Natale cattolico

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Quixote
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Messaggio da Quixote »

Cogitabonda ha scritto:Effettivamente servirebbe davvero una foto, perché neve e gelate a Betlemme non sono compatibili con le informazioni meteo che ho trovato io. Anche in quest'altro sito i dati sono come quelli che avevo riportato prima: https://www.timeanddate.com/weather/palestine/bethlehem" onclick="window.open(this.href);return false;
Mia cara, ho bacchettato ieri il mod. Poly, e ora bacchetto te moderatrice, ’cause you’re feeding a troll :risata: . Scherzi a parte, l’argomento gelate è esaurito, e quel che rimane è giusto la lunghezza temporale del Censimento, per chi si ostini a credere che in antico andare dall’Urbe a Gerusalemme richiedesse il tempo che oggi impiegheremmo ad andare da Madrid a New York.

Se sull’internet non vi fosse traccia della relativa tempistica (ma c’è per chi sappia cercarla) io la conosco perché banalmente ce l’ho sui miei libri; ora l’unico censimento universale antico che conosca è quello descritto nel monumentum Ancyranum, ossia le Res gestae divi Augusti, e si riferirebbero, mi par di ricordare, a un censimento dell’8 a. C. ma che riguarda i soli cittadini romani, sicché Giuseppe ne rimarrebbe escluso. Il resto sono censimenti locali, ad uso fiscale, ovviamente generalizzati, e solitamente fomite di rivolte, perché ogni provincia romana doveva soldi a Roma.

In particolare, sulla lunghezza dei censimenti, si è persino pensato che il censimento del 7-6 a. C. coincidesse con quello del 6 d. C. per risolvere le aporie che il testo di Luca pone. Ipotesi che in accademia gode poco credito, perché se non costituisce problema, per gli accademici, ritenere che il censimento siriano-giudeo del 7 a. C. si protraesse per un paio d’anni, gli accademici stessi sono restii a credere che potesse durarne una decina.

Questo ovviamente non si sta a dire per rispondere a giova, ma solo per chiarire che il problema cronologico è complesso, e per quel che ne so, passibile di non meno di sette o otto soluzioni divergenti. Io non ho scritto sul thread per controbattere giova, ma solo perché le idee che portava avanti erano singolarmente coincidenti con quelle portate avanti dalla teologia WTS, nella fattispecie discutibili, giusti gli obiettivi del forum, e pertanto le ho discusse, dimostrando, vorrei sperare, quanto spiegazioni date per certe, siano in realtà ipotetiche.
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Valentino
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Messaggio da Valentino »

Vieri ha scritto:Per precisione poi:
"portare a compimento non vuol dire "inventare.......
Matteo 5,17
17 Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.
Shalom
Ma non significa nemmeno abolire...ed infatti Gesù non si è mai sognato di abolire la Torah e nemmeno di dispensare gli ebrei dall'osservanza dei suoi precetti!!!
illustri autori quali E.P. Sanders, Geza Vermes, Dale Allison, Paula Fredriksen e tanti altri [...] su un punto concordano tutti:
Gesù non trascorse il suo ministero a proclamarsi divino.
B. Ehrman

Gesù non fu cristiano fu ebreo. J. Wellhausen

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giova65
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Messaggio da giova65 »

Quixote ha scritto:
Cogitabonda ha scritto:Effettivamente servirebbe davvero una foto, perché neve e gelate a Betlemme non sono compatibili con le informazioni meteo che ho trovato io. Anche in quest'altro sito i dati sono come quelli che avevo riportato prima: https://www.timeanddate.com/weather/palestine/bethlehem" onclick="window.open(this.href);return false;
In particolare, sulla lunghezza dei censimenti, si è persino pensato che il censimento del 7-6 a. C. coincidesse con quello del 6 d. C. per risolvere le aporie che il testo di Luca pone. Ipotesi che in accademia gode poco credito, perché se non costituisce problema, per gli accademici, ritenere che il censimento siriano-giudeo del 7 a. C. si protraesse per un paio d’anni, gli accademici stessi sono restii a credere che potesse durarne una decina.
D'accordo, era uno delle ipotesi. Rimane da spiegare, allora, come mai Giuseppe si mette in viaggio nel mese di dicembre/gennaio, quello più freddo in assoluto e, badate bene, quello con i giorni più corti dell'anno quando per chi si sposta a piedi e senza rifugi di appoggio la luce è fondamentale, altrimenti costretti a lunghissimi bivacchi notturni.
Insomma folle è l'idea di un censimento universale nei mesi invernali perchè l'impero avrebbe chiesto di recarsi nei luoghi natali senza che questi fossero raggiungibili; folle è la decisione di Giuseppe che, avendo a disposizione un anno o forse più, con una moglie a giorni partoriente si mette in viaggio a dicembre/gennaio con freddo e pochissima luce a disposizione.
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pasqualebucca
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Messaggio da pasqualebucca »

Scusare l'intromissione ,

Mi pare una delle tante "cassate" geoviste, che non tiene più ovviamente ma che viene tirata fuori, ogni tanto alla bisogna.

Buon Natale a Tutti.
giova65
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Messaggio da giova65 »

La decisione della Sacra Famiglia di recarsi a Betlemme nel mese di dicembre/gennaio appare ancor più folle all'idea dei 152 chilometri che separano Nazaret da Betlemme. Ho percorso il G.E.A (Grande escursione Appenninica) in quegli stessi giorni presunti natalizi e sebbene fossi molto giovane e molto atletico (6 maratone al mese: 240 km) non riuscivamo a coprire più di una tappa al giorno in sicurezza: 20 km.
Questo non significa che i luoghi attraversati da Giuseppe siano come gli Appennini, ma la dice lunga sulle condizioni e le possibilità di viaggio di una partoriente, cosa che l'ha costretta certamente ad almeno 15 tappe essendo prossima al parto. Mettersi in cammino nel mese di dicembre gennaio denoterebbe una totale incoscienza, tanto che se è "Natale" non è S. Giuseppe che ha esposto tutta la famiglia a rischi assurdi. Poco vale appellarsi alla protezione divina, perchè Gesù in proprosito è chiaro: "Non tentare il Signore Dio tuo" e lui, con quel viaggio folle, freddo, lungo e con pochissima luce Lo ha assolutamente tentato.
virtesto
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Per mettere fine a questa discussione...

Messaggio da virtesto »

...molto sterile su quel molto ipotetico ed incredibile viaggio di Giuseppe e Maria a Betlemme, vi racconto una barzelletta...

E' quella dei due carabinieri, sempre tonti naturalmente, che trovano un cadavere in Via Pilsudsky. Questi era un famoso maresciallo polacco. I due carabinieri si accingono a scrivere il rapporto su quel ritrovamento. Uno detta e l'altro scrive. Ma quello che scrive non riesce mai a riportare esattamente quel nome complicato della strada.. Ad un certo punto quello che detta, spazientito, chiede come si chiama l'altra via che fa angolo con la Pilsudsky. "E' la Via Dante" risponde quello che scrive. Bene, allora spostarono il cadavere in Via Dante che era più facile da scrivere quel cognome.

In questo caso, dimenticate il Vangelo di Luca e passate a quello di Matteo dove è scritto che Giuseppe e Maria risiedevano già a Betlemme e non c'era bisogno di fare nessun viaggio.

Buon Natale a tutti.
giova65
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Messaggio da giova65 »

virtesto ha scritto:...molto sterile su quel molto ipotetico ed incredibile viaggio di Giuseppe e Maria a Betlemme, vi racconto una barzelletta...

E' quella dei due carabinieri, sempre tonti naturalmente, che trovano un cadavere in Via Pilsudsky. Questi era un famoso maresciallo polacco. I due carabinieri si accingono a scrivere il rapporto su quel ritrovamento. Uno detta e l'altro scrive. Ma quello che scrive non riesce mai a riportare esattamente quel nome complicato della strada.. Ad un certo punto quello che detta, spazientito, chiede come si chiama l'altra via che fa angolo con la Pilsudsky. "E' la Via Dante" risponde quello che scrive. Bene, allora spostarono il cadavere in Via Dante che era più facile da scrivere quel cognome.

In questo caso, dimenticate il Vangelo di Luca e passate a quello di Matteo dove è scritto che Giuseppe e Maria risiedevano già a Betlemme e non c'era bisogno di fare nessun viaggio.

Buon Natale a tutti.
Se non sbaglio tu hai evocato lo Spirito: pensi di esorcizzarlo con una barzelletta?
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Quixote
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Messaggio da Quixote »

pasqualebucca ha scritto:

Mi pare una delle tante "cassate" geoviste, che non tiene più ovviamente ma che viene tirata fuori, ogni tanto alla bisogna.

Sai, è una bisogna che torna comoda almeno una volta all’anno, e che non m’infastidirebbe se non fosse che è assai subdola: ai geovisti della data non frega nulla, quello che gli frega è dimostrare l’idolatria della CC, che avrebbe adottato una festa pagana, i Saturnalia, nella sua liturgia. In realtà le cose non sono affatto cosí semplici, ma mentre un cattolico onesto può guardare a queste cose con serenità, questo a loro, dominati dalla necessità del proselitismo, non è consentito, e nemmeno si accorgono di aver raccolto delle tesi ipercritiche del secondo Ottocento, il cui fine, oltretutto, è quello di dimostrare l’insussistenza della religione. Di fatto, erano ipotesi che ancora a inizio Novecento godevano di un certo credito accademico, e di qui sono passate ai vari Rutherford ecc. e naturalmente, entrando a far parte di una teologia, si sono fossilizzate e sono diventate immutabili. Ma in realtà l’accademia, procedendo negli studi, le ha non poco smussate, perché ci si è accorti, anche grazie a ritrovamenti archeologici, che non poco di quello che si credeva inventato ha una base reale. Nel caso in questione le loro ragioni non tengono, anche perché che un fatto sia improbabile non significa che sia impossibile, e una volta constatato che le temperature non sono cosí rigide come si pensava, perveniamo al vero punto della questione che è l’apostasia della CC, ma in questo caso, appunto, l’ipotesi di un origine pagana del Natale, che si dava per scontata, è ormai dimostrato che non è cosí pacifica, e comunque si inserirebbe in un un contesto in cui non è facile distinguere ciò che è pagano e ciò che non lo è. In parole povere noi non sappiamo bene se si sia partiti da una data pagana, e ci si sia costruita sopra una cronologia, o viceversa si sia partiti dallo studio della cronologia, e si sia giunti ad una data che coincideva con una festa pagana. Di fatto questa seconda ipotesi riscuote oggi abbastanza interesse e un certo consenso, e non solo da chi sente la necessità di far concordare il testo biblico o la tradizione coi dati storici. Quanto al concreto, la presenza di Maria accanto a Giuseppe ha sempre creato imbarazzo (a prescindere dal mese), che si è cercato in vari modi di risolvere, per es. col De censibus di Ulpiano, ove si dice che il diritto romano obbligava all’imposta personale anche le donne dai 12 ai 60 anni; c’è chi ha pensato che Maria fosse un’ereditiera senza fratelli; chi, piú semplicemente, che non volesse separarsi dal marito nello stato in cui era; altro si troverà in rete, non ho controllato perché la questione, in sé, non mi appassiona.
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Vieri
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Interessante articolo odierno...

Messaggio da Vieri »

Chi ha deciso che Natale è il 25 dicembre?
Nessuno. Non c’è nessun documento, nessuna bolla papale o concilio che lo stabiliscano

http://www.lastampa.it/2017/12/23/socie ... agina.html" onclick="window.open(this.href);return false;

Auguri....
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Francesco Franco Coladarci
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Messaggio da Francesco Franco Coladarci »

Premetto di apprezzare il post di Quixote.
Quando si esamina le scritture vetero e novetestamentarie, necessita di conoscere la cultura ebraica, diversamente si brancola nel buio, così come non è uno scandalo che la Chiesa dei primi secoli riutilizzò templi pagani per le sue chiese, in merito poi al 25 Dicembre c'è un articolo molto interessante, sia in merito al "Sol Invictus" sia riguardante i "pastori".
Tale articolo non vuol stabilire una "verità assoluta", ma una ragionevole spiegazione.


Da molto tempo si ritiene che il 25 dicembre sia una data convenzionale, scelta dai cristiani come nascita di Gesù Cristo per contrastare la festa pagane del Sol invictus. A sostegno di questa tesi ci sono validi argomenti, come ce ne sono a sostegno di una seconda tesi, secondo la quale si accetta che la scelta del 25 dicembre sia stata convenzionale, ma con motivi indipendenti e slegati da piani politico-ideologici legati al contrasto del paganesimo. Una terza tesi, sostenuta da ben più validi e decisivi argomenti, si basa invece sull’archeologia e sostiene che il 25 dicembre sia effettivamente la data storica della nascita di Gesù Cristo.

In questo articolo valuteremo gli argomenti di queste tre ipotesi per poi tirare le debite conclusioni alla fine. Prima di iniziare, tuttavia, occorre una piccola premessa.



INDICE
1. Premessa
2. Il 25 dicembre ha un’origine pagana?
3. Il 25 dicembre ha un’origine simbolica-cristiana?
4. Il 25 dicembre è la vera data di nascita di Gesù?
5. Conclusione








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1. PREMESSA

Ci sembra utile introdurre ricordando che il Natale, seppur sia certamente la festa dell’anno certamente più amata da ogni persona, non corrisponde a quella più importante all’interno del cristianesimo cattolico. Se, infatti, Gesù fosse nato ma non fosse risorto, resterebbe soltanto uno dei tanti grandi saggi che hanno popolato la storia dell’umanità (come Platone, Aristotele, Gandhi, Confucio ecc.). Al contrario, Gesù è stato l’unico uomo della storia a dire di sé: “Io sono la via, la verità e la vita, nessuno viene al Padre se non attraverso di me” (Gv 14, 1-6), e l’unico che ha vinto l’insormontabile ostacolo dell’uomo, la morte. Per questo la celebrazione cristiana più importante è la Pasqua, giorno della sua resurrezione, la cui data è fissata storicamente ed è astronomicamente certa: il 14 del mese ebraico di Nisan, poco prima dell’inizio della festa ebraica, ovvero all’alba della domenica 9 aprile dell’anno 30 d. C , così come la data della sua morte: circa alle 15 pomeridiane del venerdì 7 aprile del medesimo anno 30.

Il Natale è per il cristiano la celebrazione di un evento biblico e salvifico, non il ricordo di una data, infatti negli stessi Vangeli non c’è nessun riferimento ad una data di nascita di Gesù, e addirittura soltanto due evangelisti su quattro parlano della nascita e infanzia del Cristo, mentre gli altri due cominciano il loro racconto dall’inizio della sua vita pubblica. Anche nel calendario cristiano il dies natalis in cui si commemora un determinato santo è il giorno della morte, non della nascita.

Soltanto nel II e III secolo i cristiani cominciarono a prendere in considerazione anche la data di nascita di Gesù, anche se con una certa diffidenza. Origene di Alessandria (185-254 d.C.) dichiara infatti che «nelle Scritture sono i peccatori, e non i santi, che celebrano la loro nascita», facendo riferimento alle “feste di compleanno” (natalia) degli imperatori. Nel 200 d.C. Clemente d’Alessandria affermò lamentandosi: «C’è poi chi, con più minuziosa pedanteria, cerca di assegnare alla nascita del Salvatore non solo l’anno, ma il giorno: e sarebbe il 25 del mese di Pachon [ossia il 20 maggio] del ventottesimo anno di Augusto» (Stromati, I,21,145.6).




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2. IL 25 DICEMBRE HA UN’ORIGINE PAGANA?

Come affermato nell’introduzione, la vulgata corrente ritiene che il 25 dicembre sia una data convenzionale, scelta appositamente dalla chiesa primitiva per sostituire la festa pagana del Sol invictus.



Accuse varie. Alcuni utilizzano questa argomentazione come preambolo per sostenere che il cristianesimo si sarebbe imposto con la forza sul paganesimo, distruggendo e appropriandosi di tutto quanto era a lui pre-esistente. In realtà, come sappiamo, quella pagana fu una festa che decadde lentamente da sola con il trascorre del tempo, fino all’editto di Teodosio del febbraio 380 d.C. (del rapporto tra cristianesimo primitivo e paganesimo parleremo approfonditamente in altra sede, comunque). Altri si appoggiano a tale tesi per affermare l’inesistenza storica di Gesù Cristo, inventato da personaggi misteriosi che avrebbero letteralmente copiato le sue gesta dalla divinità pagana Mitra, la cui festa si celebrava appunto il 25 dicembre. In realtà le prime notizie sulla storia di Mitra risalgono al II secolo, certamente sono posteriori ai Vangeli. Christopher Butler ha catalogato i presunti paralleli tra Gesù e Mitra, trovando una enorme discordanza e nessun riferimento al 25 dicembre come il compleanno della divinità pagana (anche di questo parleremo approfonditamente in un altro articolo). Qualcuno infine sostiene che il Natale cristiano non si basi affatto sul “Sol Invictus”, ma sulle feste “Saturnali” dedicate all’insediamento nel tempio del dio Saturno. In realtà esse non sono mai state celebrate il 25 dicembre, si svolgevano dal 17 al 23 dicembre e non avrebbe avuto alcun senso far cadere il Natale cristiano dopo due giorni dal termine delle celebrazioni.



Descrizione dei fatti. Rimaniamo sull’origine pagana del Natale di Cristo, come tentativo di scalzare la festa del Sol Invictus. Nei primi due secoli la data di nascita del Cristo non era la stessa per tutti i luoghi: in Oriente alcuni celebravano il Natale il 20 maggio, altri il 20 aprile; altri ancora il 17 novembre. In Occidente in alcune zone si celebrava il 28 marzo; mentre in altre regioni già si era scelto il giorno del 25 dicembre. Solo nel IV secolo in Occidente si pervenne ad una concordanza su questa data, fissando in tal modo l’attenzione sulla realtà umana di Cristo.

La prima data in cui si certifica chiaramente la festa cristiana del 25 dicembre è il 336 d.C., ovvero quando venne scritta la Depositio Martyrum, un primo tentativo di calendario liturgico, nel quale accanto al 25 dicembre si legge: “natus Christus in Betleem Iudeae”. Tuttavia nel 275 d.C., sessantuno anni prima, l’imperatore romano Aureliano eresse un tempio a Roma, istituendo un collegio sacerdotale e fissando la data del dies natalis del Sol invictus al 25 dicembre. Tale festa avveniva durante il solstizio d’inverno (la “rinascita” del sole), ovvero tra il 22 e il 24 dicembre (nell’emisfero Nord). Occorre precisare che nessuna fonte storica contemporanea ad Aureliano, o a lui precedente, testimonia una festa del sole il 25 dicembre. La prima attestazione in questo senso risale alla Cronografia del 354 (detta anche Calendario filocaliano), un composito testo cristiano databile appunto nel 354 d.C. e redatto a Roma. Nello stesso documento (nella 12° parte) compare anche il già citato Depositio Martyrum, del 336 d.C., in cui si riporta il festeggiamento della nascita di Cristo al 25 dicembre.

Non c’è dunque certezza su chi abbia per primo usato la data del 25 dicembre come festa propria: sono stati i cristiani a far calare la nascita di Cristo sulla festa del Sole Invitto, sono stati i pagani a tentare di contenere l’esplosione della nuova religione nell’impero romano, oppure le due date sono state scelte in modo indipendete?



Sostenitori della tesi “pagana”. Secondo diversi studiosi (H. Usener 1889, H. Lietzmann, FJ Dölger 1925 e Bernard Botte 1932), compresa anche l’enciclopedia Treccani, sarebbero stati cristiani ad “arrivare dopo”: avrebbero identificato la nascita di Gesù il 25 dicembre per “cristianizzare” la festa pagana. E’ un’ipotesi avanzata tardivamente, verso la fine del XII secolo dal vescovo siriano Jacob Bar-Salibi, il quale ha sostenuto che la festa di Natale è stata effettivamente spostata dal 6 gennaio al 25 dicembre in modo da cadere sulla stessa data della festa pagana: «era costume dei pagani celebrare al 25 dicembre la nascita del Sole, in onore del quale accendevano fuochi come segno di festività. Anche i Cristiani prendevano parte a queste solennità. Quando i dotti della Chiesa notarono che i Cristiani erano fin troppo legati a questa festività, decisero in concilio che la “vera” Natività doveva essere proclamata in quel giorno.». (J. Bar-Salibi da Christianity and Paganism in the Fourth to Eighth Centuries, Ramsay MacMullen. Yale, 1997, p. 155). Tuttavia tale spiegazione risulta essere in contrasto con il fatto che i primi cristiani erano ridicolizzati e perseguitati proprio perché non partecipavano alle feste e alle celebrazioni pagane (dato che adoravano un invisibile Dio, furono definiti “atei” dai pagani). In ogni caso l’idea è stata ripresa da studiosi dei secoli tardo XVII, sopratutto da puritani inglesi e scozzesi presbiteriani e da Paul Ernst Jablonski, un tedesco protestante con l’intenzione di dimostrare che la celebrazione della nascita di Cristo il 25 dicembre è stata una delle tante “paganizzazioni” del cristianesimo che la Chiesa del IV secolo ha abbracciato

Altri sostengono che fu l’Imperatore Costantino -cultore del Dio Sole prima di abbracciare la fede cristiana- a trasformare nel 330 d.C. la festa pagana del Deus Sol Invictus del 25 dicembre in festa cristiana. Infatti nei primi tre secoli del Cristianesimo, la nascita di Cristo aveva date diverse: 18 aprile, 29 maggio, per S.Cipriano era il 28 marzo, secondo Clemente Alessandrino il 20 maggio o il 10 gennaio o il 6 gennaio, poi prevalse la decisione di Costantino. La nostra tradizione avrebbe cominciato a festeggiare il Natale il 25 dicembre dopo il Concilio di Nicea (325), quando il cristianesimo si diffuse grazie alla libertà di culto.



Obiezioni e sostenitori della tesi “cristiana”. La pensano diversamente altri studiosi. Essi sottolineano innanzitutto che la prima citazione della celebrazione del Natala cristiano al 25 dicembre proviene da Ippolito di Roma (martirizzato nel 235 d.C.), quando nel suo Commentario su Daniele risalente al 203 d.C., scrive: «La prima venuta di nostro Signore, che nella carne, nella quale egli nacque a Betlemme, ebbe luogo otto giorni prima delle calende di gennaio», vale a dire otto giorni prima del 1° gennaio, cioè il 25 dicembre. Dunque l’uso di tale data da parte dei cristiani sarebbe accertata 133 anni prima di quella usata per il Sol Invictus (336 d.C.), tuttavia su questo passo di Ippolito non c’è una unanimità di consensi: per alcuni esegeti è considerato come interpolato successivamente (cfr. B. Altaner, O. Bardenhewer e F. X. Funk), mentre altri lo vedono come autentico (W. Bauer, A. Harnack e M. Lefèvre). Il documento unanimemente accettato rimane dunque quello che attesta tale data al 336 d.C. Lo studioso Michele Loconsole, ha affermato anche che la Chiesa primitiva, soprattutto d’Oriente, aveva fissato la data di nascita di Gesù al 25 dicembre già nei primissimi anni successivi alla sua morte. Il dato è stato ricavato dallo studio della primitiva tradizione di matrice giudeo-cristiana – risultata fedelissima al vaglio degli storici contemporanei – e che ha avuto origine dalla cerchia dei familiari di Gesù, ossia dalla originaria Chiesa di Gerusalemme e di Palestina. Steven Hijmans, docente di arte romana e archeologia presso l’University of Alberta, ha sostenuto che «rappresentare la religione pagana come una potenziale minaccia al cristianesimo, non è supportata da alcuna prova evidente. L’affermazione che il 25 dicembre era un festa particolarmente popolare per il Sol Invictus nella tarda antichità è altrettanto infondata [...]. non vi è alcuna prova che Aureliano istituì una celebrazione del Sol Invictus in quel giorno. Non vi è alcuna prova che una celebrazione religiosa del Sol Invictus in quel giorno abbia preceduto la celebrazione del Natale». Nel suo studio egli mette fortemente in dubbio la tesi che il Natale sia stato istituito il 25 dicembre per contrastare una popolare festa pagana.

Si sottolinea inoltre che prima del 354 d.C, ancora durante il regno di Licinio (imperatore dal 308 al 324 d.C.) il culto al dio solare veniva celebrato il 19 dicembre, e non il 25 (cfr. l’iscrizione citata da Allan S. Hoey, Official Policy towards Oriental Cults in the Roman Army, Transactions and Proceedings of the American Philological Association (70) 1939, pp 456-481, a p. 480, nota 128, citato da M. Loconsole, “La festa del Natale precede quella pagana del dio sole“, Zenit 6/01/10 e W.J. Tighe, Calculating Christmas). Si aggiunge poi che questa antica festa astronomica veniva celebrata anche in diverse altre date dell’anno, tra cui spesso veniva scelto il periodo compreso tra il 19 e il 22 ottobre. Quella del 25 dicembre si sarebbe imposta soltanto dopo la metà del IV secolo d.C. (cfr. M. R. Salzman, New Evidence for the Dating of the Calendar at Santa Maria Maggiore in Rome, Transactions of the American Philological Association (111) 1981, pp. 215-227, a p. 221, citata da M. Loconsole, “La festa del Natale precede quella pagana del dio sole“, Zenit 6/01/10).

Secondo Thomas Talley, l’imperatore Aureliano avrebbe inaugurato la festa del Sol Invictus cercando di dare nuova vita – una rinascita – ad un morente Impero Romano. E’ molto più probabile, egli sostiene, che l’azione dell’imperatore sia stata una risposta alla crescente popolarità e alla forza della religione cattolica, che celebrava la nascita di Cristo il 25 dicembre, e non il contrario (T. Talley, The Origins of the Liturgical Year, Collegeville, MN: Liturgical Press, 1991, pag. 88-91). Aureliano, lo ricordiamo, fu effettivamente un forte persecutore di cristiani.

Inoltre diversi autori cristiani contemporanei ai fatti, come Ambrogio (c. 339-397) hanno avanzato una connessione tra il solstizio d’inverno e la nascita di Gesù, descrivendo Cristo come il vero sole che ha eclissato gli dei caduti del vecchio ordine, ma mai alludendo a una “operazione politica” della Chiesa, piuttosto osservando la coincidenza come un segno provvidenziale, come prova naturale che Dio aveva scelto Gesù nel corso dei falsi dei pagani. Si fa anche presente che a Petovio (l’attuale Ptuj, in Slovenia), è stata recuperata la testimonianza di Vittorino che verso la fine del III secolo afferma: «Abbiamo trovato, tra le carte di Alessandro, che fu Vescovo a Gerusalemme, ciò che egli trascrisse di suo pugno da documenti apostolici: l’ottavo giorno delle calende di gennaio [ossia il 25 dicembre] è nato Nostro Signore Gesù Cristo, sotto il consolato di Sulpicio e Camerino […]» Alessandro morì nel 251 d.C. Inoltre, lo riprenderemo più avanti, occorre tenere presente che la festività dell’Annuncio dell’arcangelo Gabriele a Zaccaria è una festa presente nella Chiesa primitiva giudeo-cristiana fin dal I secolo, e che la sua memoria al 23 settembre faceva ricavare conseguentemente la nascita di Gesù all’incirca 15 mesi dopo, cioè al 25 dicembre (il motivo sarà esplicitato più sotto).

Occorre anche ricordare che fino a quando non è stato pubblicato l’Editto di Milano (313 d.C.), i cristiani erano fortemente perseguitati e si rifugiavano frequentemente nelle catacombe. Quindi, anche se avessero festeggiato il Natale al 25 dicembre non lo avrebbero certo fatto in modo pubblico, inoltre fin da subito hanno rivendicato una propria identità in opposizione al loro ambiente culturale, soprattutto in relazione ad altre religioni. Esisterebbero infatti inni e preghiere dei primi cristiani che mostrano il festeggiamento del Natale prima dell’Editto di Costantino (Daniel-Rops, Prières des Premiers Chrétiens, Paris: Fayard, 1952, pp 125-127, 228-229, citato in M.T. Horvat, Christmas Was Never a Pagan Holiday). Si ricorda infine quanto dice Agostino di Ippona nel 400 d.C., il quale parla di un gruppo locale di dissidenti cristiani, i donatisti, i quali festeggiavano il Natale il 25 dicembre, rifiutandosi però di celebrare l’Epifania il 6 gennaio, considerandola come una novità. Dal momento che il gruppo donatista è emerso solo durante la persecuzione nel 312 d.C, sotto Diocleziano nel 312 d.C., per poi rimanere ostinatamente attaccato alle pratiche di quel momento, questa sembra una tesi a favore della originalità cristiana. Come già detto, infatti, la prima data certa che attesta al 25 dicembre la festa pagana del Sol Invictus è datata 336 d.C.

La stessa tesi è sostenuta infine anche da William J. Tighe, docente di storia presso il Muhlenberg College di Allentown (Pennsylvania). Egli spiega chiaramente che «la scelta del 25 dicembre è il risultato di tentativi tra i primi cristiani di capire la data di nascita di Gesù in base a calcoli calendariali, che non avevano niente a che fare con le feste pagane. Piuttosto, la festa pagana della “Nascita del Sole Invitto”, istituita dall’imperatore romano Aureliano il 25 dicembre 274, fu quasi certamente un tentativo di creare una valida alternativa pagana a una data che era già di una certa importanza per i cristiani romani»



La “tesi pagana” non imbarazza i cristiani. Volendo comunque dare credito alla prima tesi, ovvero all’originalità pagana della festa, alcuni parlano di usurpazione impropria e illegittima da parte della Chiesa cristiana, finalizzata a “ingannare” il popolo. In realtà, come spiegato sull’Enciclopedia Treccani, in qualunque incontro tra culture diverse fenomeni di assimilazione e sostituzione sono comuni: il cristianesimo primitivo ha preferito coglierne il significato simbolico e trasferirlo in Cristo, così come ha valorizzato diversi elementi della cultura greco romana (pensiamo ai termini “tempio”, “sacerdote”, “pontefice”, l’aureola, i concetti di sostanza, logos, anima o i numerosi templi pagani dell’impero non distrutti ma convertiti al culto cristiano). L’inculturazione della fede è un fenomeno normale, comune e legittimo della vita della Chiesa, si tratta della trasformazione, dell’integrazione e del potenziamento dei valori che si incontrano nelle civiltà in cui si innesta il cristianesimo. Esse non vengono cancellate, ma valorizzate attraverso una spiritualità nuova. L’importante, teologicamente parlando, è che essa non produca l’abbandono di alcuni dogmi cristiani o l’introduzione di credenze pagane, producendo così una nuova religione sincretistica, ma questo ovviamente non è il caso della natalità di Cristo, la cui vicenda rimane unica, irripetibile e radicale. Come ha spiegato Elesha Coffman, storica presso la Waynesburg University, è stato «uno sforzo per rimodellare la cultura -anche le festività- in modo positivo».

A conferma della legittimità della Chiesa di questa inculturazione del paganesimo, troviamo tra i sostenitori di tale tesi anche Benedetto XVI, il quale nel 2006 ha sostenuto la stessa ipotesi dimostrando che aderire ad essa non comporta affatto nessun imbarazzo per i cristiani. Ha scritto infatti: «Il mondo in cui sorse la festa di natale era dominato da un sentimento che è molto simile al nostro [...]. Il 25 dicembre, al centro com’è dei giorni del solstizio invernale doveva essere commemorato come il giorno natale, ricorrente ogni anno, della luce che si rigenera in tutti i tramonti [...] Quest’epoca, nella quale alcuni imperatori romani avevano cercato di dare ai loro sudditi in mezzo all’inarrestabile caduta delle antiche divinità, una fede nuova con il culto del sole invitto, coincide col tempo in cui la fede cristiana tese la sua mano all’uomo greco-romano. Essa trovò nel culto del sole uno dei suoi nemici più pericolosi. Tale segno, infatti, era posto troppo palesemente davanti agli occhi degli uomini, in maniera molto più palese e allettante del segno della croce, col quale procedevano gli araldi cristiani. Ciononostante, la fede e la luce invisibile di questi ultimi ebbero il sopravvento sul messaggio visibile, col quale l’antico paganesimo aveva cercato di affermarsi. Molto presto i cristiani rivendicarono per loro il 25 dicembre il giorno natale della luce invitta, e lo celebrarono come natale di Cristo, come giorno in cui essi avevano trovato la vera luce del mondo. Essi dissero ai pagani: il sole è buono e noi ci rallegriamo non meno di voi per la sua continua vittoria, ma il sole non possiede alcuna forza da se stesso. Può esistere e aver forza solo perché Dio lo ha creato. Esso ci parla quindi della vera lu­ce, di Dio. E il vero Dio che si deve celebrare, la sorgente originaria di ogni luce, non la sua opera, che non avrebbe alcuna for­za da sola».

Il Pontefice ha quindi concluso la sua riflessione: «sentiamo che il dialogo del cristiano con gli adoratori romani del sole è, al tempo stesso, il dialogo del credente di oggi col suo fratello incredulo è il dialogo incessante tra fede e mondo [...]. Noi possediamo la certezza divina che la luce ha già vinto nella profondità occulta della storia e che tutti i progressi del male nel mondo, per grandi che essi siano, non possono assolutamente cambiare le cose. Il solstizio invernale della storia si è irrevocabilmente verificato con la nascita del bambino di Betlemme» (J. Ratzinger, Chi ci aiuta a vivere? Su Dio e l’uomo, Queriniana 2006, pagg. 97-103).




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3. IL 25 DICEMBRE HA UN’ORIGINE CRISTIANA-SIMBOLICA?

Diversi studiosi hanno avanzato un’altra tesi rispetto a quella precedentemente esposta: hanno anch’essi appoggiato l’idea per la scelta del 25 dicembre sia stata convenzionale/simbolica da parte della chiesa primitiva, ma affermano che essa sia stata identificata usando criteri indipendenti e non necessariamente legati alle feste pagane, anche se sovrapponibili.



Ipotesi del calcolo. Per la scelta del 25 dicembre, in modo indipendente dalla festa pagana, ci sarebbe la cosiddetta “ipotesi del calcolo“ o “teoria computazionale”, ed è stata suggerita da L. Duchesne (1889), H. Engberding (1949) e ripresa da Thomas Talley (1991). Essa, si basa sulla tradizione dei patriarchi ebrei che vuole che essi siano morti nella data del loro compleanno (calcolando con un numero intero di anni, dato che le frazioni di anni erano ritenute imperfezioni): essendo il Cristo un essere perfetto, anche per lui la data del giorno in cui fu concepito doveva essere la stessa data della sua morte, così da rendere perfetto il ciclo delle feste. Nel 207 d.C. Tertulliano ha identificato come data di morte del Cristo il 25 marzo (8° giorno alle calende d’Aprile) dell’anno 29 (cfr. Tertulliano, Contro i Giudei 8,18), una scelta certamente simbolica, legata all’equinozio di primavera del calendario romano (il giorno perfetto, dove la notte ed il giorno si equilibrano) e alla ipotetica creazione del mondo secondo la tradizione ebraica (come del sacrificio di Abramo e del passaggio del mare rosso). Assumendo tale data, anche il concepimento del Cristo (l’annuncio a Maria) sarebbe avvenuto il 25 marzo e dunque la nascita nove mesi dopo, al 25 dicembre (solstizio d’inverno).

S. Agostino è testimone della tradizione secondo cui Cristo fu concepito e morì il 25 marzo: “Octavo enim Kalendas apriles conceptus creditur quo et passus» (De Trinitate IV, 5 ; cf. De diversis quaestionibus, 56) e la stessa cosa affermò nel 221 d.C. Sesto Giulia Africano, il quale nel suo Chronographiai, pose al 25 marzo sia la data della passione di Cristo che quella dell’annuncio a Maria (concepimento di Gesù). Abbiamo poi già citato Ippolito di Roma, il quale nel 203 d.C. certifica la festa del Natale cristiano al 25 dicembre, anche se in molti lo ritengono un’informazione aggiunta posteriormente e la testimonianza di Vittorino sul vescovo di Gerusalemme, Alessandro, il quale, prima del 251 d.C. affermò il 25 dicembre come festa cristiana.

Una variante della stessa tesi è basata sull’astronomia: secondo le idee del tempo si riteneva che la creazione del mondo fosse avvenuta all’equinozio di primavera, assegnato allora al 25 di marzo (non al 21). Ragionando secondo questa idea, si riteneva che anche la seconda creazione, ossia la concezione di Cristo nel seno di Maria, doveva essere avvenuta il 25 di marzo. Ne derivava di conseguenza che la nascita del Salvatore andava assegnata al 25 dicembre, nove mesi dopo la sua concezione.



Ipotesi del Cristo-Luce del mondo. Un’altra considerazione, con basi astronomiche ma anche bibliche, confermava gli antichi in questo loro ragionamento. E’ noto infatti come verso il 25 dicembre il sole riprende la sua ascesa dopo il solstizio invernale. Era questo un particolare che induceva gli antichi a collegarvi il sorgere dei Sole di giustizia, che è Cristo Signore. E’ molto probabile infatti che i cristiani abbiano interpretato il ben radicato simbolismo solare presente nelle Scritture come profezia dell’incarnazione di Dio in Gesù Cristo, scegliendo quindi la data del 25 dicembre (solstizio d’inverno). Ad esempio il profeta Malachia fa dire a Dio: «la mia giustizia sorgerà come un sole e i suoi raggi porteranno la guarigione…il giorno in cui io manifesterò la mia potenza, voi schiaccerete i malvagi» (Libro di Malachia, 3, 20-21). Questa analogia tra la manifestazione di Dio e il sorgere del sole risale al Libro di Isaia (Is 30, 26 e Is 62, 1) ed è ripreso anche nel Libro della Sapienza (Sap 5, 6). Sarà lo stesso Gesù ad applicarle a se stesso le parole di Isaia (Matteo, 4, 16), come fece anche in questa occasione: «Io sono la luce del mondo. Chi crede in me non cammina nelle tenebre» (Gv, 8, 12). Questa interpretazione è implicita già nel primo capitolo del vangelo di Luca (Lc 1, 79-79), in cui Zaccaria profetizza che: «Grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace» (Lc, 1, 79 s.), ed infatti nel capitolo successivo Gesù è presentato come «luce per illuminare le nazioni» (Lc 2, 32). Il simbolismo teologico “Cristo-Luce del mondo” è caratteristico anche del Vangelo di Giovanni (Gv 1, 4-9) e delle Lettere di San Paolo (ad es. Ef 5,14), esso ricorda inoltre sia la Trasfigurazione, durante la quale il volto di Cristo splendeva come il sole (Mt 17, 2), sia soprattutto la Resurrezione, di cui il risorgere quotidiano del sole può essere considerato una metafora. Anche nell’Apocalisse di Giovanni quando Cristo appare all’apostolo: «il suo volto era come il sole quando splende con tutta la sua forza» (1, 16). Anche Sant’Ambrogio (c. 339-397), come citato sopra, connette il solstizio d’inverno e la nascita di Gesù senza alludendo ad alcuna sostituzione della festa pagana, ma riconoscendo in essa un segno provvidenziale. Steven Hijmans, docente di arte romana e archeologia presso l’University of Alberta, ha sostenuto esattamente questa tesi, facendo notare come i cristiani guardassero con attenzione al solstizio d’inverno e alla considerazioni cosmiche, la sua conclusione è chiara: «E’ stato il simbolismo cosmico che ha ispirato la leadership della Chiesa di Roma per eleggere il solstizio d’inverno, il 25 dicembre, come il compleanno di Cristo, e il solstizio d’estate, come quello di Giovanni Battista, integrato dagli equinozi delle loro rispettive date di concepimento. Mentre erano a conoscenza che i pagani chiamavano questo giorno come il “compleanno” del Sol Invictus, questo non ha giocato alcun ruolo nella scelta della data per il Natale».

Una conferma di tutto questo arriva anche dall’arte: i primi cristiani avvertivano infatti la necessità di manifestare questa loro fede anche con le arti figurative. Ci sono arrivati diversi affreschi e mosaici che paragonano Cristo al sole. Un esempio per tutti si trova nella necropoli vaticana dove nel mosaico del soffitto del mausoleo M, composto tra il 150-180 d.C., abbiamo la raffigurazione di Cristo-Sole che ascende al cielo.

Secondo queste tesi, dunque, la scelta del 25 dicembre vene identificata in modo totalmente autonomo e indifferente dal fatto che la stessa data o periodo di tempo fosse già usata dalle feste pagane. Le due feste potrebbero dunque essere sorte pressoché contemporaneamente, parallelamente e senza alcuna intenzione di mutua incidenza. E’ anche possibile comunque che la volontà di sostituire la festa pagana sia coesistente alla scelta del 25 dicembre per motivi prettamente biblici-astronomici.




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4. IL 25 DICEMBRE E’ LA VERA DATA DI NASCITA DI GESU?

Altri studiosi si discostano dalle due tesi precedenti e affermano che il 25 dicembre non è affatto una data simbolica-convenzionale, ma è la vera data storicamente esatta della nascita di Cristo

Tesi archeologico-biblica. Tale tesi (qui ben spiegata in italiano) è basata sulle importanti scoperte archeologiche di Qumran, grazie al Calendario di Qumran e al ritrovamento sopratutto del Libro dei Giubilei (II secolo a.C.). L’evangelista Luca riferisce che l’arcangelo Gabriele annunciò a Zaccaria la nascita del figlio Giovanni Battista, mentre egli stava svolgendo le sue funzioni sacerdotali davanti a Dio nel tempio, nel turno di Abia (Lc 1,62). Nel 1953 la grande specialista francese Annie Jaubert ha studiato il calendario del Libro dei Giubilei, scoprendo che numerosi frammenti di tale testo dimostrano non solo che esso era stato fatto proprio dagli esseni, ma che essi lo avevano usato almeno fino al I secolo d.C. (A. Jaubert, Le calendrier des Jubilées et de la secte de Qumran. Ses origines bibliques, in “Vetus Testamentum, Suppl.” 3 (1953) pp. 250-264). Nel 1958, lo studioso ebreo Shemarjahu Talmon, docente presso l’Università di Gerusalemme, ha ricostruito le turnazioni sacerdotali degli ebrei e, applicandole al calendario gregoriano, ha scoperto che la classe sacerdotale del turno di Abia svolgeva le sue funzioni due volte l’anno, e una di esse corrispondeva all’ultima decade di settembre (cfr. The Calendar Reckoning of the Sect from the Judean Desert. Aspects of the Dead Sea Scrolls, in Scripta Hierosolym itana, vol. IV, Jerusalem 1958, pp. 162-199). Risulta dunque storicamente attendibile la data tradizionale attribuita alla nascita di Giovanni Battista (24 giugno), avvenuta nove mesi dopo l’annuncio di Gabriele a Zaccaria (23 settembre)

Altri studiosi, stimolati da tale scoperta, hanno ricostruito la “filiera” di quella tradizione dei cristiani orientali che pone proprio tra il 23 e il 25 settembre l’annuncio a Zaccaria, giungendo alla conclusione che essa proveniva direttamente dalla Chiesa primitiva, giudeo-cristiana, di Gerusalemme. Tornando alle implicazioni di tale scoperta -passata quasi inosservata, purtroppo-, se è storicamente attendibile la data della nascita di Giovanni Battista (24 giugno), avvenuta nove mesi dopo l’annuncio di Gabriele a Zaccaria (23 settembre), allora ne consegue anche il fondamento storico dell’annunciazione dell’arcangelo Gabriele a Maria (e il concepimento verginale di Gesù) avvenuta “sei mesi dopo”, quindi nel marzo dell’anno successivo (il 25 marzo, secondo il calendario cattolico, come affermato nel 221 d.C. (circa) da Sesto Giulio Africano in Chronographiai): «vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio» (Lc 1, 26-37).

Ovviamente, infine, essendoci sei mesi di distanza tra la nascita di Giovanni Battista e Gesù, tutto questo implica che anche la data del 25 dicembre, (nove mesi dopo), per determinare la nascita di Gesù, è storicamente fondata. Di conseguenza, come spiegato dal biblista Tommaso Federici, è una data storica anche quella della santa circoncisione, avvenuta otto giorni dopo la nascita, secondo la legge di Mosè (Lev 12, 1-3) e così, quaranta giorni dopo la nascita, il 2 febbraio, la “presentazione” di Gesù al tempio.

Di questa importante tesi ne ha parlato anche Antonio Socci, ed è stata sostenuta anche da Vittorio Messori, che inizialmente aderiva all’ipotesi della scelta arbitraria da parte cristiana per contrastare la festa pagana.



L’obiezione dei pastori. Una postilla finale: contro la nascita di Gesù il 25 dicembre viene spesso citato il fatto che in Palestina i pastori, non più tardi del 15 ottobre, riportano il loro gregge al riparo per proteggerlo dal freddo, dalla pioggia e dalla neve. Nei Vangeli, invece, si legge che la notte in cui ebbero l’annuncio della nascita del Salvatore, stavano facendo la guardia al gregge all’aperto (Luca 2:8). A questa obiezione ha risposto Michele Loconsole, dottore in Sacra Teologia Ecumenica, il quale ha spiegato che i giudei distinguono tre tipi di greggi: quello composto da sole pecore dalla lana bianca, quello formato da pecore la cui lana è in parte bianca, in parte nera e quello formato da pecore la cui lana è nera: questi ultimi animali, ritenuti impuri, non possono entrare né in città né nell’ovile, neppure dopo il tramonto, quindi costretti a permanere all’aperto con i loro pastori sempre, giorno e notte, inverno e estate. Inoltre, il testo evangelico riferisce che i pastori facevano turni di guardia: fatto che appare comprensibile solo se la notte è lunga e fredda, proprio come quelle d’inverno. John Stormer ha invece dato un’altra spiegazione: i pastori solitamente trascorrono la notte nei campi con il loro gregge quando gli agnelli sono nati da poco. Le pecore diventano attraenti per i montoni dopo il 21 giugno, e il periodo di gestazione normale è di cinque mesi, così che i nuovi agnelli nascono a metà dicembre.




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5. CONCLUSIONE

Abbiamo dunque valutato le tre tesi dibattute sull’origine del 25 dicembre. Quel che sostiene la vulgata corrente -compreso Benedetto XVI, come abbiamo visto-, cioè la “cristianizzazione” di una festa pagana ha alcune buone motivazione ma esistono altrettante valide obiezioni di cui non si può non tenere conto: è infatti altrettanto probabile che siano stati i romani a “paganizzare” una festa cristiana. Valida risulta anche l’ipotesi che le due feste siano state identificate in modo totalmente indipendente le une dalle altre, i pagani per decisione di Aureliano e i cristiani in modo simbolico basandosi su riflessioni biblico-astronomiche.

Ad una osservazione oggettiva risulta tuttavia molto più attendibile la terza ipotesi, quella basata sugli studi di Annie Jaubert e sopratutto di Shemarjahu Talmon (ebreo, quindi al di sopra delle parti), i quali hanno sostenuto che la data del 25 dicembre è storicamente accertata, e di conseguenza anche tutte le date stabilite dalla tradizione cristiana che vanno perfettamente a collimare con le scoperte di Qumran: l’annuncio di Gabriele a Zaccaria della nascita di Giovanni Battista (23 settembre), la nascita di Giovanni Battista avvenuta nove mesi dopo (24 giugno), l’annuncio dell’arcangelo Gabriele a Maria (e il concepimento verginale di Gesù) avvenuta sei mesi dopo (25 marzo) e, infine, la nascita di Gesù avvenuta nove mesi dopo (25 dicembre).

In ogni caso, anche se si volesse rifiutare quest’ultima tesi e aderire alla “cristianizzazione” di una festa pagana, è importante ribadire come già abbiamo fatto che nulla ci sarebbe di imbarazzante per i cristiani: l’inculturazione manifesta quell’attitudine della chiesa primitiva a guardare con attenzione al mondo nel quale viveva colui al quale si annunciava il vangelo, per coglierne quegli aspetti che potessero aiutarlo a comprendere la novità portata dal Cristo, secondo l’adagio paolino: “Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono, fuggire ogni specie di male” (1Ts 5,21-22). La chiesa di Roma, se si vuole aderire a questa tesi, ha deciso di celebrare la festa del Natale del Signore, vera luce del mondo, proprio nel giorno in cui l’uomo pagano si rivolgeva, ormai incredulo, al Sol invictus, chiedendogli benedizione e salvezza. Nessuno può rinfacciare dunque nulla, lo conferma il fatto che lo stesso Pontefice cattolico aderisce apertamente a questa tesi, che invece per molti dovrebbe “mettere in scacco” i cristiani.
“Al di sopra del Papa, come espressione della pretesa vincolante dell’autorità ecclesiastica, resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dell’autorità ecclesiastica.”
(Cardinal Joseph Ratzinger )

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giova65
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Messaggio da giova65 »

Francesco Franco Coladarci ha scritto:Premetto di apprezzare il post di Quixote.
Quando si esamina le scritture vetero e novetestamentarie, necessita di conoscere la cultura ebraica, diversamente si brancola nel buio,.
Sono perfettamente d'accordo, tanto è vero che ritengo assolutamente attendibile -anche per esperienza personale che mi colloca a 688 mt slm, - quanto gli studiosi israeliani, quindi di cultura ebraica, vanno dicendo: le pecore a 800 mt slm il 25 dicembre a mezzanotte non pascolano. Diversamente, ha ragione, si brancola nel buio più fitto della mezzanotte presunta santa. Rimangono ferme le mie approssimative obiezioni:
1) Un censimento universale nei mesi invernali? Come potevano raggiungere i luoghi di nascita coloro che dai monti si erano stabiliti in pianura come Giuseppe che deve salire a 800 mt?
2) Se il censimento era annuale o più, come sostiene quixi, perchè Giuseppe sceglie il mese in assoluto meno indicato per tutti coloro che lo devono affrontare il viaggio a piedi o con mezzi di fortuna avendo addirittura una partoriente e fianco, anzi, in mogie? Lei, signor Francesco, esporrebbe sua moglie ai rischi già elencati nei post precedenti (freddo, disagi, assoluta necessità dei ricoveri ma giornate cortissime) scegliendo proprio dicembre/gennaio?
giova65
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Messaggio da giova65 »

Mi perdoni signor Francesco se a un mio post ne segue un altro, ma debbo dirle che a Gerusalemme attualmente, cioè nei giorni di Natale, ci sono solo 10 ore di luce diurna. Quando tra la vigilia del presunto natale e Capodanno percorremmo in due il G.E.A per 120 km, giovani e molto, molto in forma, come ho scritto (6 maratone in un mese), quelle ore passavano in un attimo e la notte calava subito. Immagina cosa significa avere a fianco una partoriente in un viaggio di 152 km a piedi? La necessità di un ricovero, gli imprevisti dovuti alla sua condizione, la stanchezza, il freddo e i mezzi di fortuna allungano di molto il cammino rendendolo lentissimo e incerto. E io, Giuseppe, mi metto in viaggio proprio a dicembre-gennaio con 10 ore di luce? lo ripeto: se è Natale, non è s.Giuseppe perchè tradisce un'incoscienza degna di un folle.
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Vieri
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Repetita iuvant.....

Messaggio da Vieri »

giova65 ha scritto:
Vieri ha scritto:
giova65 ha scritto: "non gliene frega niente a nessuno" :addio:
Chi più di me lo sa? Hai il mio pieno appoggio. Un grazie a tutti e scusate.
Accetto le scuse ma pare che non legga quello che ti viene scritto insistendo sempre sugli stessi argomenti.
Tu sei convinto che a Betlemme 2000 anni fa facesse un freddo cane? Accontentato.
Tu sei convinto che San Giuseppe non doveva fare quel viaggio con una donna incinta di 9 mesi ? Accontentato
Tu sei convinto che le pecore non pascolano di notte ? Accontentato.
Tu sei convinto che non si dovesse fare un censimento proprio in dicembre? Accontentato....

Prendi tutto come mio regalo di Natale....
Buone feste
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Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente.
Bertolt Brecht
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