Atti 20:7

La Bibbia dei Testimoni di Geova è davvero una traduzione fedele ed accurata delle Sacre Scritture?

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nello80
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Atti 20:7

Messaggio da nello80 »

La scrittura di atti 20:7 nella TNM traduce così:
(Atti 20:7) 7 Il primo giorno della settimana, quando eravamo radunati per prendere un pasto, Paolo discorreva con loro, poiché sarebbe partito il giorno seguente; e prolungò il suo discorso fino a mezzanotte.
alte bibbie traducono in quest'altro modo:
Nuova Riveduta:
Atti 20:7
Il primo giorno della settimana, mentre eravamo riuniti per spezzare il pane, Paolo, dovendo partire il giorno seguente, parlava ai discepoli, e prolungò il discorso fino a mezzanotte.
C.E.I.:
Atti 20:7
Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte
Nuova Diodati:
Atti 20:7
Il primo giorno della settimana, essendosi i discepoli radunati per rompere il pane, Paolo, dovendo partire il giorno seguente, conversava con loro, e protrasse il discorso fino a mezzanotte.
Riveduta:
Atti 20:7
E nel primo giorno della settimana, mentre eravamo radunati per rompere il pane, Paolo, dovendo partire il giorno seguente, si mise a ragionar con loro, e prolungò il suo discorso fino a mezzanotte
Diodati:
Atti 20:7
E nel primo giorno della settimana, essendo i discepoli raunati per rompere il pane, Paolo, dovendo partire il giorno seguente, fece loro un sermone, e distese il ragionamento sino a mezzanotte
il commentario del sito laparola.net dice:
"Per rompere il pane."
il modo più antico di designare la commemorazione della morte del Signore.
Facendo delle ricerche personali in merito all'eucarestia (comunione) e al modo in cui i tdg celebrano la commemorazione (annuale), mi sono reso conto, che questa è una scrittura usata per dimostrare che era abitudine dei primi cristiani celebrare il cosiddetto "pasto serale del Signore" il primo giorno della settimana (che corrisponde alla nostra domenica, perché l'ultimo giorno per gli ebrei era il sabato)
Ora la TNM traduce in modo da dare l'impressione che si fossero radunati per consumare un pranzo di routine, mentre tutte le altre bibbie, cattoliche e protestanti, traducono in modo da lasciar intendere che non si trattava di un semplice pasto ma del rito di "commemorare il pasto serale del signore".
E anche sicuro che l'episodio descritto in Atti 20:7, non avvenne durante la settimana di Pasqua, infatti riporto un estratto dall'opuscolo di P. Tornese:
Osservazioni:
a) Qui si tratta indubbiamente della Cena del Signore, ossia di una celebrazione eucaristica, accompagnata forse o inserita in una refezione ordinaria come probabilmente usavano fare i primi cristiani a Gerusalemme (cf. Atti 2,46). In effetti, l'espressione “spezzare il pane” (greco klasai arton) era divenuta per i cristiani la formula per indicare la Santa Cena. Così si esprimono i sinottici nel racconto della istituzione (cf. Matteo 26,26; Marco 14,22; Luca 22, 19). In questo modo si esprime san Paolo in 1 Corinzi 10,16 dove parla certamente della Cena del Signore: “Il pane che noi spezziamo non è forse comunione con il Corpo di Cristo?” (Vedere anche Luca 24,30).

b) La struttura della celebrazione corrisponde sostanzialmente a quella della Santa Messa, che perpetua nel tempo il sacro rito in conformità al comando del Signore (cf. 1 Corinzi 11,26). Vi era la liturgia della Parola indicata chiaramente dalla lunga conversazione di Paolo, che senza
Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.
dubbio parlava del Signore e delle proprie esperienze missionarie, cose tutte che contribuiranno alla formazione del Nuovo Testamento. E vi era la liturgia eucaristica, i cui momenti essenziali sono indicati dallo spezzare il pane e dal mangiarne, ossia fare la Santa Comunione.

c) Possiamo anche precisare il tempo dell'anno e il giorno della settimana, in cui ebbe luogo quella celebrazione. Non si era nei giorni della Pasqua perché poco prima, al verso 6 dello stesso capitolo, lo storico Luca nota accuratamente che Paolo e i suoi compagni (tra cui lo stesso Luca) erano partiti da Filippi dopo i giorni degli Azzimi, ossia dopo la Pasqua, e raggiunsero Troade, dove avvennero i fatti che stiamo narrando, cinque giorni dopo. A Troade si trattennero una settimana. La Pasqua dunque era passata da parecchi giorni.
In quanto al giorno della settimana ci è detto esplicitamente che quel rito di “spezzare il pane” avvenne “nel primo dei sabati”, ossia il primo giorno dopo il sabato, che è il primo giorno della settimana ebraica. Quel giorno, per i cristiani, era divenuto “giorno di assemblea” (cf. 1 Corinzi 16,2), in ricordo della risurrezione del Signore (cf. Matteo 28,1). Fin dai tempi antichissimi veniva chiamato “il giorno del Signore”, dies dominicus, ossia Domenica (Cf. infra, pp. 59-63).
Paolo dunque celebrò a Troade la Santa Messa la domenica dopo il suo arrivo, molti giorni dopo la Pasqua.

d) Dalla stessa testimonianza di Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi possiamo ricavare un'altro importante particolare, vale a dire che la Cena del Signore non era celebrata una sola volta all'anno, ma molte volte.
Scrive l'apostolo:
“Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è affatto un consumare la cena del Signore!” (1 Corinzi 11,20, Garofalo).
L'espressione greca, che corrisponde al quando, è “ogni volta che vi radunate”. E' chiaro che i primi cristiani non si radunavano “una sola volta” all'anno, (cf. Atti 2,44-47), ma più volte anche alla settimana. Dal modo dunque come si esprime l'Apostolo è fuor di dubbio che la celebrazione eucaristica non avveniva una sola volta all'anno, ma ogni volta che i veri discepoli di Cristo si riunivano in assemblea piccola o grande.
Quindi, riepilogando, se si riesce a dimostrare ( e sembra plausibile) che i cristiani del primo secolo avessero l'abitudine di commemorare "il pasto serale" più volte l'anno,in automatico verrebbe meno il punto di vista dei tdg che come tutti sappiamo festeggiano tale pasto una volta l'anno.
Nel buio totale una voce d'uomo mi disse: "Vieni verso di me, non voglio farti del male...", ma io accesi un cerino e vidi ch'ero sul margine di un precipizio, e l'uomo che mi parlava era, invece, dalla parte opposta...

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Cogitabonda
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Messaggio da Cogitabonda »

Ricordo che la spiegazione data dai TdG sul motivo per cui celebrano una volta all'anno la commemorazione della cena è questa:
Gesù celebrò la Pasqua insieme agli apostoli, congedò Giuda Iscariota e istituì il Pasto Serale del Signore. Questo prese il posto della Pasqua ebraica e quindi va osservato solo una volta all’anno. (da Cosa insegna realmente la Bibbia? Appendice)

Mi sembra un motivo sufficiente per spiegare la loro scelta, ma del tutto insufficiente per condannare gli altri che celebrano più spesso la Cena. Tanto più che, come ha mostrato Nello, i primi cristiani non la celebravano una sola volta all'anno.
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Socrate69
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Messaggio da Socrate69 »

In una nota in calce sotto Atti 2:42 per la parola "pasto", nella nwt con riferimenti e note in calce (quella marrone grande), viene detto "letteralmente : rompere il pane" (non ho in questo momento il libro sotto mano, ma più o meno dice così), il che significa che spudoratamente occultano la traduzione corretta, poiché spartire il pane è più che un pasto, è un espressione piena di simboli, un modo per i primi cristiani di dimostrare con questo gesto di fare parte di una vera e propria comunità e sopratutto accettare Gesù come loro Maestro e Salvatore. Ma loro stessi (chi dirige i tdG), con questa nota in calce, si scoprono, e questo fà capire tutto sulla loro pretesa onestà...
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Quixote
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Messaggio da Quixote »

Francamente non capisco dove occultino, se dichiarano l’interpretazione letterale, che del resto è quella che si trova nella KIT: to break bread. Direi piuttosto che la loro non è una traduzione, ma un’interpretazione, che la nuova NWT lascia inalterata: when we were gathered together to have a meal; sicché è da presumere che anche la prossima TNM rimarrà, in questo caso, tal quale la vecchia.

Quello che invece va segnalato è che questa traduzione contravviene ai principi metodologici dichiarati dalla WTS, che afferma di aver uniformato, anche con l’ausilio del computer, le sue traduzioni, ripetendo pari pari, in caso di espressioni identiche, identiche traduzioni. Ora invece, sebbene nei passi sopra menzionati (Matth. 26, 26; Marc. 14, 22; Luc. 22,19; Cor. I, 10, 16) si ritrovi lo stesso sintagma, composto dal verbo klao ‘rompo, spezzo’ + sost. artos ‘pane’, e in tutti questi casi la TNM traduca con ‘spezzare, rompere il pane’; nel passo in questione, al contrario, la WTS chiaramente interpreta a suo uso e consumo, oltretutto tradendo lo spirito del greco: infatti κλάσαι ἄρτον, ‘rompere il pane’, è espresso con un aoristo, che semplicemente ci indica che l’azione è momentanea, e non durativa: vale a dire quel pane un momento prima era intero, un momento dopo non lo è piú. Viceversa l’espressione della TNM, «prendere un pasto» richiede tempo, e ritradotta in greco non potrebbe essere espressa con un aoristo; ergo il testo vien tradito anche dal punto di vista sintattico, con buona pace del competente comitato di traduzione della WTS.

Appare quindi evidente, anche in questo caso, la tendenziosità e l’inaffidabilità della traduzione della Bibbia dei Testimoni di Geova. Ma, ripeto, non si tratta di occultamento, sebbene di certo non publicizzeranno la lettera del greco (anche perché ben pochi, fra loro, saprebbero farlo…). Quello che invece va stimmatizzato, oltre l’inesattezza della traduzione (a senso, ma che non coglie il senso), è l’incoerenza dei loro traduttori, e l’ennesima faziosità della TNM/NWT.
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Socrate69
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Messaggio da Socrate69 »

Preciso che l'occultazione stà nel fatto che nelle edizioni formato classico e ampiamente distribuita, molto più della grande, della nwt, la nota in calce non esiste, e dunque passa inosservata ai più.
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Quixote
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Messaggio da Quixote »

Socrate69 ha scritto:Preciso che l'occultazione stà nel fatto che nelle edizioni formato classico e ampiamente distribuita, molto più della grande, della nwt, la nota in calce non esiste, e dunque passa inosservata ai più.
Certo, Socrates, e la mia non voleva essere una critica; ma anch’essa una precisazione. Il punto è che parlando di “occultazione” è facile passare dal linguaggio concreto a quello figurato o viceversa. In senso proprio non si può dire, perché la WTS, in questo caso, non occulta un bel nulla, se ti scrive sulla KIT, e nella nota agli Atti che hai riportato, che la traduzione letterale è ‘spezzare il pane’. Poi possiamo essere d’accordo che in realtà “occulta”, perché pochi sono i TdG leggono la KIT, o la versione con riferimenti. Ma affermare questo è fare il processo alle intenzioni, e, anche se ci azzecchi, è un’arma a doppio taglio: infatti qualsiasi TdG che sia un po’ informato può eccepirti quello che io ti eccepisco, e a quel punto ti ritrovi con l’arma scarica.

Quindi va bene dire che fra di loro c’è disinformazione, va bene dire che in tal modo ti deformano surrettiziamente il testo et cetera. Ma se vuoi fare una critica puntuale precisa e non connotata emotivamente è meglio non usare il verbo ‘occultare’, perché il TdG ti risponderà, non importa se con ipocrisia o meno, che ciò non è vero, e che è dimostrabile il contrario. Ovvero prenderà il tuo linguaggio figurato per concreto, e, se anche tu avessi tutte le ragioni, ti ritroverai in stallo. Peggio ancora, non ti comporterai molto diversamente da loro, perché stai giocando sul linguaggio e sui suoi tranelli, come loro fanno. Meglio invece adottare un linguaggio preciso e pulito, che non dia appigli ad ambiguità, smascherare le loro, e presentare una critica magari poco divertente e poco allegra, ma seria e pertinente, e perfettamente aderente ai fatti.
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Mario70
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Messaggio da Mario70 »

Tempo fa ebbi una interessante discussione con dei tdg... è il caso di farvi leggere il riassunto di quanto scrissi:

 Un altro esempio che dimostra il pregiudizio teologico nella traduzione del nuovo mondo è la resa di Atti 2:42:

"E continuavano a dedicarsi all’insegnamento degli apostoli e a partecipare [l’uno con l’altro], a prendere i pasti e alle preghiere."

Suona strano che in mezzo alle preghiere, alla comunione e all'insegnamento si parli dei pasti, vediamo come traducono la stragrande maggioranza delle altre versioni:

"Essi erano perseveranti nel seguire l'insegnamento degli apostoli, nella comunione, nel rompere il pane e nelle preghiere."

La nota in calce della TNM con riferimenti conferma che letteralmente c'è scritto “allo spezzare il pane”, ma per evitare che il lettore comprenda che si stesse parlando dell'Eucaristia interpreta con "prendere i pasti" la famosa letteralità tanto osannata della TNM va a farsi friggere quando c'è di mezzo il proprio apparato dottrinale.
Vediamo le note di alcune traduzioni prestigiose e dizionari:

«spezzare il pane: è la frase tipica per designare il rito dell’Eucarestia (col quale nome traduce la
versione siriaca)» 646

«spezzare del pane: con tutta probabilità si vuole indicare l’Eucarestia, che veniva celebrata durante i pasti in comune. Cfr. At 20,7 e 1Co 10,16» 647

«La “cena del Signore” (così è detta in 1Corinzi 11,20; in seguito “eucaristia”, cioè “ringraziamento”) è il cuore della celebrazione della fede cristiana a livello comunitario… In primo luogo c’è la convinzione che il pane e il vino del pasto comune racchiudano una vera forma di presenza reale di Gesù in mezzo ai suoi discepoli» 648

«In At 2,42 abbiamo la descrizione della liturgia di un’assemblea cultuale della comunità primitiva…: alla didachê (che poteva essere sostituita anche dalla lettura di una lettera) e al pasto comune (koinwn…v, koinōnìa) seguiva immediatamente la cena del Signore (klasis tou artou, lo spezzare del pane) che finiva con salmi e preghiere»649

«E’ il primo dei cosiddetti sommari, cioè brevi ricapitolazioni della vita della prima comunità cristiana. Qui sono notate quattro cose: predicazione degli apostoli; vita comune o koinonia, che significa unione di animi e comunicazione di beni; spezzare il pane, e cioè partecipare all’Eucarestia; la preghiera in comune, guidata dagli apostoli, cf 4,32-35»650

« - per la celebrazione della Cena del Signore: il testo originale dice per spezzare il pane (vedi 2,42). Sono espressioni equivalenti, ed esprimono il riferimento ad un momento essenziale dell’iniziazione cristiana»651

«frazione del pane: vedere v 46; 20,7.11; 27,35; Lc 24,30.35. L’espressione per sé richiama un pasto giudaico, nel quale chi presiede, prima di dividere il pane, pronunzia una benedizione. Ma nel linguaggio cristiano si intende il rito eucaristico (1Cor 10,16; 11,24; Lc 22,19p; 24,35+). Questo (v 46) non veniva celebrato nel tempio, ma in qualche casa e non era disgiunto da un vero pasto (cf. 1Cor 11,20-34).» 652

646 RICCIOTTI, 42, 1542
647 "Atti degli Apostoli" Paoline, Roma 1982, pag 37, 79
648 Romano Penna, Il DNA del Cristianesimo…, 284
649 DCBNT, 232-233
650 NVP, 42-47, 1678
651 TILC, 20,7, 1547
652 BG (la bibbia di Gerusalemme (1977 riportate anche nell'edizione 2008), nota atti 2,42, pag 2330

L'ultima nota chiarisce il punto inserendo come prova 1co 11:20-34 che esaminiamo nel dettaglio:

"20 Quando poi vi riunite insieme, quello che fate, non è mangiare la cena del Signore; 21 poiché, al pasto comune, ciascuno prende prima la propria cena; e mentre uno ha fame, l'altro è ubriaco. 22 Non avete forse le vostre case per mangiare e bere? O disprezzate voi la chiesa di Dio e umiliate quelli che non hanno nulla? Che vi dirò? Devo lodarvi? In questo non vi lodo. 23 Poiché ho ricevuto dal Signore quello che vi ho anche trasmesso; cioè, che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane, 24 e dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 25 Nello stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me. 26 Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga». 27 Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. 28 Ora ciascuno esamini sé stesso, e così mangi del pane e beva dal calice; 29 poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro sé stesso, se non discerne il corpo del Signore. 30 Per questo motivo molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono. 31 Ora, se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati; 32 ma quando siamo giudicati, siamo corretti dal Signore, per non essere condannati con il mondo. 33 Dunque, fratelli miei, quando vi riunite per mangiare, aspettatevi gli uni gli altri. 34 Se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi riuniate per attirare su di voi un giudizio. Quanto alle altre cose, le regolerò quando verrò."

Come si nota esaminando il testo di Corinti quando i cristiani si riunivano per mangiare insieme, celebravano l'Eucaristia, i pasti nel senso comune del termine invece si facevano ognuno nelle proprie case, Paolo redarguisce i Corinti perché non davano la giusta importanza a questa celebrazione in quanto si comportavano come se fossero pasti normali (ovvero come vuol far credere la TNM in atti 2).
"La cosa più triste è che molto spesso chi viene ingannato, o illuso, tende a rimanere strettamente ancorato a quello in cui crede nonostante le evidenze indichino chiaramente che la realtà è diversa. Forse è talmente affezionato alle sue credenze che preferisce chiudersi gli occhi e tapparsi le orecchie di fronte a qualunque cosa possa farle vacillare."
(Torre di Guardia 1/9/2010 p 10)
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Achille
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Messaggio da Achille »

Nella Didachè lo "spezzare il pane" è la celebrazione eucaristica:

http://www.infotdgeova.it/dottrine/riunioni.php" onclick="window.open(this.href);return false;
"Tantum religio potuit suadere malorum".
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Francesco Franco Coladarci
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Messaggio da Francesco Franco Coladarci »

2. L'evoluzione successiva della liturgia eucaristica

Sono fondamentali due testi: la descrizione dell'eucaristia nell'Apologia di Giustino martire (+ 155 ca.) [vedi Lezione 4], e il testo liturgico dell'eucaristia nella Tradizione apostolica attribuita a Ippolito, uno scritto liturgico e disciplinare che sembra essere stato composto a Roma negli anni 218-220 (nel contesto dell'ordinazione del vescovo è riportata la più antica anafora eucaristica a noi nota: essa, adattata e integrata con il Santo, è diventata l'attuale seconda preghiera eucaristica).

2.1. La liturgia eucaristica nell'Apologia di Giustino martire

Nel giorno chiamato del Sole si fa l'adunanza di tutti nello stesso luogo, dimorino in città o in campagna, e si leggono le memorie degli apostoli e gli scritti dei profeti, finché il tempo lo permette. Quando il lettore ha terminato, chi presiede con un sermone ci ammonisce ed esorta all'imitazione di quei begli esempi. Poi tutti insieme ci leviamo e innalziamo preghiere; e, avendo noi terminato le preghiere, si porta pane, vino ed acqua e il capo della comunità fa similmente orazioni e azioni di grazie con tutte le sue forze, e il popolo acclama dicendo l'Amen, e si fa a ciascuno la distribuzione e la spartizione delle cose consacrate e se ne manda per mezzo dei diaconi anche ai non presenti. I ricchi, invero, e quelli che vogliono, ciascuno a suo piacere dà ciò che vuole, e quello che si raccoglie viene depositato presso il capo; ed egli soccorre gli orfani e le vedove, e quelli che sono bisognosi per malattia o per altra ragione, quelli che sono carcerati e gli ospiti forestieri, e senza eccezione ha cura di tutti quelli che hanno bisogno. Ci aduniamo tutti nel giorno del sole, perché è il primo giorno in cui Dio, avendo mutato la tenebra e la materia, creò il mondo e Gesù Cristo nostro salvatore nello stesso giorno risuscitò dai morti; infatti la vigilia del giorno di Saturno lo crocifissero e nel giorno dopo quello di Saturno, il quale è il giorno del sole, comparso agli apostoli suoi e discepoli insegnò queste cose, che abbiamo presentate anche al vostro esame [Giustino, Prima Apologia, 67, 3-7: M. Simonetti - E. Prinzivalli, Letteratura cristiana antica, Piemme, Casale Monferrato, 1996, I, pp. 223-225].

2.2. La liturgia eucaristica nella Tradizione apostolica attribuita a Ippolito

Dopo che è stato fatto vescovo, tutti gli diano il bacio della pace salutandolo: "È diventato degno!". I diaconi gli presentino l'offerta ed egli, imponendo le mani su di essa insieme con tutti i presbiteri, rendendo grazie dica: "Il Signore sia con voi". Tutti rispondano: "E con il tuo spirito". "In alto i cuori". "Sono rivolti al Signore". "Rendiamo grazie al Signore". "È cosa buona e giusta". E quindi prosegua: "Ti rendiamo grazie, o Dio, per mezzo del tuo diletto figlio Gesù Cristo (per dilectum puerum tuum Iesum Christum), che negli ultimi tempi hai inviato a noi come salvatore, redentore e messaggero della tua volontà (cfr. Is 9,5); egli è il tuo Verbo inseparabile, per mezzo del quale hai creato tutte le cose e fu di tuo gradimento; che hai mandato dal cielo nel seno di una vergine e, accolto nel grembo, si è incarnato e si è manifestato come tuo figlio, nato dallo Spirito Santo e dalle Vergine. Per compiere la tua volontà e acquistarti un popolo santo, egli stese le mani nella passione per liberare dalla sofferenza coloro che confidano in te. Mentre si consegnava liberamente alla passione per distruggere la morte, spezzare le catene del demonio, calpestare l'inferno, illuminare i giusti, fissare la norma e manifestare la risurrezione, preso il pane ti rese grazie e disse: "Prendete, mangiate, questo è il mio corpo che sarà spezzato per voi". Allo stesso modo fece col calice dicendo: "Questo è il mio sangue che sarà, versato per noi. Quando fate questo, fatelo in memoria di me". Ricordando dunque la sua morte e la sua risurrezione, ti offriamo il pane e il calice e ti rendiamo grazie per averci fatti degni di stare alla tua presenza e di renderti culto. E ti preghiamo di inviare il tuo Spirito Santo sull'offerta della santa Chiesa. Unendo in una sola cosa (in unum congregans), dona a coloro che partecipano dei santi misteri la pienezza dello Spirito Santo per confermare la loro fede nella verità, affinché ti lodiamo e ti glorifichiamo per Gesù Cristo tuo figlio (per puerum tuum Iesum Christum), per il quale gloria e onore a te con lo Spirito Santo nella tua santa Chiesa ora e nei secoli dei secoli. Amen. [Tradizione apostolica, 4: Pseudo-Ippolito, Tradizione apostolica. Introduzione, traduzione e note a cura di Elio Peretto, Roma, Città Nuova, 1996 (Collana di resti patristici, 133), pp. 108-111].

Tratto
http://www.kyrieeleison.eu/patristica/a ... turgia.htm" onclick="window.open(this.href);return false;
Franco
“Al di sopra del Papa, come espressione della pretesa vincolante dell’autorità ecclesiastica, resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dell’autorità ecclesiastica.”
(Cardinal Joseph Ratzinger )

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Messaggio da Socrate69 »

Quixote ha scritto:Certo, Socrates, e la mia non voleva essere una critica; ma anch’essa una precisazione.
Devi essere un tifoso di calcio : Socrates era un famoso giocatore brasiliano... :sorriso:
Comunque, io non riesco ad esprimermi con un vocabolario italiano molto folto, perché le mie scuole le ho fatte in un paese che parla francese, e a volte non riesco a descrivere in modo molto chiaro quello che vorrei dire, e ti ringrazio per le tue precisazioni.
Non ho studiato neppure le lingue bibliche, come forse alcuni di voi, ma ho letto alcune cose al riguardo.
Ma anche se mi mancano le parole, parlo molto con quello che risento.
Per me, il fatto che WT abbia messo di proposito nel testo principale di alcuni versetti una traduzione non corretta dell'espressione "spezzare il pane", sostituendola con "pasto", significa stia travisando il vero significato di quella espressione con il fine di adattarla alla sua dottrina, cioè quella che la Commemorazione va fatta una sola volta l'anno, dottrina che non ha basi bibliche, Gesù non avendone stabilito la frequenza.
Negli Atti, questa espressione (spezzare il pane) appare più di una volta, ed è chiaro per me che si riferisce ad una pratica a cui i cristiani ci tenevano a perpetuare ogni volta che si riunivano per pregare e cantare insieme, come commentato da alcuni di voi.
Non me ne vogliate se non mi spiego bene... :scuse:
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Messaggio da Cogitabonda »

Socrate69 ha scritto:Devi essere un tifoso di calcio : Socrates era un famoso giocatore brasiliano... :sorriso:
Sai che anche a me all'inizio veniva di chiamarti Socrates? :risata: Credo che la colpa sia di quel 6 che viene subito dopo la "e" nel tuo nickname. Non sono un'appassionata di calcio, ma il Mondiale del 1982 l'avevo seguito, ed è rimasto memorabile.

Chiedo scusa per il breve off-topic.
Compiacersi di aver ragione è sgradevole - Avere troppa coscienza di sé è odioso - Commiserarsi è infame
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Messaggio da ilnonnosa »

Nella nuova versione della Bibbia edita dalla Società WT del 2013, nella nota in calce di Atti 2:42 dice: “dividendo l’uno con l’altro”, mentre è stato eliminato: lett., “allo spezzare il pane”.
Da notare anche che sono state tolte le parentesi quadre in “l’uno con l’altro”, così da far sembrare parte del testo sacro e non parole aggiunte.
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“Non c’è nulla di male se una persona cerca di confutare gli insegnamenti e le pratiche di un gruppo religioso che ritiene in errore”. (Svegliatevi! 8 settembre 1997, pagina 6)
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