Nuove (si fa per dire!) strategie dei Testimoni di Geova riguardo al mostro filologico

La Bibbia dei Testimoni di Geova è davvero una traduzione fedele ed accurata delle Sacre Scritture?

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Quixote
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Messaggio da Quixote »

domingo7 ha scritto: Possiamo sicuramete considerare Geova una forma superata ed obsoleta ma rottamarla come sgorbio filologico mi pare esagerato, specialmente se viziato da una evidente antipatia verso i nostri amici tdG
È esagerato se parti da un punto di vista teologico, o storico, ma non filologico stricto sensu, in quanto essendo nato per evitare di nominare il nome di Dio, inserendo il vocalismo di Adonaj, è a tutti gli effetti, se accettato, uno sgorbio, o con piú delicatezza un ibrido. L’antipatia non c’entra nulla, anche perché toccherebbe solo le motivazioni, non la certezza filologica del dato, che rimarrebbe intatto quali che fossero le idiosincrasie che lo originano. Per assurdo, anche se — dato che non conosciamo l’esatta pronuncia del tetragramma in epoca precristriana – essa coincidesse col vocalismo originale, Iehovah rimarrebbe uno sgorbio filologico, perché nato non per una derivazione etimologica da un originale reale, ma da una ricostruzione erudita nata apposta per celare il vocalismo di detto originale; senza contare che il timbro delle vocali nulla ci direbbe sul loro accento, sulla loro melodia: hai presente come suona diversa la stessa parola se detta da un napoletano o da un milanese? È lo stesso discorso che si fa sulla metrica classica, quantitativa: ne abbiamo perso, definitivamente l’armonia. Che poi l’indotto Occidente medievale, ignorando l’ebreo, abbia equivocato, non rileva. come non rilevano basiliche, Carducci e tutto il resto. Allora non si conosceva l’origine di questo ircocervo, ma ora che la si sa esso diviene, ipso facto, inaccettabile, non solo in filologia, ma anche in teologia, allo stesso modo per cui i teologi pre-galileiani potevano credere nel sistema tolemaico, e oggi credono in quello copernicano. Da qui la tendenza, anche negli US, di sostituire Yahweh a Jehovah. Da qui l’assurdo di usare Geova in italiano comune; come ripetuto ormai piú volte, nessuno vieta ai TdG di usare, al loro interno quel nome: esso li individua e li caratterizza. Quello che è inaccettabile, per le ragioni oramai riportate cento volte, specie da me e da Poly, è l’estensione di questo nome, in Italia, al di fuori della comunità TdG, perché questo l’attuale sistema linguistico italiano non lo permette; l’uso, definito in termini di linguistica strutturale, è un altro. In breve quello che era legittimo nel 1200, o nel 1500, o nel 1800, oggi non è consentito. È, filologicamente parlando, per l’appunto uno sgorbio, ed è piú immotivato che dire Delle Carte per Descartes, o Scuotilancia per Shakespeare, che almeno hanno l’avallo della traduzione. Qui impossibile perchè non si può decentemente tradurre un incrocio da una lingua all’altra. E se Schuberdt o Cusano l’hanno usato, che dire? Siccome loro sbagliavano dovrei sbagliare anch’io? Davvero non ha insegnato nulla lo pseudo-aristotelismo dell’ipse dixit?
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Wyclif
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Messaggio da Wyclif »

Tutti i discorsi accademici teologici storici e filosofici potrebbero avere un senso SE DIO nelle scritture ci avrebbe fatto capire che Lui non è riuscito a preservare il Tetragramma e la pronuncia corretta e quindi incaricasse noi esseri umani di farlo , allora noi potremmo scendere in campo con tutti i discorsi possibili e immaginabili, ma se Cristo Stesso il Figlio di Dio non si è fatto garante per questo nome ne ha fatto luce sulla terminologia e sulla pronuncia, mi chiedo : perché dovremmo farlo noi ?

Forse per puro spirito accademico ?

Va bene, gli studiosi allora continuino a scrivere su un qualcosa che a Dio non Interessa : (SE fosse stato importante per Dio il -YHWH - ora gli studiosi teologi e linguistici non avrebbero scritto fiumi di parole sul Tetragramma, avrebbero aperto le Scritture Greche Cristiane e lo avremmo trovato , bello chiaro e leggibile )

PS. Quando Paolo dice che la legge è stata abolita si riferiva a tutta la legge compreso i comandamenti ecc., ora se le religioni vogliono ancora prenderne alcune parti della legge e metterle nella tradizione e una loro libertà DIO NON LO RICHIEDE, Paolo dice è stata ABOLITA inchiodata alla Croce, e chi fa ancora uso della legge Mosaica Paolo dice che "Mette di nuovo a morte Cristo",
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cercaverità
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Messaggio da cercaverità »

di domingo7 » oggi, 13:20
Che la forma Jehova (latina) o Geova (italiana) sia qualcosa di tanto disgustoso da definirla senza se e senza ma "uno sgorbio filologico" mi sembra cosa del tutto curiosa, gratuita ed esagerata. Si tratta comunque del Santo Nome, magari vocalizzato erroneamente, ma pur sempre di una espressione riferita all'"Essere Superiore" e pertanto degna di riverenza e di rispetto.

Si tratta di un'antica vocalizzazione creduta corretta da personaggi autorevoli ed eminenti come Giuda Levita (1075-1141), Papa Innocenzo III (1198-1216) e Nicola Cusano (1401-1464). [I riferimenti sono Giuda Levita, Il Re dei Kazari, libro IV; Innocenzo III, Sermones sanctis, Sermo IV; Nicola Cusano, Opera Omnia, Sermo XLVIII; Pietro Galatino, De Arcanis Catholicae Veritatis, Libro II].
Sono un poco confuso, se è stato scritto erroneamente da un frate nel 1270, come è possibile che esisteva già cento anni prima? Sicuro che nell'originale di questo libro scritto in arabo e tradotto alcuni secoli più tardi ci sia jehovah? Non può essere che abbiano tradotto jehovah perchè nel 1500-1800 credevano che fosse quella la traduzione corretta?
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diego.1966
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Messaggio da diego.1966 »

Effettivamente.
Anch'io sono a conoscenza che il documento più antico in nostro possesso risale al 1270 circa. Stiamo parlando del "Pugio Fidei" di Raimondo Martì. Martìri era un frate domenicano.
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Ray
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Messaggio da Ray »

Per quanto riguarda "Geova" e "Yahvè":

Nel VII-VIII secolo d.C., quando i masoreti introdussero le vocali nei libri biblici per renderne più sicura la tradizione testuale, nel tetragramma furono inserite le vocali di “Adonai”, dando luogo al nome Jehowah, nome che sta all'origine della forma italianizzata Geova. La forma Jehowah o Ieoa o Iova, abbastanza popolare fino all’inizio del XX secolo, è però contraddetta dalla pronuncia samaritana Jaoue, chiaramente attestata da un gran numero di padri della chiesa, dai papiri di Elefantina [5] e dai papiri magici della cabala ebraica.


Di fatto, le forme Jahoh, Jahoué e Jabé sono sostenute da antichi ed autorevoli testimoni come Diodoro Siculo, Ireneo, Clemente Alessandrino, Epifanio di Salamina, Teodoreto di Ciro ed Origene [6]. Le vocali usate per pronunciare il Sacro Nome erano poi sconosciute dalla tradizione ebraica già ai tempi di Mosé Maimonide (1135-1204 d. C.) che ricorda come: “Nella benedizione sacerdotale il nome di Dio doveva essere pronunciato così come è scritto nella forma di Tetragramma, cioè di nome proprio. Non è però noto a nessuno come il nome fosse pronunciato, quali vocali fossero combinate alle consonanti e se alcune delle lettere capaci di duplicazione dovessero ricevere un dagesh” [7] [8]. Lo stesso Mosé Maimonide sembra infine negare anche la possibilità di leggere il tetragramma “secondo le sue lettere”, cioè vocalizzando le consonanti. A tal proposito il filosofo ebreo afferma che: “Nessun altro nome si chiama nome proprio (cioè shem ha-meforash) se non questo Tetragramma, che è scritto ma che non si legge come viene scritto” [9].

La pronuncia Jehovah è comunque ancora oggi difesa da un limitato numero di studiosi come Gerard Gertoux [10]. Il lavoro dello studioso francese è basato sull'ipotesi che nell'ebraico biblico alcune consonanti potessero essere anche usate come vocali (un po' come la V latina che può suonare sia V sia U). Richiamando l'autorevole testimonianza di Giuseppe Flavio che spiegò come il tetragramma si componesse di 4 vocali (vedasi Giuseppe Flavio, La Guerra Giudaica, V, 5, 7), Gertoux ha ipotizzato che "iod", "heh" e "waw" potessero suonare come "i", "e", "o". L'eventualità che "heh" in termine di parola potesse essere vocalizzata "a" invece che "e" permetterebbe poi di giustificare sia la pronuncia "Ieoa" sia l'accreditata lettura Yah della forma abbreviata YH. Il contributo fornito da Gertoux è sicuramente originale ed interessante, anche perché riprende alcune antiche argomentazioni già elaborate e proposte da Giuda Levita (1075-1141), da Papa Innocenzo III (1198-1216) e dal filosofo Nicola Cusano (1401-1464).[11] L'accettazione acritica delle conclusioni a cui giunge lo studioso francese rimane comunque piuttosto difficile. Nell'ebraico antico la vocalizzazione di alcune consonanti non è per nulla sicura (vista la successiva introduzione delle vocali da parte dai masoreti) e le pronunce attribuite ad alcune consonanti come matres lectionis non sono infatti né certe né definitive.
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Gertoux e la testimonianza egiziana della pronuncia Geova
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Quixote
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Messaggio da Quixote »

Punto primo: agli amici Cercaverità e Diego dico che è perfettamente irrilevante che in Occidente Iehovah (notare che non uso iod, ma la lettera I) sia attestato nel 1270 o anche un secolo prima, o addirittura due secoli prima: si tratta semplicemente di retrodatare l’ignoranza del’Occidente latino, che non ha capito un tubo del testo masoretico, e che con quell’ibrido , cioè un incrocio bastardo, i Masoreti volevano celare, non rivelare il nome. Ignoranza che si è protratta fin nel tardo Ottocento e oltre, se è vero che è stata recepita dai Jehovah’s witnesses, da cui il calco italiano ”testimoni di Geova”, che non proviene a noi dalla lingua latina né dalla italiana, ma è traduzione, impropria, di una espressione anglosassone.

Punto secondo, il Gertoux può dire quello che vuole. Chi lo commenta evidentemente non sa che il suono V, come noi lo intendiamo, non esiste né in latino né in greco classici. In particolare, in latino, la lettera V indica quello che noi pronunciamo U: la distinzione fra V e U è rinascimentale, quindi non ha che pochi secoli. E in greco antico post-cristiano il beta è piuttosto una B aspirata, come in spagnolo, che nulla ha da spartire col nostro suono V, se non una pronuncia di comodo. In ogni caso, come si è detto, potrei anche ammettere che il tetragramma, o addirittura il nome biblico di Dio, fosse qualcosa che somigliasse al nostro Ieova. Se anche fosse, ciò non avrebbe nessuna parentela con l’ibrido masoretico; i Masoreti non si sono rifatti a questo, piuttosto coniando, cioè inventando, Iehovah, hanno cercato di nascondere il vocalismo originario, il cui senso armonico, ammesso ne conoscessero la vocalizzazione, era irrimediabilmente perduto anche per loro. Di piú, di nuovo ammettendo per improbabile ipotesi che il vocalismo fosse quello, se ne sarebbe persa, per sempre, la musicalità; quando io recito il primo verso delle Bucoliche virgiliane Tỳtire tù patulè recubàns sub tègmine fàgi non recito che una filastrocca, che non ha nulla a che spartire con la musicalità, non qualitativa ma quantitativa degli antichi. Quindi è un falso problema. Sarebbe come se io, romagnolo, volessi parlare in napoletano: ammesso che io vocalizzi bene, Ray si accorgerebbe subito che non so parlare in napoletano, e che non ne conosco il tono. Figuriamoci quello di 3000 anni or sono, che nessuno ha mai sentito. E oltretutto sarebbe un tono “storico”. Ma che ha Dio, cioè l’Assoluto, da spartire con la storia, che per noi è passato, quando Dio è eterno Presente? E che quindi non può delegare alla storia il Suo nome, che può essere valido in senso storico, ma non in assoluto? Vale a dire che ogni età Lo chiama come vuole, e se ne sbatte di discutibili vocalismi? Ove Dio non ha parte. Quantomeno fino al NT, ove si rivela, se si rivela, nella sua natura umana, e quindi anche dialogica, e linguistica. Non prima.
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domingo7
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Carissimi Diego e Cercaverità

Messaggio da domingo7 »

Sono un poco confuso, se è stato scritto erroneamente da un frate nel 1270, come è possibile che esisteva già cento anni prima? Sicuro che nell'originale di questo libro scritto in arabo e tradotto alcuni secoli più tardi ci sia jehovah? Non può essere che abbiano tradotto jehovah perchè nel 1500-1800 credevano che fosse quella la traduzione corretta?

Effettivamente. Anch'io sono a conoscenza che il documento più antico in nostro possesso risale al 1270 circa. Stiamo parlando del "Pugio Fidei" di Raimondo Martì. Martìri era un frate domenicano.
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Premetto che non sono affatto preparatissimo ma ignorantissimo

La testimonianza di Giuda Levita (1075-1141), ebreo dotto e impegnato nella conversione dei Kazari all'ebraismo, è piuttosto antica (contemporanea alla scelta masoretica di vocalizzare il tetragramma) e sembra degna di qualche interesse. La scelta di vocalizzare il tetragramma Yehowa sembra infatti frutto di una convinzione profonda e non un mero artificio per celare tale nome ai pagani (come noto, il re dei Kazari, udita la testimonianza di un cristiano, di un musulmano e di un giudeo, scelse di convertirsi all'ebraismo e fu così seguito da larga parte del suo popolo)

Nel IV capitolo de "il Re dei Kazari", egli ricorda come Elohim sia nella forma plurale per colpa dei gentili idolatri, mentre per parlare di un essere divino viene usata la nota forma Adonaj. Egli poi spiega come Il Santo Nome corrisponda alla natura stessa del Dio Unico e che il Tetragramma sia un nome conosciuto solo dagli ebrei e di cui nessun altro popolo conosce il suo vero significato.

Si tratta di un nome proprio che non prende l'articolo, come è il caso con Elohim (che si trasforma nella forma HaElohim). Anche se il suo significato è nascosto, le lettere di cui è composto parlano. Perché le lettere Alef, He, Wav e Yod suonano e nessuna lettera può essere pronunciata finché non è supportata da una di queste quattro consonanti, cioè a per Alef, u per wav, e per he e io da Yod.

http://sacred-texts.com/jud/khz/khz04.htm" onclick="window.open(this.href);return false;

http://sacred-texts.com/jud/khz/index.htm" onclick="window.open(this.href);return false;
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Ma come si conviene a dei santi, né fornicazione, né alcuna impurità, né avarizia, sia neppur nominata fra voi; né disonestà, né buffonerie, né facezie scurrili, che son cose sconvenienti; ma piuttosto, rendimento di grazie [Efesini 5,3-4]
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Scusa Domi, ma continuo a non capire :boh: . In quell'opera non vedo Jehowah. Non me ne intendo, se sbaglio dillo pure ma si dovrebbero mettere fra YHWH le lettere a,,u,i mentre la h rimane muta o è contenuta nella a. Ora sparo una castroneria gigante da perfetto ignorante in materia. Per vederci quello che dici tu devo applicare la regola per cui la "a" diventa "e" ed abbiamo un nome tipo geuvi che assomiglia moltissimo a geovi la variante di geova presente nel masoterico che invece di pronunciare Adonai ( Signore) si pronuncia Eloim ( Iddio). Spero che Quixote e Poly abbiano compassione di me e ci vadano leggeri. :ciao:
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Dt 18:21,22 Se tu pensi: Come riconosceremo la parola che il Signore non ha detta? Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non accadrà e non si realizzerà, quella parola non l'ha detta il Signore; l'ha detta il profeta per presunzione: di lui non devi aver paura.

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domingo7
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Carissimo Cercaverità

Messaggio da domingo7 »

Scusa Domi, ma continuo a non capire :boh: . In quell'opera non vedo Jehowah. Non me ne intendo, se sbaglio dillo pure ma si dovrebbero mettere fra YHWH le lettere a,,u,i mentre la h rimane muta o è contenuta nella a. Ora sparo una castroneria gigante da perfetto ignorante in materia. Per vederci quello che dici tu devo applicare la regola per cui la "a" diventa "e" ed abbiamo un nome tipo geuvi che assomiglia moltissimo a geovi la variante di geova presente nel masoterico che invece di pronunciare Adonai ( Signore) si pronuncia Eloim ( Iddio). Spero che Quixote e Poly abbiano compassione di me e ci vadano leggeri
YHWH = Ieuah

se Y = i; H = e; W = u; H = a in fine di parola

"iod", "heh" e "waw" potevano suonare come "i", "e", "u",
mentre "heh" in termine di parola sarebbe stata vocalizzata "a" invece che "e"

Giuda Levita è di qualche interesse perché al tempo dei masoreti ipotizza (al di là della pronuncia Jehova, Jeua, Jeue) che le consonanti avrebbero potuto essere "sonanti" pure senza le vocali .....
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Messaggio da cercaverità »

Grazie ,ora è tutto più chiaro, non ha scritto Yehovah, ma ha fatto delle ipotesi, forse anche Raimondo Martì lesse questo libro , :ciao:
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Messaggio da Quixote »

cercaverità ha scritto:Spero che Quixote e Poly abbiano compassione di me e ci vadano leggeri. :ciao:
Quanto a me vai tranquillo: non conosco l’ebraico. Mi sembra che Poly abbia accennato a qualcosa di attinente, da qualche parte, ma non saprei dire dove. Personalmente è ipotesi che non mi convince, e che soprattutto non dice nulla della pronuncia di 2.000 anni prima. Sembra piuttosto una formula cabalistica per far concordare tetragramma e scrittura vocalica (che era nata secoli prima). Un po’ quello che lessi in Guerra e pace tanti anni fa, ove Pierre Bezuchov, per far concordare una sua numerologica predestinazione a uccisore del tiranno Napoleone, modificò il suo cognome in Besuhof, o qualcosa del genere (mica crederete che mi vada a ricontrollare quel mattone :-))
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Messaggio da nello80 »

Eccellente trattazione, lo letta tutta e devo dire che è veramente ben fatta.
Solo un punto mi lascia perplesso.
Tu dici che in realtà il nome rappresentato dal tetragramma in realtà sarebbe un non-nome, ovvero un modo di dire di Dio, "sono io e basta l'unico Dio che non ha bisogno di un nome come gli altri falsi dei".
Però mi chiedo questo:
Se fosse vero quanto tu affermi, perchè gli ebrei avevano tanta riverenza per quel nome non-nome fino ad arrivare al punto di bandire la sua pronuncia?
Nel buio totale una voce d'uomo mi disse: "Vieni verso di me, non voglio farti del male...", ma io accesi un cerino e vidi ch'ero sul margine di un precipizio, e l'uomo che mi parlava era, invece, dalla parte opposta...

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Perché l'uomo può arrivare a bandire un nome ?

Messaggio da Ray »

Nominare il nome di D-o era blasfemia .

O anche posso pensare che gli ebrei, quali persone mistiche che erano
vedi cabala...


« Le forme particolari di pensiero simbolico in cui l'assetto fondamentale della Cabala ha trovato la propria espressione, possono rappresentare poco o nulla per noi (sebbene ancor oggi non riusciamo a sfuggire, a volte, alla loro potente attrazione). Ma il tentativo di scoprire la vita che si cela sotto le forme esteriori della realtà e di render visibile quell'abisso in cui la natura simbolica di tutto ciò che esiste si rivela: tale tentativo è importante per noi oggi quanto lo era per gli antichi mistici. Fintanto che la natura e l'essere umano sono concepiti quali Sue creazioni – e tale è la condizione indispensabile di una vita religiosa altamente sviluppata – la ricerca della vita nascosta dell'elemento trascendente in questa creazione formerà sempre una delle preoccupazioni più importanti della mente umana. »
(Gershom Scholem, Major Trends, cit., p. 38)


Le 72 lettere del Nome di Dio (Shemhamphorasch) che vengono utilizzate nel misticismo ebraico per scopi di meditazione, derivano dall'espressione verbale ebraica con cui Mosè parlò in presenza di un angelo, mentre il Mare di Giunco si apriva, permettendo agli ebrei di sfuggire ai loro aggressori che si avvicinavano. Il miracolo dell'Esodo, che portò Mosè a ricevere i Dieci Comandamenti, e l'interpretazione ortodossa dell'accettazione della Torah sul Monte Sinai, ha preceduto la creazione della prima nazione ebraica di circa 300 anni prima di Re Saul.
Shemhamphorasch è una alterazione del termine ebraico Shem ha-Mephorash (ebr. שם המפורש), usato in era tannaitica per riferirsi al Tetragramma.
http://it.wikipedia.org/wiki/Shemhamphorasch" onclick="window.open(this.href);return false;

..... anche se erano consapevoli di questa loro diciamo mania o pensiero ,comunque nominare
il nome di D-o fosse irriverente verso D-o.
O addirittura portasse male .
:ironico:
La superstizione
L'uomo, per sua natura, tende a voler ricreare un legame logico tra eventi di per sé ininfluenti e, a seconda del carattere più o meno pessimista, preferisce ricordare principalmente gli eventi favorevoli o sfavorevoli, tentando di associarli ad un particolare periodo dell'anno, ad un particolare luogo o ad una certa azione, nella speranza di poterli governare ed esorcizzare. Questo comportamento non è molto diverso dalle più comuni pratiche religiose, che proprio per questo motivo, vengono considerate dai non credenti una sorta di superstizione esasperata all'ennesima potenza.
http://it.wikipedia.org/wiki/Sfortuna" onclick="window.open(this.href);return false;
http://it.wikipedia.org/wiki/Cabala_ebraica" onclick="window.open(this.href);return false;
Ray

Le falsificazioni e le varianti involontarie si accumulano man mano che un testo è ricopiato attraverso i secoli. Ogni scriba riproduce gli errori degli scribi precedenti e ne aggiunge di propri. Non possediamo alcun originale dei libri del nuovo testamento, ma neppure copie eseguite direttamente sugli originali, né copie di copie...Bart D. Ehrman
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domingo7
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Carissimo Nello 80

Messaggio da domingo7 »

Eccellente trattazione, lo letta tutta e devo dire che è veramente ben fatta.
Solo un punto mi lascia perplesso. Tu dici che in realtà il nome rappresentato dal tetragramma in realtà sarebbe un non-nome, ovvero un modo di dire di Dio, "sono io e basta l'unico Dio che non ha bisogno di un nome come gli altri falsi dei".

Però mi chiedo questo:
Se fosse vero quanto tu affermi, perchè gli ebrei avevano tanta riverenza per quel nome non-nome fino ad arrivare al punto di bandire la sua pronuncia?
Che l'espressione "nome di Jahvé" avesse una valenza reale e non corrispondesse solo ad un semitismo impiegato per descrivere l'Essere Supremo sembra confermato da non pochi indizi significativi. Basti pensare al sacro timore di pronunciare il nome di Dio invano (Esodo 20,7), all'uso magico del tetragramma fatto dalla cabala ebraica , alla lode congiunta di Jahvé e del suo Nome Santo (Salmo 72, 28-29), alla benedizione solenne degli israeliti (Numeri 6,22-27) e alla consacrazione del tempio al nome di Jahvé da parte de re Salomone (1 Re 8,16). Il popolo e il luogo di culto furono oggetto di invocazione, di dedicazione e di consacrazione al Santo Nome ma non furono sicuramente idonei a contenere e ad ospitare la Divinità nella sua pienezza, come lo stesso Salomone onestamente riconobbe (1 Re 8,27).

Se davvero l'uso del Santo Nome fu limitato ai tempi di Alessandro Magno alla benedizione solenne annuale descritta dal libro dei Numeri, è possibile che la precauzione ebraica fosse legata ai crescenti rapporti con la cultura ellenica, dapprima nemica e persecutrice dell'ebraismo (vedansi i genocidi dei Seleucidi narrati dai libri dei Maccabei) e poi solo lentamente disponibile all'ascolto del giudaismo ed alla lettura della Settanta.

Quanto al fatto che il Nome abbia una valenza reale e non sia solo un mero semitismo sembra anche insegnato da larga parte della Chiesa Cattolica, che nel catechismo ufficiale sembra condividere pienamente le affermazioni di Mosé Maimonide sul valore reale, personale, unico ed ineffabile del tetragramma

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda infatti che:
203 Dio si è rivelato a Israele, suo popolo, facendogli conoscere il suo Nome. Il nome esprime l'essenza, l'identità della persona e il senso della sua vita. Dio ha un nome. Non è una forza anonima. Svelare il proprio nome, è farsi conoscere agli altri; in qualche modo è consegnare se stesso rendendosi accessibile, capace d'essere conosciuto più intimamente e di essere chiamato personalmente.

204 Dio si è rivelato al suo popolo progressivamente e sotto diversi nomi; ma la rivelazione del Nome divino fatta a Mosè nella teofania del roveto ardente, alle soglie dell'Esodo e dell'Alleanza del Sinai, si è mostrata come la rivelazione fondamentale per l'Antica e la Nuova Alleanza.

205 Dio chiama Mosè dal mezzo di un roveto che brucia senza consumarsi, e gli dice: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe” ( Es 3,6 ). Dio è il Dio dei padri, colui che aveva chiamato e guidato i patriarchi nelle loro peregrinazioni. E' il Dio fedele e compassionevole che si ricorda di loro e delle sue promesse; egli viene per liberare i loro discendenti dalla schiavitù. Egli è il Dio che, al di là dello spazio e del tempo, lo può e lo vuole e che, per questo disegno, metterà in atto la sua onnipotenza. Mosè disse a Dio: “Ecco, io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?”. Dio disse a Mosè: “Io sono colui che sono!”. Poi disse: “Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi. . . Questo è il mio nome per sempre: questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione” ( Es 3,13-15 ).

206 Rivelando il suo Nome misterioso di YHWH, “Io sono colui che E'” oppure “Io sono colui che Sono” o anche “Io sono chi Io sono”, Dio dice chi egli è e con quale nome lo si deve chiamare. Questo Nome divino è misterioso come Dio è Mistero. Ad un tempo è un Nome rivelato e quasi il rifiuto di un nome; proprio per questo esprime, come meglio non si potrebbe, la realtà di Dio, infinitamente al di sopra di tutto ciò che possiamo comprendere o dire: egli è il “Dio nascosto” ( Is 45,15 ), il suo Nome è ineffabile, [Cf Gdc 13,18 ] ed è il Dio che si fa vicino agli uomini.

207 Rivelando il suo Nome, Dio rivela al tempo stesso la sua fedeltà che è da sempre e per sempre, valida per il passato (Io sono il Dio dei tuoi padri”, Es 3,6 ), come per l'avvenire (Io sarò con te”, Es 3,12 ). Dio che rivela il suo Nome come “Io sono” si rivela come il Dio che è sempre là, presente accanto al suo popolo per salvarlo....

2142 Il secondo comandamento prescrive di rispettare il nome del Signore. Come il primo comandamento, deriva dalla virtù della religione e regola in particolare il nostro uso della parola a proposito delle cose sante.

2143 Tra tutte le parole della Rivelazione ve ne è una, singolare, che è la rivelazione del nome di Dio, che egli svela a coloro che credono in lui; egli si rivela ad essi nel suo Mistero personale. Il dono del nome appartiene all'ordine della confidenza e dell'intimità. “Il nome del Signore è santo”. Per questo l'uomo non può abusarne. Lo deve custodire nella memoria in un silenzio di adorazione piena d'amore [Cf Zc 2,17 ]. Non lo inserirà tra le sue parole, se non per benedirlo, lodarlo e glorificarlo [Cf Sal 29,2; Sal 96,2; Sal 113,1-2 ].

2144 Il rispetto per il nome di Dio esprime quello dovuto al suo stesso Mistero e a tutta la realtà sacra da esso evocata. Il senso del sacro fa parte della virtù della religione.
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Ma come si conviene a dei santi, né fornicazione, né alcuna impurità, né avarizia, sia neppur nominata fra voi; né disonestà, né buffonerie, né facezie scurrili, che son cose sconvenienti; ma piuttosto, rendimento di grazie [Efesini 5,3-4]
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2143 Tra tutte le parole della Rivelazione ve ne è una, singolare, che è la rivelazione del nome di Dio, che egli svela a coloro che credono in lui; egli si rivela ad essi nel suo Mistero personale. Il dono del nome appartiene all'ordine della confidenza e dell'intimità. “Il nome del Signore è santo”. Per questo l'uomo non può abusarne. Lo deve custodire nella memoria in un silenzio di adorazione piena d'amore [Cf Zc 2,17 ]. Non lo inserirà tra le sue parole, se non per benedirlo, lodarlo e glorificarlo [Cf Sal 29,2; Sal 96,2; Sal 113,1-2 ].
Mi viene in mente l'uso che ne fanno tante sorelle (ma anche fratelli).
Mi è capitato svariate volte di essere in questa situazione: sono sedute al bar con il compagno di predicazione di turno e parlano a voce alta inserendo Geova quà e là, spesso raccontandoti delle loro vicissitudini, di come Dio le abbia aiutate, incuranti dell'effetto negativo (anche per la nostra religione) che potrebbe avere su altri - lì seduti ad ascoltare quello che dice il vicino di tavolo - questo uso sconsiderato del nome di Dio.
Neanche fosse in talismano, perché c'è più riguardo nell'usare un talismano.

PS: scusate se sono un po' off-topic, ma rende l'idea che abbiamo sul nostro uso del nome di Dio
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¿¿¿¿¿¿¿ ¿¿¿¿¿¿¿ ¿¿¿¿¿¿¿ Quando mi viene qualche dubbio guardo questo ¿¿¿¿¿¿¿ ¿¿¿¿¿¿¿ ¿¿¿¿¿¿¿
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