Vieri ha scritto:…
Scrivi ancora:
Soprattutto, sembra non rendersi conto che la vera posta in gioco è un’altra, ovvero il ruolo della religione, non solo quella cristiana, nel mondo postmoderno, un mondo in cui la figura di Gesú-Dio contrasta implacabilmente con il relativismo che lo permea, ed è ostacolo insormontabile al dialogo inter-religioso, rendendo di fatto irrealizzabile la sua fondamentale aspirazione, ma anche missione, ecumenica.
Ritengo che tali considerazioni siano particolarmente forti e personali poichè non ritengo assolutamente che possano rappresntare un ostacolo insormontabile nel dialogo interreligioso...dato che i fatti recenti specie nel dialogo fra ebrei e cattolici sconfessano tali teorie come segnalato in precedenza in numerosi incontri.
Quello che tu ritieni non mi interessa, perché non sei in grado di capire che la storia non si occupa di fatti, ma della loro rilevanza sincronica nella diacronia. Quegli incontri segnano al piú la costrizione della Chiesa, al solito al traino della storia, verso un adeguamento cui recalcitra, e a cui la sua base dogmatica si oppone: leggete i sorrisi e non capite minimamente quel che drammaticamente sottendono, mentre permane il suo trend declinante, questo sí è un fatto. Il resto non merita risposta, Mauro ha ragione: apri un thread titolando sulla Trinità, poi passi subito a Mauro Pesce e al suo Gesú storico, poi tiri in ballo il credere per fede che con la storia c’entra come il gennaio e le more; segui con un predicozzo su fede e ragione e infine salti fuori, per miracolo, con Geova. Piú sotto fantastichi con Valentino di resurrezione “documentata” (?) e di storia che pretenderebbe interpretare la fede (??). Piú oltre si susseguono i tuoi sillogismi sbilenchi che fanno rivoltare Aristotele nella tomba, e continui a biascicare di verità storiche quando nemmeno sai che sia la Storia, poi risalti alla teologia (fede e ragione), e alla fine vieni anche a dire che non si è ben compreso il mio ragionamento… Certo, come potresti comprenderlo se non sai di che vai blaterando? Se è già la seconda volta che ti si concede di aprire un thread, dopo averti ammonito sui tuoi fini impropri, per
ri-propagandare, senza un minimo appiglio logico, la tua posizione di credente, che con la storia non ha nulla a che fare? Se condividi le fumose idiosincrasie di Cantalamessa? che evidentemente ignora a che serva, in storia, una corretta metodologia e un corretto approccio epistemologico, e cui si replica banalmente con Sherlock:
It is a capital mistake to theorize before one has data. Insensibly one begins to twist facts to suit theories, instead of theories to suit facts.
[Errore capitale teorizzare prima del dato: senza accorgersene si vanno a stravolgere i fatti per aggiustarli alle teorie, invece di accordare le teorie ai fatti.]
Sh. Holmes (alias A. C. Doyle)
Oltretutto, di quel link, ti sei perso il meglio, cioè Ratzinger, che candidamente scrive:
Il metodo che Ratzinger adotta è sì di “leggere i testi con il metodo storico”, ma sempre “a partire dalla fede”. Per lui questo è l’unico modo per spiegare il mistero di una cristologia che, nella lettera di Paolo ai Filippesi, appena vent’anni dopo la morte di Gesù, innalza a lui un inno “in cui si dice di Gesù che era uguale a Dio ma spogliò se stesso, si fece uomo, si umiliò fino alla morte sulla croce e che a lui spetta l’omaggio del creato, l’adorazione che nel profeta Isaia (45,23) Dio proclamò come dovuta a lui solo”.
Il che automaticamente squalifica il suo fare Storia, con la maiuscola, ma almeno ha l’onestà di dichiararlo in anticipo. E offre l’unica testimonianza decente di senso storico in questa vostra omiletica inconsistente che portate avanti, ovvero la Lettera ai Filippesi e la sua natura innografica. Guarda caso, io che ammiro Ratzinger, quando altrove scrivevo: «Il vangelo di Giovanni è posteriore agli altri, si ritiene scritto (e oltretutto manipolato: il celebre prologo forse scritto per ultimo)»; e in altro luogo: «il concetto di logos/sophia si ritrova già nelle lettere paoline», pensavo proprio a
Filippesi 2, e alla natura innografica, forse originaria, del prologo giovanneo, con inevitabile rapporto, non importa se diretto, di causa effetto fra i due scritti, fondamentale ai fini della Cristologia, ovviamente in chiave diacronica. Tu invece parli di nulla, che non sia il ripetere a macchinetta te stesso o gli apologeti di cui pure non comprendi nulla, perché non sai distinguere quel che nell’apologia ha valenza e rilevanza storica, e quel che non l’ha.