Per combattere in maniere efficiente una guerra c'è bisogno della collaborazione o almeno della "non conflittualità" tra potere morale e culturale e potere amministrativo. Se c'è questa collaborazione non esiste praticamente limite all'uso di risorse economiche e umane.deliverance1979 ha scritto:Bè, l'esercizio fisico degli antichi filosofi era proprio questo, formulare un'ipotesi e cercare poi di attaccarla con altrettanta intelligenza, per vedere se tale ipotesi teneva o meno a tali obiezioni.Giovanni64 ha scritto:A me, e in questo penso di non essere il solo, piacciono i video "anticomplottisti" non perché condivido una missione di redenzione dei complottisti ma perché tali video mi consentono di conoscere dettagli tecnico-scientifici che difficilmente in altro modo potrebbero venir fuori. Da questo punto di vista sono molto utili anche i terrapiattisti (convinti o finti che siano).
Penso che in Vietnam il gioco non valse la candela, altrimenti, gli americani sarebbero rimasti li per altri 30 anni...Giovanni64 ha scritto:Peccato solo che tutta questa capacità marionettistica o da grande orologiai non sia stata utilizzata dagli angeli per non fare la guerra in Vietnam.
E' vero che la dirigenza comunista nord vietnamita disse che loro sarebbero stati disposti a sacrificare altre due generazioni per la causa, ma alla fine, alla lunga, non so come sarebbe finita questa storia, se gli americani avessero tenuto duro per altri 10 anni (con costi in termini di vite e di soldi ancora maggiori).
Di sicuro agli americani la guerra costava troppo in termini di morti, e di risorse economiche, per cosa poi, per il predominio culturale contro l'URSS? Per dimostrare che ce l'avevano più duro?
Il gioco, semplicemente non vale va la candela...ed i russi lo avrebbero capito 10 anni dopo in Afghanistan.
Forse all'inizio pensavano di giocarsela come per la guerra di Corea, due o tre anni di guerra e poi tutti a casa, con un Vietnam diviso tra Nord e Sud....
Non si può però pretendere che il potere morale e culturale dica esplicitamente "la guerra è sacrosanta" perché ha altri più diretti interessi e ipocrisie da mantenere. Solamente si defila in qualche modo, continuando però a proteggere e talvolta a osannare i suoi beniamini politici.
Nello stesso tempo i grandi ricchi che hanno mostrato pubblici segnali di adesione al potere morale e culturale e ai suoi referenti poltici traggono benefici vari anche dalle grandi spese pubbliche necessarie per sostenere lo sforzo bellico (ma anche quello lunare).
Però tutto questo tende a contrariare molti "ricchi medi" che contribuiscono con le tasse alle spese federali e sono esclusi dalla spartizione della torta. D'altro canto gli stessi movimenti politici o gli stessi divi culturali che di solito fanno da cane da guardia dell'ipocrisia, talvolta non sono facilmente controllabili, soprattutto quando viene a mancare qualche figura politica carismatica che tenga tutto insieme.
Succede poi quello che succede praticamente sempre: i tifosi meno convinti non vanno a votare, i ricchi medi si compattano, gli ultimi sperano in qualche cambiamento pur che sia, e gli amici politici del potere morale e culturale perdono le elezioni. A questo punto tutta la virulenza repressa del potere mediatico si può scatenare sul bersaglio politico nemico e la guerra in Vietnam, che i democratici avrebbero portato molto probabilmente in porto come tutte le altre guerre, guerra di Corea compresa, è praticamente già persa.