Da quanto ho capito dal discorso di Mario, Dio è stato inventato dagli uomini per non sentirsi soli nel momento del bisogno e per "paura del buio", come un bambino che si prende a letto l'orsacchiotto per dormire bene.....
Correggetemi se poi ho interpretato male....
Sull'argomento "fede" poi ne ho sentite di tutti i colori dall'avere "prove certe in soldoni", alla creazione dell'universo, alla presenza reale di Dio tramite la guarigione di persone e di miracoli....
...oltre a questo, se permettete ancora, ho sentito i dubbi sul perchè "Dio", se è tale dovrebbe guarire e far uscire dal coma alcuni mentre altri magari anche più devoti, li lasci invece morire.....oltre a varie critiche sul presunto ostracismo dei cattolici verso chi lasci la loro fede.....
Io penso che sull'argomento, si sia fatto alla fine un"purpurì" fenomenale tralasciando alla fine le basi principali della fede di una persona.
Basi queste che cercherò di spiegare secondo la mia opinione.
Primo: La VERA fede per me si basa non per avere "l'orsacchiotto" per dormire bene la sera o credere in un "Papà" che nella tua vita ti lasci sempre bambino proteggendoti sempre in ogni occasione. La vera fede è credere in Gesù Cristo e basare la propria vita sulle parole del Vangelo. Punto.
Secondo: Gesù non è un personaggio inventato dagli uomini ma una Persona realmente esistita ed ampiamente documentata sia fisicamente che tramite la certezza di numerose scritture nonchè dalla predicazione degli apostoli.
In breve, credere in Gesù non rappresenta una "idea mistica" ma credere in uno stile di vita e nell'esistenza reale della parola "speranza" dove questa non si conclude in ambito terreno ma si estende anche dopo la morte.
Terzo: La vera fede e non la superstizione NON ha bisogno di miracoli ma nelle parole del Vangelo di Giovanni 20.24
28 Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».
Ciò non toglie il fatto che si possa rimanere anche attoniti in considerazione di certe guarigioni o avvenimenti particolari dove la scienza non abbia dato spiegazioni scientifiche.
Quarto: Ritornando al discorso precedente del "papà protettivo", togliamoci dalla testa di essere considerati dei bambini da parte di Dio che per "missione" debba sempre proteggerci da ogni male, e basta su questo rileggere di nuovo il Vangelo di Matteo 5:
3Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; 44ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, 45perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.
In breve Dio ci ha dato il dono della "libertà" che significa "amarlo" o "rinnegarlo" e di vivere in un contesto terreno dove il "bene ed il male" esistono sotto forme diverse, dai terremoti, le malattie, le guerre, le inondazioni, ecc. che fanno parte integrante di questa terra insieme al mondo animale e vegetale che subisce le stesse sorti.
In questa ampia libertà di vivere è pertanto evidente che Dio non intervenga né con "i giusti" né con gli "ingiusti" ma a chi crede in lui dona la forza spirituale per affrontare ogni avversità sempre nel segno della speranza.
Quinto: "Vivere" o ""sopravvivere" ?
Per un credente la vita deve essere "piena" come da:
Giovanni 10,10
«Io sono venuto perché abbiano la vita
e l'abbiano in abbondanza»
in breve, anche riprendendo la parabola dei talenti, la vita deve essere vissuta intensamente ed avere uno scopo. Scopo ovviamente di fede nel presentarsi davanti al Signore con dei "talenti guadagnati" .
"Sopravvivere". Questo a quanto ritengo sia l'ambizione di chi non crede dove effettivamente al pari di altri si cercano sempre "il nostro bene", le "nostre sicurezze",ma senza mai aspettarsi niente dalla vita, in genere considerata spesso negativamente e come un peso da sopportare non spiegandosene alla fine nemmeno il perchè della nostra esistenza.
Certo che l'amore i sentimenti ed anche la disponibilità verso il prossimo esistono ma solo per sé stessi e non in funzione di un "eventuale premio".
Questo innegabile dato di fatto è quanto viene in genere rimproverato ai cosiddetti credenti poichè questo altruismo risulterebbe sicuramente più genuino ed effettivamente visto così non si potrebbe dare loro torto poichè interpreterebbero in questo caso esattamente l'inno alla carità di San Paolo dove la carità ( agape) deve essere amore incondizionato e senza secondi fini, come quello di andare in Paradiso visto che non ci credono.
Per concludere però l'idea "bigotta" di fare del bene agli altri in visione di un "premio" non sia prettamente cristiana ma retaggio di una vecchia maniera di interpretare la fede come si diceva una volta ai bambini di: "fare i bravi se no chiamo l'uomo nero....."
Concludo pertanto che aver fede, è seguire (possibilmente e secondo le nostre debolezze umane...) le parole presenti sul Vangelo dove ripetutamente si afferma sempre: "amatevi l'un l'altro come io ho amato voi".....
PS. Non è detto però di riuscirci da parte di tutti indistintamente .....