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Qualcuno si dia una mossa....

Inviato: 15/09/2017, 19:16
da Vieri
Guerre e clima, più affamati sul pianeta

Dopo dieci anni di discesa continua, il rapporto Fao-Ifad-Wfp conferma: nel mondo sono malnutrite ben 815 milioni di persone, l’11% della popolazione totale, 38 milioni più del 2015. Colpa della proliferazione dei conflitti, ma anche delle carestie e siccità provocate dal cambiamento climatico

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Pubblicato il 15/09/2017

ROBERTO GIOVANNINI
Sono numeri terribili. In assoluto, e perché ci dicono che la tendenza positiva innescata da alcuni anni alla riduzione della malnutrizione e della fame si è invertita. Per colpa di guerre e per le conseguenze - che negli anni a venire peggioreranno, purtroppo - del cambiamento climatico. Dunque, per la prima volta dopo più di dieci anni le agenzie delle Nazioni Unite che si occupano di alimentazione annunciano un chiaro aumento del numero delle persone che nel mondo soffrono la fame. Secondo il rapporto «Stato della Sicurezza Alimentare e della Nutrizione nel Mondo», diramato oggi da Fao-Ifad-Wfp, gli affamati nel 2016 erano 815 milioni di persone, l’11 per cento della popolazione del pianeta, 38 milioni in più dell’anno precedente. Lo studio (a cui per la prima volta hanno collaborato anche Unicef e Oms) attribuisce gran parte di questo aumento al «proliferare di violenti conflitti e di shock climatici», ponendo in risalto anche il ruolo giocato dalla carestia in Sud Sudan e le conseguenze che questa potrebbe avere in paesi ad alto rischio come Nigeria, Somalia e Yemen. Contemporaneamente, accanto a oltre 800 milioni di affamati ci sono 641 milioni di obesi. Un altro paradosso, tragico.

Sotto la lente del rapporto la fame, ma anche tante forme di malnutrizione che riguardano milioni di bimbi. In particolare 155 milioni sotto i cinque anni d’età hanno carenze di crescita legate alla cattiva alimentazione, e di questi ben 122 milioni vivono in paesi in guerra; 52 milioni di piccoli invece soffrono di deperimento cronico. Sono invece 41 milioni i bambini in sovrappeso, altra piaga presa in esame dal rapporto insieme all’obesità che colpisce 641 milioni di adulti, il 13% del totale mondiale, e all’anemia, di cui soffrono 613 milioni donne, pari al 33%. Si tratta delle altre facce dell’insicurezza alimentare dovute ai mutamenti delle abitudini a tavola innescati dalla crisi economica di tanti paesi ad alto reddito.

«Lo sforzo che dobbiamo fare nel 2017 - ha detto José Graziano de Silva, direttore generale della Fao, presentando il rapporto con i vertici delle 5 agenzie dell’Onu - è incrementare azioni umanitarie e strumenti di sviluppo, creando una buona sinergia; non porremo fine alla fame entro il 2030 se non affrontiamo tutti i fattori che minano la sicurezza alimentare». Una situazione sempre più grave, fa notare la Coldiretti, nonostante il crollo dei prezzi delle principali materie prime agricole con il minimo storici degli ultimi 5 anni.

Degli 815 milioni di persone che soffrono la fame, 489 milioni vivono in paesi con conflitti, fino a +4,4% rispetto agli altri. Cifre preoccupanti emergono in particolare in Africa, il continente che resta il più povero, nonostante le grandi possibilità di sviluppo in particolare agricolo. All’inizio del 2017, rileva ancora il rapporto, la carestia ha colpito alcune parti del Sud Sudan e potrebbe riapparire in Nigeria, Somalia e Yemen. Devastante è poi il fenomeno meteo di El Nino che ha causato siccità e inondazioni.

IL COMMENTO DI OXFAM
«Questa situazione è il frutto di un vergognoso fallimento dei leader e delle istituzioni internazionali. Il terreno che avevamo faticosamente conquistato in anni di lotta alla fame si può perdere facilmente: oggi ne abbiamo la prova. Centinaia di milioni di persone al mondo soffrono la fame, mentre una manciata di multimiliardari continuano ad accumulare più ricchezza di tutti noi messi insieme. È il paradosso inquietante di fronte al quale siamo»: è il commento di Winnie Byanyima, direttore esecutivo di Oxfam International, al rapporto Onu sulla fame nel mondo.

«La fame non è frutto di una mancanza di cibo: ne produciamo abbastanza per sfamare il mondo. Dobbiamo trovare soluzioni reali e definitive alle cause strutturali dell’insicurezza alimentare. Ciò significa fare pressione per la risoluzione pacifica dei conflitti, tagliare drasticamente le emissioni di Co2 e aiutare le comunità ad adattarsi a un clima che cambia. Significa anche investire nelle donne» aggiunge Byanyima.

«Per anni, le persone con cui lavoriamo, vale a dire gli agricoltori di piccola scala, i leader delle comunità, i rifugiati - dice Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia - ci hanno avvisato della “tempesta perfetta” che i cambiamenti climatici, i conflitti, la fame e la povertà stavano provocando. Per l’Italia la lotta alla fame nel mondo è da molti anni uno dei capisaldi dell’azione di Cooperazione allo sviluppo, priorità confermata anche nell’agenda di Presidenza del G7, in cui l’Italia ambiva a lanciare una nuova iniziativa congiunta per promuovere la sicurezza alimentare in Africa Sub-Sahariana. È giunto il momento che l’Italia tenga fede a quell’ambizioso progetto stanziando subito le risorse preventivate, già a partire dalla prossima legge di Bilancio in arrivo alle Camere tra circa un mese».
Vogliamo anche noi "aspettare la fine del mondo" o darci maggiormente da fare ? Cominciando da Trump e finire a Kim Jong-un........

Africa, crescita della popolazione «Raddoppierà in trent’anni»
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