Giovanni 1:1

La Bibbia dei Testimoni di Geova è davvero una traduzione fedele ed accurata delle Sacre Scritture?

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Ettore87
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Giovanni 1:1

Messaggio da Ettore87 »

Un saluto a tutti, sono sicuro che non sto trattando nulla di nuovo. Sarà stato discusso miriadi di volte questo passo... Però volevo contribuire anche io al forum pubblicando alcune note a riguardo trovate online. E' sempre meglio avere materiale aggiuntivo per avere le idee ancora più chiare, perché quando si parla con i TdG riescono sempre veramente a rigirare la frittata in qualsiasi modo gli venga possibile.

Parto dal testo greco. Te lo traslittero qui usando una notazione comunemente usata. La cosa importante per il momento e' vedere la struttura, non ti preoccupare troppo per ora del greco in se'.

EN ARXH HN O LOGOS KAI O LOGOS HN PROS TON QEON KAI QEOS HN O LOGOS

Dal punto di vista grammaticale, prima di tutto, in generale il greco usa molto piu' spesso l'articolo di quanto lo usiamo noi. Cosi', per esempio, e' normale trovare l'espressione O IHSOUS LEGEI, cioe' "il Gesu' dice'" (alla milanese, per cosi' dire). D'altra parte, quando l'articolo manca, occorre vedere se cio' non sia richiesto per esempio dalla grammatica stessa della lingua greca.

Letteralmente, Gv 1:1 si tradurrebbe

"All'inizio [vi] era il Logos, e il Logos era presso il Dio, e Dio era il Logos."

Come il latino, il greco usa le declinazioni e questo permette una determinazione piu' precisa es. dell'italiano per quanto riguarda la funzione grammaticale delle parole. Questo significa che l'ordine delle parole ha molta meno importanza per l'intelligenza sintattica, ma puo' avere molta piu' importanza per esprimere il senso (es. teologico, nel caso della Bibbia) di una affermazione.

Quindi, e stiamo procedendo per ora solo su una analisi testuale (c'e' molto di piu', ne accenno dopo), in traduzione dobbiamo tenere presente vari elementi, tra i quali, con particolare riferimento al nostro verso:

1) il significato delle parole: cio' e' a prima vista ovvio, ma in realta' non tanto: questo dipende a sua volta da una serie di fattori, per esempio dall'uso comune, dal contesto immediato, dal contesto di riferimento. Vedi dopo.

2) la forma delle parole: per esempio come qui la presenza o l'assenza dell'articolo, ma in generale occorre cogliere anche la scelta di una particolare forma verbale o sintattica piuttosto che di un'altra.

3) l'ordine delle parole nella frase.

Secondo i testimoni di Geova, la traduzione di Gv 1:1, presa dalla loro New World Translation del 1984, e':

"In [the] beginning the Word was, and the Word was with God, and the word was a god."

Intanto notiamo subito le seguenti cose:

1) l'ordine delle parole e' stato alterato rispetto al testo greco.

2) e' stato aggiunto un articolo davanti a "was a god", ma non davanti a "was with God", come uno si potrebbe aspettare nel caso di una traduzione letterale. (e loro dicono di volere tradurre letteralmente.)

3) lo stesso termine QEOS viene prima reso come "God", e poi come "god".

4) similmente, c'e' una interpretazione teologica che da' differente significato alla medesima parola greca LOGOS, tradotta "Word" nelle prime due occorrenze, ma "word" nell'ultima.

Mentre il punto 1 (la alterazione dell'ordine delle parole) potrebbe avere sia una ragione per cosi' dire "poetica", sia una teologica, i punti 2, 3 e 4 hanno sicuramente una motivazione solo teologica.

Questa motivazione e' arbitraria ed e' un chiaro esempio di "eisegesis", cioe' "leggere un testo in maniera da farlo coincidere con le nostre idee precostituite". Ecco perche'.

Dal punto di vista grammaticale, e' assolutamente comune che in greco un predicato nominale abbia l'articolo quando segue il verbo (es. EN ARXH HN O LOGOS, qui LOGOS segue il verbo HN e ha l'articolo); quando invece precede il verbo, l'articolo manca (es. QEOS HN O LOGOS, qui QEOS precede il verbo HN e non ha l'articolo). Nota che questa elementare distinzione di grammatica viene persa nella traduzione degli stessi testimoni di Geova, che mettono "a god" a seguire il verbo "was".

A questo punto dobbiamo chiederci perche', anziche' scrivere

KAI O LOGOS HN O QEOS (lett. "e il Logos era il Dio")

l'autore di Gv 1:1 abbia scritto

KAI QEOS HN O LOGOS (lett. "e Dio era il Logos")

Come dicevo sopra, la posizione delle parole in greco consente di dare ENFASI al significato della frase.

Allora: perche' mai uno dovrebbe dare enfasi a QEOS, mettendolo all'inizio di frase, se si volesse significare che questo QEOS non era che uno dei tanti "gods", cioe', come dicono i testimoni di Geova, niente piu' che un angelo? Non ci sarebbe in questo caso alcun bisogno di enfatizzare QEOS: che anzi andrebbe de-enfatizzato, secondo la loro interpretazione. Ma cio' non avviene nel testo greco.

Questo ha paralleli in tanti altri testi neotestamentari. Per esempio, Mc 12:27 (dove il verbo "essere" nella secondaria e' sottinteso), che nessuno tradurrebbe "Non e' il Dio (O QEOS, con l'articolo nel testo greco) dei morti, ma un dio (QEOS, senza articolo nel testo greco) dei vivi." La ovvia traduzione e' invece, "Non e' il Dio dei morti: e' invece IL Dio dei vivi", con enfasi sulla divinita' (indipendentemente dal fatto che nel greco manchi l'articolo davanti al secondo QEOS).

Oppure Gv 8:54, ancora piu' evidente: l'ultima parte e' ovviamente "il Padre [...] del quale voi dite che e' il vostro Dio". Il greco e' OTI QEOS UMWN ESTIN: il predicato QEOS (Dio) precede il verbo ESTIN (e'), ed e' senza articolo, ma nessuno tradurrebbe "il Padre [...] del quale voi dite che e' un vostro dio".

E cosi' via. Fuori dai vangeli, Rom 1:21. DIOTI GNONTES TON QEON OUX WS QEON EDOCSASAN: il primo QEOS ha l'articolo, il secondo no. Ciononostante traduciamo "Perche', quando hanno conosciuto Dio, non lo hanno glorificato come Dio", e non l'assurdo "Perche', quando hanno conosciuto Dio, non lo hanno glorificato come un dio". (assurdo perche' sarebbe esattamente in contrasto con la tesi di Paolo!) Qui l'enfasi e' come a dire "non come IL vero Dio lo hanno glorificato!"

Ultimo esempio, Eb 11:16. Il greco e' DIO OUK EPAISXUNETAI AUTOUS O QEOS QEOS EPIKALEISQAI AUTWN. Di nuovo, il primo QEOS segue il verbo EPAISXUNETAI (si vergogna) ed ha l'articolo; il secondo QEOS precede il verbo EPIKALEISQAI (essere chiamato) e non ha l'articolo. La traduzione e' chiaramente "quindi Dio non si vergogna di essere chiamato il loro Dio", e non la assurda "quindi Dio non si vergogna di essere chiamato un loro dio".

Nota, in tutti questi esempi, la funzione enfatica di QEOS (privo di articolo) come predicato nominale precendente il verbo a cui si riferisce.

Torniamo quindi al perche' l'autore di Gv 1:1 abbia usato una forma enfatica, mettendo in rilievo QEOS, quando scrive QEOS HN O LOGOS.

La forma, cosi' com'e', da' un bellissimo rilievo al fatto che il Dio (QEOS) di cui si parla e' lo stesso Dio (QEOS) del LOGOS che era "presso Dio". L'enfasi e' sulla DIVINITA' del LOGOS, che la nostra stessa traduzione CEI non riesce a rendere bene. E' li' che l'accento viene messo. E' una divinita' dello stesso tipo di quella del Padre, e ciononstante si sottolinea come non sia identica al Padre. Infatti, se avesse detto "KAI O LOGOS HN O QEOS", in questo caso avrebbe come affermato la sostanziale identita' tra LOGOS e QEOS ("il" LOGOS era "il" Dio). Cosi' com'e', invece, e' un formidabile modo di specificare la distinzione di Persone nell'unita' della Sostanza. Si potrebbe cioe' forse parafrasare Gv 1:1 in "Dio, proprio Dio, era fin dall'inizio il Logos, pur non essendo identico ad esso."

Cio' detto, ci sarebbero da notare diverse altre cose su Gv 1:1, che rendono la traduzione dei testimoni di Geova ancora piu' assurda. Per esempio, perche' viene usato il verbo essere? (HN, "era") Una alternativa avrebbe potuto essere l'uso del verbo GINOMAI, che pure significa "essere", con una sfumatura pero' di evoluzione ("essere" nel senso di "diventare"). La scelta del verbo essere indica chiaramente l'intenzione di specificare la essenza della divinita', una essenza estesa a tutte le occorrenze del sostantivo QEOS (Dio), perche' in tutto il verso si trova lo stesso verbo essere: quando leggiamo percio' (traducendo per semplicita' LOGOS con "Verbo")

"In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio"

dobbiamo intendere che l'autore di Gv 1:1 voglia specificare che la esistenza del Verbo e la sua identita' con Dio e' di essenza. Questo e' il motivo per cui usa HN. Nella traduzione dei testimoni di Geova ("la parola era un dio"), non si riuscirebbe a conciliare in nessun modo la coessenzialita' dei "tanti dei" con l'unico Dio! La coessenzialita' e' parte integrante del verso: il LOGOS, ripetuto tre volte, era dall'inizio, e' sempre stato con Dio (non e' "nato" prima o dopo), ed E' Dio.

Infine, non si puo' mai tradurre astrattamente. Bisogna sempre avere presente, come dicevo, anche i riferimenti diretti ed indiretti. Quale e' il primo riferimento esterno di Gv 1? Ovviamente Gen 1, la creazione. Cosa viene dopo Gv 1:1? L'annuncio e la teologia di Gesu'. Come uniamo questi punti? Attraverso un unico filo che l'autore di Gv ha ben presente: quello di mostrare, direbbe Paolo, la "ricapitolazione" di tutto in Gesu' Cristo e la sua opera salvifica che ha origine nella coeternalita' del LOGOS (e perche' Gv usa questa parola? Che significato ha nel suo milieu culturale?). La traduzione dei testimoni di Geova, tralasciando di considerare cio', e' pertanto ancora una volta assolutemente inaccettabile; e questo senza contare poi altri punti ovvi: per esempio, e' scritturalmente evidente, cf. Col 2:3, che e' in Gesu' che sono "nascosti tutti i tesori di sapienza e conoscenza", e questo non e' consistente con la loro idea che Gesu' sarebbe uno "degli angeli"; o Eb 2:5, "agli angeli non ha soggiogato il mondo che deve venire"; o Col 1:15, "[Cristo] e' icona del Dio invisible, e' il primogenito di tutte le creature", etc.

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Messaggio da polymetis »

Non c'è nulla di sconvolgente, per la storia della teologia ebraica, nei primi 13 versetti del prologo giovanneo. L'idea che la Sapienza di Dio sia Dio stesso sarebbe infatti concepibile anche all'interno del più stretto monoteismo ebraico: come i miei pensieri infatti si identificano con me, così i pensieri di Dio, il suo Logos, la sua ragione, si identificano con Dio stesso.
Ma la cosa sconvolgente per la teologia giudaica avviene al v. 14 allorché si dice che questa Ragione di Dio s'è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi, che è un uomo, chiamato Cristo.
Questa è tutta la portata della novità del cristianesimo, che i TdG disconoscono.
Presentazione


Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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