La Bibbia non esiste...
Inviato: 17/03/2011, 14:12
Riflessioni sui TdG e a margine su Didier Fontaine...
Vorrei sapere da chi è stato testimone di Geova che cosa pensano della critica testuale, e se la Watchtower Society abbia mai trattato le implicazioni teologiche del fatto che il testo della Bibbia non esiste ma è una creazione degli studiosi. Com'è noto non ci sono giunti gli autografi del NT né dell'AT, sicché per ricostruirlo dobbiamo rifarci all'incrocio e alla comparazione dei vari manoscritti nel tentativo di produrre una stemma codicum, cioè un albero genealogico dei manoscritti, che ci permetta di tentare di scoprire ove lungo la trasmissione del testo si siano ingenerate delle alterazioni di libri che compongono la Bibbia. Inutile dire però che l'operazione di ricostruzione è del tutto umana e congetturale, che esista una scienza umana (e dunque fallibile) chiamata filologia che vi si dedica, e che può farlo sulla base dei soli dati che le sono disponibili. Vale a dire che ad esempio quando nel Seicento si tentò di ricostruire il testo greco del NT c'erano meno manoscritti a disposizione di quelli che abbiamo ritrovato noi oggi, e dunque, sulla base di quel numero infimo di manoscritti, s'era ricostruito un certo tipo di testo, mentre oggi, con più manoscritti, se ne è prodotto un altro. La situazione è in continuo aggiornamento. Ad esempio nell'Ottocento Wescott ed Hort tentarono di ricostruire il testo del NT sulla base dei manoscritti allora disponibili, e ne venne fuori l'edizione critica della Parola di Dio su cui i TdG dicono di basarsi per aver tradotto la Traduzione del Nuovo Mondo. Oggi, a più di un secolo di distanza, e con nuovi manoscritti trovati, nuove teorie su come incrociarli, ecc. s'è giunti all'edizione del NT attualmente usata, cioè il Nestle-Aland 27esima edizione. E' forse la parola di Dio definitiva? No... è già annunciata la 28esima edizione, con delle differenza nella ricostruzione del testo, e ovviamente si andrà avanti all'infinito, perché con l'acquisizione di nuovi manoscritti, che man mano le sabbie ci restituiranno, le nostre idee su come doveva essere il testo del NT all'origine cambieranno ulteriormente (anzi, più che "il testo del Nuovo Testamento si dovrebbe dire "il testo dei libri che compongono il Nuovo Testamento", infatti il NT non è stato concepito all'origine come un corpus di testi unitario, e ovviamente furono tramandati anche i singoli testi che poi l’avrebbero composto separatamente).
Ciò come dicevo crea dei problemi filosoficamente insormontabili a chi pensi che la Bibbia sia inerrante e non commetta errori, né possa commetterne, perché sarebbe la “Parola di Dio”. Va bene, la Bibbia è parola di Dio, ma qual è la Bibbia? E’ questo il problema. Chi crede all’inerranza della Bibbia corre il serio rischio di difendere come un idiota l’infallibilità di un versetto per poi scoprire, tra vent’anni, che non faceva parte del libro originale. Che grandi risate. I TdG che sostengono che la Bibbia non può errare, ma la loro Bibbia è unicamente una fantasia del loro editore. Se il testo infallibile è quello di Wescott ed Hort infatti, cioè quello che circolava a fine ottocento, allora Gesù va pregato, perché così si afferma in Gv 14,14, e similmente, se diranno che l’infallibile parola di Dio è il Nestle-Aland ultima edizione dovranno pregare Cristo per lo stesso motivo, cioè che il testo ricostruito porta il “me”. Or dunque, prima che i TdG ci dicano che la Bibbia è infallibile, e credono all’infallibilità della stessa, vogliono decidersi a dire dove la troviamo questa parola di Dio infallibile? Dove possiamo leggerla, visto che loro stessi non si rifanno ad un solo testo critico ma fanno di testa loro? La critica biblica distingue sovente i testi ricostruiti per gradi di sicurezza, sicché alcune lezioni hanno un grado di affidabilità A (cioè il più sicuro), e si scala fino al D. I TdG però, che pretendono continuano a ripetere imperterriti la frase senza senso “utilizziamo il WH ma consultiamo anche il NA”, scartano però a seconda del loro comodo teologico anche lezioni classificate come B, cioè come quasi sicure, questo sempre per stare nel merito di Gv 14,14. Ergo, da capo: dove la trovo questa parola di Dio infallibile se voglio leggerla? Ed è possibile affermare che Dio comunichi la sua volontà tramite questa benedetta parola, ma poi, come spiegato, esista una Parola di Dio di serie A, una di serie B, una di serie C, e una di serie D? Ed è possibile che se un frammento di questa parola di Dio è considerato serio e affidabile dai filologi (cioè B), ci sia comunque uno o più editori che decidono bellamente di omettere un “mi” in quale cambierebbe tutto del messaggio cristiano perché fa di Cristo un essere che si può pregare? E questo ulteriore arbitrio degli editori come la WTS che si aggiunge alla fallibilità degli editori del testo critico non mostra forse ancor più quanto sia aleatoria ed inattingibile per noi questa benedetta “Parola di Dio” che non sta da nessuna parte.
Tutto ciò ovviamente ha fatto diventare ateo l’ex biblista protestante Bart Ehrman, al quale i suoi sciocchi professori avevano insegnato che la Bibbia non commette errori, e, giustamente, hanno fatto chiedere a Bart divenuto più maturo: “Sì, la Bibbia non contiene errori, ma dov’è il testo della Bibbia?”. Dire che Dio ha preservato la trasmissione della Bibbia, preservandola da errori, come fanno certi fondamentalisti americani (e purtroppo anche europei) si scontra cioè col banale fatto che non c’è un solo manoscritto della Bibbia sopravvissuto che sia uguale ad un altro. Dunque, com’è possibile sostenere, in base al paradigma dei TdG, derivato dal protestantesimo, che Dio s’è basato per farci giungere il suo messaggio sulla Sola Bibbia, se poi è proprio la Bibbia che non abbiamo, e sono proprio i passi che hanno una rilevanza dottrinale ad essere spesso controversi? Dio ha affidato il suo messaggio alla Bibbia, ma poi l’ha lasciata corrompere, anche con alterazioni gravi (secondo i TdG ad esempio la scomparsa di YHWH). Il che implica quello che in filosofia si chiama “problema del pendio sdrucciolevole”, cioè che una volta aperta una breccia è l’intera diga a creparsi… Se infatti c’è stata una manipolazione, e pur così importante, cosa impedisce che ce ne siano state due, o tre, o quattro, e che cosa impedisce per giunta che siano i punto chiave? Il Comma Giovanneo non era forse un punto importante per l’affermazione della divinità di Cristo, e creduto originale per secoli e secoli dai cristiani finché non ci furono restituiti dalle sabbie manoscritti migliori? Ebbene, quel Comma probabilmente è falso, e mai ha fatto parte del Vangelo. Forse allora domani scopriremo che è il prologo del Vangelo di Giovanni quello da far saltare, perché verranno fuori due manoscritti del II secolo che non ce l’hanno. Chissà, domani i TdG potrebbero dover abbandonare la dottrina del millennio, se saltasse fuori un manoscritto dell’Apocalisse di inizio II secolo che non ha quel capitolo, ecc. Fantascienza? Mica tanto… Non è la prima volta che interi capitoli saltano dalle edizioni critiche: è successo con il finale di Marco, o con metà capitolo 8 in Giovanni, cioè la famosa pericope dell’adultera. Che dire dunque: come fanno i TdG a dire che Dio basò la sua trasmissione solo sulla Bibbia, se poi la Bibbia noi non ce l’abbiamo?
A questo proposito vorrei rendervi partecipi delle considerazioni del libro filosoficamente imbarazzante di un TdG che tenta di rispondere a questo problema, e che, per farlo, si discosta alquanto dalla mentalità dei TdG, sto parlando del volume “Il Nome di Dio nel Nuovo Testamento” del geovista francese Diedier Fontaine. Sul perché io non sia d’accordo con questo libro, pubblicato dalla solita ditta di pulizie con divisione editoria Azzurra 7, a proposito della sua tesi storica, mi sono già profuso in altre discussioni, mostrando come sostanzialmente queste teorie siano oltremodo improbabili e non recepite nel mondo accademico. Ma non è la tesi storica del libro ad essere imbarazzante, giacché per quanto cervellotica si tratta comunque di una tesi che l’autore si sforza di documentare, quel che è imbarazzante invece è l’impianto filosofico del libro, cioè il fatto che l’autore non sappia cogliere appieno le conseguenze delle premesse che pure ammette. Egli in primis, stranamente per un TdG, sostiene che non è possibile dire che la Bibbia sia stata conservata perfettamente (invece i TdG sono su questo punto generalmente schizofrenici, dicono cioè che la Bibbia sia stata conservata perfettamente, e dunque sia inerrante ed infallibile sotto ogni aspetto, eppure, non si sa come, affermano per il solo caso del tetragramma che esso fu fatto sparire dal Nuovo Testamento. Queste due idee sono ovviamente contraddittorie, ma non per questo si può dire che i TdG abbiano rinunciato alla loro idee della Bibbia inerrante solo perché ammettono la manipolazione del nome Geova. Infatti credere cose contraddittorie è comune a tutti gli uomini, e noi spesso, finché non ce lo fanno notare, non siamo coscienti di credere a cose che non possono stare insieme, sicché si dovrà semplicemente dire che all’interno dei TdG vive una contraddizione di cui essi non hanno ancora preso pienamente coscienza, non nelle loro riviste almeno). Ma torniamo a Didier Fontaine, che dimostra di muoversi con cognizione nelle materie bibliche, ma per nulla nelle implicazioni teologiche e filosofiche delle scienze bibliche. Egli infatti afferma che, alla luce della trasmissione del testo difettosa, non è possibile dire che Dio abbia preservato sempre e correttamente il testo della Bibbia, e che si debba dunque dire che sebbene la rivelazione di Dio iniziale fosse stata infallibile, essa sia stata affidata alla debolezza dei mezzi si trasmissione umani. Già qui dovremmo notare che evidentemente non c’è reso conto che non solo i mezzi di trasmissione sono umani, ma sono umane anche le parole con cui è scritta la Bibbia, e dunque sono sempre inadeguate a veicolare un messaggio incomparabilmente più alto di loro. Non basta infatti che Dio sia perfetto, per avere un messaggio perfetto occorre anche che sia perfetta la sostanza con cui è tessuto il messaggio, e non solo il suo mittente. Orbene, la parola con cui è scritta la Bibbia è invece un linguaggio umano, e dunque strutturalmente limitato a questo nostro mondo, ed incapace di rendere l’ineffabilità di Dio. I termini con cui descriviamo l’Onnipotente sono cioè sempre più dissimili che simili a quello che descrivono. Dire ad esempio che Dio è “buono” o che è “amore” significa descriverlo con termini inadeguati e tratti dalla realtà del comportamento e della socialità umana, che ovviamente non hanno alcun riscontro nella trascendenza se non in una forma di mera eco. Ecco perché anziché “Dio è amore” come dice Giovanni si potrà dire altrettanto appropriatamente “Dio non è amore”, intendendo con questo che Egli è incommensurabilmente meglio di quello che noi chiamiamo “amore”, e dunque egli non è “amore” nel senso che possiamo dare noi alla parola. Lo pseudo Dionigi riassunse magnificamente il tutto quando disse: “Dio è Amore, Dio non è Amore, Dio è più che Amore”.
Ma lasciamo perdere le baggianate della teologia apofatica, che sono note a tutti tranne che ai TdG, e parliamo di cose serie, cioè torniamo a parlare di Didier Fontaine. Egli dice che il messaggio infallibile di Dio fu affidato alla debolezza dei mezzi di trasmissione umani. Ma allora, che senso ha basarsi su questo messaggio? Che senso ha fare degli scismi dicendo che ci si stacca da una Chiesa perché non rispetta la Parola di Dio, se poi si è pronti ad ammettere che quei versetti che hanno causato il nostro scisma magari non sono neppure parte della Parola di Dio? Che senso ha edificare una Chiesa, come nel caso dei TdG, o credere ad un libro e alla sua inerranza, se il libro in questione è difettoso? Si può veramente basare la nostra vita su una raccolta imperfetta senza essere esposti a quello che ho sopra descritto come “problema del pendio sdrucciolevole”? E a che titolo un testo del genere è ancora in grado di esigere per se stesso il titolo di “Parola di Dio”? No, è evidente che la concezione di Diedier Fontaine distrugge la scrittura, come la distrugge la concezione di qualsiasi protestante che voglia tenere le scarpe sia nel Sola Scriptura sia nella filologia moderna, perché è impossibile sostenere che Dio parli attraverso questa benedetta “Sola Scriptura” se poi questa Scriptura non esiste ed è un testo che varia nei secoli, e che ancora è destinato a cambiare. B. Ehrman è coerentemente diventato ateo, ha cioè capito che il protestantesimo distrugge il testo sacro e che il Sola Scriptura non può che condurre all’ateismo qualora se ne traggano le inevitabili conseguenze. Al che Didier Fontaine per parare il colpo dice una cosa molto cattolica, ma declinata in maniera errata, perché afferma che la Bibbia non afferma che sarebbe stata conservata in eterno la Bibbia, bensì che si sarebbe conservato in eterno il Vangelo, nel senso greco del termine, cioè che si sarebbe conservato in eterno un nocciolo fondamentale, comune a tutti, di pensiero cristiano, al di là delle differenze superficiali. Trae questa conclusioni da passi in cui Gesù dice che la sua Parola durerà in eterno, e afferma, giustamente, che questa “parola” non si riferisce tanto al testo scritto del Nuovo Testamento, che Cristo manco sapeva cosa fosse, bensì alla buona novella da lui predicata. Orbene, le premesse di Fontaine sono giuste, la conclusione sbagliata, specie se il tutto viene usato per tentare di mandare avanti i carrozzoni del giù schiantato Sola Scriptura:
1) In primis fa l’errore logico di citare la Bibbia, che egli ammette essere imperfetta e suscettibile di errori di trasmissione, per tentare di dimostrare che cosa la Bibbia affermi si sarebbe tramandato in eterno. Ma questo è un errore logico evidente perché se la Bibbia è suscettibile di errori di trasmissione allora nulla vieta che proprio i versetti che lui ha citato, e che spiegherebbero cosa dovrebbe tramandarsi, siano spuri, e si rivelino cioè in futuro da buttare, così come è avvenuto per altri versetti nel corso dei secoli sulla scia delle scoperte papirologiche. Sicché, inutile citare la Bibbia per sapere cosa la Bibbia promette a proposito di sé se prima non si è in grado di sapere se si stia citando davvero l’autentica Bibbia e non invece una delle sue parti fallibili.
2) Fontaine quando dice che, fondamentalmente, il Vangelo di Gesù Cristo non venne mai meno, cioè che si preservò un nocciolo di predicazione autentica ovunque, ci direbbe, visto che appartiene a quella religione americana ottocentesca chiamata WTS, di chi diavolo sta parlando? Dal punto di vista dei TdG, cioè in un confronto con le loro dottrine, il cristianesimo è stato totalmente e radicalmente in balia dell’apostasia per 1900 anni. E’ possibile dire che, visto che Fontaine da TdG crede la Trinità erronea, il Vangelo di Cristo, cioè il suo annuncio, si sia mantenuto “fondamentalmente” identico per 1900 anni?
3) Siccome Fontaine non ha capito nulla filosoficamente di cosa voglia dire “ispirazione” fa ragionamento al contrario, e cioè afferma che, siccome alcune lettere del Paolo storico, che cerca temente furono scritte, come quella ai Laodicesi, non ci sono pervenute, allora questa è la prova che Dio non ha promesso la trasmissione senza corruzione del testo del NT, ma solo del messaggio centrale. Ora, è certamente vero che Dio non ha promesso la trasmissione senza corruzione del NT, ma questo non è certo provato dal fatto che non ci siano arrivate alcune lettere di Paolo, infatti non è l’autore di un testo a renderlo ispirato. Ciò che rende un testo ispirato è il fatto che Dio lo ispirasse in quel momento, e dunque Dio non è obbligato ad ispirare una persona 24 ore al giorno. Paolo così come gli altri apostoli potevano sbagliate e infatti l’hanno anche fatto (si pensi all’atteggiamento ipocrita di Pietro ad Antiochia, che gli costò la reprimenda di Paolo). Pietro dunque, uno dei 12 apostoli, ed anch’egli autore presente nel NT, sbagliò. Non c’è dunque alcuna garanzia che Paolo sia stato sempre ispirato quando scriveva: ciò che rende un’epistola ispirata non è il suo autore, ma Dio. Per questo non è possibile dire che il canone del NT si basa semplicemente sul fatto che i libri in esso inseriti furono scritti dalle persone più vicini a Cristo e alla Chiesa apostolica, perché se questa fosse la loro garanzia non sarebbero diverse da tante biografie sullo stesso personaggio scritte da personaggi che lo conobbero, ma non per questo sarebbero infallibili. Si scrivono anche biografie sul presidente Kennedy, e molto di esse furono scritte da dei suoi amici, che lo conobbero e frequentarono come gli autori del NT forse frequentarono Gesù, ma questo non le rende automaticamente ispirate, ma solo con una buona probabilità di storicità. E storicità ed ispirazione non sono la stessa cosa, perché un conto è sapere che un testo riporta fedelmente dei fatti, altro è sapere che esso è ispirato da Dio ed è la lettera di Dio per gli uomini, e dunque, non solo storico, ma anche infallibile quando dà ordini di vita pratica e morale. Sicché, il solo fatto che dei testi per ipotesi siano opera degli apostoli non ci direbbe, da solo, un emerito nulla circa la loro ispirazione. Per questo occorre, per riconoscere che un testo sia ispirato, l’accettazione del fatto che la Chiesa, nella sua infallibilità, abbia riconosciuto il carattere ispirato di quel testo, perché un conto è l’infallibilità di un testo, altro conto è il modo in cui non possiamo essere sicuri che sia ispirato. Sicché, da capo, Fontaine, che non capisce neppure la differenza tra ispirazione e storicità, e non capisce la differenza tra apostolicità e ispirazione, ne trae erroneamente la conclusione giusta, partendo da premesse errate, che Dio non garantì la trasmissione dello Scritto in modo inerrante. Noi gli chiediamo però, visto che egli ha affermato che “il messaggio che la Bibbia contiene, fondamentalmente, non sarà mai né perduto né durevolmente compromesso (Gv 3,5)”, queste due cose:
a) Visto che egli è un TdG, e dunque crede che il messaggio corretto sia quello predicato dalla sua religione, dove sarebbe dunque rinvenibile il nocciolo del messaggio dei TdG negli ultimi 1900 anni di cristianesimo, visto che egli afferma con sicumera che esso non sarebbe stato mai perduto? Il fatto che in tutta Europa si sia creduto per duemila anni, anno più anno meno, che Cristo sia Dio, non è una manomissione e uno stravolgimento notevole? E quando dice che “non sarà durevolmente compromesso”, sta forse cercando, vanamente, di salvarsi in corner? Cosa significa “durevolmente”? Accettiamo per un attimo la ridicola idea da bambini dell’asilo, propinata sulle riviste della WTS, secondo cui la Divinità di Cristo sarebbe un prodotto di Nicea, cioè del 325 d.C.; orbene, il fatto che si sia creduto questo da allora ad oggi, non rendono forse questi 1700 anni un periodo ben duraturo? E se non è un periodo duraturo, come fanno i TdG a dire che la fine è vicina? Perché se sostengono che 1700 anni di corruzione ed inquinamento dell’Evangeli siano pochi, mi aspetto che allora la storia del cristianesimo sarà ancora di 4000 anni, in quel caso sì questi ultimi 1700 anni di trinitarismo sarebbero una goccia nel mare. Ma se la fine è vicina, e mancano pochi anni, allora per la maggior parte della storia cristiana i fedeli hanno avuto a che fare con un messaggio trasmesso in maniera corrotta. Inoltre, che il messaggio sia stato “durevolmente compromesso” o compromesso per un solo secondo è irrilevante. FOntaine ha affermato, basandosi sulla Bibbia, che il Vangelo non sarebbe MAI venuto meno, in caso contrario Dio non l’avrebbe saputo trasmettere, e sarebbe morto, anche se per brevi periodi. Sicché, che la durata della corruzione totale sia poca o tanta è irrilevante, anche solo pochi anni in cui, per via delle tenebre, il messaggio sarebbe stato compromesso falsificherebbero il teorema di Fontaine secondo cui la Parola di Dio nel suo nocciolo fondamentale non sarebbe mai venuta meno. Ma allora, se non è mai venuta meno, dove diavolo erano i TdG, o qualcuno che avesse una teologia anche solo lontanamente simile, nel XIII secolo? E dov’erano nel VIII? Possibile che non si rendano conto che gli unici che esistono addirittura sin da prima del Nuovo Testamento in base al quale essi ci contestavano siamo proprio noi, noi della Grande Chiesa, noi che da prima di avere il NT diciamo che a definire la vera Chiesa è la successione dei vescovi? Noi che abbiamo creato il Concilio di Nicea ancor prima che il canone del NT che voi usate fosse chiuso… Noi che, se il nostro criterio di successione è illegittimo, allora siamo illegittimi, e dunque il canone che voi usate, creato da noi illegittimi, è altrettanto illegittimo, e allora siamo tutti liberi di rifarci al Vangelo di Filippo come gli gnostici… No, caro Fontaine, l’unica Chiesa che, di vescovo in vescovo, esista da duemila anni è la nostra, la Grande Chiesa d’Oriente ed Occidente, cioè noi cattolici ed i fratelli ortodossi, che condividiamo la stessa fede, quella sì unica, nell’Evangelo di Cristo. Siete voi quelli che, venuti fuori dal nulla per le fantasie di un ignorante predicatore dell’Ottocento americano, dovete inventarvi che il cristianesimo sarebbe sopravissuto in maniera larvale e sotterrane negli ultimi 2000 anni ma poi, se richiesti, non sapreste documentare dove e come perché non è mai esistito un TdG negli ultimi 2000 anni!
b) Chiediamo a FOntaine, visto che ha scritto: “il messaggio che la Bibbia contiene, fondamentalmente, non sarà mai né perduto né durevolmente compromesso (Gv 3,5)”, e scrivendolo ha citato come prima Gv 3,5, gli chiediamo dicevo, come faccia a sapere che Gv 3,5 faccia parte della Bibbia, e che dunque possa reggere la sua già imperfetta teoria. Se egli afferma che la Bibbia è suscettibile di errori di trasmissione, come si fa ad erigere un castello metafisico su un versetto che invece è proprio all’interno di quel corpus testuale appena dichiarato insicuro e passibile di revisioni?
Inutile dire che in casa cattolica questi problemi non esistono:
1)La trasmissione della volontà di Dio al suo popolo non si basa sulla Bibbia bensì “anche” sulla Bibbia, in primis si basa sul magistero vivente della Chiesa assistita dallo Spirito Santo, lo stesso magistero che, proprio perché infallibile, ha creato il canone biblico dandogli solidità. Sicché la Bibbia per la Chiesa Cattolica potrebbe anche non esistere, ed infatti nei primi secoli della nostra predicazione non è esistita o non è esistita nella sua forma completa attuale, ma non per questo il messaggio arrivò monco ai cristiani anteriori al IV secolo, cioè anteriori alla chiusura del canone, perché la integrità del messaggio biblico era garantita dalla Chiesa e dalla sua predicazione orale che ripeteva per bocca dei vescovi in comunione con lei il messaggio cristiano, quello che Cristo disse di andate e predicare, e non di andare a scrivere. Si tenga dunque Fontaine il suo fraintendimento protestante del cristianesimo, che ne ha fatto una religione del libro, cosa che Gesù non si sognò mai di fare. Il cristianesimo è una religione del kerygma, dell’annunzio apostolico trasmesso a tutta la terra. Il Nuovo Testamento fa parte, o meglio, ha iniziato ad un certo punto a far parte, di questo kerygma, ma esso è solo un surrogato scritto, una trascrizione parziale della catechesi orale della Chiesa, e non si può utilizzare da solo, fuori dal suo bacino di creazione, cioè la Chiesa.
2)I problemi che ci affliggevano sopra circa il fatto che il NT è corrotto ed insicuro in molti punti si dissolvono, proprio perché non è il NT il termine ultimo della fede cristiana, bensì esso poggia la sua autorità sulla Chiesa che l’ha creato. Sicché se ci fossero delle lezioni alternative nel testo, dubbie perché attestate diverse nei vari manoscritti, non solo il messaggio gesuano arriverebbe comunque a prescindere dall’esistenza di quelle lezioni, perché ci sarebbe comunque la predicazione orale della Chiesa, ma, per di più, abbiamo un modo di scegliere con sicurezza quali lezioni scartare e quali lezioni tenere, vale a dire la conformità o meno con la Tradizione orale della Chiesa. Mentre il protestante può solo riferirsi all’imperfetta ed umana filologia, ed è costretto a riconoscere, siccome non può rifarsi a nulla di ulteriore alla Bibbia, che la Bibbia, cioè il testo critico, è una sua mera creazione, cioè frutto delle sue scelte filologiche e del suo arbitrio, i cattolici invece possono confrontare i testi delle varie lezioni con ciò su cui la Bibbia si basa e che la Bibbia trascrive, cioè la catechesi orale della Chiesa, e scartare le lezioni che non s’accordassero con essa. E questo vale anche nel caso del dubbio delle interpretazioni: si sceglierà quella in accordo con la Chiesa, e si scarterà quella in disaccordo con la Chiesa, e questo per la banalissima ragione che la Bibbia è un prodotto ecclesiastico.
3)E’ così risolto anche il problema che si poneva un grandissimo storico, anch’egli tanto grande nella storia quanto scadente in filosofia, cioè Bruce Metzger, che giustamente si chiedeva quale testo sia canonico, visto che il testo nei secoli è cambiato e continua a cambiare. E’ canonico cioè il testo nella forma in cui la Chiesa lo verificò e lo certificò privo di errori, in tutte le sue parti, e non invece nella forma in cui uscì dalle mani dell’agiografo, s’è detto infatti che apostolicità non significa ispirazione. Sicché ad esempio, non ha nessuna rilevanza sul canone se la pericope dell’adultera appartenga davvero o meno all’evangelo di Giovanni originale, perché non è il testo uscito dallo stilo di Giovanni ad essere canonico, bensì è canonico il testo nella forma in cui la Chiesa l’ha valutato essere canonico, e quando questo avvenne la pericope dell’adultera c’era.
Vorrei sapere da chi è stato testimone di Geova che cosa pensano della critica testuale, e se la Watchtower Society abbia mai trattato le implicazioni teologiche del fatto che il testo della Bibbia non esiste ma è una creazione degli studiosi. Com'è noto non ci sono giunti gli autografi del NT né dell'AT, sicché per ricostruirlo dobbiamo rifarci all'incrocio e alla comparazione dei vari manoscritti nel tentativo di produrre una stemma codicum, cioè un albero genealogico dei manoscritti, che ci permetta di tentare di scoprire ove lungo la trasmissione del testo si siano ingenerate delle alterazioni di libri che compongono la Bibbia. Inutile dire però che l'operazione di ricostruzione è del tutto umana e congetturale, che esista una scienza umana (e dunque fallibile) chiamata filologia che vi si dedica, e che può farlo sulla base dei soli dati che le sono disponibili. Vale a dire che ad esempio quando nel Seicento si tentò di ricostruire il testo greco del NT c'erano meno manoscritti a disposizione di quelli che abbiamo ritrovato noi oggi, e dunque, sulla base di quel numero infimo di manoscritti, s'era ricostruito un certo tipo di testo, mentre oggi, con più manoscritti, se ne è prodotto un altro. La situazione è in continuo aggiornamento. Ad esempio nell'Ottocento Wescott ed Hort tentarono di ricostruire il testo del NT sulla base dei manoscritti allora disponibili, e ne venne fuori l'edizione critica della Parola di Dio su cui i TdG dicono di basarsi per aver tradotto la Traduzione del Nuovo Mondo. Oggi, a più di un secolo di distanza, e con nuovi manoscritti trovati, nuove teorie su come incrociarli, ecc. s'è giunti all'edizione del NT attualmente usata, cioè il Nestle-Aland 27esima edizione. E' forse la parola di Dio definitiva? No... è già annunciata la 28esima edizione, con delle differenza nella ricostruzione del testo, e ovviamente si andrà avanti all'infinito, perché con l'acquisizione di nuovi manoscritti, che man mano le sabbie ci restituiranno, le nostre idee su come doveva essere il testo del NT all'origine cambieranno ulteriormente (anzi, più che "il testo del Nuovo Testamento si dovrebbe dire "il testo dei libri che compongono il Nuovo Testamento", infatti il NT non è stato concepito all'origine come un corpus di testi unitario, e ovviamente furono tramandati anche i singoli testi che poi l’avrebbero composto separatamente).
Ciò come dicevo crea dei problemi filosoficamente insormontabili a chi pensi che la Bibbia sia inerrante e non commetta errori, né possa commetterne, perché sarebbe la “Parola di Dio”. Va bene, la Bibbia è parola di Dio, ma qual è la Bibbia? E’ questo il problema. Chi crede all’inerranza della Bibbia corre il serio rischio di difendere come un idiota l’infallibilità di un versetto per poi scoprire, tra vent’anni, che non faceva parte del libro originale. Che grandi risate. I TdG che sostengono che la Bibbia non può errare, ma la loro Bibbia è unicamente una fantasia del loro editore. Se il testo infallibile è quello di Wescott ed Hort infatti, cioè quello che circolava a fine ottocento, allora Gesù va pregato, perché così si afferma in Gv 14,14, e similmente, se diranno che l’infallibile parola di Dio è il Nestle-Aland ultima edizione dovranno pregare Cristo per lo stesso motivo, cioè che il testo ricostruito porta il “me”. Or dunque, prima che i TdG ci dicano che la Bibbia è infallibile, e credono all’infallibilità della stessa, vogliono decidersi a dire dove la troviamo questa parola di Dio infallibile? Dove possiamo leggerla, visto che loro stessi non si rifanno ad un solo testo critico ma fanno di testa loro? La critica biblica distingue sovente i testi ricostruiti per gradi di sicurezza, sicché alcune lezioni hanno un grado di affidabilità A (cioè il più sicuro), e si scala fino al D. I TdG però, che pretendono continuano a ripetere imperterriti la frase senza senso “utilizziamo il WH ma consultiamo anche il NA”, scartano però a seconda del loro comodo teologico anche lezioni classificate come B, cioè come quasi sicure, questo sempre per stare nel merito di Gv 14,14. Ergo, da capo: dove la trovo questa parola di Dio infallibile se voglio leggerla? Ed è possibile affermare che Dio comunichi la sua volontà tramite questa benedetta parola, ma poi, come spiegato, esista una Parola di Dio di serie A, una di serie B, una di serie C, e una di serie D? Ed è possibile che se un frammento di questa parola di Dio è considerato serio e affidabile dai filologi (cioè B), ci sia comunque uno o più editori che decidono bellamente di omettere un “mi” in quale cambierebbe tutto del messaggio cristiano perché fa di Cristo un essere che si può pregare? E questo ulteriore arbitrio degli editori come la WTS che si aggiunge alla fallibilità degli editori del testo critico non mostra forse ancor più quanto sia aleatoria ed inattingibile per noi questa benedetta “Parola di Dio” che non sta da nessuna parte.
Tutto ciò ovviamente ha fatto diventare ateo l’ex biblista protestante Bart Ehrman, al quale i suoi sciocchi professori avevano insegnato che la Bibbia non commette errori, e, giustamente, hanno fatto chiedere a Bart divenuto più maturo: “Sì, la Bibbia non contiene errori, ma dov’è il testo della Bibbia?”. Dire che Dio ha preservato la trasmissione della Bibbia, preservandola da errori, come fanno certi fondamentalisti americani (e purtroppo anche europei) si scontra cioè col banale fatto che non c’è un solo manoscritto della Bibbia sopravvissuto che sia uguale ad un altro. Dunque, com’è possibile sostenere, in base al paradigma dei TdG, derivato dal protestantesimo, che Dio s’è basato per farci giungere il suo messaggio sulla Sola Bibbia, se poi è proprio la Bibbia che non abbiamo, e sono proprio i passi che hanno una rilevanza dottrinale ad essere spesso controversi? Dio ha affidato il suo messaggio alla Bibbia, ma poi l’ha lasciata corrompere, anche con alterazioni gravi (secondo i TdG ad esempio la scomparsa di YHWH). Il che implica quello che in filosofia si chiama “problema del pendio sdrucciolevole”, cioè che una volta aperta una breccia è l’intera diga a creparsi… Se infatti c’è stata una manipolazione, e pur così importante, cosa impedisce che ce ne siano state due, o tre, o quattro, e che cosa impedisce per giunta che siano i punto chiave? Il Comma Giovanneo non era forse un punto importante per l’affermazione della divinità di Cristo, e creduto originale per secoli e secoli dai cristiani finché non ci furono restituiti dalle sabbie manoscritti migliori? Ebbene, quel Comma probabilmente è falso, e mai ha fatto parte del Vangelo. Forse allora domani scopriremo che è il prologo del Vangelo di Giovanni quello da far saltare, perché verranno fuori due manoscritti del II secolo che non ce l’hanno. Chissà, domani i TdG potrebbero dover abbandonare la dottrina del millennio, se saltasse fuori un manoscritto dell’Apocalisse di inizio II secolo che non ha quel capitolo, ecc. Fantascienza? Mica tanto… Non è la prima volta che interi capitoli saltano dalle edizioni critiche: è successo con il finale di Marco, o con metà capitolo 8 in Giovanni, cioè la famosa pericope dell’adultera. Che dire dunque: come fanno i TdG a dire che Dio basò la sua trasmissione solo sulla Bibbia, se poi la Bibbia noi non ce l’abbiamo?
A questo proposito vorrei rendervi partecipi delle considerazioni del libro filosoficamente imbarazzante di un TdG che tenta di rispondere a questo problema, e che, per farlo, si discosta alquanto dalla mentalità dei TdG, sto parlando del volume “Il Nome di Dio nel Nuovo Testamento” del geovista francese Diedier Fontaine. Sul perché io non sia d’accordo con questo libro, pubblicato dalla solita ditta di pulizie con divisione editoria Azzurra 7, a proposito della sua tesi storica, mi sono già profuso in altre discussioni, mostrando come sostanzialmente queste teorie siano oltremodo improbabili e non recepite nel mondo accademico. Ma non è la tesi storica del libro ad essere imbarazzante, giacché per quanto cervellotica si tratta comunque di una tesi che l’autore si sforza di documentare, quel che è imbarazzante invece è l’impianto filosofico del libro, cioè il fatto che l’autore non sappia cogliere appieno le conseguenze delle premesse che pure ammette. Egli in primis, stranamente per un TdG, sostiene che non è possibile dire che la Bibbia sia stata conservata perfettamente (invece i TdG sono su questo punto generalmente schizofrenici, dicono cioè che la Bibbia sia stata conservata perfettamente, e dunque sia inerrante ed infallibile sotto ogni aspetto, eppure, non si sa come, affermano per il solo caso del tetragramma che esso fu fatto sparire dal Nuovo Testamento. Queste due idee sono ovviamente contraddittorie, ma non per questo si può dire che i TdG abbiano rinunciato alla loro idee della Bibbia inerrante solo perché ammettono la manipolazione del nome Geova. Infatti credere cose contraddittorie è comune a tutti gli uomini, e noi spesso, finché non ce lo fanno notare, non siamo coscienti di credere a cose che non possono stare insieme, sicché si dovrà semplicemente dire che all’interno dei TdG vive una contraddizione di cui essi non hanno ancora preso pienamente coscienza, non nelle loro riviste almeno). Ma torniamo a Didier Fontaine, che dimostra di muoversi con cognizione nelle materie bibliche, ma per nulla nelle implicazioni teologiche e filosofiche delle scienze bibliche. Egli infatti afferma che, alla luce della trasmissione del testo difettosa, non è possibile dire che Dio abbia preservato sempre e correttamente il testo della Bibbia, e che si debba dunque dire che sebbene la rivelazione di Dio iniziale fosse stata infallibile, essa sia stata affidata alla debolezza dei mezzi si trasmissione umani. Già qui dovremmo notare che evidentemente non c’è reso conto che non solo i mezzi di trasmissione sono umani, ma sono umane anche le parole con cui è scritta la Bibbia, e dunque sono sempre inadeguate a veicolare un messaggio incomparabilmente più alto di loro. Non basta infatti che Dio sia perfetto, per avere un messaggio perfetto occorre anche che sia perfetta la sostanza con cui è tessuto il messaggio, e non solo il suo mittente. Orbene, la parola con cui è scritta la Bibbia è invece un linguaggio umano, e dunque strutturalmente limitato a questo nostro mondo, ed incapace di rendere l’ineffabilità di Dio. I termini con cui descriviamo l’Onnipotente sono cioè sempre più dissimili che simili a quello che descrivono. Dire ad esempio che Dio è “buono” o che è “amore” significa descriverlo con termini inadeguati e tratti dalla realtà del comportamento e della socialità umana, che ovviamente non hanno alcun riscontro nella trascendenza se non in una forma di mera eco. Ecco perché anziché “Dio è amore” come dice Giovanni si potrà dire altrettanto appropriatamente “Dio non è amore”, intendendo con questo che Egli è incommensurabilmente meglio di quello che noi chiamiamo “amore”, e dunque egli non è “amore” nel senso che possiamo dare noi alla parola. Lo pseudo Dionigi riassunse magnificamente il tutto quando disse: “Dio è Amore, Dio non è Amore, Dio è più che Amore”.
Ma lasciamo perdere le baggianate della teologia apofatica, che sono note a tutti tranne che ai TdG, e parliamo di cose serie, cioè torniamo a parlare di Didier Fontaine. Egli dice che il messaggio infallibile di Dio fu affidato alla debolezza dei mezzi di trasmissione umani. Ma allora, che senso ha basarsi su questo messaggio? Che senso ha fare degli scismi dicendo che ci si stacca da una Chiesa perché non rispetta la Parola di Dio, se poi si è pronti ad ammettere che quei versetti che hanno causato il nostro scisma magari non sono neppure parte della Parola di Dio? Che senso ha edificare una Chiesa, come nel caso dei TdG, o credere ad un libro e alla sua inerranza, se il libro in questione è difettoso? Si può veramente basare la nostra vita su una raccolta imperfetta senza essere esposti a quello che ho sopra descritto come “problema del pendio sdrucciolevole”? E a che titolo un testo del genere è ancora in grado di esigere per se stesso il titolo di “Parola di Dio”? No, è evidente che la concezione di Diedier Fontaine distrugge la scrittura, come la distrugge la concezione di qualsiasi protestante che voglia tenere le scarpe sia nel Sola Scriptura sia nella filologia moderna, perché è impossibile sostenere che Dio parli attraverso questa benedetta “Sola Scriptura” se poi questa Scriptura non esiste ed è un testo che varia nei secoli, e che ancora è destinato a cambiare. B. Ehrman è coerentemente diventato ateo, ha cioè capito che il protestantesimo distrugge il testo sacro e che il Sola Scriptura non può che condurre all’ateismo qualora se ne traggano le inevitabili conseguenze. Al che Didier Fontaine per parare il colpo dice una cosa molto cattolica, ma declinata in maniera errata, perché afferma che la Bibbia non afferma che sarebbe stata conservata in eterno la Bibbia, bensì che si sarebbe conservato in eterno il Vangelo, nel senso greco del termine, cioè che si sarebbe conservato in eterno un nocciolo fondamentale, comune a tutti, di pensiero cristiano, al di là delle differenze superficiali. Trae questa conclusioni da passi in cui Gesù dice che la sua Parola durerà in eterno, e afferma, giustamente, che questa “parola” non si riferisce tanto al testo scritto del Nuovo Testamento, che Cristo manco sapeva cosa fosse, bensì alla buona novella da lui predicata. Orbene, le premesse di Fontaine sono giuste, la conclusione sbagliata, specie se il tutto viene usato per tentare di mandare avanti i carrozzoni del giù schiantato Sola Scriptura:
1) In primis fa l’errore logico di citare la Bibbia, che egli ammette essere imperfetta e suscettibile di errori di trasmissione, per tentare di dimostrare che cosa la Bibbia affermi si sarebbe tramandato in eterno. Ma questo è un errore logico evidente perché se la Bibbia è suscettibile di errori di trasmissione allora nulla vieta che proprio i versetti che lui ha citato, e che spiegherebbero cosa dovrebbe tramandarsi, siano spuri, e si rivelino cioè in futuro da buttare, così come è avvenuto per altri versetti nel corso dei secoli sulla scia delle scoperte papirologiche. Sicché, inutile citare la Bibbia per sapere cosa la Bibbia promette a proposito di sé se prima non si è in grado di sapere se si stia citando davvero l’autentica Bibbia e non invece una delle sue parti fallibili.
2) Fontaine quando dice che, fondamentalmente, il Vangelo di Gesù Cristo non venne mai meno, cioè che si preservò un nocciolo di predicazione autentica ovunque, ci direbbe, visto che appartiene a quella religione americana ottocentesca chiamata WTS, di chi diavolo sta parlando? Dal punto di vista dei TdG, cioè in un confronto con le loro dottrine, il cristianesimo è stato totalmente e radicalmente in balia dell’apostasia per 1900 anni. E’ possibile dire che, visto che Fontaine da TdG crede la Trinità erronea, il Vangelo di Cristo, cioè il suo annuncio, si sia mantenuto “fondamentalmente” identico per 1900 anni?
3) Siccome Fontaine non ha capito nulla filosoficamente di cosa voglia dire “ispirazione” fa ragionamento al contrario, e cioè afferma che, siccome alcune lettere del Paolo storico, che cerca temente furono scritte, come quella ai Laodicesi, non ci sono pervenute, allora questa è la prova che Dio non ha promesso la trasmissione senza corruzione del testo del NT, ma solo del messaggio centrale. Ora, è certamente vero che Dio non ha promesso la trasmissione senza corruzione del NT, ma questo non è certo provato dal fatto che non ci siano arrivate alcune lettere di Paolo, infatti non è l’autore di un testo a renderlo ispirato. Ciò che rende un testo ispirato è il fatto che Dio lo ispirasse in quel momento, e dunque Dio non è obbligato ad ispirare una persona 24 ore al giorno. Paolo così come gli altri apostoli potevano sbagliate e infatti l’hanno anche fatto (si pensi all’atteggiamento ipocrita di Pietro ad Antiochia, che gli costò la reprimenda di Paolo). Pietro dunque, uno dei 12 apostoli, ed anch’egli autore presente nel NT, sbagliò. Non c’è dunque alcuna garanzia che Paolo sia stato sempre ispirato quando scriveva: ciò che rende un’epistola ispirata non è il suo autore, ma Dio. Per questo non è possibile dire che il canone del NT si basa semplicemente sul fatto che i libri in esso inseriti furono scritti dalle persone più vicini a Cristo e alla Chiesa apostolica, perché se questa fosse la loro garanzia non sarebbero diverse da tante biografie sullo stesso personaggio scritte da personaggi che lo conobbero, ma non per questo sarebbero infallibili. Si scrivono anche biografie sul presidente Kennedy, e molto di esse furono scritte da dei suoi amici, che lo conobbero e frequentarono come gli autori del NT forse frequentarono Gesù, ma questo non le rende automaticamente ispirate, ma solo con una buona probabilità di storicità. E storicità ed ispirazione non sono la stessa cosa, perché un conto è sapere che un testo riporta fedelmente dei fatti, altro è sapere che esso è ispirato da Dio ed è la lettera di Dio per gli uomini, e dunque, non solo storico, ma anche infallibile quando dà ordini di vita pratica e morale. Sicché, il solo fatto che dei testi per ipotesi siano opera degli apostoli non ci direbbe, da solo, un emerito nulla circa la loro ispirazione. Per questo occorre, per riconoscere che un testo sia ispirato, l’accettazione del fatto che la Chiesa, nella sua infallibilità, abbia riconosciuto il carattere ispirato di quel testo, perché un conto è l’infallibilità di un testo, altro conto è il modo in cui non possiamo essere sicuri che sia ispirato. Sicché, da capo, Fontaine, che non capisce neppure la differenza tra ispirazione e storicità, e non capisce la differenza tra apostolicità e ispirazione, ne trae erroneamente la conclusione giusta, partendo da premesse errate, che Dio non garantì la trasmissione dello Scritto in modo inerrante. Noi gli chiediamo però, visto che egli ha affermato che “il messaggio che la Bibbia contiene, fondamentalmente, non sarà mai né perduto né durevolmente compromesso (Gv 3,5)”, queste due cose:
a) Visto che egli è un TdG, e dunque crede che il messaggio corretto sia quello predicato dalla sua religione, dove sarebbe dunque rinvenibile il nocciolo del messaggio dei TdG negli ultimi 1900 anni di cristianesimo, visto che egli afferma con sicumera che esso non sarebbe stato mai perduto? Il fatto che in tutta Europa si sia creduto per duemila anni, anno più anno meno, che Cristo sia Dio, non è una manomissione e uno stravolgimento notevole? E quando dice che “non sarà durevolmente compromesso”, sta forse cercando, vanamente, di salvarsi in corner? Cosa significa “durevolmente”? Accettiamo per un attimo la ridicola idea da bambini dell’asilo, propinata sulle riviste della WTS, secondo cui la Divinità di Cristo sarebbe un prodotto di Nicea, cioè del 325 d.C.; orbene, il fatto che si sia creduto questo da allora ad oggi, non rendono forse questi 1700 anni un periodo ben duraturo? E se non è un periodo duraturo, come fanno i TdG a dire che la fine è vicina? Perché se sostengono che 1700 anni di corruzione ed inquinamento dell’Evangeli siano pochi, mi aspetto che allora la storia del cristianesimo sarà ancora di 4000 anni, in quel caso sì questi ultimi 1700 anni di trinitarismo sarebbero una goccia nel mare. Ma se la fine è vicina, e mancano pochi anni, allora per la maggior parte della storia cristiana i fedeli hanno avuto a che fare con un messaggio trasmesso in maniera corrotta. Inoltre, che il messaggio sia stato “durevolmente compromesso” o compromesso per un solo secondo è irrilevante. FOntaine ha affermato, basandosi sulla Bibbia, che il Vangelo non sarebbe MAI venuto meno, in caso contrario Dio non l’avrebbe saputo trasmettere, e sarebbe morto, anche se per brevi periodi. Sicché, che la durata della corruzione totale sia poca o tanta è irrilevante, anche solo pochi anni in cui, per via delle tenebre, il messaggio sarebbe stato compromesso falsificherebbero il teorema di Fontaine secondo cui la Parola di Dio nel suo nocciolo fondamentale non sarebbe mai venuta meno. Ma allora, se non è mai venuta meno, dove diavolo erano i TdG, o qualcuno che avesse una teologia anche solo lontanamente simile, nel XIII secolo? E dov’erano nel VIII? Possibile che non si rendano conto che gli unici che esistono addirittura sin da prima del Nuovo Testamento in base al quale essi ci contestavano siamo proprio noi, noi della Grande Chiesa, noi che da prima di avere il NT diciamo che a definire la vera Chiesa è la successione dei vescovi? Noi che abbiamo creato il Concilio di Nicea ancor prima che il canone del NT che voi usate fosse chiuso… Noi che, se il nostro criterio di successione è illegittimo, allora siamo illegittimi, e dunque il canone che voi usate, creato da noi illegittimi, è altrettanto illegittimo, e allora siamo tutti liberi di rifarci al Vangelo di Filippo come gli gnostici… No, caro Fontaine, l’unica Chiesa che, di vescovo in vescovo, esista da duemila anni è la nostra, la Grande Chiesa d’Oriente ed Occidente, cioè noi cattolici ed i fratelli ortodossi, che condividiamo la stessa fede, quella sì unica, nell’Evangelo di Cristo. Siete voi quelli che, venuti fuori dal nulla per le fantasie di un ignorante predicatore dell’Ottocento americano, dovete inventarvi che il cristianesimo sarebbe sopravissuto in maniera larvale e sotterrane negli ultimi 2000 anni ma poi, se richiesti, non sapreste documentare dove e come perché non è mai esistito un TdG negli ultimi 2000 anni!
b) Chiediamo a FOntaine, visto che ha scritto: “il messaggio che la Bibbia contiene, fondamentalmente, non sarà mai né perduto né durevolmente compromesso (Gv 3,5)”, e scrivendolo ha citato come prima Gv 3,5, gli chiediamo dicevo, come faccia a sapere che Gv 3,5 faccia parte della Bibbia, e che dunque possa reggere la sua già imperfetta teoria. Se egli afferma che la Bibbia è suscettibile di errori di trasmissione, come si fa ad erigere un castello metafisico su un versetto che invece è proprio all’interno di quel corpus testuale appena dichiarato insicuro e passibile di revisioni?
Inutile dire che in casa cattolica questi problemi non esistono:
1)La trasmissione della volontà di Dio al suo popolo non si basa sulla Bibbia bensì “anche” sulla Bibbia, in primis si basa sul magistero vivente della Chiesa assistita dallo Spirito Santo, lo stesso magistero che, proprio perché infallibile, ha creato il canone biblico dandogli solidità. Sicché la Bibbia per la Chiesa Cattolica potrebbe anche non esistere, ed infatti nei primi secoli della nostra predicazione non è esistita o non è esistita nella sua forma completa attuale, ma non per questo il messaggio arrivò monco ai cristiani anteriori al IV secolo, cioè anteriori alla chiusura del canone, perché la integrità del messaggio biblico era garantita dalla Chiesa e dalla sua predicazione orale che ripeteva per bocca dei vescovi in comunione con lei il messaggio cristiano, quello che Cristo disse di andate e predicare, e non di andare a scrivere. Si tenga dunque Fontaine il suo fraintendimento protestante del cristianesimo, che ne ha fatto una religione del libro, cosa che Gesù non si sognò mai di fare. Il cristianesimo è una religione del kerygma, dell’annunzio apostolico trasmesso a tutta la terra. Il Nuovo Testamento fa parte, o meglio, ha iniziato ad un certo punto a far parte, di questo kerygma, ma esso è solo un surrogato scritto, una trascrizione parziale della catechesi orale della Chiesa, e non si può utilizzare da solo, fuori dal suo bacino di creazione, cioè la Chiesa.
2)I problemi che ci affliggevano sopra circa il fatto che il NT è corrotto ed insicuro in molti punti si dissolvono, proprio perché non è il NT il termine ultimo della fede cristiana, bensì esso poggia la sua autorità sulla Chiesa che l’ha creato. Sicché se ci fossero delle lezioni alternative nel testo, dubbie perché attestate diverse nei vari manoscritti, non solo il messaggio gesuano arriverebbe comunque a prescindere dall’esistenza di quelle lezioni, perché ci sarebbe comunque la predicazione orale della Chiesa, ma, per di più, abbiamo un modo di scegliere con sicurezza quali lezioni scartare e quali lezioni tenere, vale a dire la conformità o meno con la Tradizione orale della Chiesa. Mentre il protestante può solo riferirsi all’imperfetta ed umana filologia, ed è costretto a riconoscere, siccome non può rifarsi a nulla di ulteriore alla Bibbia, che la Bibbia, cioè il testo critico, è una sua mera creazione, cioè frutto delle sue scelte filologiche e del suo arbitrio, i cattolici invece possono confrontare i testi delle varie lezioni con ciò su cui la Bibbia si basa e che la Bibbia trascrive, cioè la catechesi orale della Chiesa, e scartare le lezioni che non s’accordassero con essa. E questo vale anche nel caso del dubbio delle interpretazioni: si sceglierà quella in accordo con la Chiesa, e si scarterà quella in disaccordo con la Chiesa, e questo per la banalissima ragione che la Bibbia è un prodotto ecclesiastico.
3)E’ così risolto anche il problema che si poneva un grandissimo storico, anch’egli tanto grande nella storia quanto scadente in filosofia, cioè Bruce Metzger, che giustamente si chiedeva quale testo sia canonico, visto che il testo nei secoli è cambiato e continua a cambiare. E’ canonico cioè il testo nella forma in cui la Chiesa lo verificò e lo certificò privo di errori, in tutte le sue parti, e non invece nella forma in cui uscì dalle mani dell’agiografo, s’è detto infatti che apostolicità non significa ispirazione. Sicché ad esempio, non ha nessuna rilevanza sul canone se la pericope dell’adultera appartenga davvero o meno all’evangelo di Giovanni originale, perché non è il testo uscito dallo stilo di Giovanni ad essere canonico, bensì è canonico il testo nella forma in cui la Chiesa l’ha valutato essere canonico, e quando questo avvenne la pericope dell’adultera c’era.