Una chicca dal libro, alle pp. 18, 19:La controversa sentenza del 2019 del Tribunale Distrettuale di Zurigo, che ha assolto l'attivista anti-sette Regina Spiess dalle accuse di diffamazione presentate contro di lei dai Testimoni di Geova svizzeri, è stata ampiamente usata per una campagna internazionale di propaganda contro i Testimoni di Geova, che ha coinvolto movimenti anti-sette e il governo russo.
Argomenti centrali in questa campagna sono stati la procedura di disassociazione dei Testimoni di Geova, l'ostracismo nei confronti degli ex-membri disassociati, e la gestione dei casi di abuso sessuale all'interno della congregazione.
È un dato di fatto che i Testimoni di Geova hanno regole precise e dettagliate circa l’espulsione dalla loro comunità dei membri che commettono determinate trasgressioni, procedura che definiscono “disassociazione”. Le norme dettagliate mirano a garantire che nessuno sia disassociato in maniera affrettata o arbitraria. È anche vero che i Testimoni di Geova raccomandano ai loro aderenti di non fraternizzare con gli ex-membri. Viene fatta un’eccezione, però, per i componenti dell’immediata cerchia familiare, come indicano numerosi testi pubblicati dai Testimoni di Geova. “Che dire se un uomo viene disassociato ma la moglie e i figli continuano a essere Testimoni di Geova? Dal punto di vista religioso le cose cambiano, ma i legami di sangue restano inalterati” (Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova 2020). “Poiché la disassociazione non pone fine ai vincoli familiari, le attività e i rapporti quotidiani tra i membri della famiglia possono continuare. Tuttavia, con il suo comportamento il disassociato ha scelto di troncare il legame spirituale che lo univa alla famiglia. Pertanto i familiari leali a Dio non hanno più con lui rapporti di natura spirituale. Per esempio, anche se fosse presente quando la famiglia si riunisce per lo studio della Bibbia, non vi prenderebbe parte attiva” (Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova 2008, 208). “Se un disassociato vive insieme ai suoi familiari cristiani, continuerà ad avere rapporti normali con loro e a partecipare alle attività quotidiane della famiglia” (“Imitiamo oggi la misericordia di Dio” 1991, 22).
Non si tratta di un punto di vista nuovo. Nel 1974 (1975 nell’edizione italiana) La Torre di Guardia spiegava che, “giacché le relazioni di parentela e quelle coniugali non sono annullate da un provvedimento di disassociazione della congregazione, la situazione in seno alla cerchia familiare richiede speciale considerazione. La donna il cui marito è stato disassociato non è esonerata dall’esigenza scritturale di rispettare la sua autorità di marito su di lei; solo la morte o il divorzio scritturale dal marito le reca tale libertà. (Rom. 7:1-3; Mar. 10:11, 12) Similmente il marito non è esonerato dall’amare sua moglie come ‘una sola carne’ con lui anche se ella è disassociata. (Matt. 19:5, 6; Efes. 5:28 31)” (“Manteniamo una veduta equilibrata verso i disassociati” 1975, 54). Nel 1981 (1982 nell’edizione italiana) La Torre di Guardia ribadiva che, “se un parente, come un genitore, un figlio, una figlia, viene disassociato o si dissocia, i vincoli familiari e di sangue rimangono”, mentre l’“associazione spirituale” cessa (“Se un parente viene disassociato” 1982, 28). Nel 1988 la stessa rivista ripeteva che “un disassociato o dissociato può continuare a vivere a casa con la moglie cristiana e i figli fedeli. Il rispetto verso i giudizi di Dio e il provvedimento preso dalla congregazione spingerà la moglie e i figli a riconoscere che con la sua condotta egli ha alterato il legame spirituale che precedentemente li univa. Ma, dato che la sua disassociazione non pone fine al vincolo coniugale o alla parentela, i normali rapporti familiari e affettivi possono continuare” (“Disciplina che può produrre un pacifico frutto” 1988, 28).
Le dichiarazioni della Spiess sui disassociati non sono completamente false, ma sono espresse con un linguaggio provocatorio e offensivo. Il giudice Lehner ritiene che “bullismo” sia un termine adatto per descrivere la pratica di evitare del tutto (shunning) gli ex membri disassociati, ma il suo ragionamento è contraddittorio. Cita una definizione di “bullismo” secondo cui esso consiste in una serie di “azioni compiute in maniera sistematica contro determinate persone allo scopo di escluderle dal gruppo”. Ma i disassociati sono già stati esclusi dalla comunità. Pertanto lo scopo dell’“ostracismo” non può essere quello di escluderli.
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