di VITO ANTONIO LEUZZI
«E così Manduzio si convertì al Vecchio testamento. A quanto mi risulta, il suo fu l’unico caso in Europa di profeta di campagna convertito senza mediazioni all’ebraismo». Con queste parole lo storico inglese Eric Hobsbawam, in una recensione del libro di John Davis, Gli ebrei di San Nicandro, (Giuntina, Firenze 2010 pagg. 244), metteva in luce «uno straordinario episodio della storia europea del Novecento». La rivista Time nel 1947 segnalò, per prima, la vicenda sorprendente e insolita di una conversione alla fede ebraica avvenuta a San Nicandro Garganico da parte di Donato Manduzio, un reduce della prima guerra mondiale, che in poco tempo, a partire dagli anni Trenta, raccolse i componenti di decine di famiglie povere che si avvicinarono alla lettura della Bibbia.
Ma una attenta e compiuta ricostruzione caratterizza ora il volume di Davis. La ricerca di forme di esperienze religiosa non mediate caratterizzò alcune zone del Sud Italia dopo la prima guerra mondiale. Diversi emigrati, convertitisi alle varie fedi evangeliche (testimoni di Geova, battisti, avventisti, pentacostali, valdesi), di ritorno dagli Stati Uniti portarono con loro una nuova fede. Da un esponente dei pentecostali Donato Manduzio ricevette una edizione della Bibbia, che lo spinse sul sentiero di una epifania religiosa». Questa esigenza scaturiva anche dalla necessità di compensare le sofferenze legate a condizioni di vita molto precarie.
La fede ebraica, tuttavia - sostiene ancora Davis - fu scoperta in piena autonomia. A differenza delle altre fedi evangeliche, l’ebraismo, infatti, non cerca proseliti. Lo storico americano ripercorre tutte le fasi complesse di questa conversione e delle numerose difficoltà e incomprensioni tra Manduzio e la Comunità ebraica di Roma nel corso delle vicende più drammatiche della persecuzione ebraica in Italia e nel resto dell’Europa. Remo Cantoni e gli altri leader dell’ebraismo italiano restarono sorpresi dall’insistenza della richiesta di conversione in un contesto caratterizzato da un costante controllo da parte della polizia del regime, che in una prima fase, nel 1936, cercò di bloccare l’azione di Manduzio (scambiato per un pastore protestante) comminandogli una multa per l’inos - servanza delle disposizioni relative al culto evangelico in quel periodo sottoposto a pesanti restrizioni e divieti. Tra il 1937 ed il 1938 la fase decisiva dell’adesione all’ebraismo, che includeva la circoncisione, non giunse a compimento. I contatti con alcuni medici ebrei a Bari, il prof. Franco docente di anatomia nella Facoltà di Medicina (che in seguito fu sospeso dall’insegnamento e costretto all’esilio) e il dott. Zappler, non risultò risolutivo.
Solo nel dopoguerra, nel 1946, si completò tale processo. Tra il varo delle leggi razziali ed il crollo del fascismo gli ebrei di San Nicandro restarono sostanzialmente isolati.
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