“poly poly poly, da te non mi aspettavo la fiera della demagogia, il piagnisteo dell'omofobia (quando omofobia non è) e altre carnevale che hai tirato fuori "moto di disgusto verso i gay"
è evidente che non sai cosa voglia dire essere eterosessuale sennò capiresti che non cè nulla di irrazionale nel non essere attratti sentimentalmente/sessualmente da un uomo, e quindi, a dovere vivere quella sensazione da ETERO è preferibile l'attività criminale, che non implica necessariamente uccidere o rubare. Tra le malattie mentali, oltre l'omofobia, quella vera però, dovrebbero inserire anche l'eterofobia, ovvero l'atteggiamento isterico di alcuni gay (una minoranza per fortuna) che odiano tutto cio che non è gay friendl”
Noto con piacere che Nike ha completamente tralasciato la questione del matrimonio gay, rendendosi conto che evidentemente non è in grado di replicare nulla in proposito. Quanto al resto, il problema, come s’è già detto, non è il fatto che una persona eterosessuale non sia sentimentalmente o sessualmente attratta da un altro uomo, ma il fatto del tutto inusitato che dica che preferirebbe delinquere, cioè darsi al danneggiamento del prossimo, piuttosto che essere gay. Bisogna rendersi conto che l’omosessualità è una variante naturale dell’umano, alla pari dell’essere neri anziché bianchi, o mancini anziché destri, e che dunque la frase di Nike è del tutto equivalente a quella di un bianco che dicesse “meglio mafioso che nero”. La frase è altrettanto illogica.
La mafia uccide, che il mafioso lo faccia direttamente perché spara, o se lo faccia perché col suo malaffare rovina la società, spingendo altre persone in rovina con estorsioni e tante altre belle cose è irrilevante, ed infatti è un reato di immensa gravità.
Né del resto ci vede dove io avrei manifestato alcunché di “eterofobico”, mai detto alcunché contro l’eterosessualità, semplicemente ho detto qualcosa contro il pensiero insensato di alcuni eterosessuali che, manifestato alcuni blocchi tabuistici davvero atavici, preferirebbero fare del male al prossimo che amare un altro uomo… un bell’esempio di quali pulsioni irrazionali si agitino intorno a questo soggetto.
Un’ultima questione: fanno bene a dire, i sostenitori del matrimonio gay, che è omofobo chi non sia d’accordo con l’estensione delle nozze agli omosessuali? Beh, forse le persone contrarie al matrimonio gay sinceramente non credono di essere omofobe, ma certamente questo loro pensiero è omofobo. Ed è diritto di chiunque farglielo notare. Lo dico con cognizione, perché io stesso un tempo ero contrario al matrimonio gay, ed ero talebanamente concentrato sull’attuazione dei PACS: mi ci è voluto diverso tempo per rendermi conto di quanta omofobia interiorizzata ci fosse nei miei discorsi, e a liberarmene.
Non si sarebbe potuta biasimare la persona di colore che, 80 anni nel Sud degli States, avesse protestato contro il divieto dei matrimoni interrazionali dando del razzista a chi li negava. Magari il razzista in questione, farebbe pure come i sostenitori odierni dei PACS, cioè non capirebbe cos’abbia questi gay da insistere tanto: non gli si è già dato tanto a questi negri? Non s’accontentato? Ma che cosa vogliano di più?
Bene, dovete sapere che le limitazioni ai matrimoni gay sono altrettanto insensate che le limitazioni ai matrimoni interraziali, come s’è avuto modo di mostrare in più di una discussione, e che dunque non c’è mezza misura che tenga, o che possa accontentare la minoranza discriminata, come non c’è stata mezza misura che tenesse nel fatto che le donne o i neri abbiano chiesto e ottenuta la piena parità dei diritti. Non si possono certamente trattare in maniera uguale cose diverse, ma i teorici della discriminazione hanno sempre fallito nel dimostrare che esistesse la diversità che essi vedevano.
Veniamo ora al problema gay pride, e al presunto oltraggio al pudore, nonché all’argomento che esso sarebbe controproducente.
Il pudore? E’ una cosa del tutto connotata culturalmente, tant’è che si va per le spiagge coperti con l’equivalente di un paio di mutande (il costume da bagno), ma se girassi con quello stesso costume da bagno per le vie di una città mi arresterebbero. E questo perché la società, nella sua schizofrenia, ha stabilito che una cosa scandalosa in un centro storico non lo è invece sulla sabbia. A Tahiti, come vagheggiavano gli europei dell’ottocento, le donne giravano per tutta l’isola a seno scoperto, dando occasione ai pittori di ritrarle, mentre nel contempo in Europa si considerava osé per una donna mostrare le sue caviglie. Eh già, perché ciò che oggi è normale, una ragazza in pantaloncini corti e canottiera, nell’ottocento sarebbe stato un affronto alla pubblica decenza. Il pudore è un costrutto sociale, e la vergogna sta negli occhi di chi guardia, a seconda delle inibizioni che gli hanno instillato, e quelle di un polinesiano dell’ottocento erano ovviamente diverse da quelle di un europeo.
Al gay pride ci sono diverse anime, chi veste in borghese (e sono la maggioranza), e chi invece si dà a travestimenti carnevaleschi. Dire che le persone che vogliono farlo, perché quella è la loro identità, non possano perché qualche benpensante si scandalizzerebbe, è esattamente il corrispettivo contemporaneo dei mormorii dei vecchi seriosi e corrucciati che dicevano alle femministe e alle suffragette di non andare troppo svestite nelle loro manifestazioni, perché avrebbero danneggiato la causa dei diritti delle donne confermando l’idea patriarcale che le femministe sono tutte delle libertine.
Le femministe e le suffragette avrebbero fatto bene a scendere a patti con questa gente, che non le voleva in minigonna altrimenti erano delle meretrici, oppure dovevano infischiarsene, e con la chiara manifestazione della loro libertà e della loro identità lanciare un segno? E’ il silenzio che uccide, non la ribellione. “Rumores senum severiorum omnes unius aestimemus assis”, è così da millenni: i mormorii dei vecchi seriosi stimiamoli tutti un solo quattrino, e baciamoci dunque, mia Lesbia…
Non ci serve l’approvazione dei retrogradi, tanto non la cambieranno comunque, sono troppo sclerotizzati per farlo, ciò che occorre invece è lanciare un messaggio alle nuove generazioni, manifestando l’esistenza di quelle componenti sociali che i conservatori vorrebbero solo dimenticare o censurare.
Il mondo s’è convinto della validità della fisica quantistica non perché la generazione che la scoprì riuscì a convincere gli scienziati della generazione precedente (impaludati nella fisica newtoniana) che essa fosse corretta. Il mondo ha accettato la fisica quantistica perché banalmente la generazione di scienziati precedente, incapace di accettare il nuovo, ad un certo punto è morta.
Non ci serve l’approvazione di chi si scandalizza per il gay pride, dobbiamo solo aspettare che Madre Natura faccia il suo corso e ci liberi di loro: il mondo infatti va in una sola direzione, avanti.
Il punto è che ci sono effettivamente dei gay indistinguibili per gusto nel vestire dagli eterosessuali, ma ci sono anche gay che davvero esprimono la loro natura in queste forme carnevalesche, o attraverso degli abiti che il costume sociale di questo nostro tragico angolo di mondo ha riservato alle donne. Sicché proprio perché ci sono anche loro, è inutile dare all’esterno un’immagine falsa, cioè che i gay sarebbero tutti con lo stesso gusto di vestire degli etero, perché non si farebbe altro che creare un nuovo ghetto all’interno degli omosessuali, creando dei gay di serie B, e portando paradossalmente a focalizzare l’omofobia su di loro. Tutti invece devono essere messi nella condizione di esprimere la loro natura, che non nuoce a nessuno fino a prova contraria.
Se c’è un pregiudizio, cioè che sarebbe sbagliato vestirsi di piume, la soluzione non è accondiscendere ad esso, bensì affrontarlo a testa alta: il risultato finale verrà i sacrifici della guerra che si sarà combattuta, perché sarà un mondo più libero per tutti e con meno ipocrisie. Mi rendo conto che altri gay si sentano danneggiati dal fatto che alcuni eterosessuali, invero culturalmente poco significativi, siano incapaci di fare dei distinguo davvero basilari, e dunque credano che tutti i gay siano così. Ma la soluzione, una volta che ci si trovi dinnanzi a chi ha questi pregiudizi, è non solo spiegare che non tutti i gay sono così, ma poi chiedere socraticamente conto del perché andare vestiti di piume sarebbe una cosa errata. Non lo fanno anche i cosiddetti normali a carnevale? Bisogna andare proprio ad attaccare al nucleo il pregiudizio, e cioè chiedere: “Questi altri gay si vestono di piume di struzzo, ebbene? Qual è il problema?”.
Sono millenni che la società va male perché, per vergogna, le persone razionali esitano a far ragionare i bigotti, mettendoli davanti chiaramente all’insensatezza delle loro posizioni. Se un etero mi contestasse che al gay pride i gay si truccano, io non gli direi che è falso, gli chiederei invece perché mai dovrebbe essere sbagliato per un uomo truccarsi. Bisogna abbattere il pregiudizio senza esitare, e spiegare con un po’ di sano relativismo culturale che se lui è così retrogrado da non sapere che è solo per una misera casualità contingente che è nato in Europa, dove gli uomini non si truccano, ma che invece in diecimila altre culture lo fanno, allora forse deve meditare sulla propria bigotta ignoranza. E si può farli ragionare, costoro, magari con degli esempi cinematrografici, portando il caso, visto che parliamo di trucco e di piume, degli indiani d’America. Portiamogli l’esempio del fatto che gli uomini più virili presso i pellerossa americani esano quelli che si truccavano la faccia di rosso, e si riempivano di piume! Smettiamola di scendere a compromesso col pregiudizio eurocentrico, coi bigotti che dicono agli altri come vivere senza avere uno straccio di motivazione razionale, e rendiamo invece lettura obbligatoria sin dalle scuole medie gli Essais di Montaigne. Sarà la ragione a disinnescare le proibizioni che non hanno ragion d’essere.