Dice, questo signore, delle cose che in una qualche misura avevo detto anch'io e che però sono esattamente quelle che questo signore contraddice nel suo stesso ragionamento, infarcendole di quelle banalità che vanno per la maggiore. Prendo qualche frammento per esemplificare qualche parte di quello che vorrei dire (penso di rivolgermi direttamente all'autore dell'articolo):
La satira, abbiamo visto, ha a che fare con lo schifo. Deve, per sua natura, suscitare una reazione forte, di pancia. Deve shoccare, nauseare. E come fa la satira a ottenere questo effetto? Attraverso la rappresentazione di immagini e simboli che una certa società, in un certo momento storico, ritiene sacri (altrimenti non ci sarebbe la reazione) che vengono usati, dal satirico, come mezzi per dire qualcosa su quella stessa società.
Mettiamo pure che la satira "debba" essere questo. Tuttavia sarebbe megglio appoggiarsi dulla dissacrazione di un elemento tipico di una certa società e non su un elemento, come il rispetto dei morti, tipico di società anche molto antiche.
Se in una societa’ a essere considerato Sacro e’ il Clero, ecco che la rappresentazione del satirico avrà a che fare con i Papi (Dante Alighieri).
Sono in un qualche senso d'accordo con te.
Se Sacra e’ l’immagine del profeta, ecco le vignette a carattere religioso.
Sbagliato secondo i tuoi stessi parametri. Ad esempio, l'immagine del profeta è scioccante per un islamico. Insomma, ciò varrebbe se la satira fosse stata fatta all'interno del contesto culturale isalmico. Nel constesto francese, la satira di Charlie Hebdo è tale (secondo i tuoi stesse parametri) nella misura in cui ha voluto dissacrare la sacralità dell'immagine del profeta fatta propria (per induzione strumentale) dalla cultura-guida ("clero culturale") francese. In realtà, come ho appena detto, per questi stessi motivi, nemmeno la "satira" di Dante su Maometto è satira. Che senso ha la satira (ripeto, sempre come la intendi tu) fatta non sulla propria cultura-guida ma su una cultura-guida precedente o su una cultura-guida esotica?
Da noi, che di sacro abbiamo pochissimo, la satira spesso si serve di bare e altre disgrazie.
Che (comunissima) cretinata megagalattica! Nella "nostra" cultura e nel nostro riferimento morale, forse come non mai, ci sono tanti mostri sacri, tanti principi assoluti e imprescendibili, tanti simboli e immagini ritenuti sacri, tante cose sacrosante ma proprio sacrosante, ed invece, secondo te, la satira, poverina, non le trova ed è costretta a servirsi di bare e altre digrazie!
Per certa satira, insomma, non esiste il potere morale e culturale. Esisteva una volta ed era rappresentato dal clero ma poi è scomparso e ora non resta che servirsi di bare e altre disgrazie!
Per carità anche sul terremoto e sull'Italia la morale corrente dice tante cose sacrosante e le ha dette e ridette per ore e ore a canali unficati. Niente da criticare. Tuttavia la satira, secondo quello che tu stesso dici, il compito di rendere queste cose ancora più sacrosante.
La satira per me può fare quello che vuole. Tuttavia per i mie gusti dovrebbe essere dissacrante invece che sacrante, mettendo in evidenza, anche in maniera disturbante, l'ipocrisia, il luogo comune, il conformismo presenti anche nelle cose più giuste, più sacre e più sante.
Riepilogando:
Una volta la satira svolgeva essenzialemnte una funzione dissacrante, ora invece svolge essenzialmente una funzione sacrante.
Nella vignetta sul terremoto Charlie è stato disscarante sui morti, e sacrante sulla questione morale che correntemente si collega al terremoto.