Una interpretazione della parola"generosità"

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Vieri
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Una interpretazione della parola"generosità"

Messaggio da Vieri »

Un giorno, passeggiando, mi sono soffermato su cosa volesse dire effettivamente il termine "generosità".

Sono andato in internet al vocabolario dei sinonimi ed ho trovato queste definizioni:
"altruista, benefico, bonario, caritatevole, comprensivo, disponibile, munifico, pietoso, prodigo, tollerante, soccorrevole, di buon cuore, di cuore, misericordioso, buono, benigno, brillante, altruista, disinteressato, elevato, encomiabile."
Per l'amor del cielo, tutte definizioni giuste, ma io ne avrei trovata un'altra che ritengo la più significativa di tutte e che non è fra queste: "colui che genera speranza"

La parola "generosità" può derivare dal verbo "generare" ?
Io penso di sì.

Il verbo "generare", a differenza di "creare". non significa "far uscire da noi stessi, dal proprio corpo, dal proprio spirito qualche cosa come un figlio o un sentimento nuovo che da dentro di noi "esce" e viene "esposto" al mondo ed agli altri ?

Bene, ed allora se "generoso" si abbina a "generare" cosa, alla fine, vogliamo dire ?
La risposta, a questo punto diventa scontata.

Una persona "generosa", che "genera",con il suo gesto d'amore, rispetto, comprensione e solidarietà verso il suo prossimo non è in grado di generare, a sua volta, la cosa più bella che è la "speranza"?

A volte, per essere generosi, veramente tali, non occorrono migliaia di euro ma spesso basta anche un sorriso, una gentilezza, una disponibilità data dal nostro cuore, e non richiesta, per fare felici qualcuno per dargli la speranza di non sentirsi mai solo ma un essere amato.
Queste parole,non devono giustificare però coloro che spesso, pur disponendo anche del superfluo, si limitano ad una semplice "condivisione a parole" risparmiando egoisticamente sui "fatti.
" Date e vi sarà dato......

La generosità
Scritto da Marco Traferri | Pubblicato: 14 giugno 2008

Generoso, sostiene il De Mauro Paravia, è colui che si comporta con disinteresse e coraggioso altruismo.
Si può dunque definire generoso chi con coraggio si prodiga per il bene degli altri senza avere in mente, in nessun modo, l’obiettivo del tornaconto; e il tornaconto può non essere necessariamente di carattere pecuniario. L’accresciuta stima dell’opinione pubblica, per esempio, può essere un ambìto tornaconto, così come l’accresciuto apprezzamento di chi ci è vicino: anche quello è tornaconto. Se dono cifre di rilievo e lo strombazzo ai quattro venti non posso certo essere definito generoso: sto solo tentando di guadagnarmi maggiore stima, di apparire migliore di quanto non sono.

Se faccio doni a chi mi è vicino ma lo faccio nell’intento di avere qualcosa in cambio, anche solo la sua riconoscenza o la sua aumentata confidenza, sto mirando a un tornaconto e nemmeno in questo caso posso essere definito generoso.

Sono generoso invece quando il mio dare, il mio prodigarmi, il mio donarmi hanno un unico scopo: il bene dell’altra persona.
Dono perché provo gioia nel rendermi utile, perché sono felice di aver colmato un’altrui necessità, perché l’unico tornaconto che desidero è il sorriso di chi è oggetto del mio pensiero, perché il mio piccolo gesto può fare molto piacere a chi ne è destinatario. Ma non basta: perché io possa essere definito generoso, il mio gesto, sostiene il De Mauro Paravia, deve anche essere coraggioso.

Si è coraggiosi quando si è pronti, per una causa giusta, a mettersi in discussione, a mettersi in gioco, a rischiare le cose più preziose. E allora se voglio essere generoso, oltre a manifestare disinteresse devo anche avere il coraggio di rischiare, di mettere in discussione me stesso e ciò che ho, di saper rinunciare, per donarle all’altro, alle cose importanti.

Ci vuole coraggio per dare agli altri il proprio di più? No. Il di più è l’avanzo, è ciò che non ci è necessario. Per privarsi dell’avanzo, per quanto cospicuo, non ci vuole certo un cuor di leone. Ce ne vuole, piuttosto, per fare a meno dell’indispensabile, di quello che ci serve giorno dopo giorno. È lì, caro mio, che entra in gioco la generosità: mi privo di qualcosa che mi serve e lo dono a te, così che tu possa beneficiarne, senza nulla in cambio.

Mi basta sapere che ti sono stato utile e che sei contento. Non devo cercare altro. Ecco, sono questi i parametri coi quali va, almeno secondo me, misurata la generosità. Il resto scade nell’ipocrisia, nel voler apparire diversi da come siamo, nel voler apparire carini per ottenere qualcosa in cambio. Può capitare a tutti di cadere in questa trappola.
Occorre stare in guardia. Sarebbe un peccato.
:saggio:
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Tranqui
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Re: Una interpretazione della parola"generosità"

Messaggio da Tranqui »

Qualita rara :sorriso:
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:sorriso:
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