Un eminente cristiano dell’antichità, pur analizzando attentamente la mancanza dell’articolo nel prologo del vangelo di Giovanni, non arrivò alle drastiche conclusioni a cui sarebbe giunto un secolo dopo il pensiero ariano:
http://www.documentacatholicaomnia.eu/0 ... N.doc.html" onclick="window.open(this.href);return false;” Affatto intenzionale e non dovuto certo a ignoranza dell’uso esatto della lingua greca è anche il fatto che Giovanni talvolta ha messo e talvolta invece ha omesso l’articolo: l’ha messo davanti alla parola Logos, mentre quando parla di Dio talvolta l’ha messo e talvolta no. Mette l’articolo quando il termine «Dio» si riferisce al Creatore increato dell’universo, lo omette invece quando esso si riferisce al Logos. Come, dunque, vi è differenza tra il termine Dio con l’articolo (o Theos) e Dio senza articolo (Theos), cosí forse vi è differenza tra Logos con l’articolo (o Logos) e senza articolo (Logos): come il Dio dell’universo è «il Dio» (o Theos), e non semplicemente «un dio» (theos), così la fonte del logos che è in ciascun essere dotato di logos è «il Logos» (o Logos), mentre non sarebbe esatto chiamare «il Logos» allo stesso titolo del «primo Logos» quello che è in ciascuno.
Mediante queste distinzioni è possibile trovare una soluzione alla difficoltà che turba molti, i quali vorrebbero conservare l’amore di Dio, ma per timore di affermare due dèi incappano all’estremo opposto in dottrine false ed empie: infatti o negano al Figlio una individualità distinta da quella del Padre, pur ammettendo che sia Dio colui che, a parer loro, soltanto di nome è chiamato «Figlio»; oppure negano al Figlio la divinità salvandone l’individualità e la sostanza circoscritta, concepita come distinta da quella del Padre. Occorre dire a costoro: Dio (o Theos) è Dio-in-sé , e per questo anche il Salvatore nella sua preghiera al Padre dice: «Che conoscano te, unico vero Dio». All’infuori del Dio-in-sé, tutti quelli fatti Dio per partecipazione alla divinità di lui si devono chiamare piú propriamente «Dio» (Theos) e non «il Dio» (o Theos). Tra questi, di gran lunga il più augusto è il «primogenito di ogni creatura», in quanto, in virtú dell’essere «presso Dio», per primo trasse a sé la divinità, divenuto poi ministro di divinizzazione per gli altri dèi che sono dopo di lui …., attingendo da Dio e comunicando loro abbondantemente, secondo la sua bontà, perché fossero divinizzati.
Vero Dio è dunque «il Dio» (o Theos); coloro invece che sono dèi, in quanto prendono forma da lui, sono come immagini di un prototipo.. E l’immagine archetipa delle varie immagini è «il Logos che era presso Dio», che era «nel principio»; egli rimane sempre Dio per il fatto di essere presso Dio; e non avrebbe questo se non rimanesse presso Dio; non rimarrebbe Dio se non perseverasse nella contemplazione perenne della profondità del Padre. [Origene, Commento al Vangelo di Giovanni, Libro II, 2