberia. Per ora, ci si deve accontentare di ritrovamenti che definiscono solo un ampio intervallo temporale entro cui si è svolta la migrazione dei primi colonizzatori delle Americhe.

I resti fossili dell’uomo di Mal’ta, ritrovato nei pressi del Lago Baikal, in Siberia, risalgono a 24.000 anni fa: le analisi genetiche del suo DNA hanno confermato che i nativi americani si sono differenziati dalle popolazioni asiatiche molto prima dell'ultimo massimo glaciale. D'altra parte, i più antichi reperti archeologici riferibili a stanziamenti umani nel Nord America risalgono a non più di 15.000 anni fa.

Ricordati che lo studio biblico è si gratuito, ma poi ricordati che la WT richiederà che tu le dia altrettanto gratis il tuo impegno, tempo e risorse.
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