Francia: Le "varie" facce della medaglia....

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Vieri
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Francia: Le "varie" facce della medaglia....

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Cugini francesi...che sconfinano armati.....

DISCUTIBILI, MOLTO DISCUTIBILI,...
I "Rambo" francesi al confine ora finiscono sotto accusa
I respingimenti nella zona di Bardnecchia violerebbero i diritti umani. Per Parigi è tutto regolare. Pure bloccare le donne incinte
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 11641.html" onclick="window.open(this.href);return false;

L'episodio di Bardonecchia ha alzato il velo sui comportamenti della polizia francese nelle operazioni di monitoraggio del passaggio dei migranti al confine tra Italia e Francia.

A quanto pare gli agenti d'Oltralpe tutti i giorni scaricano dalla parte del confine italiano i migranti che provano a passare la frontiera. Con un furgone bianco li prelevano sul territorio francese e li "scaricano" su quello italiano, proprio dalle parte di Bardonecchia. Respingimenti giornalieri che di fatto violerebbero i diritti umani. E proprio su questi respingimenti, come sottolinea il Messaggero, si era già espressa Amnesty Internetional che nel 2017 segnalava la "mancanza di garanzie e di rispetto dei diritti dei migranti".

Sempre Amnesty affermava: "I respingimenti sono organizzati senza nessuna formalità, fatti in modo che le persone non riescano ad esercitare i loro diritti". Un tema dunque conosciuto dal governo francese che però, anche nel caso di Bardonecchia, ha affermato di seguire le regole senza violare le norme. Eppure solo ieri Nice Premium, sito che ha seguito i fatti di Bardonecchia, ha definito "Rambo" i gendarmi francesi ponendo un interrogativo forte alle autorità francesi: "Non sarebbe meglio agire cum grano salis invece di prendersi per dei Rambo?". In questo momento l'accordo sui controlli al confine tra Italia e Francia è stato sospeso.

E probabilmente l'approccio della polizia francese in queste operazioni dovrà cambiare per non rischiare un nuovo incidente diplomatico. I francesi ribadiscono che tutto avviene in modo regolare, ma di fatto le cronache degli ultimi giorni parlano anche di donne incinte fermate al confine senza alcuna assistenza e rimandate indietro. Una di loro è morta dopo aver partorito all'ospedale Sant'Anna di Torino. E chi le aiuta rischia il carcere.
BRAVI,BRAVI,.....
https://video.repubblica.it/edizione/to ... P2-S3.4-T1" onclick="window.open(this.href);return false;
3 APRILE 2018
A Briançon tra i migranti che ce l'hanno fatta: "Da voi niente documenti, nessuno vuole tornare in Italia"
Il rifugio dei migranti di Briançon si trova in una vecchia caserma a 100 metri dalla stazione ferroviaria assegnata dal comune ai volontari di “Tous Migrants”. Qui, sull'altro versante delle Alpi, a 20 minuti dal confine di Claviere l'accoglienza funziona: "Questo inverno c'è stato un boom di arrivi. Persone in difficoltà perché rimaste al gelo nella neve per giornate intere – racconta Laurance Amalbert, una delle volontarie dell'organizzazione – Qui abbiamo momenti in cui ci sono più di 100 persone, nello scorso weekend erano circa 45". Nessuno vuole tornare in Italia: "Voi italiani ci rifiutate i documenti e poi la maggior parte di voi è razzista – dice uno degli ospiti – In Italia dopo che la mia compagna ha partorito ci hanno messo in una stanza con dieci persone, così abbiamo deciso di tentare la traversata sulla neve col bebè"
PERO', PERO',......
Nelle nuove giungle di Calais tra i migranti fuggiti dall’Italia
In 500 dormono nei boschi senza tende né servizi igienici. «Nel vostro Paese non c’era lavoro, sogniamo Londra»
http://www.lastampa.it/2017/05/14/ester ... agina.html" onclick="window.open(this.href);return false;

Ci vuole coraggio. Lo riconosci negli occhi di Rehman, nemmeno ventenne. «Ci arriverò, nascosto dentro un Tir o un’auto, ma alla fine riuscirò ad andare in Inghilterra», ripete mentre fiero scruta il cielo grigio della Manica. Calais, tra muri e reti coperte da filo spinato, sembra un vicolo cieco. Eppure per questo giovane pakistano è solo una tappa del viaggio. «Sono in Europa da più di un anno - racconta in italiano -. Ho percorso la rotta balcanica, poi l’Austria mi ha lasciato passare i confini e, dopo Udine, sono stato in un centro di accoglienza nel Foggiano. Non c’era lavoro e ho deciso di andarmene».

Ha fatto lo stesso Jafar, 19enne proveniente dall’Afghanistan, ospitato per un anno a Padova e poi scappato in Francia. Vicino a lui il connazionale Aarif si dispera: mostra una lettera di Poste italiane, datata Milano, che conteneva la sua carta ricaricabile andata perduta. Storie dalla fine dell’Europa, a 30 chilometri di mare dalla Gran Bretagna.

«Londra chiama», hanno scritto in inglese con lo spray sopra il graffito del migrante Steve Jobs realizzato da Banksy su un muro di cemento all’ingresso della vecchia Giungla. Di quella «giungla» (dall’afghano dzhangal), che arrivò a ospitare 10 mila persone resta un accumulo di sabbia, alberi spezzati e detriti. È stata smantellata lo scorso autunno per volere del governo francese. Ma i migranti continuano ad arrivare: sono circa 500 i «nuovi esuli» di Calais.

Li vedi a gruppetti ai bordi dell’A16 e nella vicina tangenziale che porta al terminal dei traghetti, quella circondata dal muro da 2,7 milioni di euro finanziato dai britannici. Molti di loro, circa 300, si ritrovano in un terreno ancora libero di una zona industriale, a poche centinaia di metri della vecchia Giungla. Al centro i pali dell’alta tensione, sul lato sinistro la boscaglia dove dormono: nessuna tenda, solo sacchi a pelo e coperte. «Non è l’Italia, qui piove sempre», lamenta l’afghano Jafar. Le temperature, anche a maggio, superano di poco i cinque gradi. Se ne percepiscono meno, soffiano forte i venti della Manica.

«Il paradosso è che dopo l’evacuazione i numeri sono diminuiti, ma la situazione umanitaria è peggiorata», racconta Maya Konforti, 62 anni, gli ultimi tre passati a fare la segretaria dell’associazione L’Auberge des Migrante. «All’interno della Giungla c’era un minimo di accoglienza garantito mentre adesso queste persone non hanno letteralmente un posto dove vivere. Stanno tra la boscaglia dove da un momento all’altro potrebbe arrivare la polizia e cacciarli».

Accanto a lei, nella «nuova giungla» dell’area industriale, si presenta un giovane con la faccia arrossata: chiede della crema per lenire il dolore. «Guarda come gli hanno ridotto gli occhi con i gas urticanti. Li fanno sgomberare anche così», denuncia Maya, nota tra i migranti come la «mamma della Giungla». Le camionette dei Crs, quelle degli agenti antisommossa, pattugliano la città. E anche nella zona artigianale tengono sott’occhio la situazione. «Siamo andati a processo contro il Comune e la Corte ci ha dato ragione: adesso possiamo distribuire cibo e coperte ai migranti. Ma la polizia ci lascia solo un’ora di tolleranza», dice Maya.

Funziona così: verso le 19,30 una decina di poliziotti si avvicina ai furgoni delle associazioni e fa il segno di sgomberare tutti, volontari e migranti. Poco importa se la distribuzione è finita o meno.
Chi sono i VERI razzisti?
Presentazione
Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente.
Bertolt Brecht
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