Vieri ha scritto:
Perdonami Quix, ma sai benissimo che abbiamo concezioni di vita completamente diverse oltre ad esaminare le varie problematiche di vita sotto due aspetti assolutamente diversi: Il tuo ritengo dal punto di vista filosofico intellettuale, mentre il mio è molto più "terra terra" pratico e che più che pensare...."osserva"...e l'osservazione di quello che vede lo porta a pensare, ovviamente, in maniera diversa.
Cordialità
Vedi Vieri, non ho nulla da perdonarti, e in parte concordo con quello che mi scrivi, solo vorrei precisare che io non evito affatto di ragionare “terra terra", con la differenza, rispetto a te, che non è la tesi che m’intriga, ma la sua ragion d’essere e il modo in cui la sviluppiamo. Lo stesso riguardo a Dio, non m’interessa dimostrare che c’è o che non c’è; o che esista o non esista: Mauro si tranquillizzi, non fa molta differenza neanche a me un verbo o l’altro, solo che permette interessanti distinzioni, e a chi fosse interessato a conoscere, invece che affermare o dimostrare la propria opinione, presentano un gusto estetico impagabile; per esempio, gli Dei pagani
non sono, ma
esistono (Zeus nasce e muore). Yahweh invece
è (io sono Colui che sono), ma ovviamente non esiste, perché l’esistenza implica la nascita (e la morte: da ciò la mia origeniana negazione dell’immortalità dell’anima, se intesa in senso cattolico ortodosso, perché non eterna, ma concepita). E qui sta il paradosso del Cristianesimo, che coniuga le due cose: Dio Padre
è, ma Gesú allo stesso tempo
è esistito, e tuttavia è anche
en arché, in principio (Gv. 1, 1).
Ovvio che ai piú di voi, atei o credenti, queste cose poco importino, troppo presi, come siete dal lato personale, e a volte polemico della questione. Da cui, per grazia di Dio, sono immune, e rispondendo ora in pubblico a un carinissimo MP di Mauro, la mia conversione, a 20 anni come quella di Odifreddi, è stata senza conseguenze: ero tepido credente prima, non m’ha provocato alcun trauma, è passata inavvertita. Ma capisco che per alcuni di voi sia stata traumatica. Capisco meno Odifreddi, che per certi versi ammiro, perché magnifico divulgatore. Ma proviene da scuole tecniche, non da licei, da questo intuisco le sue limitazioni “umanistiche” e unilaterali, beninteso non giustificandolo, ma forse è originale proprio per questo, che da demerito può perfino divenir merito, perché l’ignoranza della bibliografia, a volte, permette originalità, e un approccio quanto stravagante, altrettanto intrigante.
Quello che invece non mi quadra è il vostro ottimismo pratico, che sa tanto di
utilitario: credo in Dio
perchè mi fa star bene. Ma avete mai pensato di dire ci credo perché è bello crederci? Illusione per illusione, mi sta meglio la seconda. Mi pare non vi rendiate conto che il vostro ottimismo è sconfessato, si può dire a partire da Agostino, per giungere a Pascal o Kierkegaard (e lasciamo pur perdere Giobbe e Qohelet). Non è che la vostra sempllicità mi arrechi fastidio, ma non vi rendete conto che la stessa sta affossando la vostra Chiesa. Che vive del vostro contributo, ma non pare faccia nulla per elevare il vostro pensiero, tanto che vi basta essere contenti del qui e ora. In realtà non è cosí, voci credenti e critiche si innalzano, e le migliori vanno proprio ad affermare questo rapporto estetico, non pratico, con Dio, dal quale però voi, sembrate refrattari, perché refrattari al
senso del dolore prima di tutto, quasi in omaggio al vostro individualismo. Smettetela di razionalizzare la vostra fede, cercando vanamente di dimostrarla. Accettatene il paradosso, e affermatene l’atto di volontà, quasi nicciana o shopenahueriana, perché il senso della vita non sta né nella religione né nella scienza, ma nel suo stesso fluire, ove un Dio può
morire e rinascere, ma a patto di non cercarlo in un’immagine irrimediabilmente invecchiata e sconfessata dalla storia, dalla filosofia, e soprattutto dalla vita, che non sapete interpretare perché la vedete con occhio cieco, e non ne cogliete la fantasmagoria esplosiva di senso.