Un po' di chiarezza sul Vangelo

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Vieri
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Un po' di chiarezza sul Vangelo

Messaggio da Vieri »

Visto che recentemente si è parlato molto sull'origine dei Vangeli e sul Gesù storico" andando su Wikipedia alla voce Vangelo
https://it.wikipedia.org/wiki/Vangelo" onclick="window.open(this.href);return false;
ho trovato una obiettiva descrizione che anche se molto lunga consiglio di leggere e della quale ho trovato questi punti salienti:

Il Vangelo-Origine del termine

Troviamo il termine nei vangeli sinottici, in bocca allo stesso Gesù:

« Il tempo è compiuto, e il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete alla buona notizia (vangelo) » (Marco 1,15)

Lo stesso termine "predicazione del Vangelo" lo troviamo poi circa nel 53 D.C. nella lettera di San paolo ai corinzi. nonchè nella lettera agli efesini...

Origine dei Vangeli- Dalla tradizione orale alla redazione dei Vangeli.
La diffusione delle comunità cristiane nei primi secoli dopo Cristo e le diversità tra di loro furono tra le cause della proliferazione di diversi testi sacri e Vangeli.
Così come per un importante sito archeologico esistono più strati ciascuno dei quali appartenente ad epoche diverse nel caso dei vangeli l'analisi storico-filologica ricava dall'esame dei testi una struttura "a strati".
Nei vangeli si possono riscontrare diverse componenti stratificate, talvolta articolate in varianti testuali, tra le quali:

⦁ testi o tradizioni orali attribuiti a Gesù (vedi ipotesi fonte Q);
⦁ testi o tradizioni orali basati risalenti alle sette cosiddette giudeo-cristiane (nelle lingue semitiche di allora, in particolare in aramaico, o in copto, in riferimento a molti vangeli apocrifi).

La trasmissione orale della vita e dell'insegnamento di Gesù, così come della storia della sua resurrezione, avvenuta nei decenni immediatamente successivi alla sua morte, potrebbero aver causato una sorta di selezione sugli eventi riportati, mantenendo solo quelli ritenuti più importanti per il messaggio religioso, così come una modifica dell'ordine degli avvenimenti[8].

La trasformazione in forma scritta della tradizione orale potrebbe aver avuto, tra le altre motivazioni, anche quella di creare una versione condivisa che potesse essere diffusa in comunità differenti, senza le modifiche che la trasmissione orale rischiava di comportare.
In occasione del Concilio Vaticano II si sottolineò, tra l'altro, che «gli autori scrissero i quattro Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte tramandate a voce o già per iscritto, redigendo una sintesi delle altre o spiegandole con riguardo alla situazione delle Chiese, conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose vere e sincere»

Stando ai frammenti a noi giunti e alle opere successive che ne parlano, il vescovo Papia di Ierapoli, nella sua Esegesi delle parole del Signore (120/125 circa), cerca di raccogliere le testimonianze orali relative all'operato di Gesù: questo dimostrerebbe che, anche a distanza di un secolo dagli eventi narrati e di alcuni decenni dalla scrittura dei primi Vangeli, a fianco alle opere scritte, era ancora presente e diffusa nelle comunità cristiane una forte tradizione orale degli insegnamenti di Cristo

I Vangeli canonici
Dei vari vangeli scritti tra il I e il II secolo d.C. diffusi nelle sette giudeo-cristiane[11], solo quattro sono entrati a far parte del canone della Bibbia, dell'elenco, cioè, dei libri considerati "ispirati" da Dio e accettati dalle Chiese cristiane: il Vangelo secondo Matteo, il Vangelo secondo Marco, il Vangelo secondo Luca e il Vangelo secondo Giovanni.

Ad insistere che i vangeli dovessero essere quattro fu Ireneo di Lione, (130.202 D.C) un teologo del II secolo, il quale, contestando gruppi cristiani da lui ritenuti eretici come gli Ebioniti o i seguaci di Valentino e Marcione, che ne usavano un numero differente.

La scelta dei vangeli canonici
Il processo che porterà alla definizione dei quattro vangeli canonici ha il suo momento decisivo nel II secolo quando, probabilmente in risposta al canone proposto da Marcione], nell'area latina e greca comincia ad affermarsi il riconoscimento di quattro vangeli (Matteo, Marco, Luca, Giovanni) come più importanti.

Secondo il teologo Giovanni Magnani, ad esempio, i quattro Vangeli, gli Atti e le principali lettere di Paolo, erano considerate già all'inizio del II secolo letture fondamentali e come tali lette nelle chiese principali del tempo[23] per cui il canone si sarebbe formato tra la fine del I e l'inizio del II secolo, anche se ovviamente non ancora completo in tutte le chiese.

La scelta dei quattro vangeli canonici trova riscontro nel canone muratoriano del 170 e nell'ampia testimonianza dei Padri della Chiesa, oltre che nella quantità di manoscritti neotestamentari ritrovati, che possono essere così divisi: 115 papiri (tra cui il papiro 45 che contiene i 4 vangeli canonici e gli Atti degli Apostoli), 309 onciali (codici a carattere maiuscolo), 2862 minuscoli, 2412 lezionari ad uso liturgico. Tra questi codici la metà contengono tutti i quattro vangeli canonici.

I manoscritti pervenuti
Anche Bruce Metzger osserva come i testi del Nuovo testamento siano straordinariamente ben documentati rispetto alle altre opere dell'antichità: ci sono infatti pervenuti 5664 manoscritti in greco, e oltre 18000 manoscritti in traduzione (latino, etiopico, slavo, armeno), per un totale di quasi 24000 manoscritti.

Al contrario vennero esclusi dal canone tutti quei testi che contenevano deformazioni e alterazioni della tradizione più antica[31], non erano coerenti con l'ortodossia del tempo o non sembravano risalire all'autorità degli apostoli.
Abbiamo circa ventimila citazioni dei vangeli canonici, delle quali circa settemila nei primi 190 anni dopo Cristo, e pressoché nessuna citazione degli apocrifi.

I criteri di scelta ed inclusione
Quando nel cristianesimo delle origini si definì la canonicità dei quattro vangeli vennero seguiti alcuni criteri di inclusione

⦁ L'antichità delle fonti. I quattro Vangeli canonici, risalenti al I secolo d.C., sono tra le fonti cristiane più antiche e meglio documentate per numero dei manoscritti o codici.

⦁ L'apostolicità. Gli scritti per essere "canonici" dovevano risalire agli Apostoli o a loro diretti discepoli, come per i quattro Vangeli canonici[37][38], la cui struttura linguistica rivela evidenti tracce semitiche.

⦁ La cattolicità o universalità dell'uso dei Vangeli. I testi, in base a questo criterio, dovevano essere accettati da tutte le chiese principali ("cattolico" significa "universale"), quindi dalla chiesa di Roma, Alessandria, Antiochia, Corinto, Gerusalemme, e dalle altre comunità dei primi secoli. Ci doveva essere insomma un accordo su un punto della dottrina della fede che non era stato contestato per lungo tempo.

⦁ L'ortodossia o retta fede. I testi dovevano essere coerenti con l'ortodossia del tempo

⦁ La molteplicità delle fonti, con la quale ci si riferisce alla molteplice attestazione dei vangeli canonici.

⦁ La plausibilità esplicativa[41]. Una fonte storica deve fornire al lettore una spiegazione consequenziale degli eventi, secondo una coerenza di causa ed effetto, che renda comprensibile il succedersi degli eventi

"Gesù storico"
I cristiani affermano che i quattro vangeli canonici e gli altri scritti del Nuovo Testamento sono ispirati da Dio e raccontano fedelmente la vita e l'insegnamento di Gesù[Nota 16]; anche i miracoli riportati dai vangeli sarebbero realmente avvenuti, nonché l'evento della resurrezione di Gesù. Alcuni autori, invece, interpretano gli eventi soprannaturali narrati dai vangeli come racconti mitici elaborati dalle prime comunità cristiane.

Fino al XVIII secolo non ci fu una posizione critica nei confronti della storicità dei vangeli, anzi l'esegesi biblica cristiana era caratterizzata da una piena fiducia nei confronti del narrato neotestamentario, e anche di quello veterotestamentario, tant'è che, prima del Settecento, nessuna chiesa o teologo cristiano metteva in dubbio l'inerranza biblica.

Fu dunque nel Settecento, a causa della nascita dell'illuminismo, che si mise in discussione la veridicità, e quindi la storicità, del resoconto evangelico, dando il via a un dibattito (e nei secoli successivi a una ricerca storica e archeologica estremamente approfondita[43]) cui presero parte autori come Hermann Samuel Reimarus, Friedrich Schleiermacher, David Strauss, Ferdinand Christian Baur, Martin Kähler, William Wrede, fino ad Adolf von Harnack della cosiddetta "scuola liberale" di tendenza naturalistica, e del suo discepolo, il teologo luterano Rudolf Bultmann, con la sua "teoria della demitizzazione"[44]. Lo studio e l'indagine sulla storicità dei vangeli intende ottenere quella certezza storica circa l'attendibilità e la credibilità del resoconto evangelico.

Mentre nell'Ottocento l'analisi storica razionalistica venne indirizzata da alcuni autori su posizioni che negavano l'esistenza stessa di Gesù[Nota 18], nella prima metà del Novecento, Rudolf Bultmann sostenne la rottura esistenziale tra Gesù di Nazareth, esistente ma "di cui non si sa praticamente niente", e il messaggio evangelico.

Per Bultmann i Vangeli erano caratterizzati da una forte componente "mitica", consona alla mentalità delle prime comunità cristiane, che li rendeva poco credibili alla società contemporanea[46]. Nella sostanza, rimuovendo tutto ciò che è metafisico o soprannaturale dal Nuovo Testamento ("demitizzazione"), si sarebbe ricondotto in primo piano il messaggio di Cristo (Kerigma), che doveva avere la priorità[46]. Ciò che restava dei vangeli, secondo Bultmann, poteva dare poche informazioni sul Gesù storico.

«Per Bultmann i Vangeli non furono scritti dagli evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni, ma dalla tarda Comunità cristiana degli anni 70-100 dopo Cristo, che non aveva conosciuto Gesù»[47].
Col tempo la radicalità della posizione di Bultmann e della scuola razionalista fu abbandonata[Nota 19][Nota 20].

Gli stessi suoi allievi si divisero rispetto alle sue posizioni, tanto che uno dei più illustri, Ernst Käsemann, in una conferenza del 1953, ritenne necessario un recupero della storicità di Gesù[Nota 21]. Una critica cui lo stesso Bultmann replicò in una successiva conferenza a Heidelberg, nel luglio 1959, dando il via a un confronto che proseguì per alcuni anni[48]. Rimase in piedi tuttavia l'interpretazione mitica o leggendaria dei racconti evangelici, enunciata per primo da David Strauss.

Nel 1976 uscì Ipotesi su Gesù di Vittorio Messori. Fra le varie prove, Messori presenta l'assenza nei testi di parole di Gesù sui problemi dottrinali che la Chiesa dovette immediatamente affrontare alle sue origini, comparando i Vangeli con l'insegnamento di Socrate, scritto da Platone.

È però a partire dagli anni ottanta che matura, nell'ambito anglo-americano, una reazione all'esegesi tedesca, finalizzata a evidenziare la continuità tra Gesù e l'ambiente giudaico: si tratta della Third Quest ("Terza ricerca del Gesù storico") che tende a ricollocare Gesù nella sua epoca e a considerarlo in quanto ebreo della Galilea, comune e singolare al contempo. Il denominatore comune di tutti gli studiosi di questa terza fase è la contestualizzazione di Gesù nel giudaismo. Il Gesù storico è visto in continuità con il suo ambiente naturale, quello palestinese, in particolare galileico[51].

Oggi alla ricerca sulla storicità dei vangeli contribuisce una molteplicità di scoperte storiche e archeologiche relative ad esempio ai luoghi descritti nei vangeli. In particolare scavi condotti negli ultimi due secoli confermano l'attendibilità delle descrizioni fornite in relazioni a luoghi quali la Piscina di Siloe e la Piscina di Betzaeta, così come la pratica della crocifissione a Gerusalemme durante il I secolo d.C.

Esistono inoltre riscontri archeologici in relazione a Ponzio Pilato e ad altri personaggi citati nei vangeli, come Simone di Cirene. Si hanno evidenze archeologiche anche degli antichi villaggi di Nazareth e Cafarnao, e attestazioni della presenza di cristiani nei primi secoli, come molteplici sono anche i riferimenti storici presenti nei vangeli e confermati dall'esame comparativo di altre fonti; a tal proposito esistono concordanze tra i vangeli sinottici e le testimonianze del mondo greco-romano: nel Vangelo di Luca (3,1-3) il testo enumera sette distinti capi religiosi e politici, tutti con i loro nomi e titoli e tutti storicamente documentati[53]. Anche la figura di Giovanni Battista è riportata da fonti dell'epoca non cristiane.

È tuttora materia di discussione, in alcuni ambiti di studio, quali siano state, tra le parole che i vangeli gli attribuiscono, quelle effettivamente da lui pronunciate. La ricerca esegetica attuata con il metodo storico-critico condivide alcuni criteri per risalire al nocciolo più antico nell'indagine storica su Gesù
Si tratta del "criterio della attestazione molteplice", del "criterio di discontinuità", del "criterio di conformità", del "criterio della plausibilità esplicativa", del "criterio dell'imbarazzo" (o contraddizione). Generalmente sono accettate come storiche le parole presenti in vangeli che siano stati redatti sulla base di documenti indipendenti[56], come ad esempio il Vangelo di Giovanni.

Una parte della critica rifiuta in blocco il valore storico dei vangeli, affermando che essi sono documenti "di parte" e quindi non attendibili, benché alcuni vangeli presentino riferimenti storici riportati anche da fonti indipendenti (come gli Annali di Tacito, le Antichità giudaiche di Giuseppe Flavio, le epistole di Plinio il Giovane all'imperatore Traiano, il De Vita Caesarum di Svetonio, l'orazione contro i cristiani di Marco Cornelio Frontone e altri) e fatti coerenti con la Palestina del I secolo.
Mie osservazioni:
Noto pertanto che tali osservazioni e tali numerosi studi siano nati durante il periodo dell'illuminismo" e di contrapposizione del "laicismo" alla Chiesa Cattolica di allora, trovando non un "consenso accademico" ma varie e diverse interpretazioni storiche.
Data di composizione dei Vangeli
La maggior parte degli studiosi è concorde nel ritenere che la stesura definitiva dei sinottici fu conclusa entro gli anni 70-90 del primo secolo; ciò non toglie che la loro composizione possa essere incominciata in epoca precedente, secondo alcuni persino negli anni 30-40, allorché i primi cristiani andavano raccogliendo i detti e gli insegnamenti del loro maestro.

La precocità del materiale evangelico è stata, nell'ultimo cinquantennio, assai rivalutata da numerosi studi (Robinson, Carmignac); del resto, si è ormai concordi nel ritenere che già negli anni 50 i racconti della passione e resurrezione di Cristo, così come quello dell'ultima cena e del battesimo, dovevano essere ampiamente diffusi in forma scritta nelle comunità cristiane. È dunque verosimile che già pochi anni dopo la morte di Gesù, circolassero resoconti scritti sulla sua vita. Che forma avessero tali resoconti e quanto avessero in comune con gli attuali sinottici, è una questione che difficilmente troverà risposta.

Nel periodo in cui venivano messi per iscritto i Vangeli sinottici venivano composti anche gli Atti degli Apostoli, probabilmente dallo stesso autore, tradizionalmente considerato filo-romano del Vangelo di Luca.
Numerosi studio si ipotizzano che la redazione dei vangeli sia stata preceduta da un periodo di alcuni decenni nel corso del quale la tradizione relativa a Gesù sarebbe stata trasmessa oralmente, o per mezzo di altri testi o documenti che non si sono conservati, tra cui l'ipotetica fonte Q.

Secondo l'interpretazione ancora in esame da parte della comunità scientifica proposta dalla scuola esegetica di Madrid, un passo della Seconda lettera ai Corinzi (2 Cor 8, 18), che è generalmente datata tra il 54 e il 57, indicherebbe che, quando Paolo scriveva, Luca aveva già composto il suo vangelo ed esso circolava "in tutte le Chiese"[66].
Ciò implicherebbe che una traduzione greca delle fonti del Vangelo secondo Luca (tra cui il Vangelo secondo Marco) circolasse già nel decennio che va dal 40 al 50, e quindi ne conseguirebbe che la stesura in aramaico del Vangelo secondo Marco sia da datare tra il 30 e il 40, a ridosso della morte di Gesù.

Tale datazione antica si appoggia anche sull'identificazione controversa dei frammenti di papiro 7Q4 e 7Q5 trovati nelle grotte di Qumran (in cui gli Esseni avevano nascosto un gran numero di testi religiosi) con un brano del Vangelo secondo Marco. Poiché il frammento in questione è databile tra il 50 a.C. e il 50 d.C., se si accetta la sua identificazione, occorre ammettere che i testi sulla cui base il vangelo è stato composto risalgono a prima del 50.

Inoltre, se, come sostiene la scuola di Madrid, i vangeli conservatisi sono la traduzione di originali aramaici, questi devono essere stati composti nell'ambito della primitiva comunità cristiana di Gerusalemme, che si disperse prima del 70.
Si conoscono diverse decine di manoscritti attribuiti ai vangeli, scritti su papiro e risalenti ai primi secoli del cristianesimo. Su alcuni i pareri degli studiosi sono discordi.
Vedi Wikipedia..)

Vi sono inoltre centinaia di codici su pergamena, i più antichi dei quali, il Codice Vaticano e il Codice Sinaitico, risalgono all'inizio del IV secolo. Entrambi contengono i quattro vangeli completi, oltre a gran parte dell'Antico e del Nuovo Testamento.
Nessuno di questi manoscritti contiene testi sostanzialmente diversi dagli altri o dalle copie dei vangeli più recenti.

Non esiste comunque alcun manoscritto in aramaico che possa provare l'origine semitica dei vangeli, ma solo tarde traduzioni dal greco (Peshitta) e, al momento, si ritiene che chi li scrisse non fosse, verosimilmente, di lingua madre greca. Lo studio sulla lingua dei vangeli ha sollevato numerosi interrogativi in quanto, sia dal punto di vista linguistico che della coerenza interna, alcuni passi risultano ambigui. Sono perciò in corso numerosi tentativi di spiegare tali incongruenze lavorando su possibili traduzioni alternative.

Le ipotesi greca e semitica alla base del dibattito per una datazione antecedente dei Vangeli

Ipotesi greca

A sostenere la posizione dell'originalità greca dei vangeli, tesi oggi maggioritaria, tra gli altri, lo studioso Randall Pittmann, che spiegava così le differenze e i richiami semitici del greco evangelico: "Il greco del Nuovo Testamento era il greco parlato in quel periodo storico.

Sulla stessa linea di Pittmann si era pronunciato anche James Hope Moulton che evidenziò le «molte imitazioni di Luca del greco del Vecchio Testamento»[80] Prima di Moulton Gustav Adolf Deissmann cercò di dimostrare che le caratteristiche del greco biblico, un tempo ritenute semitismi, come per esempio l'uso abbondante della paratassi, erano al contrario diffuse nella lingua popolare greca del tempo. Semitismi e aramaismi sarebbero perciò legati a singoli vocaboli.[81] Archibald Thomas Robertson, in linea con gli studi iniziati da Deissmann e Moluton, respinse l'ipotesi dei semitismi nel greco neotestamentario e li inquadrò in quel tipo di greco più vicino al parlato del tempo.

Ipotesi semitica
Un recente contributo è stato proposto dalla "scuola di Madrid". Secondo gli esperti di tale scuola il testo greco conosciuto sarebbe la traduzione di un testo precedente in aramaico, la lingua parlata da Gesù e dagli apostoli.
Molte incongruenze si spiegherebbero quindi come errori di traduzione dall'aramaico al greco. Tale lavoro, che peraltro non modificherebbe la sostanza dei contenuti dei vangeli, è ancora all'esame della comunità scientifica.

Uno degli esperti della "scuola di Madrid", José Miguel Garcia, ha evidenziato come l'ipotesi semitica sia in grado di offrire una spiegazione alla difficoltà dei testi e ha proposto quindi di approfondire gli studi e il confronto sul piano strettamente linguistico e filologico.

Tra gli studiosi che si dedicarono alla ricerca dell'origine semitica dei vangeli ci fu Jean Carmignac, che, retro-traducendo dal greco all'ebraico tutti i vangeli, ritenne che le loro parti poetiche, il Benedictus, il Magnificat, il Padre Nostro, il Prologo di Giovanni, non rispetterebbero nessuna delle leggi della poesia greca ma sarebbero costruiti secondo le leggi della poesia ebraica.

Carmignac aveva attinto a una quantità di studi fatti per secoli da diversi studiosi, spesso ebrei, come Zvi Hirsch Perez Chajes, rabbino a Vienna e Trieste, che sostenne l'origine ebraica dei vangeli.[84]. Secondo Carmignac "le analisi linguistiche provano che tutti e tre i sinottici dipendono da documenti scritti originariamente in ebraico".
Sulla base di questa considerazione Carmignac ha postulato l'esistenza di un proto Vangelo scritto in ebraico.

Sulle sue tesi si ritrovano studiosi e filologi come, tra gli altri, Paolo Sacchi, Jean Héring, Edwin Abbot ed Eberhard Nestle.
In particolare Sacchi, biblista e professore di Filologia biblica all'Università di Torino, sostiene che dopo il 70 d.C. "non ci sono più motivi, per i cristiani, per usare l'ebraico". Secondo Sacchi "che il testo greco derivi da una traduzione ebraica è semplicemente ovvio. Basta conoscere il greco e l'ebraico per accorgersene". Jean Héring, in uno studio del 1966, dava per acquisito che il testo greco fosse una traduzione di un originale semitico.

Pinchas Lapide, moderno studioso ebreo si è schierato per "l'ebraicità dei vangeli" e lo spiega con passi evangelici ritradotti che svelano il significato oscuro che avevano in greco.
Anche David Flusser, docente di Nuovo Testamento a Gerusalemme, ne è convinto.

Le maggiori obiezioni alle tesi di Carmignac vennero dal mondo cattolico, basti pensare allo scetticismo espresso, a quel tempo, da luminari come Gianfranco Ravasi e padre Pierre Grelot.
La questione non è di poco conto: ammettere infatti un originale semitico alla base dei vangeli significherebbe spostare la loro realizzazione a ridosso delle vicende di Gesù, e accreditare gli evangelisti come testimoni diretti delle vicende narrate.

Questo ha portato la tesi a essere fortemente sostenuta da gruppi cristiano-conservatori che, con la retrodatazione dei Vangeli, avrebbero un ulteriore sostegno alla tesi che vuole le vicende narrate in questi come storicamente accurate.
A tal proposito il filologo e teologo francese Claude Tresmontant commentando la "scoperta" dell'origine semitica dei vangeli sostenuta da Jean Carmignac contro le "teorie di demitizzazione", disse: « Questa scoperta è di grande importanza] perché ci attesta che i Vangeli furono scritti al tempo di Gesù da persone che parlavano in aramaico o in ebraico e non un secolo dopo, da una comunità che conosceva solo il greco»

Le analogie tra i vangeli sinottici
Tra i quattro vangeli, tre di essi, Matteo, Marco e Luca, sono detti "sinottici", perché mettendoli in colonna l'uno di fianco all'altro (syn-opsis = "vista d'insieme" in greco) si scopre che hanno una struttura letteraria praticamente parallela, come se si fossero copiati l'uno dall'altro o avessero attinto a una fonte comune, mentre quello di Giovanni è differente:
lo stile dei primi tre vangeli è in genere molto immediato, quello di Giovanni sembra più ponderato;
Giovanni riporta pochi episodi, molto sviluppati, gli altri vangeli tantissimi episodi, spesso appena abbozzati;
in particolare, Giovanni, nonostante dedichi molto del suo contenuto alla narrazione degli ultimi giorni di Cristo (8 capitoli su 21, di cui ben 5 incentrati sull'ultima cena), non riporta l'istituzione dell'Eucaristia, mentre è l'unico a raccontare la lavanda dei piedi.

Fin dall'antichità cristiana si è preso atto di tale situazione. I vangeli sinottici probabilmente derivano questa loro somiglianza dai contatti che hanno avuto i loro autori quando sono stati scritti e da fonti comuni; tra le varie teorie che sono state addotte come spiegazione la più comunemente accettata è la teoria delle due fonti.
.........
Brevi personali conclusioni finali:
Da queste spiegazioni si nota quanto segue:

⦁ I Vangeli non rappresentano un'opera di fantasia ma un preciso resoconto della vita, delle opere e della predicazione di Gesù.

⦁ I Vangeli furono redatti dopo una traduzione orale e che prendevano in considerazione quanto predicato dalle diverse comunità cristiane del tempo.

⦁ Da diversi studiosi restano aperte le ipotesi che il vangelo come lo conosciamo non fosse stato scritto in origine direttamente dal greco ma dalla traduzione di una scrittura semitica precedente con possibile anticipazione di tali scritti non al 70- 90 D.C. ma quasi subito dopo la morte di Gesù.

⦁ L'attendibilità dei vangeli giunta sino ad oggi deriva dalla enorme massa di manoscritti ritrovati nelle varie epoche tutti straordinariamente ben documentati rispetto alle altre opere dell'antichità e discordanti tra loro solo per pochissime variazioni derivate principalmente da errori di copiatura.

⦁ Gli studi recenti relativi al Gesù storico sono stati effettuati successivamente all'illuminismo in epoca di notevole contrapposizione liberale rispetto alla chiesa con numerosi studiosi spesso in contrapposizione tra loro ed in genere contro la visione del pensiero cattolico.
Buona lettura
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Messaggio da Valentino »

Diciamo in premessa che consultare wikipedia non è il massimo per farsi un'idea sui vangeli: per questo esistono ottimi manuali di introduzione al nuovo testamento.
Su wikipedia, ricordiamolo, può scriverci chiunque.
Questo non significa che wikipedia sia per definizione "inattendibile", ma certamente non è "autorevole".
Fatta questa premessa entriamo nello specifico.
Vieri ha scritto:Da queste spiegazioni si nota quanto segue:
Mi risulta un po difficile comprendere in che modo tu sia riuscito a trarre certe conclusioni leggendo l'articolo di wikipedia!
Ma glissiamo pure su questo punto ed andiamo avanti.
Vieri ha scritto:⦁ I Vangeli non rappresentano un'opera di fantasia ma un preciso resoconto della vita, delle opere e della predicazione di Gesù.
Vieri non so cosa tu intenda dire con "opera di fantasia" e nemmeno cosa tu voglia intendere con "preciso resoconto".
I vangeli sono testi religiosi, non sono "libri di storia", anche se i vangeli possono definirsi "fonti storiche", in quanto essi contengono anche informazioni storiche.
I vangeli sono stati scritti da persone che non erano "testimoni oculari" degli eventi che raccontano: come dicevamo in un'altra discussione, i vangeli non sono stati scritti dagli apostoli.
Vieri ha scritto:⦁ I Vangeli furono redatti dopo una traduzione orale
What?!?!
"Traduzione orale"?
Intendevi forse scrivere "tradizione orale"?
Vieri ha scritto:e che prendevano in considerazione quanto predicato dalle diverse comunità cristiane del tempo.
Le fonti che sono state utilizzate per la redazione dei vangeli come li conosciamo noi oggi sono tutte fonti pedute.
Alcune come la fonte Q ed il "Vangelo dei Segni" erano scritte, altre orali.
Vieri ha scritto:⦁ Da diversi studiosi restano aperte le ipotesi che il vangelo come lo conosciamo non fosse stato scritto in origine direttamente dal greco ma dalla traduzione di una scrittura semitica precedente con possibile anticipazione di tali scritti non al 70- 90 D.C. ma quasi subito dopo la morte di Gesù.
Per quanto riguarda la fonte Q, si ipotizza che in origine fosse stata scritta in aramaico nella regione della Galilea e viene datata intorno agli anni 50, ovvero circa 20 anni dopo gli eventi pasquali.
Il "Vangelo dei Segni" non sembra sia stato scritto in aramaico, ma direttamente in greco: per la datazione di questo documento è stato proposto il 50 o il 70, ma non c'è accordo unanime a riguardo.
Vieri ha scritto:⦁ L'attendibilità dei vangeli giunta sino ad oggi deriva dalla enorme massa di manoscritti ritrovati nelle varie epoche tutti straordinariamente ben documentati rispetto alle altre opere dell'antichità e discordanti tra loro solo per pochissime variazioni derivate principalmente da errori di copiatura.
Quando si parla di "attendibilità dei vangeli" si allude sostanzialmente all' "attendibilità testuale" ovvero all'attendibilità della tradizione manoscritta: si afferma insomma che il testo è stato trasmesso abbastanza fedelmente e che le varianti testuali non siano molto importanti.
Vieri ha scritto:Gli studi recenti relativi al Gesù storico sono stati effettuati successivamente all'illuminismo in epoca di notevole contrapposizione liberale rispetto alla chiesa con numerosi studiosi spesso in contrapposizione tra loro ed in genere contro la visione del pensiero cattolico.
Davvero risibile questa osservazione considerando il gran numero di storici cattolici che si occupano del Gesù storico!
C'è da considerare poi che la ricerca storica non si pone come obiettivo di porsi "contro la visione del pensiero cattolico", questo è solo un tuo pregiudizio, primo perché come si è già osservato esistono tantissimi storici cattolici che si occupano del Gesù storico, secondo perché la storia è storia e va presa per quella che è...e se non ti garbano i risultati della ricerca tua è solo un problema tuo!!!

Comunque recentemente avevo già aperto una discussione intitolata "Le prime fasi della trasmissione di informazioni su Gesù e la fonte Q", proprio qui sul forum:
viewtopic.php?f=18&t=26418&hilit" onclick="window.open(this.href);return false;
illustri autori quali E.P. Sanders, Geza Vermes, Dale Allison, Paula Fredriksen e tanti altri [...] su un punto concordano tutti:
Gesù non trascorse il suo ministero a proclamarsi divino.
B. Ehrman

Gesù non fu cristiano fu ebreo. J. Wellhausen

I soli uomini a vivere, lungo tutto il medioevo, a imitazione di Gesù furono gli ebrei. K. Jaspers

[Presentazione] https://rb.gy/n1oko5
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Andrea Annese - Le prime fasi della trasmissione di informazioni su Gesù e la fonte Q

Messaggio da Valentino »

Le prime fasi della trasmissione di informazioni su Gesù e la fonte Q

[youtube][/youtube]
illustri autori quali E.P. Sanders, Geza Vermes, Dale Allison, Paula Fredriksen e tanti altri [...] su un punto concordano tutti:
Gesù non trascorse il suo ministero a proclamarsi divino.
B. Ehrman

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Valentino....ma non te ne passa una....

Messaggio da Vieri »

Traduzione orale"?
Intendevi forse scrivere "tradizione orale"?
Dai valentino che a questa età non sono scemo e se non volevi fare ancora una volta il "saputello" potevi anche capire senza rimarcare, che era stato un lapsus volendo dire TRADIZIONE ORALE:
In ogni modo a questo punto da un lato non hai aggiunto niente di nuovo a parte il vizio solito di criticare tutto quello che viene scritto dal sottoscritto anche se riprende fedelmente Wikipedia......:ironico:
Saluti...
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Messaggio da Valentino »

Valentino ha scritto:Le prime fasi della trasmissione di informazioni su Gesù e la fonte Q

[youtube][/youtube]
A proposito all'inizio del video Andrea Annese allude ad un "handout".
Lo allego...
Allegati
Annese_Prime fasi trasmissione info_Handout_Seminario Napoli 04.2020.pdf
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illustri autori quali E.P. Sanders, Geza Vermes, Dale Allison, Paula Fredriksen e tanti altri [...] su un punto concordano tutti:
Gesù non trascorse il suo ministero a proclamarsi divino.
B. Ehrman

Gesù non fu cristiano fu ebreo. J. Wellhausen

I soli uomini a vivere, lungo tutto il medioevo, a imitazione di Gesù furono gli ebrei. K. Jaspers

[Presentazione] https://rb.gy/n1oko5
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