E' confermato: la vita va oltre la morte

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SNORT!!
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E' confermato: la vita va oltre la morte

Messaggio da SNORT!! »

Possibile?

http://www.corriere.it/salute/neuroscie ... 2162.shtml" onclick="window.open(this.href);return false;
NON ABBIATE PAURA!! CHI HA PAURA MUORE TUTTI I GIORNI, CHI NON HA PAURA UNA VOLTA SOLA Presentazione viewtopic.php?f=7&t=12908" onclick="window.open(this.href);return false;
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Occhiodifalco
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Messaggio da Occhiodifalco »

SNORT!! ha scritto:Possibile?

http://www.corriere.it/salute/neuroscie ... 2162.shtml" onclick="window.open(this.href);return false;
MA nessuno ti ha detto che se il cuore si ferma per 3 minuti l'attività cerebrale continua a funzionare?
Con questo ti ho detto tutto...
Strano che Lazzaro quando e stato risuscitato " ed era da tre giorni che era morto" non abbia detto a Gesù :
Perché mi hai riportato sulla terra visto che stavo benissimo in cielo? :spumante:
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cercaverità
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Messaggio da cercaverità »

Anche mio padre quando andò in coma con le macchine che lo tenevano in vita al suo risveglio raccontò che stava in una luce ed aveva una gran pace e felicità. Ha detto pure che non voleva più uscirne. Lo vedevo veramente desideroso di tornare lì e mi veniva da piangere. Ora se sia o meno prova dell'esistenza dell'anima o come dicono alcuni studiosi allucinazioni provocate dalla mancanza d'ossigeno, non lo so. Sapere però che gli ultimi istanti di vita possono essere così sereni mi conforta molto. Io ci vedo la mano di un Dio misericordioso.

Occhiodifalco su Lazzaro veramente ogni ipotesi è buona visto che si racconta solo l'episodio della resurrezione senza che si dica che era incosciente o che era in un luogo. Si può ipotizzare che era rimasto incosciente, che gli è stata cancellata la memoria o che abbia raccontato di essere nel seno di Abramo ecc. Non ci sono testimonianze nè in un verso nè in un altro. Non c'è neanche scritto che Lazzaro puzzava di cadavere, sai dopo tre giorni perfino il pesce... ecc. Poteva non puzzare affatto perchè Gesù aveva cancellato l'odore quando lo ha resuscitato, perciò perché non cancellare anche la memoria? Si può sostenere entrambe le cose, anche se la più logica è quella più semplice, cioè Lazzaro non aveva niente da dire sull'aldilà e puzzava di cadavere. Su quello che può contare la logica sul racconto di un tipo che dopo essere morto si rialza in piedi come prima, lasciamo perdere. Ai giorni nostri io non ne ho visto neanche uno.
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Dt 18:21,22 Se tu pensi: Come riconosceremo la parola che il Signore non ha detta? Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non accadrà e non si realizzerà, quella parola non l'ha detta il Signore; l'ha detta il profeta per presunzione: di lui non devi aver paura.

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Messaggio da nelly24 »

Occhiodifalco ha scritto: MA nessuno ti ha detto che se il cuore si ferma per 3 minuti l'attività cerebrale continua a funzionare?
Con questo ti ho detto tutto...
:ironico: Fosse cosí semplice. :lingua: Mai sentito parlare di esperienze di morte condivisa? Io si - e non solo...... ne ho avuta una di persona personalmente. :sorriso:
«Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi.»
C'è una forza motrice più forte del vapore, dell'elettricità e dell'energia atomica: la volontà.Albert Einstein
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Occhiodifalco
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Messaggio da Occhiodifalco »

cercaverità ha scritto:Anche mio padre quando andò in coma con le macchine che lo tenevano in vita al suo risveglio raccontò che stava in una luce ed aveva una gran pace e felicità. Ha detto pure che non voleva più uscirne. Lo vedevo veramente desideroso di tornare lì e mi veniva da piangere. Ora se sia o meno prova dell'esistenza dell'anima o come dicono alcuni studiosi allucinazioni provocate dalla mancanza d'ossigeno, non lo so. Sapere però che gli ultimi istanti di vita possono essere così sereni mi conforta molto. Io ci vedo la mano di un Dio misericordioso.

Occhiodifalco su Lazzaro veramente ogni ipotesi è buona visto che si racconta solo l'episodio della resurrezione senza che si dica che era incosciente o che era in un luogo. Si può ipotizzare che era rimasto incosciente, che gli è stata cancellata la memoria o che abbia raccontato di essere nel seno di Abramo ecc. Non ci sono testimonianze nè in un verso nè in un altro. Non c'è neanche scritto che Lazzaro puzzava di cadavere, sai dopo tre giorni perfino il pesce... ecc. Poteva non puzzare affatto perchè Gesù aveva cancellato l'odore quando lo ha resuscitato, perciò perché non cancellare anche la memoria? Si può sostenere entrambe le cose, anche se la più logica è quella più semplice, cioè Lazzaro non aveva niente da dire sull'aldilà e puzzava di cadavere. Su quello che può contare la logica sul racconto di un tipo che dopo essere morto si rialza in piedi come prima, lasciamo perdere. Ai giorni nostri io non ne ho visto neanche uno.
Ma se era una cosa così importante perché non scriverlo sulla Bibbia? Perché la figlia di Iairo dopo essere stata risuscitata neanche lei abbia detto niente? Perché quell'uomo che a contatto con le ossa di Eliseo e tornato in vita e nemmeno lui abbia raccontato nulla? Non fa riflettere la cosa?
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Mauro1971
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Messaggio da Mauro1971 »

Signori, semplicemente queste sono esperienze di PRE-morte.

Una cosa veramente morta lo è solo quando non può più tornare in vita. Quando ogni attività cellulare cessa del tutto, soprattutto per ciò che riguarda il cervello, allora si è realmente morti, non prima.

Per cui prima di dare per certe queste esperienze direi che vanno invece prese molto, ma molto con le pinze.
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Messaggio da Predestinato74 »

Ma se era una cosa così importante perché non scriverlo sulla Bibbia? Perché la figlia di Iairo dopo essere stata risuscitata neanche lei abbia detto niente? Perché quell'uomo che a contatto con le ossa di Eliseo e tornato in vita e nemmeno lui abbia raccontato nulla? Non fa riflettere la cosa?
Non era affatto importante, ai tempi tutti credevano nella vita oltre la morte, tranne i sadducei. Era una fede condivisa.
I vangeli poi, non sono stati scritti per rispondere a curiosità ma per suscitare la fede in Gesù. La fede nell'oltre-vita era già patrimonio comune
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nello80
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Messaggio da nello80 »

nelly24 ha scritto:
Occhiodifalco ha scritto: MA nessuno ti ha detto che se il cuore si ferma per 3 minuti l'attività cerebrale continua a funzionare?
Con questo ti ho detto tutto...
:ironico: Fosse cosí semplice. :lingua: Mai sentito parlare di esperienze di morte condivisa? Io si - e non solo...... ne ho avuta una di persona personalmente. :sorriso:

Sono curioso. Potresti raccontare la tua storia?
Nel buio totale una voce d'uomo mi disse: "Vieni verso di me, non voglio farti del male...", ma io accesi un cerino e vidi ch'ero sul margine di un precipizio, e l'uomo che mi parlava era, invece, dalla parte opposta...

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Occhiodifalco
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Messaggio da Occhiodifalco »

Predestinato74 ha scritto:
Ma se era una cosa così importante perché non scriverlo sulla Bibbia? Perché la figlia di Iairo dopo essere stata risuscitata neanche lei abbia detto niente? Perché quell'uomo che a contatto con le ossa di Eliseo e tornato in vita e nemmeno lui abbia raccontato nulla? Non fa riflettere la cosa?
Non era affatto importante, ai tempi tutti credevano nella vita oltre la morte, tranne i sadducei. Era una fede condivisa.
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Romagnolo
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Messaggio da Romagnolo »

Mi spiace Occhiodifalco ma non è così , gli zeloti che si suicidarono a Masada (racconta Giuseppe Flavio ) per incoraggiarsi ad uccidersi l'un l'altro ascoltarono un discorso del loro capo che si incentrava sul fatto che dopo morti le loro anime sarebbero state libere , dal corpo, dai Romani, da tutto.
La narrazione fu riportata anche in una nostra rivista, credo una Torre di Guardia degli anni 90 , ricordo che la cosa mi sorprese dato che anche io credevo che non...credessero nell'anima immortale; probabilmente 3 secoli di influenza greca si erano fatti sentire anche tra i più puritani della Legge.
Ricordati che lo studio biblico è si gratuito, ma poi ricordati che la WT richiederà che tu le dia altrettanto gratis il tuo impegno, tempo e risorse.
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BabylonTheGreat
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Messaggio da BabylonTheGreat »

Occhiodifalco ha scritto:
Predestinato74 ha scritto:
Ma se era una cosa così importante perché non scriverlo sulla Bibbia? Perché la figlia di Iairo dopo essere stata risuscitata neanche lei abbia detto niente? Perché quell'uomo che a contatto con le ossa di Eliseo e tornato in vita e nemmeno lui abbia raccontato nulla? Non fa riflettere la cosa?
Non era affatto importante, ai tempi tutti credevano nella vita oltre la morte, tranne i sadducei. Era una fede condivisa.
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Gli ebrei non credevano in una vita dopo la morte
Come è già stato detto ai tempi di Gesù erano solo i sadducei a non credere ad una vita dopo la morte, loro infatti ritenevano che solo il Pentateuco fosse ispirato e scartavano quindi i testi futuri che riflettevano come l'immortalità dell'anima si fosse affermata nel giudaismo.
'La sapienza si estende vigorosa da un'estremità all'altra e governa a meraviglia l'universo. È lei che ho amato e corteggiato fin dalla mia giovinezza, ho bramato di farla mia sposa, mi sono innamorato della sua bellezza.' Sp 8:1-2
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nello80
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Messaggio da nello80 »

Occhiodifalco ha scritto:
Predestinato74 ha scritto:
Ma se era una cosa così importante perché non scriverlo sulla Bibbia? Percyhé la figlia di Iairo dopo essere stata risuscitata neanche lei abbia detto niente? Perché quell'uomo che a contatto con le ossa di Eliseo e tornato in vita e nemmeno lui abbia raccontato nulla? Non fa riflettere la cosa?

Non era affatto importante, ai tempi tutti credevano nella vita oltre la morte, tranne i sadducei. Era una fede condivisa.
I vangeli poi, non sono stati scritti per rispondere a curiosità ma per suscitare la fede in Gesù. La fede nell'oltre-vita era già patrimonio comune
Gli ebrei non credevano in una vita dopo la morte

Caro "falco" il tuo "occhio" sembra essere po' miope!
Non riesci a guardare 1 cm più in la dagli stereotipi della wts!
Dai un'occhiata qua:
http://www.aecfederazione.it/risurrezione.html" onclick="window.open(this.href);return false;
Nel buio totale una voce d'uomo mi disse: "Vieni verso di me, non voglio farti del male...", ma io accesi un cerino e vidi ch'ero sul margine di un precipizio, e l'uomo che mi parlava era, invece, dalla parte opposta...

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Messaggio da Predestinato74 »

Occhiodifalco ha scritto:Gli ebrei non credevano in una vita dopo la morte
se davvero fosse una dottrina eretica, Gesù stesso non avrebbe mai dato il fianco al far credere che pure lui la condividesse, tanto è vero che nella parabola del ricco e del povero Lazzaro, Gesù conferma questa credenza.

qualcuno dirà che era solo una parabola, ma Gesù resterebbe lo stesso colpevole di aver confermato questa credenza con quella parabola, invece di condannarla apertamente.

Storicamente il problema non si pone, è una certezza il fatto che ai tempi, a livello popolare e delle elite, si credeva alla vita dopo morte.

Gesù d'altronde, dimostra di crederci anche in croce, quando promette al buon ladrone, di essere insieme a lui quello stesso giorno, dopo morti. Insomma se io sono contrario ad una certa dottrina, non racconto e non dico parole che potrebbero dare adito agli ascoltatori, al fatto che anche io la condivida.
mr-shadow

Messaggio da mr-shadow »

Mauro1971 ha scritto:Signori, semplicemente queste sono esperienze di PRE-morte.

Una cosa veramente morta lo è solo quando non può più tornare in vita. Quando ogni attività cellulare cessa del tutto, soprattutto per ciò che riguarda il cervello, allora si è realmente morti, non prima.

Per cui prima di dare per certe queste esperienze direi che vanno invece prese molto, ma molto con le pinze.
https://it.wikipedia.org/wiki/Accertamento_della_morte" onclick="window.open(this.href);return false;
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Messaggio da Mauro1971 »

Esatto Shadow :ok:

Dal link di wikipedia:
Il momento centrale ai fini della diagnosi è costituito dal rilievo della cessazione di tutte le funzioni dell'encefalo, secondo la legge 578/93 del 29 dicembre 1993: Norme per l'accertamento e la certificazione di morte (GU n°5 dell'8 gennaio 1994).
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La fine di tutto è la morte corticale. Quando vengono meno la coscienza e la volontà il corpo può continuare a vivere perché non ci sono danni alla parte più antica del cervello (quindi il cuore batte), ma la persona come tale è morta con tutte le sue conoscenze, i suoi pensieri, la sua volontà. E in questo caso non esistono santi, dal coma non ci si riprende. Il corpo che dovrebbe morire naturalmente può invece essere tenuto "vivo" dalle macchine anche per anni, anche se in genere lo si fa solo per poter espiantare gli organi al momento opportuno.
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Messaggio da Trianello »

La letteratura sull'argomento è davvero sterminata. Io possiedo decine di volumi sul medesimo.
Personalmente, per ragioni filosofiche e religiose, ritengo che l'anima dell'uomo sopravviva alla morte del corpo. D'altro canto, però, ritengo che una volta orto, il corpo non possa tornare in vita se non per un intervento miracoloso da parte di Dio. Di conseguenza, le esperienze di pre-morte mi lasciano perplesso. C'è da considerare, però, il fatto che gli stati alterati di coscienza facilitano l'esperienza mistica, per cui non considero i racconti dei "ritornati" privi di interesse.
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Messaggio da Trianello »

BabylonTheGreat ha scritto: Come è già stato detto ai tempi di Gesù erano solo i sadducei a non credere ad una vita dopo la morte, loro infatti ritenevano che solo il Pentateuco fosse ispirato e scartavano quindi i testi futuri che riflettevano come l'immortalità dell'anima si fosse affermata nel giudaismo.
In realtà non sappiamo se esattamente se i Sadducei non credessero nella sopravvivenza dell'anima dopo la morti. I Sadducei non credevano nella risurrezione dei morti e una retribuzione ultramondana dei giusti.
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Victor67

Messaggio da Victor67 »

mr-shadow ha scritto:La fine di tutto è la morte corticale.
La morte definita in senso medico è solo una convenzione. Come avrai notato, nel link di wikipedia è piuttosto complicato stabilire quando una persona possa definirsi legalmente morta. Il progresso della medicina e della strumentazione per rilevare le attività biologiche molto probabilmente porteranno in futuro a stabilire altri criteri per accertare la morte. Sicuramente in passato si sono considerate morte persone che oggi non lo sarebbero.
Gli ebrei del tempo di Gesù consideravano veramente morte le persone solo dopo il terzo giorno.

Un saluto
Vittorio
mr-shadow

Messaggio da mr-shadow »

Il problema è che quando muore la corteccia cerebrale viene meno l'essenza della persona. Che il suo corpo continui a vivere (ed è possibile anche senza l'ausilio di macchinari) è del tutto irrilevante quando non sono (e non potranno più essere) possibili emozioni e reazioni.
Victor67

Messaggio da Victor67 »

mr-shadow ha scritto:Il problema è che quando muore la corteccia cerebrale viene meno l'essenza della persona. Che il suo corpo continui a vivere (ed è possibile anche senza l'ausilio di macchinari) è del tutto irrilevante quando non sono (e non potranno più essere) possibili emozioni e reazioni.
Nessuno può dimostrare che quando muore la corteccia venga meno l'essenza della persona, al massimo si può dire che non sono più possibili reazioni del corpo, attività elettriche del cervello. Non esiste apparecchiatura medica in grado di misurare l' "essenza" della persona.

Un saluto
Vittorio
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Messaggio da Mauro1971 »

Victor67 ha scritto:
mr-shadow ha scritto:Il problema è che quando muore la corteccia cerebrale viene meno l'essenza della persona. Che il suo corpo continui a vivere (ed è possibile anche senza l'ausilio di macchinari) è del tutto irrilevante quando non sono (e non potranno più essere) possibili emozioni e reazioni.
Nessuno può dimostrare che quando muore la corteccia venga meno l'essenza della persona, al massimo si può dire che non sono più possibili reazioni del corpo, attività elettriche del cervello. Non esiste apparecchiatura medica in grado di misurare l' "essenza" della persona.

Un saluto
Vittorio
...
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Messaggio da mr-shadow »

Victor67 ha scritto: Nessuno può dimostrare che quando muore la corteccia venga meno l'essenza della persona, al massimo si può dire che non sono più possibili reazioni del corpo, attività elettriche del cervello. Non esiste apparecchiatura medica in grado di misurare l' "essenza" della persona.
Che cosa è una persona? Una persona è formata dalla capacità di coscienza e autocoscienza, l’elaborazione razionale, la memoria e l’interazione sociale: tutte queste cose, insieme ad altre importantissime funzioni, risiedono nella corteccia celebrale, che è una parte importantissima del cervello.
La morte della corteccia celebrale, chiamata morte corticale, equivale quindi alla morte della persona. Con la morte della corteccia celebrale ma non del resto del cervello, un essere umano diventa un vero e proprio vegetale, destinato a morire in breve tempo per ovvi motivi imposti dalla natura. Tuttavia, è possibile impedire il sopraggiungere di questa morte, con una sorta di accanimento che sfruttando una parte del cervello ancora attiva, mantiene in stato vegetativo quello che altro non è che il cadavere di una persona.
In sostanza, anche se la persona muore con la morte della corteccia celebrale, il suo corpo può continuare ad essere tenuto in vita, proprio come se fosse uno zombie.
In caso di morte della corteccia celebrale, è scientificamente impossibile una qualsiasi guarigione o risveglio del soggetto interessato: la sua mente è morta per sempre, ma non il suo corpo, che può essere mantenuto in vita come in una sorta di sadico esperimento scientifico sfruttando una parte del cervello ancora attiva. Addirittura è possibile perfino far compiere delle funzioni al corpo, utilizzando degli elettrodi posti su alcune zone del cervello, sconfinando così nel sadismo scientifico più puro.
Il problema risiede nel fatto che nonostante sia morta la corteccia celebrale, che rappresenta tutto ciò che è una persona, può ancora essere viva in buona parte una struttura collegata al cervello, detta tronco encefalico, che permette di mantenere in vita il corpo. La questione è che, nonostante l'evidenza, per motivi etici e sopratutto religiosi si considera viva una persona anche quando è morta la corteccia celebrale.
Tradizionalmente, una persona è dichiarata legalmente morta solo dopo che è sopraggiunta la morte celebrale.
Il problema di fondo consiste nel fatto che la "morte cerebrale" è intesa in tre modi diversi:

1) Prima tesi: la cessazione irreversibile del funzionamento del solo cervello o corteccia cerebrale (funzioni superiori) equivale alla morte dell'essere umano. Questa tesi è in accordo con la concezione della morte come perdita irreparabile di ciò che è essenzialmente significativo della natura umana.
2) Seconda tesi: l'essere umano è morto solo quando si è avuta la cessazione irreversibile del funzionamento dell'intero encefalo (secondo altri autori "morte cerebrale totale"). Secondo i suoi sostenitori, perché si possa parlare della cessazione del funzionamento dell'organismo nel suo insieme, c'è bisogno della perdita totale e irreversibile dell'encefalo completo e non della sola corteccia cerebrale o del solo tronco encefalico.
3) Terza tesi: l'essere umano è morto quando si è prodotta la cessazione irreversibile del funzionamento del tronco encefalico (altri autori parlano di "tronco cerebrale"). I suoi sostenitori considerano che il funzionamento dell'organismo nel suo insieme cessa definitivamente una volta che è cessata l'attività coordinatrice del tronco encefalico. In ogni caso, queste ultime due tesi sono abbastanza diverse dal punto di vista della diagnosi della morte clinica.

Un esempio delle ripercussioni pratiche dell'adesione alla prima, alla seconda o alla terza tesi, può essere lo "stato vegetativo persistente" o "sindrome apalica". Questo stato implica la "morte della corteccia cerebrale", ma non la "morte encefalica" (o "morte cerebrale totale"). Il paziente con sindrome apalica sarà considerato un uomo morto per i sostenitori della prima opinione, e vivo per quelli della seconda e della terza.
Lo stato vegetativo persistente è un'alterazione causata da un danno strutturale della corteccia cerebrale, che origina un grave mutamento del funzionamento coordinato di entrambi gli emisferi cerebrali e del cervello medio, mentre rimane una attività del tronco encefalico, sufficiente per sostenere le funzioni vegetative spontanee.
Il quadro clinico della sindrome apalica si caratterizza per l'assenza permanente di coscienza e per la permanenza delle funzioni vegetative e dei riflessi. Se si somministra al paziente qualche alimento, il sistema digestivo funziona, i reni producono urina, ecc.
Il cuore e i polmoni funzionano normalmente (non c'è bisogno di respirazione artificiale). Esistono i riflessi spinali e quelli del tronco encefalico: fotomotori, di deglutizione, oculo-auditivi, movimenti dell'occhio, movimenti di respirazione, ecc. Se si somministrano loro le dovute cure, questi pazienti possono rimanere in vita (senza bisogno di assistenza respiratoria) per molto tempo.
La mancanza di coscienza è permanente, la persona non tornerà mai più ad esistere e mai più si risveglierà, poiché la sede della personalità, della coscienza e della sua memoria è morta con la morte della corteccia celebrale, e non può essere più riportata in vita.

Morte corticale

Con il termine “morte corticale”, o morte della corteccia celebrale, si indica l’equivalenza tra assenza dell’attività corticale e morte dell’individuo; in altre parole, la scomparsa delle capacità del paziente di condurre una vita di relazione, la sua morte sociale sarebbe equiparabile alla morte fisica.
Questo criterio viene da taluni applicato a questi pazienti che hanno subito gravissime lesioni alle strutture sopratentoriali dell’encefalo, con sostanziale risparmio del troncoencefalo e che, per tale motivo, si trovano in una condizione clinica denominata Stato Vegetativo persistente (PVS), caratterizzata da assenza di funzioni cognitive e con mantenimento invece di quelle vegetative.
Il criterio della morte cerebrale è dunque una finzione conveniente perché permette di lasciare formalmente salvo il principio di sacralità della vita. È tuttavia una finzione instabile perché ormai sottoposto alla pressione di chi vorrebbe spostare il momento della morte più indietro, alla fase della cosiddetta morte corticale, che è la vera fine della persona (cioè dell’io, della possibilità di coscienza) e che oggi può essere accertata con le nuove tecnologie disponibili.
Questo consentirebbe ad esempio di sospendere le cure a coloro che si trovano in stato vegetativo persistente. Costoro hanno la corteccia cerebrale (sede della coscienza) distrutta, ma il tronco cerebrale (che controlla le funzioni vegetative e riflesse che non passano per la coscienza, come il battito cardiaco, la respirazione, la secrezione di ormoni…) ancora funzionante e quindi sono ancora considerati legalmente vivi.
Nei casi di persone in stato vegetativo permanente non si applicano i criteri etici che giustificano solitamente l’eutanasia: le persone in stato vegetativo non soffrono, non si trovano in imminenza di morte, non hanno bisogno di trattamenti medici particolari, spesso basta solo alimentarle (cosa che può essere fatta anche a domicilio), per cui non si può parlare di accanimento terapeutico, non sono in grado di decidere per sé.
Si tratta quindi, piuttosto di stabilire se queste persone esistono ancora o se il corpo disteso nel lettino è solo il simulacro di un esistenza oramai finita. Secondo i sostenitori della morte corticale, queste persone, in quanto persone, non esistono certamente più, poiché la loro corteccia ha cessato di funzionare.
La natura ha già la sua soluzione, cioè un corpo in quelle condizioni è destinato a morire.
D'altronde, le moderne neuroscienze hanno dimostrato che ciò che determina la nostra essenza di esseri umani e individui è l'attività della corteccia cerebrale, quindi sarebbe sufficiente la cessazione irreversibile dell'attività della corteccia cerebrale per definire una persona morta.
Si tratta della cosiddetta morte corticale, ovvero la perdita delle funzioni della corteccia superiore: si tratta insomma della perdita delle funzioni “superiori”, tipiche dell’essere umano, quali la capacità di coscienza e autocoscienza, l’elaborazione razionale, la memoria e l’interazione sociale, permanendo integre le funzioni omeostatiche e vegetative (respirazione, circolazione sanguigna). È il caso, come si vede, dei soggetti in coma vegetativo permanente, di quei casi cioè in cui si ha la morte della mente ma non dell’organismo.

Tipi di morte e tipi di Coma

La morte clinica corrisponde all'assenza di alcuni segni vitali (come il battito cardiaco), ed è reversibile (con una grande dose di fortuna), la morte cerebrale corrisponde alla morte effettiva dell'organo cervello (cessazione delle funzioni vitali dell'encefalo) e non è reversibile.
Il "coma reversibile", è lo stato di incoscienza dovuto a danni cerebrali che possono guarire, mentre il "coma irreversibile" si ha quando si hanno lesioni che provocano l'incoscienza così gravi da non poter essere recuperate, ma pur essendo venuta meno definitivamente la coscienza, le funzioni vitali del cervello rimangono e i pazienti in tali condizioni possono sopravvivere talvolta anche per parecchi anni.
Quando si parla di "morte cerebrale" vuol dire che sono cessate tutte le funzioni cliniche dell'intero cervello, cioè non solo la coscienza, ma anche le funzioni vitali della respirazione e della circolazione sanguigna, e le funzioni integrative. In questo caso, a differenza di prima, sia il tronco cerebrale sia la corteccia sono morti: anche se una piccola parte dell'attività cerebrale si può mantenere (i riflessi spinali), tutta la struttura che governa il funzionamento dell'organismo è distrutta.
Nella morte cerebrale, dato che la parte del cervello (il tronco) che dovrebbe regolare la respirazione e la circolazione sanguigna è ormai in necrosi, queste vengono mantenute artificialmente, mediante macchine, per ossigenare gli organi da trapiantare; la massa inerte del cervello nel giro di alcune ore inizia a colliquare (decomporsi); anche con l'assistenza delle macchine il battito cardiaco è destinato comunque a terminare entro pochi giorni, man mano che l'organismo degrada; se gli organi non vengono prelevati (e non "espiantati"! gli espianti si fanno ai vivi!) al più presto, anch'essi vanno in necrosi e in alcuni giorni tutto l'organismo inizia letteralmente a decomporsi.
Il fatto che nella morte cerebrale ci sia ancora qualcosa di "vivo" può lasciare perplessi, ma se ci si pensa qualcosa di molto simile accade nella morte cardiaca, quando cornea, osso, peli e unghie continuano a crescere per qualche tempo nel cadavere. A ben vedere, ciò che mette davvero a disagio è che la morte cerebrale non dà segni evidenti all'esterno (ma se si potesse osservare l'interno della scatola cranica svanirebbe ogni dubbio); in più l'ossigenazione e la circolazione artificiale creano l'illusione della vita, e l'insieme causa lo strazio nei familiari cui viene comunicata la diagnosi.
Esiste la leggenda metropolitana sul paziente in coma irreversibile da anni che, grazie all'inarrendevolezza di una voce cara e ad assidue carezze, finalmente si sveglia e si alza dal letto sano e salvo. Come una specie di Lazzaro o di bella addormentata nel bosco. Purtroppo dal coma irreversibile non ci si risveglia (non sarebbe irreversibile!).
E anche quando il coma è reversibile uscire indenne da tale condizione è conquista non da poco. Innanzitutto ci vuole tempo: non è corretto parlare di risveglio nei termini di un immediato ripristino della coscienza; l'evoluzione naturale di un danno cerebrale implica infatti un percorso sfumato attraverso condizioni di coscienza ridotta, progressivamente crescente. Ma non è detto che il tempo aggiusti tutto: a volte i progressi portano al recupero di una completa lucidità, a volte si arrestano agli stadi intermedi. A volte non ci sono progressi, e il cervello muore.
Aprire gli occhi e uscire dalla fase comatosa non significa essere coscienti: c'è uno stato di apparente contatto con l'ambiente, infatti, detto vegetativo o 'di vigilanza', nel quale compaiono risposte motorie non volontarie, mediate dall'attività sottocorticale.
Solo in seguito subentra una fase di attività corticale, (con reattività muta più o meno prolungata, a seconda del grado di alterazione dei canali comunicativi), e ancora la ripresa non può dirsi completa: l'attività cognitiva di base è quasi sempre disturbata, per disfunzione dei meccanismi deputati all'attenzione e alla memoria, caratterizzando la fase cosiddetta 'confusionale'. Quest'ultima si risolverà in una progressiva 'indipendenza emergente', cioè in una graduale autonomia nelle attività di base della vita quotidiana (controllo degli sfinteri, alimentazione, igiene e cura di sè....), e nel parziale o totale recupero delle capacità intellettive e sociali.
Tutto ciò accade in caso di coma reversibile.
In caso di coma irreversibile o di stato vegetativo permanente, il paziente non può mai più risvegliarsi, la sua capacità di coscienza e autocoscienza, l’elaborazione razionale, la memoria e l’interazione sociale sono morte per sempre con la morte della corteccia celebrale, ma il tronco celebrale è ancora in vita e quindi è possibile mantenere in vita il corpo del paziente, ma è come se si mantenesse in vita il cadavere di una persona, un corpo di una persona che è già morta., anche se per legge una persona è morta quando è morto anche il suo tronco celebrale.
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Messaggio da SNORT!! »

nello80 ha scritto:
nelly24 ha scritto:
Occhiodifalco ha scritto: MA nessuno ti ha detto che se il cuore si ferma per 3 minuti l'attività cerebrale continua a funzionare?
Con questo ti ho detto tutto...
:ironico: Fosse cosí semplice. :lingua: Mai sentito parlare di esperienze di morte condivisa? Io si - e non solo...... ne ho avuta una di persona personalmente. :sorriso:

Sono curioso. Potresti raccontare la tua storia?
Anch'io nelly sarei interessato a sentire la tua esperienza, ti andrebbe? :sorriso:
NON ABBIATE PAURA!! CHI HA PAURA MUORE TUTTI I GIORNI, CHI NON HA PAURA UNA VOLTA SOLA Presentazione viewtopic.php?f=7&t=12908" onclick="window.open(this.href);return false;
Victor67

Messaggio da Victor67 »

mr-shadow ha scritto:Che cosa è una persona?
Questa è una domanda filosofica, ed anche teologica, alla quale nessuna scienza può dare risposta certa.
Una persona è formata dalla capacità di coscienza e autocoscienza, l’elaborazione razionale, la memoria e l’interazione sociale: tutte queste cose, insieme ad altre importantissime funzioni, risiedono nella corteccia celebrale, che è una parte importantissima del cervello.
Questa è una risposta filosofica che esula dal campo puramente scientifico. Non esistono dimostrazioni in grado di affermare con certezza che la capacità di coscienza ed autocoscienza risiedano “solo” nel cervello. Il fatto che dopo la morte cerebrale (rilevata con gli attuali strumenti) non siano più manifestate attività in grado di mostrare la coscienza del soggetto non significa che queste attività non esistano, ma solo che gli attuali strumenti non riescono a rilevarle. Col progredire della medicina probabilmente si rileveranno attività cerebrali che oggi non è possibile rilevare. E’ avvenuto così in passato, ed è ragionevole pensare che questo avverrà in futuro.
Un esempio delle ripercussioni pratiche dell'adesione alla prima, alla seconda o alla terza tesi, può essere lo "stato vegetativo persistente" o "sindrome apalica". Questo stato implica la "morte della corteccia cerebrale", ma non la "morte encefalica" (o "morte cerebrale totale"). Il paziente con sindrome apalica sarà considerato un uomo morto per i sostenitori della prima opinione, e vivo per quelli della seconda e della terza.
Direi che queste affermazioni mostrano come il concetto di “morte” sia puramente convenzionale. Nessuno può dimostrare quando effettivamente un uomo sia morto. Quando non esistevano gli strumenti in grado di rilevare l’attività elettrica del cervello non si poteva nemmeno fare la distinzione tra "morte della corteccia cerebrale" e "morte encefalica". In passato chissà quante persone saranno state dichiarate morte ma in realtà non lo erano secondo i parametri attuali. Questo dovrebbe far riflettere sull’opportunità o meno di “staccare la spina” per certi pazienti in stato vegetativo.
La mancanza di coscienza è permanente, la persona non tornerà mai più ad esistere e mai più si risveglierà, poiché la sede della personalità, della coscienza e della sua memoria è morta con la morte della corteccia celebrale, e non può essere più riportata in vita.
Altra affermazione filosofica indimostrabile.
D'altronde, le moderne neuroscienze hanno dimostrato che ciò che determina la nostra essenza di esseri umani e individui è l'attività della corteccia cerebrale, quindi sarebbe sufficiente la cessazione irreversibile dell'attività della corteccia cerebrale per definire una persona morta.
Le neuroscienze non sono “filosofia” o “teologia” quindi non possono dimostrare ciò che determina la nostra essenza di esseri umani, al massimo possono rilevare certe attività cerebrali attraverso gli strumenti e metterle in relazione ad altre, non di certo definire l’essenza della persona umana.
In caso di coma irreversibile o di stato vegetativo permanente, il paziente non può mai più risvegliarsi,
Anche questo è indimostrabile, il fatto che finora nessuno si sia risvegliato da un coma irreversibile non dimostra che in assoluto ciò non possa in futuro avvenire.

Prima dell’invenzione del telescopio le stelle ed i pianeti più lontani invisibili ad occhio nudo esistevano. Non possiamo dire non esistessero soltanto perché non erano ancora stati inventati gli strumenti per rilevarli.

Un saluto
Vittorio
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Messaggio da Mauro1971 »

Victor67 ha scritto:
mr-shadow ha scritto:Che cosa è una persona?
Questa è una domanda filosofica, ed anche teologica, alla quale nessuna scienza può dare risposta certa.
Una persona è formata dalla capacità di coscienza e autocoscienza, l’elaborazione razionale, la memoria e l’interazione sociale: tutte queste cose, insieme ad altre importantissime funzioni, risiedono nella corteccia celebrale, che è una parte importantissima del cervello.
Questa è una risposta filosofica che esula dal campo puramente scientifico. Non esistono dimostrazioni in grado di affermare con certezza che la capacità di coscienza ed autocoscienza risiedano “solo” nel cervello. Il fatto che dopo la morte cerebrale (rilevata con gli attuali strumenti) non siano più manifestate attività in grado di mostrare la coscienza del soggetto non significa che queste attività non esistano, ma solo che gli attuali strumenti non riescono a rilevarle. Col progredire della medicina probabilmente si rileveranno attività cerebrali che oggi non è possibile rilevare. E’ avvenuto così in passato, ed è ragionevole pensare che questo avverrà in futuro.
Un esempio delle ripercussioni pratiche dell'adesione alla prima, alla seconda o alla terza tesi, può essere lo "stato vegetativo persistente" o "sindrome apalica". Questo stato implica la "morte della corteccia cerebrale", ma non la "morte encefalica" (o "morte cerebrale totale"). Il paziente con sindrome apalica sarà considerato un uomo morto per i sostenitori della prima opinione, e vivo per quelli della seconda e della terza.
Direi che queste affermazioni mostrano come il concetto di “morte” sia puramente convenzionale. Nessuno può dimostrare quando effettivamente un uomo sia morto. Quando non esistevano gli strumenti in grado di rilevare l’attività elettrica del cervello non si poteva nemmeno fare la distinzione tra "morte della corteccia cerebrale" e "morte encefalica". In passato chissà quante persone saranno state dichiarate morte ma in realtà non lo erano secondo i parametri attuali. Questo dovrebbe far riflettere sull’opportunità o meno di “staccare la spina” per certi pazienti in stato vegetativo.
La mancanza di coscienza è permanente, la persona non tornerà mai più ad esistere e mai più si risveglierà, poiché la sede della personalità, della coscienza e della sua memoria è morta con la morte della corteccia celebrale, e non può essere più riportata in vita.
Altra affermazione filosofica indimostrabile.
D'altronde, le moderne neuroscienze hanno dimostrato che ciò che determina la nostra essenza di esseri umani e individui è l'attività della corteccia cerebrale, quindi sarebbe sufficiente la cessazione irreversibile dell'attività della corteccia cerebrale per definire una persona morta.
Le neuroscienze non sono “filosofia” o “teologia” quindi non possono dimostrare ciò che determina la nostra essenza di esseri umani, al massimo possono rilevare certe attività cerebrali attraverso gli strumenti e metterle in relazione ad altre, non di certo definire l’essenza della persona umana.
In caso di coma irreversibile o di stato vegetativo permanente, il paziente non può mai più risvegliarsi,
Anche questo è indimostrabile, il fatto che finora nessuno si sia risvegliato da un coma irreversibile non dimostra che in assoluto ciò non possa in futuro avvenire.

Prima dell’invenzione del telescopio le stelle ed i pianeti più lontani invisibili ad occhio nudo esistevano. Non possiamo dire non esistessero soltanto perché non erano ancora stati inventati gli strumenti per rilevarli.

Un saluto
Vittorio
Victor, stai sparando una marea di stupidaggini, qui si parla di neurologia e non di filosofia.

Quando muore, e muore definitivamente, una determinata parte del cervello, non vi è più la persona. Poi i filosofi posso congetturare che sia altrove, come teiere in orbita o draghi rosa invisibili nei garage, ma questa è altra cosa.

Se il cervello muore, non c'è più coscienza, consapevolezza, ecc, come ben scritto da Shadow.
Il soggetto è morto.
E sino a qui è un dato di fatto.

Questo non inficia il tuo poter credere che sia "altrove", ma questa tua scelta che nulla ha a che vedere con la questione.

Inoltre dovresti almeno aver compreso che il non poter provare l'inesistenza di un qualcosa non è in alcun modo prova dell'esistenza della stessa.
ATTENZIONE: ALTA POSSIBILITA' DI CONTENUTI FORTEMENTE DISSACRANTI.
"Sradica le tue domande dal loro terreno, e ne vedrai penzolare le radici. Altre domande!" (F. Herbert)
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Messaggio da polymetis »

L'articolo contiene l'errore di considerare l'arresto cardio-circolatorio come morte, e dunque dire che quelle registrate sono esperienze post-mortem. Ma dal '68 si considera come migliore definizione di morte la fine delle funzioni del tronco encefalico.

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Messaggio da nelly24 »

SNORT!! ha scritto:
Anch'io nelly sarei interessato a sentire la tua esperienza, ti andrebbe? :sorriso:
Incrdibile, qualcuno ha notato il mio intervento! In un forum tanto maschilista é difficile commentare e venir presi sul serio. Si, mi piacerebbe e lo farei volentieri, ma credo che verrebbe letto da pochi e non mi va di sprecare tempo prezioso.
Snort, sei molto gentile - come sempre. :bacino: Ho pronto uno scan di quattro pagine del libro di Raymond Moody, Schegge di eternitá che ho letto e sto rileggendo in questo periodo, ma il file é troppo grande.
Victor67

Messaggio da Victor67 »

Mauro1971 ha scritto:Victor, stai sparando una marea di stupidaggini, qui si parla di neurologia e non di filosofia.
Non sono io a sconfinare in altre discipline, le affermazioni filosofiche sono contenute nel post di mr-shadow, dire che l’ “essenza” di una persona termina con la morte cerebrale non fa parte del dimostrabile scientificamente. La scienza non si occupa di tali definizioni, l’ “essenza” di una persona non si può rilevare strumentalmente, ma solo definire in modo filosofico o teologico.
Quando muore, e muore definitivamente, una determinata parte del cervello, non vi è più la persona.
Questa è solo un’affermazione filosofica indimostrabile come tante altre. Il fatto che oggi non abbiamo nessuna strumentazione in grado di rilevare certe attività cerebrali, non significa che in futuro non si inventeranno nuovi strumenti in grado di rilevare ciò che oggi non lo è. Quindi, ciò che oggi definiamo “morte” domani molto probabilmente non lo sarà, perché la scienza progredisce e migliora di giorno in giorno le proprie capacità di indagine e valutazione. Un medico dell’Ottocento avrebbe dichiarato morte certe persone che oggi non lo sarebbero.
Se il cervello muore, non c'è più coscienza, consapevolezza, ecc, come ben scritto da Shadow.
Il soggetto è morto.
E sino a qui è un dato di fatto.
L’unico dato di fatto è che gli strumenti oggi a nostra disposizione non sono in grado di rilevare nulla.
Inoltre dovresti almeno aver compreso che il non poter provare l'inesistenza di un qualcosa non è in alcun modo prova dell'esistenza della stessa.
Non ho mai affermato il contrario. Invece dovresti essere tu a dimostrare che, siccome una cosa non è oggi rilevabile con gli attuali strumenti, non esiste.
Prima che inventassero il telescopio, i pianeti e le stelle invisibili ad occhio nudo esistevano, nessuno li aveva mai visti, ma esistevano. Dire che una cosa non esiste solo perché non è rilevabile con gli attuali strumenti è profondamente irrazionale.

Un saluto
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Messaggio da Mauro1971 »

Victor67 ha scritto:
Mauro1971 ha scritto:Victor, stai sparando una marea di stupidaggini, qui si parla di neurologia e non di filosofia.
Non sono io a sconfinare in altre discipline, le affermazioni filosofiche sono contenute nel post di mr-shadow, dire che l’ “essenza” di una persona termina con la morte cerebrale non fa parte del dimostrabile scientificamente. La scienza non si occupa di tali definizioni, l’ “essenza” di una persona non si può rilevare strumentalmente, ma solo definire in modo filosofico o teologico.
Quando muore, e muore definitivamente, una determinata parte del cervello, non vi è più la persona.
Questa è solo un’affermazione filosofica indimostrabile come tante altre. Il fatto che oggi non abbiamo nessuna strumentazione in grado di rilevare certe attività cerebrali, non significa che in futuro non si inventeranno nuovi strumenti in grado di rilevare ciò che oggi non lo è. Quindi, ciò che oggi definiamo “morte” domani molto probabilmente non lo sarà, perché la scienza progredisce e migliora di giorno in giorno le proprie capacità di indagine e valutazione. Un medico dell’Ottocento avrebbe dichiarato morte certe persone che oggi non lo sarebbero.
Se il cervello muore, non c'è più coscienza, consapevolezza, ecc, come ben scritto da Shadow.
Il soggetto è morto.
E sino a qui è un dato di fatto.
L’unico dato di fatto è che gli strumenti oggi a nostra disposizione non sono in grado di rilevare nulla.
Inoltre dovresti almeno aver compreso che il non poter provare l'inesistenza di un qualcosa non è in alcun modo prova dell'esistenza della stessa.
Non ho mai affermato il contrario. Invece dovresti essere tu a dimostrare che, siccome una cosa non è oggi rilevabile con gli attuali strumenti, non esiste.
Prima che inventassero il telescopio, i pianeti e le stelle invisibili ad occhio nudo esistevano, nessuno li aveva mai visti, ma esistevano. Dire che una cosa non esiste solo perché non è rilevabile con gli attuali strumenti è profondamente irrazionale.

Un saluto
Vittorio
No, nessuno ha sconfinato, non hai proprio capito cosa è stato scritto. Mentre si parla della morte "clinica" di un soggetto, tu stai stra-parlando di tutt'altro.
ATTENZIONE: ALTA POSSIBILITA' DI CONTENUTI FORTEMENTE DISSACRANTI.
"Sradica le tue domande dal loro terreno, e ne vedrai penzolare le radici. Altre domande!" (F. Herbert)
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