Bibbia e schiavitù

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Achille
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Bibbia e schiavitù

Messaggio da Achille »

Ci si potrebbe chiedere come sia stato possibile che nazioni "cristiane" abbiano potuto utilizzare milioni di altri esseri umani come schiavi, trattandoli come oggetti o animali da lavoro.
La risposta è semplice: queste persone pensavano che la Bibbia ("Parola di Dio") giustificasse e legittimasse la schiavitù.
Notate, per esempio, cosa dice una pubblicazione geovista in merito a come, sotto la "Legge di Dio", venivano trattati gli schiavi:

*** it-2 pp. 899-900 Schiavo ***
Tutela e privilegi. La Legge tutelava gli schiavi contro un trattamento brutale. Se i maltrattamenti del padrone gli provocavano la perdita di un dente o di un occhio, lo schiavo doveva essere rimesso in libertà. Poiché il valore normale di uno schiavo era di 30 sicli (cfr. Eso 21:32), la sua liberazione comportava una notevole perdita per il padrone e perciò doveva costituire un forte deterrente contro gli abusi. Benché il padrone potesse battere il proprio schiavo, se questi moriva sotto i colpi, doveva essere vendicato secondo la decisione dei giudici. Ma se lo schiavo moriva dopo un giorno o due, non doveva essere vendicato: questo indicava che il padrone non intendeva ucciderlo, ma disciplinarlo. (Eso 21:20, 21, 26, 27; Le 24:17) Inoltre sembra che perché il padrone potesse essere ritenuto innocente non doveva aver usato uno strumento letale, poiché questo avrebbe indicato l’intenzione di uccidere. (Cfr. Nu 35:16-18). Perciò se lo schiavo rimaneva in vita un giorno o due, sarebbe stato possibile nutrire ragionevoli dubbi che la morte fosse il risultato della punizione. Le vergate, per esempio, normalmente non erano mortali, com’è indicato da Proverbi 23:13: “Non trattenere la disciplina dal semplice ragazzo. Nel caso che tu lo batta con la verga, non morirà”.


Per dei "cristiani fondamentalisti" ci sono ragioni più che sufficienti per accettare e approvare la schiavitù, anche perché le cose nel Nuovo Testamento non è che siano cambiate di molto: anche in questi scritti si parla comunemente di schiavi e di padroni...
"Tantum religio potuit suadere malorum".
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Vieri
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Messaggio da Vieri »

Achille ha scritto:Ci si potrebbe chiedere come sia stato possibile che nazioni "cristiane" abbiano potuto utilizzare milioni di altri esseri umani come schiavi, trattandoli come oggetti o animali da lavoro.
La risposta è semplice: queste persone pensavano che la Bibbia ("Parola di Dio") giustificasse e legittimasse la schiavitù.
Notate, per esempio, cosa dice una pubblicazione geovista in merito a come, sotto la "Legge di Dio", venivano trattati gli schiavi:

*** it-2 pp. 899-900 Schiavo ***
Tutela e privilegi. La Legge tutelava gli schiavi contro un trattamento brutale. Se i maltrattamenti del padrone gli provocavano la perdita di un dente o di un occhio, lo schiavo doveva essere rimesso in libertà. Poiché il valore normale di uno schiavo era di 30 sicli (cfr. Eso 21:32), la sua liberazione comportava una notevole perdita per il padrone e perciò doveva costituire un forte deterrente contro gli abusi. Benché il padrone potesse battere il proprio schiavo, se questi moriva sotto i colpi, doveva essere vendicato secondo la decisione dei giudici. Ma se lo schiavo moriva dopo un giorno o due, non doveva essere vendicato: questo indicava che il padrone non intendeva ucciderlo, ma disciplinarlo. (Eso 21:20, 21, 26, 27; Le 24:17) Inoltre sembra che perché il padrone potesse essere ritenuto innocente non doveva aver usato uno strumento letale, poiché questo avrebbe indicato l’intenzione di uccidere. (Cfr. Nu 35:16-18). Perciò se lo schiavo rimaneva in vita un giorno o due, sarebbe stato possibile nutrire ragionevoli dubbi che la morte fosse il risultato della punizione. Le vergate, per esempio, normalmente non erano mortali, com’è indicato da Proverbi 23:13: “Non trattenere la disciplina dal semplice ragazzo. Nel caso che tu lo batta con la verga, non morirà”.


Per dei "cristiani fondamentalisti" ci sono ragioni più che sufficienti per accettare e approvare la schiavitù, anche perché le cose nel Nuovo Testamento non è che siano cambiate di molto: anche in questi scritti si parla comunemente di schiavi e di padroni...
La mia opinione da "parziale miscredente"...

Solo da poco tempo e grazie, devo dire alla presenza su questo forum, che sto interessandomi anche di molti aspetti biblici che prima non conoscevo poiché ho sempre preso il Vangelo a modello della mia vita (anche se molte volte "scarrocciando").

Ritengo, secondo la mia opinione che la Bibbia sia un libro che contenga sia bellissimi insegnamenti che ritengo "ispirati da Dio" ma anche una storia, a volte romanzata, del popolo ebraico durante la sua esistenza come ad esempio la storia del diluvio universale, sicuramente avvenuto ma in una area circoscritta alla Mesopotamia. .

Oltre a questo sono presenti anche delle allegorie illuminanti circa la nascita di Adamo ed Eva e del "peccato originale" poiché si doveva spiegare ad un popolo per lo più analfabeta del perché della presenza del bene e del male sulla terra e della autodeterminazione dell'uomo nel poter decidere, indipendentemente dalla volontà di Dio, di compiere sia atti di grande bontà che di inaudita crudeltà.

Agli effetti pratici, nella chiesa cattolica, non vengono in genere mai ripresi o letti argomenti , storici truci o romanzati oltre alla descrizione di "regole" imposte allora da Mosè ma solo ed esclusivamente i passi più belli ed "illuminanti".

Con particolare riferimento a questi passi citati da Achille si deve pertanto considerare che la Bibbia è un libro scritto da vari autori nell'arco di 1500 anni ed ormai "datato" 3500 anni.
Da queste brevi considerazioni rimane abbastanza intuibile che occorra fare una analisi dettagliata fra quello che sono gli "insegnamenti di base" sempre validi nel tempo e le storie, le regole e le leggi in vigore 3000-3500 anni fa, ovviamente sorpassate da una evoluzione della civiltà.

Per concludere, la mia impressione è che se una persona non fa una netta distinzione fra "principi" e "regole" ma prende sempre tutto letteralmente per assolutamente veritiero attenendosi sempre ad interpretazioni particolari, rischia di essere un integralista con regole di vita ormai "fuori dal mondo".

Una considerazione:
Dato che l'uomo in genere, specie quello che vuole per superbia ed egoismo fare i propri interessi personali ( sempre a spese degli altri) da sempre ha cercato una sua giustificazione al suo scellerato operato.
Come? Semplice.
Interpretando sempre integralmente e direi anche "a modo suo" il libro sacro per antonomasia che è la Bibbia.

Quello che infatti mi lascia sempre perplesso è che specie in una certa congregazione per affermare le proprie regole di vita ( spesso contrarie alla libertà dell'uomo) abbia sempre la necessità di "giustificasi" citando ogni due righe un passo della Bibbia che spesso non ripreso nel suo contesto generale, da adito ad interpretazioni personali e fantasiose.

Devi obbedirmi poiché così è scritto" .....
Dio lo vuole.....!
Non vorrai disobbedire alla parola di Dio......vedi...c'è scritto qui...!

Quante di queste frasi ricorrenti le abbiamo ascoltate nei secoli......ma solo ed esclusivamente dette da chi voleva solo appropriarsi di una falsa interpretazione della Bibbia per agire sempre secondo i propri interessi di dominio e di sopraffazione, sia fisica che mentale.

Segnlo per informazione il sito:
http://www.utopia.it/vox6/400antinomie6.htm" onclick="window.open(this.href);return false;
che presenta (polemicamente) la presenza e l'accettazione della schiavitù nelle varie religioni (ebraica, cristiana e mussulmana) ma "tirando l'acqua al suo mulino" dove vengono ripresi sempre dei piccoli passi non contestualizzati e lontani da una logica storica.

In più di una occasione questo sito da adito a quello che giustamente chiamo "manipolazione dell'informazione" citando a proposito della presunta giustificazione della schiavitù nel Vangelo:
►Luca 22,26-27 [Gesù] Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve?
Non è forse colui che sta a tavola?

Se riprendiamo però tutto il passo completo osserviamo:

Luca 22,26-27
26 Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. 27 Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

Mi sembra quindi che come al solito la tecnica sia sempre la stessa e se non si contestualizza il testo nell'intera frase si va ad affermare esattamente il contrario di quanto espresso....

Una ultima nota:
Per dei "cristiani fondamentalisti" ci sono ragioni più che sufficienti per accettare e approvare la schiavitù, anche perché le cose nel Nuovo Testamento non è che siano cambiate di molto: anche in questi scritti si parla comunemente di schiavi e di padroni..
Si, caro Achille, ti do ragione poichè se siamo dei fondamentalisti cristiani ( ma di varie sette e ritengo NON cattolici) gli argomenti a giustificazione per tenere ad esempio degli schiavi negri nelle piantagioni di cotone del sud america, ce ne erano a sufficienza ma stranamente TUTTI si sono dimenticati e si dimenticano sempre di questo passo del Vangelo di Giovanni 15
:
12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. 13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. 14 Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. 16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17 Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.

:strettamano:
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polymetis
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Messaggio da polymetis »

Basta la regola aurea del cristianesimo a bandire la schiavitù:

"Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti."
Mt 7,12

Se tu fossi schiavo, vorresti essere liberato? Sì? Allora devi liberare il tuo schiavo.
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Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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Romagnolo
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Messaggio da Romagnolo »

Peccato che Paolo non gli sia mai venuta in mente questa riflessione. :blu:
Ricordati che lo studio biblico è si gratuito, ma poi ricordati che la WT richiederà che tu le dia altrettanto gratis il tuo impegno, tempo e risorse.
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Vieri
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Caro Romagnolo...

Messaggio da Vieri »

Romagnolo ha scritto:Peccato che Paolo non gli sia mai venuta in mente questa riflessione. :blu:
Su questo tema non concordo e non bisognerebbe dare un giudizio superficiale ma andare più a fondo sull'argomento e sentire anche l'opinione di Polymeris, molto più competente, poiché mi risulta che non era intenzione di San Paolo modificare lo "status quo" sociale del tempo.

Del resto leggo:
http://www.uccronline.it/2012/11/26/cri ... avitu/#ges" onclick="window.open(this.href);return false;ù

SAN PAOLO E LA SCHIAVITU'

Leggendo le lettere di San Paolo, si capisce che egli da precedenza alla libertà dal peccato piuttosto che alla libertà fisica
. A che vale, infatti, essere uomini liberi, ma schiavi del peccato? Molto meglio essere schiavi, ma liberi dal peccato. Non era suo desiderio modificare la società, non era in suo potere e non aveva la forza per una rivolta. La Chiesa ha sempre voluto appellarsi alle singole menti e i singoli cuori, come spiega lo scrittore Francesco Agnoli: «non si dovrebbe imputare a San Paolo la “colpa” di non essere stato un Marx, uno Lenin, uno Stalin, un Pol Pot, convinto che la società si ricrei con la “lotta di classe”, la “violenza levatrice della storia”, i gulag per chi non comprende e la dittatura di chi ha “ragione”.

Gli uomini di Chiesa comprendevano bene che una società in cui una persona su tre è schiava, e senza diritti, non può mutare pelle completamente, in poco tempo, senza contraccolpi sociali devastanti. Instillare negli schiavi un senso di ribellione violenta e urgente avrebbe portato solo fiumi di sangue e forse al peggioramento della loro stessa condizione!» (F. Agnoli, “Inchiesta sul cristianesimo”, Piemme 2010, p.83).

Il cristianesimo ha inizialmente accettato la società così com’era, determinando la sua trasformazione attraverso, e solo attraverso, le singole anime.


GESU’ E LA SCHIAVITU’

Quei pochi uomini che hanno accusato qualcosa a Gesù Cristo, hanno fatto riferimento alla sua non condanna diretta della schiavitù. In un’occasione spesso ricordata, quella del servo malato del centurione (Lc 7,2) Gesù guarisce il servo senza liberarlo o ammonire il padrone per l’averlo messo in schiavitù. Effettivamente Gesù non ha mai parlato precisamente della condizione morale della schiavitù, ma d’altra parte non si è mai nemmeno soffermato sulla condizione etico-morale delle prostitute o degli uomini che ne usufruivano, né ha mai condannato chi maltrattava gli animali, non ha nemmeno guarito tutti i malati di Gerusalemme ecc. Se si guarda i suoi tre anni di vita pubblica, non ha mai inteso modificare direttamente le istituzioni sociali e nemmeno fondare un codice civile, ma ha mostrato agli uomini se stesso: si è fatto accompagnare da prostitute, ha mangiato assieme a ladri e peccatori, si è avvicinato ai lebbrosi, ha rispettato le donne e i bambini (tutte cose per nulla scontate allora) ecc.

Se si guarda al messaggio di Gesù si intuisce subito la sua attualità ancora oggi, questo perché egli si rivolgeva agli uomini di allora come si sarebbe rivolto a noi. Ha inteso comunicare un messaggio eterno, il senso della vita, non soltanto utile in un contesto temporale circoscritto. Così, non ha mai accennato alla condizione precisa della schiavitù, ma tuttavia ha invitato gli uomini a imitarlo: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando.

Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 15; 12-17).

Ha inoltre insegnato l’uguaglianza tra gli uomini, tutti fratelli perché figli di Dio, e a considerare l’altro quanto se stessi, perciò, dato che nessuno vorrebbe essere schiavo, non dovrebbe ritenere nessuno uno schiavo: «Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi» (Mc 12;31). Gesù inoltre ha valorizzato più volte la condizione umile del servitore, usandola come analogia di sé stesso: «chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10, 43-45)

Dopo Gesù, la schiavitù non è certo cessata di colpo, non sarebbe nemmeno stato possibile: gran parte del sistema economico romano si basava infatti sulla schiavitù ed inoltre anche dal punto di vista strettamente psicosociale l’eliminazione della schiavitù avrebbe causato una ribellione violenta di quasi tutti quelli che detenevano il potere a Roma. Tuttavia quasi tutti gli storici sono concordi nel sostenere che la divulgazione del messaggio cristiano contribuì notevolmente alla sparizione di tale pratica.


PROTESTANTESIMO E SCHIAVITU'

Finché la fede fu un fattore incidente nella vita pubblica la Chiesa poté avere voce in capitolo e incidere in senso umanizzante sulla legislazione e i comportamenti dell’umanità europea; man mano che tale incidenza diminuiva, dal tardo Medioevo e progressivamente attraverso il Rinascimento, la Riforma protestante e infine l’Illuminismo, la società si regolò su principi sempre più neopagani e naturalistici. Proprio in questo periodo, infatti, riemerse drammaticamente il problema della schiavitù sopratutto legata alle conquiste coloniali. I Paesi protestanti, contrariamente a quanto si pensa, furono i maggiori organizzatori della tratta degli schiavi.

La società ricominciò dunque a praticare lo schiavismo appena si allentò il legame dei popoli con la religione cattolica, tanto che il sociologo e storico Rodney Stark afferma: «lo spirito dei tempi era -con l’eccezione della Chiesa cattolica- favorevole alla tratta degli schiavi» (R. Stark, For the Glory of God, Princeton University Press 2003, pag. 359). Vittorio Messori spiega invece: «D’altro canto il razzismo biologico -sconosciuto e incomprensibile nella tradizione cristiana- riappare puntualmente proprio quando l’Occidente rifiuta il vangelo e passa a nuovi culti, come quello della Scienza. E, con il razzismo, nella cultura post-cristiana ritorna pure la schiavitù: mi è sempre sembrato significativo che Voltaire abbia investito buona parte dei suoi lauti redditi come intellettuale di corte proprio in una società di navigazione negriera, che assicurava cioè il trasporto degli schiavi africani verso l’America» (Qualche ragione per credere, Ares 2008, pag. 101).


UN ULTERIORE APPROFONDIMENTO SULL'ACCETTAZIONE DELLA SCHIAVITU' NEI PAESI PROTESTANTI

Contrariamente a quanto si crede, i paesi protestanti furono i maggiori organizzatori della tratta degli schiavi.

http://www.culturanuova.net/storia/test ... stiano.php" onclick="window.open(this.href);return false;

In conclusione sia Gesù che San Paolo e successivi pensatori e santi cristiani... non erano dei "capopolo" e "rivoluzionari", intesi nel termine moderno e tali da voler scardinare la società del tempo e che avrebbe irrimediabilmente portato a rivolte o grandi spargimenti di sangue ma predicando l'amore e l'eguaglianza, hanno influito nel tempo a modificare la società stessa....Questo fino al protestantesimo...


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