Victor67 ha scritto:
Il sacrificio cristiano non è inteso come rinuncia, ma come dono totale di sé. Lo chiamiamo impropriamente sacrificio, sarebbe più corretto chiamarlo dono di amore. Un cristiano sa che seguendo Gesù dovrà subire la croce, perché questo fa parte della condizione in cui si trova l’umanità. Per fare un esempio molto attuale, in un ambiente di persone corrotte, la persona onesta subirà le ritorsione dei corrotti, che potranno arrivare anche ad ucciderlo. Il concetto teologico che esprime molto bene questo stato di corruzione dell’umanità, è il concetto di peccato originale. E, sempre per restare nell’attuale paragone, per fare giustizia occorre un magistrato che arresti i corrotti, e salvi la nostra società da questa corruzione, così più in generale un cristiano sa che è Cristo colui che salva l’umanità corrotta. Non si tratta quindi di sacrificare gli affetti più cari e la vita se necessario, ma di donarli per cambiare veramente le cose sia nella propria vita che in quella del mondo intero.
E chi ha mai detto che vada inteso come rinuncia? ma soprattutto, chi è che può veramente dire come vada inteso, se la nostra comprensione dello stesso diverge? Il sacrificio potrà anche divenir dono per un cristiano, ma poiché implica sofferenza, sacrificio rimane, e sacrificio va propriamente definito, a meno di non voler fare insulsi giochi paralinguistici per dimostrare il nulla: starei fresco ad usare con proprietà il vocabolario se mi dovessi affidare a quello cristiano… A maggior ragione, poi, ciò vale per chi cristiano non è, a prescindere che, visto in quest’ottica diverrebbe un sacrificio inutile, di un povero esaltato, a meno di non connotarlo per quei valori che esso può comunque comunicare, anche a un non credente. Lo stesso dicasi per il peccato originale, che può definirsi colpa o peccato solo all’interno di un’ottica cristiana, che oggi si giustifica sempre meno. E beninteso controversa presso gli stessi cristiani, una volta che una lettura letterale della
Genesi può venir messa in discussione. Ne consegue che anche la presunta e non dimostrata corruzione dell’uomo può parimenti venir negata, per cui il sacrificio di sé o dei propri affetti può facilmente divenire non necessario e ingiustificato, a meno di non connotarlo con valori non cristiani, ma in qualche modo condivisi. E qui mi fermo perché questo è quello che posso opporre al Geovismo; se poi la mia critica colpisce anche il Cattolicesimo, lo fa di riflesso, per la sua posizione ideologica sorpassata, ma non era questo il mio scopo, che per quanto mi riguarda sarebbe off-topic.
Victor67 ha scritto:Non condivido assolutamente. Per fare una critica seria e fondata ai TdG vanno benissimo le analisi storiche, sociologiche, filosofiche ecc., derivate anche dal pensiero che si opponeva al cattolicesimo di una certa epoca. Tutte queste letture hanno la loro indubbia utilità, ma la visione cristiana e cattolica è profondamente coerente, e visto che i TdG attaccano aspramente i cattolici, esporre la nostra fede, correttamente intesa, può essere di grande utilità, perché possano vedere quanto insensate siano le loro accuse. Con questo non voglio negare le colpe dei cattolici del passato che in certe epoche sono stati caratterizzati da un cieco fondamentalismo, ma lo hanno fatto proprio perché si sono allontanati dal vero messaggio cristiano.
Che tu non sia d’accordo non ha alcuna importanza; il rapporto Cattolici-TdG è di per sé inconciliabile, e non è una teologia superiore che può facilmente venirne a capo, ma il fatto che questa teologia, per risolverlo a suo favore, possa usufruire di quegli argomenti che storia filologia scienza ecc. le offrono, e con cui deve essa stessa fare i conti. E se non ci fossero stati, né ci fossero questi strumenti, la teologia cattolica sarebbe certo piú raffinata, ma nella pratica porterebbe avanti, se non proprio le stesse, aberrazioni molto simili a quelle del geovismo. In altre parole è per merito di filologia storia scienza ecc. che la Chiesa, oggi, è un gradino sopra al geovismo: il 607, le profezie con l’elastico, l’ibrido del nome Geova, lo
stauros e compagnia bella non si risolvono con la teologia cattolica, ma con gli strumenti che le scienze, umane e non, offrono. In altre parole non è il confronto con la Chiesa che chiude la questione, tant’è che spesso chi esce dai TdG non diviene cattolico; certo anche il pensiero cattolico può servire, ma non è che un’arma come un’altra, di per sé non strettamente necessaria, se non per il sostrato storico e culturale comune che si porta dietro.
Victor67 ha scritto:Per capire il pensiero di Biffi, bisogna leggere ben più di un semplice articoletto posto in rete. E’ un cardinale a cui io devo moltissimo, e non smetterò mai di ringraziarlo per le cose che mi ha fatto capire. Il discorso di Biffi non è filosofico, ma, come dire, pratico, fattuale. Non c’è proprio nessun idealismo nel suo pensiero, che è poi quello della Chiesa da duemila anni. Seguire Gesù, oggi come duemila anni fa, significa innanzitutto seguire una persona corporalmente viva, non un’idea, per quanto elevata e nobile possa essere questa idea . Biffi vuole ribadire proprio questo, ovvero noi non dobbiamo confondere valori importanti come la solidarietà, la pace, il rispetto della natura, o dei diritti umani, con altri valori, precedenti a questi, perché fondanti, come appunto il bene, il vero, il bello. Questi valori non sono “assoluti” solo perché qualcuno come il card Biffi ce lo dice, ma perché fanno parte della natura umana. Anche tu che non credi in Dio, non vuoi essere ingannato da nessuno, quindi cerchi il “vero”. Se sei un musicista, per non fare scappare i tuoi ascoltatori, cercherai un’armonia, e quindi cerchi il “bello”. Credo che certamente di fronte alle ingiustizie tu ti indignerai, e quindi cerchi il “bene”. Esistono dei valori indipendenti dalla nostra fede, ma facenti parte della nostra natura umana. Tant’è che quando un uomo è molto malvagio lo paragoniamo ad una bestia, non lo riteniamo più degno di essere chiamato uomo. Questi valori “assoluti” (nel senso in cui ho detto) per un cristiano si identificano in Gesù, non nel senso che egli ce li propone, ma in senso ontologico, ovvero Gesù non propone la verità, “è” la verità, non propone il bene, “è” il bene, non propone il bello ma “è” la bellezza. Di conseguenza, se noi confondiamo certi valori, di fatto relativi, perché subordinati, con quelli assoluti, perché fondamentali e profondamente umani, e tutti identificabili in Gesù, abbiamo tradito il suo messaggio, abbiamo subito l’inganno dell’Anticristo indicato nel racconto di Soloviev. E’ questo quello che vuol dire Biffi e tutta la Chiesa.
Che Biffi sia una persona rispettabile non l’ho mai messo in dubbio, ma per la mia formazione preferisco pensatori cattolici piú consistenti e capaci di schemi un po’ piú fuori da regole vetuste e inattuali. Che il pensiero della Chiesa non sia idealista solo perché Cristo è risorto e vive col corpo in mezzo a noi è assunto indimostrabile che non mi curo nemmeno di confutare, non fosse altro perché non pertiene all’argomento del thread, ed è quindi irrilevante e per il thread e per la discussione in essere. Piuttosto, che la natura umana presupponga certi valori assoluti è una balla colossale, tant’è che questi valori cosiddetti assoluti si segnalano proprio per la loro variabilità e relatività nel tempo. E il discorso che fai è per l’appunto un discorso idealistico, perché cerchi di ipostatizzare un bene in sé, un vero in sé ecc. che sono per l’appunto, nudi nomi, senza corrispondenti nel reale. Quanto a Soloviev, lasciando perdere la sua natura misticheggiante ed esaltata, che certo fa miglior prova di sé in altri scritti, è chiaro che io non lo leggo storicamente e letterariamente, ma lo attualizzo, e in ciò, semplicemente, sto, piuttosto che con la sua chiesa visionaria e irreale, con l’Anticristo, perché questi rileva tutte le contraddizioni e i ritardi in cui la Chiesa dell’oggi si dibatte.
Victor67 ha scritto:
Certamente i modi di vedere Gesù sono diversi e tutti hanno una loro legittimità, non voglio certo affermare il contrario, quindi chi vuole vedere Gesù come un rivoluzionario politico, può farlo benissimo, Gesù può essere letto in modo sociologico, politico, filosofico, storico, ecc. Sono tutte letture utilissime, anche se non sempre condivisibili, ma quello che invece mi interessava far notare è, al contrario di quanto tu sostieni, la profonda coerenza della lettura cristiana.
Lasciamo perdere per favore: se coerenza si chiama restare sempre indietro alle conquiste dolorose della società, te la raccomando proprio. Se coerenza è battersi contro le battaglie laiche come il divorzio ecc. ne faccio volentieri a meno. Se coerenza è continuare a scrivere, nel
Catechismo, che la sodomia è un peccato che grida al cielo… ti risparmio il commento perchè sarebbe molto volgare. Il fatto è invece che la decadenza della Chiesa, il suo distacco dalle persone, è frutto proprio di questa conclamata coerenza, e della incapacità cronica di superarla nell’idea (perché nei fatti, in realtà, è continuamente contraddetta). Anche per questo non mi dispiacerebbe un Anticristo, che naturalmente non vedo in senso teologico. Penso che la Chiesa ne avrebbe bisogno, avrebbe cioè bisogno di riacquistare il suo originario spirito rivoluzionario. Francamente non so se ciò sia possibile; come che sia, la posta, è la sopravvivenza della Chiesa stessa, il che, francamente, non è mio problema: io scrivo in questo forum per combattere la WTS, non la Chiesa, per cui tutto questo bel discorso mi diviene praticamente inutile, e anzi controproduttivo, perché, costringendomi a criticare, mio malgrado, la CC, invece che i TdG, finisco per tirar acqua al loro mulino.