Come già avevo scritto in biologia nulla ha un fine, sebbene tutto sembra che lo abbia. Mi rende sempre più conto di come per molti sia contro intuitivo accettare il lungo ragionamento di Darwin. Che l’occhio veda, non implica che l’occhio abbia il fine di vedere o si sia costituito al fine di vedere. Si deve invece dire che l’occhio è nato da un assemblaggio casuale, e siccome questo assemblaggio ha casualmente prodotto la vista, e questa si è rivelata utile, chi la possedeva è vissuto di più, ha lasciato più discendenti, e dunque questo carattere s’è diffuso. Certo non è che l’occhio sia nato di colpo, in un solo passaggio: i passaggi intermedi sono però tutti stati ugualmente causali, e tutti sono stati passati ai discendenti perché fornivano a chi li possedeva vantaggi evolutivi (e non parlo necessariamente della vista) e dunque i loro possessori hanno lasciato più discendenti. Non si vede dunque dire che l’occhio, o qualsiasi altra parte del corpo, abbia un fine.“Il sesso anale sembra a molti contro natura perché l'ano, almeno nei mammiferi,
sembra destinato alla defecazione, mentre la vagina parrebbe servire alla riproduzione ed alla nascita dei cuccioli ...”
Mi rendo conto tuttavia che alcuni preferiscono ragionare con catagorie pre-darwiniane, e dunque proverò a rispondere alle tue argomentazioni sull’innaturalità del sesso anale fingendo di essere un naturalista pre-darwiniano dell’ottocento. Ebbene, da dove ricaviamo che un determinato organo o apparato abbia un fine? Probabilmente lo ricaviamo dal fatto che lo vediamo usato con una determinata funzione. L’occhio lo vediamo impiegato per vedere, la bocca per masticare, l’ano per defecare. Eppure nulla esclude, proprio per il fatto che vediamo attestazioni di usi multipli, che qualcosa serva a più funzioni. Ad esempio la bocca serve sia per masticare sia per respirare. E dunque, il fatto che l’ano serve per defecare, implica forse che non possa servire anche per il sesso anale? Lo vediamo utilizzato per questo scopo in varie specie animali e pure nella specie umana, e dà piacere a chi indulge a questa pratica. Dunque, per quale motivo, stante l’attestazione naturale, dovremmo escludere che l’ano abbia anche il fine di procurare piacere, visto che lo vediamo utilizzato per questo scopo in natura? Ma si potrebbe andare oltre: il paleolitico scienziato finalista quale io fingo di essere potrebbe sostenere che la natura ci ha lasciato chiari indizi di ciò:
1)La forma della cavità anale è per l’appunto una cavità, dunque complementare al pene che è invece una propaggine.
2)L’ano è una zona tra le più erogene. C’è una corrispondenza singolare tra questo e l’uso che ne viene fatto nel sesso anale, che dunque asseconda la natura ed un fine ad essa intrinseco, infatti il Grande Architetto avrà sicuramente messo i ricettori del piacere nell’ano per renderlo una zona di piacere sessuale.
3)Da ultimo, non si può neppure dire, qualora con “naturale” intendessimo “infecondo”. Infatti anche col sesso anale si può rimanere incinte, e avviene in un buon numero di casi, qualora lo sperma coli dall’ano lungo il perineo verso la vagina. E non è indizio infallibile di finalismo il fatto che facendo sesso anale nella posizione del missionario, l’unica che si addica alla gerarchia che Iddio ci comanda (Ef 5,22) il perineo si trovi per l’appunto ad essere in discesa, come a darci il segnale che lo sperma è destinato a colare laggiù, verso la vagina, senza che ciò ci precluda la via del piacere del sesso anale per genere figliuoli?
In conclusione: siccome non v’è nessun motivo per rilevare che qualcosa serva a qualcosa, se non il fatto che lo vediamo impiegato per qualcosa, allora, allo stesso modo in cui vediamo l’ano usato per defecare, lo vediamo in natura impiegato con profitto anche per il sesso anale. Dunque l’ano è finalizzato anche al sesso anale.
La cultura greca decadente che io possiedo, che non è quella dei greci ma quella dei grecisti, mi permette di sapere ad esempio che non esiste un termine in greco che voglia dire “omosessuale” o traduca questo concetto, che malakos, arsenokoites, e altri termini che troverai impiegati in quei passi, per la lessicologia più aggiornata non parlano affatto di omosessuali, che tra l’altro nessun greco avrebbe capito cosa fossero. Il greco non ragiona in termini di etero od omosessuale, ma del ruolo di attivo o passivo che si ha a letto. Ma questo è in effetti solo un fatto secondario: quello che più conta, e di cui abbiamo già parlato diecimila volte in questa discussione analizzando ciascuno di quei passi, e che nelle tipologie di rapporti che gli agiografi di volta in volta hanno in mente non c’è nulla di simile al contesto delle coppie gay odierne. Queste cose le abbiamo ripetute sin troppe volte. Forse sarebbe davvero il caso di dedicare una pagina a questo tema sul sito di Achille, ovviamente impostata come contraltare alle pubblicazioni dei Testimoni di Geova, anch’esse sempre pronte a citare stancamente quei passi per i quali esiste sì ampia bibliografia,“I testi biblici che tu conosci bene (Genesi 19; Levitico 18,22; 20,13; Romani 1,24; 1 Corinzi 6, 9; 1 Timoteo 1,8-10; Apocalisse 22,15) sono difficilmente superabili con qualche sofisma ontologico, sociologico, psicologico o epistemologico, a meno di essere imbevuti di una cultura greca decadente, che proprio l'apostolo Paolo e tutto l'ebraismo condannavano apertamente ....”
Dopo aver causato l’introduzione delle leggi contro la sodomia nell’impero romano prima e in tutti gli Stati d’Europa in seguito? Non è facile fare un bilancio. Il bilancio dei roghi a questo proposito è ben difficile da commisurare con quello di persone che, nascondendosi e castrando la propria vita, decidevano di prendere il saio e di “non dare scandalo”, cioè non vivere più, perché il silenzio può essere peggio della morte. Ma questo i persecutori non lo capirebbero mai.“Che poi il clero abbia nascosto, protetto ed accolto tanti omosessuali
che la società civile avrebbe lapidato e bruciato al rogo è cosa millenaria e fuori ogni discussione”
Non si vede che senso abbia. Come già detto sono ben maggiori i casi di prete che scappa con una sedicenne, anziché con un sedicenne. Inoltre da capo, che per ipotesi il 99% dei pedofili sia gay, che cosa c’entra con la percentuale dei gay che sono pedofili? Capisci la differenza tra queste due cose? E che senso ha dunque escludere una categoria dal sacerdozio se solo un’infima parte di questa categoria fosse dedita alla pedofilia?“Gli scandali generati dai recenti abusi sessuali (lobby di gay, circoli notturni di sacerdoti omosessuali, pedofilia, pederastia, molestie agli adolescenti.....) hanno giustamente reso la chiesa più cauta nell'accoglimento al sacerdozio e al diaconato .... “
Credo che l’opinione pubblica non si scandalizzi affatto per un prete gay, semmai di un prete gay si scandalizzano i bigotti clericali. L’opinione pubblica si scandalizza di un prete pedofilo, e non di un prete omosessuale.“l'opinione pubblica è pronta a difendere i diritti degli omosessuali a parole ma ogni volta che un prete viene pizzicato a fare cosette strane o ambigue .... la tolleranza va inopinatamente .....a farsi benedire .....e questo sicuramente stupisce ...”
Quanto alla reazione dei bigotti clericali contro gli omosessuali in generale invece, di che cosa ci si può mai lamentare vista che essa è frutto di secoli di educazione omofoba impartita dal clero che ha descritto i gay come depravati i cui peccati urlano vendetta al cospetto di Dio?
Ma stai scherzando o cosa? Innanzitutto un gay poteva esistere all’ombra della Chiesa solo se per l’appunto rinunciava alla sua individualità, cioè si nascondeva. E chi l’aveva costretto a questo? Ma sempre la “Chiesa”, visto che è per opera sua che sono state introdotte le prime leggi contro la sodomia nel tardo impero romano, poi ereditate da tutto il mondo europeo. Dunque di che stiamo parlando? I gay dovrebbero ringraziare la Chiesa perché, nascondendosi tra dei frati, potevano sopravvivere ad una persecuzione che la Chiesa stessa aveva creato? E poi sopravvivere in che maniera? Siamo sicuri che sopravvivere significhi vivere? Come già detto, basterebbe immaginare a parti invertite un mondo sessualmente normato secondo gli standard omosessuali, per rendersi conto che nessun eterosessuale troverebbe che si dignitoso vivere nascondendosi, simulando rapporti omosessuale che non gli interessano, o vivendo in castità pur non avendo una vocazione per il celibato. Gli omosessuali si sono rivoltati contro questo magistero esattamente per lo stesso motivo per cui si rivoltano contro qualsiasi forma di oppressione statale che neghi loro la possibilità di una vita parificata a quella delle coppie eterossessuali. Tutto il resto è squallida accondiscendenza che non si può accettare: sarebbe come se i neri che vivevano in Sud Africa sotto l’Apartheid si fossero accontentati di sentirsi dire dai bianchi “ma che volete ancora? Già non siete più schiavi, accontentavi!”. E invece no. Non c’è nessuna mediazione accettabile, non c’è nessun grazie da dire per la “tolleranza”, perché chi ha il diritto di avere diritti umani li esige, e non aspetta che gliene sia concessa una misera parte per graziosa concessione dal persecutore di turno. La Chiesa in questo senso s’è fatta, specie qui in Italia, promotrice di politiche e di pressioni sui governi che hanno ostacolato per più di trent’anni la vita delle coppie gay ed il riconoscimento dei loro diritti. C’è forse ancora bisogno di spiegare il perché la comunità gay sia irritata verso le attuali gerarchia?“Ma stupisce anche il fatto che tante persone accolte, protette e difese, contro ogni logica e ragione per millenni,
oggi abbiano rimosso tutto e si rivoltino contro la chiesa, alla cui ombra hanno da sempre pascolato sicure .”
Per Franco
Non mi sembra che quanto tu abbia scritto superi la mia obiezione. E cioè: se è verissimo che un personaggio in stato di peccato mortale non può accedere alla comunione, come possiamo noi sapere che sia ancora in stato di peccato mortale allorché la riceve? Per l’appunto dicevo: come facciamo ad escludere che non si sia confessata 10 minuti prima?“Il prete la deve rifiutare, in quanto la persona da "scandalo", in merito al personaggio in questione sia prima sia dopo essa/o continuava a persistere nello scandalo (ovviamente il discorso è solo dottrinale, per chi legge), ed il cardinale per il politicamente corretto in quel caso ha sbagliato, poiché con il suo atto ha generato scandalo nella comunità dei credenti, in quanto la persona in oggetto permane in una situazione oggettiva di peccato, fare la comunione presuppone una riconciliazione tramite la confessione la quale per essere valida deve presupporre un cambiamento nella sua condotta, o l’intenzione di farlo, una comunione fatta senza queste premesse è sacrilega e sacrilego è colui che la dispensa, non risulta che abbia dimostrato pentimento, tutt'altro, dunque l'atto è sacrilego”
Ma da capo: come si può sapere che un peccatore è manifesto? Si badi che qui sto discutendo non l’esistenza di queste disposizioni, ma la loro logica, perché la mancanza di logica interna ad una disciplina ecclesiale, la sua contraddittorietà, è solitamente l’antecedente del suo superamento.“Inoltre non ci si può nascondere sul fatto che il sacerdote non sa se sia peccatore oppure no, le cose non stanno così, si possono suddividere i peccatori in due categorie, gli "Occulti" e i "Manifesti", mentre per gli occulti la cui condotta non è data a conoscere, subentra il dubbio, ed è proprio in questo caso che il sacerdote non sapendo la condizione spirituale della persona non può negargliela, per la ragione che essendo battezzato non si può privare di un suo diritto se non per una condotta inequivocabile errata.”
Non si può dire: “io so chi sei, e dunque non ti do la comunione”, perché anche il più notorio dei peccatori può essere stato folgorato mezz’ora prima ed essersi andato a confessare da un altro prete. E dunque, nel momento in cui viene ad accostarsi all’eucaristia, io come faccio a rifiutargliela dinnanzi a tutti, scandalizzando questa volta sì la fede di quel poveretto, se non posso sapere qual è il suo rapporto con Dio in quel momento?
Ad maiora