Per Agabo
“
Gli ignoti scrittori di 1 e 2 Maccabei contengono falsità e contraddizioni inaccettabili (Mac. 2:1-8 -il racconto di Geremia sull'Arca) e le TRE versioni della morte di Antioco Epifane: (1Maccabei 6:8-16 ;2 Maccabei 1:16; 2 Maccabei 9:1-28). Non è una semplice "questione di stile! Il loro contenuto depone contro di loro. “
Sei così limitato dalla forma mentis americana da non renderti conto che tutte le Scritture, dalla Genesi all’Apocalisse, contengono errori storici, e che dunque non è di nessun interesse per il cattolico dimostrare che i libri dei Maccabei siano esenti da errori storici, perché l’ispirazione di un libro non si basa sulla sua storicità. I protestanti, quelli serie europei, e non le settuncole americane, sanno ormai benissimo che la Bibbia storicamente parlando è un testo pieno di contraddizioni e privo di unità, e dunque nessuno di loro si sognerebbe più dire che un libro non è ispirato perché vi sono contraddizioni storiche, in quanto tutti i libri della Bibbia hanno contraddizioni storiche e spesso raccontano episodi inventati. Si può affermare oggi che tutta la storia biblica almeno fino ad Abramo è pura invenzione. L’idea di due progenitori, del diluvio universale, farebbero ridere qualsiasi scienziato (a meno che non insegni nell’università di una settucola americana della Bible Belt ovviamente, ma costoro non esistono se non per il pubblico di mandriani che li segue).
Se dunque l’ispirazione della Bibbia non sta nella sua storicità, che è anzi spesso lacunosa, in che cosa sta?
Molto semplicemente la Bibbia è ispirata in ciò che concerne “la nostra salvezza”, vale a dire che essa è infallibile in materia di morale e di fede.
Questa è l’interpretazione che dà l’attuale Catechismo degli adulti della Chiesa Cattolica, che al n. 67 recita:
“
In quanto opera di autori umani, si esprimono però secondo modalità letterarie tipiche delle epoche storiche in cui furono composti e sono condizionati dalle conoscenze storiche e scientifiche di quei tempi. Dio non si rivela per rispondere ad interrogativi di storia o di scienza: la verità che comunità nella sua rivelazione ed assicura nella Sacra Scrittura è la verità che egli ci dona "per la nostra salvezza" (Dei Verbum,11). Lette nella prospettiva della salvezza, le pagine della Bibbia sono realmente la verità della nostra vita; in questo senso non c'è alcun errore. "
Con grande ingenuità dunque Agabo pretende di dire ad un cattolico che i Maccabei non sono ispirati perché potrebbero contenere degli errori storici; al cattolico infatti, come a qualsiasi protestante serio, non importa un fico secco, perché anche tutto il resto dei libri della Bibbia, dalla Genesi in giù, contiene errori storici, e dunque non eventuali errori anche nei libri dei Maccabei sono per qualsiasi persona che abbia un minimo di cultura teologica del tutto irrilevanti. Ma mi rendo conto che le casalinghe americane che si scandalizzano ancora a sentire il nome di Darwin, e le sette fondate per loro, potrebbero pensarla diversamente: pazienza…. Lasciamo questa massa dannata alla sua ignoranza e al suo fanatismo.
“Dillo tu, sapientone! I fatti dimostrano che gli Ebrei, ai quali furono affidate le Scritture, secondo l'Apostolo Paolo, non riconoscevano la validità di quegli scritti che, per farti contento definirò "apocrifi" anziche "deuterocanonici".”
Gli Ebrei? E chi sono gli Ebrei? E’ questa a tua grande ingenuità. Flavio scrive a fine I secolo allorché, dopo la catastrofe della distruzione del tempio, l’unico gruppo rimasto in piedi erano i farisei. I sadducei infatti, aristocrazia sacerdotale, erano troppo legati per il loro modo d’essere al tempio, e dunque s’ ecclissarono con esso, e lo stesso dicasi degli esseni, anch’essi, sebbene per altri motivi, spariti di scena. Sicché a fine primo secolo dire “tutti gli Ebrei” voleva dire “tutti i farisei”, ma questo non era vera un secolo prima, al tempo di Gesù. Quindi se si afferma che il canone corretto sia quello degli Ebrei del tempo di Gesù, si dice una cosa senza senso, perché non esisteva allora “il giudaismo”, ma solo “i giudaismi”, e ogni gruppo aveva canoni diversi. Dei Sadducei ci spieghiamo perché non credessero alla resurrezione, cosa stranissima se avessero avuto nel canone libri come Ezechiele, tramite alcune testimonianze antiche che ci riferiscono come essi considerassero canonico solo il Pentateuco.
Si può far notare notare quanto segue:
1)Origene parlando dei Sadducei dice “I libri di Mosè sono i soli libri che essi ricevono” (Contra Celsum, I, 49)
2)Le argomentazioni dei sadducei tratte dalla letteratura talmudica si basano sempre e solo sulla Torah (cioè sul Pentateuco)
3)Nei Vangeli stessi, i Sadducei attaccano Gesù riferendosi alla Torah quando annunziava la resurrezione, e Gesù, invece di rispondere come avrebbe potuto con un passo del resto della Bibbia in cui si parli chiaramente di resurrezione è costretto invece, per argomentare in modo accettabile ai suoi avversari, a difendere la dottrina della resurrezione con un passo dell’Esodo che in realtà con la resurrezione c’entra poco.
4)I sadducei non credono alla resurrezione (At 23,8), e viene da chiedersi come sia possibile se avessero ricevuto come canoniche scritture come: “Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare e noi vivremo alla sua presenza” (Osea 6,2), o il libro di Ezechiele.
E' possibile stabilire quali libri siano canonici per qualcuno scrutando quello che crede.
Per questo motivo Paolo Sacchi, uno dei maggiori specialisti del II Tempio che abbiamo in Italia, che scrive dei sadducei: "
Non riconoscevano la validità della legge orale e con molta probabilità limitavano la scrittura alla sola Torah" (Paolo Sacchi, Archivio teologico torinese, V, 1999, p. 22.)
Già solo il caso Sadduceo fa tremare l’idea che esista un “canone ebraico”, visto che questo fantomatico canone ebraico è in realtà un canone farisaico-talmudico. Se poi ci allarghiamo ad altri gruppi giudaici come gli esseni, e vediamo che essi considerano fonti ispirate anche libri per noi apocrifi come il Rotolo del Tempio, e le sentenze delle Tavole Celesti sparse qua e là, ci rendiamo conto che l’identificazione tra il canone farisaico e quello ebraico tout court è arbitraria.
Stanti queste differenze tra i gruppi, non abbiamo nessun motivo per ritenere che a sua volta il gruppo di Gesù non usasse un canone diverso. Perché mai dovrebbe utilizzare quello dei farisei? Vediamo ad esempio che Giuda cita Enoc, al che ne possiamo dedurre che probabilmente nel novero dei libri allora considerati ispirati ci fosse Enoc, il quale fu in seguito escluso dal canone.
Ma anche parlare di “canone farisaico” è improprio, perché i farisei erano a loro volta divisi al loro interno in diverse scuole, di cui le più note ed importanti sono quelle di Hillel e Shammai. Quindi quando il fariseo Giuseppe Flavio stila un canone ebraico parla di un canone degli unici ebrei di allora, i farisei, e, anche per i farisei, si attiene al parere della scuola maggiore, giacché altre scuole minori dissentivano. Abbiamo infatti testimonianze di dispute sul canone in seno all’ebraismo farisaico anche DOPO la fine del I secolo, il che è la prova documentale che non esisteva affatto un’uniformità all’epoca di Flavio. E, se non esisteva, noi non possiamo guardare all’ebraismo attuale per scorgere quale fu il canone utilizzato da Gesù. Ecco una testimonianza talmudica del II secolo sulla scuola farisaica di Shammai che discute con la scuola di Hillel se il Cantico dei Cantici e il Qohelet “sporchino le mani” (=siano canonici), ove l’espressione “sporcano le mani” deriva dal fatto che se un testo è sacro allora occorrono secondo i farisei alcune procedure particolari per maneggiarlo, pena l’impurità rituale:
“
Rabbi Giuda dice: "Il Cantico dei cantici sporca le mani, ma per Qoehelet c'è discussione." Rabbi Giuseppe dice: "Qohelet sporca le mani, ma per Il Cantico dei cantici c'è discussione". R. Simone dice: "Qohelet appartiene ai libri leggeri secondo la scuola di Shammai, e ai libri pesanti secondo la scuola di Hillel. R. Simone Ben Zalkkai disse: "Io ho sentito una tradizione dei settantadue anziani, quando essi elessero R. Eleazaro Ben Azaria (capo) del collegio dei saggi, secondo cui il Cantico dei cantici e Qohelet sporcano le mani". R. Aquiba disse: "Dio ne scampi! Nessuno in Israele ha mai contestato che il Cantico dei cantici sporchi le mani, perché il mondo intero non vale il giorno in cui il Cantico dei cantici è stato donato ad Israele, perché tutti i Ketubim sono santi, ma il cantico dei cantici é il santo dei santi. Se c'é stata una discussione , essa ha riguardato soltanto il Qoelhet. Rabbi Johanan ben Joshua disse: "Si è discusso e si é deciso come ha detto ben Zakkai". (Mishnah Yadayim 3,5)
Qui vediamo una classica disputa rabbinica, che concretizza il detto “due ebrei, tre opinioni”. Come si vede la scuola di Shammai, che insieme a quella di Hillel era una delle due principali scuole, non considerava canonico l’Ecclesiaste (Il Qohelet), e solo alla fine della discussione si decide per il parere di ben Zakkai, cioè che sia il Cantico dei Cantici sia il Qohelet siano canonici.
Non esisteva dunque un canone ebraico, e viene da chiedersi perché noi dovremmo accettare quello che hanno stabilito costoro dopo la morte di Cristo, quando la Chiesa s’era già separata dalla sinagoga. Si noti poi che questi dubbi sul Cantico e sul Qohelet hanno un’eco inquietante nel Nuovo Testamento stesso, visto che guarda caso proprio questi due libri, su cui i farisei ancora nel II secolo litigavano, non sono mai citati nel Nuovo Testamento.
Possiamo poi ricordare che per qualche tempo anche 1Mac fu considerato ispirato, il Talmud babilonese riferisce infatti che 1 Maccabei andava letto nella festa dell'Encenia (Ioma 29a).
“Ma guarda, da te mi aspetterei delle osservazioni intelligenti. E ti vanti pure d'avermi "demolito senza pietà"! Uno storico, se favorevole alle tue tesi, non importa se è fariseo, cristiano o ateo. Al contrario, se non fa il tuo gioco, come è il caso di Giuseppe Flavio, egli è un semplice fariseo che non rappresentava nessuno!A me non importa un fico secco di ciò che pensa Polimetis, ma di ciò che dicono molti VERI esperti della testimonianza di Giuseppe Flav”
Gli esperti? E chi sarebbero i tuoi esperti? Professori appartenenti a qualche settuncola che credono ad Adamo ed Eva come te… Dio ci salvi da questi cosiddetti “esperti”. Sono il genere di storici che qualsiasi università Europea si vergognerebbe di assumere, e i cui libri ci vantiamo di non tenere sugli scaffali dei nostri Atenei. Avevo già demolito la vergognosa e dilettantistica pagina “dal canone agli apocrifi” che compare sul tuo sito, ma vedo che non rammenti cosa ti insegnai in quell’occasione.
La questione è molto semplice, e non mi serve neppure dire che Flavio è in errore, almeno su questo punto. Quando lui scrive, davvero i farisei sono tutto ciò che è rimasto dell’erbraismo, e dunque la sua affermazione, circoscritta all’epoca in cui la fa, è senza dubbio vera, il problema è che essa non si proietta ugualmente bene sul passato. Sulla questione dell’antichità del canone farisaico Flavio commete un errore, ma è un errore ovvio e tipico della storiografia antica e dei suoi parametri, che non erano certo come i nostri. Gli antropologi hanno ben studiato come le società antiche non abbiano spesso una chiara coscienza del proprio passato, che per loro è spesso inaccessibile, e dunque sprofondato nelle nebbie del mito. Noi oggi sappiamo cos’è avvenuto nel 1700 perché c’è tutta una “cultura” scolastica che conserva i documenti e trasmette la memoria del passato, ma provate a chiedere ad un contadino, rimasto fuori dai circuiti scolastici, cosa facessero i suoi antenati 300 anni fa, e ovviamente non ne saprebbe niente. La società ebraica similmente aveva una trasmissione delle informazioni tipicamente orale, sicché per una sorta di effetto “telefono senza fili” il passato si deformava in leggenda: la descrizione favolosa della monarchia davidica, le imprese di Sansone, e altri miti deformati del genere, sono un esempio di quanto il passato si possa colorare con le tinte della fantasia. Flavio dunque, riguardo all’antichità del canone, accoglie la leggenda, presa da un apocrifo (4Esdra), secondo cui il canone sarebbe stato chiuso all’epoca esdrina. Ed anche in questo mostra di essere storicamente poco accurato: qualsiasi storico protestante serio, di quelli che insegnano nelle università della Germania, e non ovviamente nel sud della Carolina tra i villici della Bible Belt ancora convinti dell’esistenza di Adamo ed Eva, invece sostiene che non esistesse alcun canone all’epoca di Esdra, visto che alcuni libri dell’attuale canone ebraico neppure erano stati scritti. Visto che parli di “veri esperti”, citiamo il maggiori biblista protestante italiano, docente in un’università valdese, J.A. Soggin, che giustamente bolla come leggenda ridicola quella del cane esdrino:
"
la tesi secondo la quale il canone sarebbe stato chiuso all'epoca di Esdra venne accettata a criticamente al secolo XVIII, ma non ha altro fondamento storico che il fatto che tali erano le intenzioni di chi decideva sulla canonicità o meno di un libro. Essa urta infatti in primo luogo con le date di certi libri o di determinate unità letterarie, certamente posteriori all'epoca di Esdra di ciononostante entrati a parte del canone; non spiega perché i samaritani accettarono del canone soltanto il Pentateuco, se all'epoca dello scisma tutta la Bibbia ebraica doveva essere completa e canonica; lasciano inspiegabili le origini del canone d'Alessandria che contiene un numero di libri notevolmente superiore a quello palestinese [...] La chiusura del canone va dunque cercata degli ultimi anni del I secolo e i primi del II secolo d.C." (J.A. Soggin, Introduzione all'Antico Testamento, p. 34)
Come si vede dunque, persino i protestanti non osano scrivere più le sciocchezze da fondamentalismo protestante americano che Agabo tenta di propinarci.
“Mettiti l'animo in pace. Oltre al Flavio, delle note negative le hanno scritto anche Girolamo ed Eusebio, per esempio. Non sono i soli tra gli antichi, ma tre testimoni sono più che sufficienti per affondare il tuo discorsetto.”
Ma di cosa blateri. Girolamo, ad esempio, è vero che considerava canonici sono i 39 libri scritti in ebraico, ma la sua testimonianza non è a favore del canone corto, semmai il contrario, perché, proprio quando ci dice che lui preferisce il canone corto, ci informa simultaneamente che questa però è solo una sua opinione personale e che il resto della Chiesa usa anche altri libri, e ci dice infatti che egli ha tradotto in latino non solo 39 libri in ebraico, ma anche i 7 in greco. Perché l’avrebbe fatto altrimenti? Ce lo dice lui stesso: questo era il volere dei vescovi, e, ipsissima verba, è meglio litigare coi rabbini che coi propri vescovi. Se Girolamo usa un canone corto è perché lui studiava l’ebraico coi rabbini di allora, cioè coi discendenti dei farisei, e dunque s’era lasciato persuadere, per non dispiacere ai suoi maestri, che il canone corretto fosse quello a 39. Fortunatamente ha annotato, nel dirci che lui personalmente preferiva i 39, che i vescovi e il resto della Chiesa erano di parere diverso.
"
Nel giudizio è meglio dispiacere ai Farisei, e attenersi alle decisioni dei vescovi" (PL 29,25)
Altre volte, utilizza argomenti tratti dagli apocrifi dicendo che a questo o quell'altro pareva di dover di ricevere nel canone quei passi. Addirittura una volta parla di un libro che secondo lui non va messo nel canone ma "tuttavia è accettato dagli ecclesiastici" (PL 25,1119). Giuditta nel 397 lo pone accanto ai sacri libri di Rut e di Ester (PL 22,623). Egli stesso nei suoi scritti cita per 200 volte passi tratti dai deuterocanonici.
“Resta il fatto che nessun libro apocrifo fu mai citato da Gesù Cristo e dagli apostoli: li ignoravano semplicemente perchè non li ritenevano ispirati.”
Non citano mai neppure il Qohelet o il Cantico, ergo, se dovessimo basarci su questo tuo ragionamento, dovremmo buttarli fuori dal canone e concludere che Gesù non li riconosceva come ispirati.
“Che fai ti contraddici? "Implicitamente"? E chi se ne frega?”
Non c’è nessuna contraddizione. Non ci sono citazioni “esplicite”, ma citazioni “implicite”, cioè citare un testo parafrasandolo. Il caso della Nuova Gerusalemme tra Tobia ed Apocalisse è uno dei più eloquenti.
“E con questo hai dimostrato chi è un vero FONDAMENTALISTA. L'ho già espresso più addietro in questo 3d. I veri fondamentalisti non sono animati dall'obiettività o dalla ricerca della verità, sono quelli che si abbarbicano disperatamente alle decisioni di un magistero che si autoproclama autorevole per tutti i fedeli di una certa denominazione religiosa:”
Ma la mia argomentazione non ha nulla di fondamentalistico, è banalmente una constatazione storica. Il canone non è esistito nella sua forma attuale per i primi 4 secoli, e nel 4 s’è stabilizzato grazie all’intervento autoritativo dei vescovi. Ergo o si accetta che questi vescovi fossero autorizzati da Dio a fare quel che fecero, ma allora si deve ammettere che la Chiesa nel IV secolo era la Chiesa di Dio, oppure, se si rigetta l’autorità di questi vescovi, si dovrà gettare alle ortiche il canone da essi creato.
Io non sto dicendo che tu devi accettare l’infallibilità del magistero della Chiesa, sto solo dicendo che chi non la accetta ha come conseguenza di non poter più giustificare l’uso dell’attuale del Nuovo Testamento. Sicché o si è cattolici, o si diventa atei. Il protestantesimo è impossibile logicamente, perché non permette di spiegare come mai, se si rigetta l’autorità della Chiesa, ci si basi sul canone creato da essa nel IV secolo.
“Dati i nostri "trascorsi forumistici" ti avverto che non ho alcuna intenzione di spendere altro tempo con te su questo argomento. O”
Tu puoi fare quello che vuoi, io continuerò a demolire quello che scrivi.
Se poi tu non dovessi mollare, ricorrerò alla soluzione finale, vale a dire che mi metterò ad urlare il nome “Darwin” ogni due righe! So infatti che voi anime candide della Bible Belt sentendo il nome Darwin, considerato Satana in terra, scappate a gambe levate facendovi il segno della croce così come i vampiri scappano davanti all’aglio e all’acqua santa. Ergo: Darwin, Darwin,Darwin! Senti il terrore che ti pervade? Darwinnnnnnnnnnnnn! Io ti esorcizzo Agabo, nel santo nome di Darwin….
“Ormai ci conosciamo così bene che possiamo perfino indovinare e prevenire le nostre rispettive obiezioni.”
Considerata la tua assenza di preparazione antichistica la cosa è altamente improbabile.
Fraterni saluti.
Saluti darwiniani.
Ad maiora