Nel corso del tempo, quando ero un testimone, ho costatato che quando dei fratelli dovevano chiedere consigli agli anziani, sceglievano con cura con quale anziano confidarsi.
Questo perché, c'erano certi anziani più inclini alla severità, altri invece, erano più diciamo indulgenti.
C'erano anziani che si attenevano di più alle direttive, quindi erano i più temuti dalla congregazione.
Invece altri, anche se il fratello confessava peccati se non gravi, ma molto discutibili, erano più tolleranti. Toglievano al massimo qualche privilegio e non di più.
Vi racconto una cosa che è successa ultimamente. Per privacy sarò molto vago nei particolari.
Un fratello, ha costantemente contatti (via messaggio) con un testimone disassociato. Deve essere durato per molto tempo.
Poi, qualcuno ha fatto la spia e, questo fratello ha dovuto affrontare un colloquio con un anziano.
La conclusione: L'anziano ha detto al fratello che può parlare con l'ex fratello, basta che quest'ultimo non parli contro il CD e la sua organizzazione. Gli è stato tolto il privilegio di commentare in congregazione.
Ma...Io ricordo che le direttive non erano queste!
Questo aneddoto (reale) mi ha fatto venire molti dubbi su come gli anziani applicano le direttive dall'alto.
Da questi aspetti che vi ho descritto, sembra che gli anziani di congregazione, non sappiano più come affrontare certe situazioni, dimostrando anche di essere in una forte confusione. Così decidono di metterci del loro, di decidere cosa è più giusto o meno giusto, in base dal loro punto di vista e gusto personale.
Mi chiedo allora se il destino di un fratello è determinato dagli anziani che sceglie per confidarsi. Se questo fratello fosse andato da un anziano più quadrato? Non penso che avrebbe risolto con una perdita di un solo privilegio e basta.
Vi chiedo adesso, se questo modo di agire degli anziani è comune anche nelle vostre/ex congregazioni).
