La pronuncia del tetragramma e il numero delle sillabe

Domande sui TdG che vengono fatte di frequente

Moderatore: Francesco Franco Coladarci

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Ray
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La pronuncia del tetragramma e il numero delle sillabe

Messaggio da Ray »

La pronuncia del tetragramma e il numero delle sillabe


Ho letto di recente un tentativo di difendere la storicità della pronuncia Jehova basato sul fatto che il tetragramma viene sostituito nella lettura da nomi trisillabici, cioè Elohim ed Adonai, quindi, se furono usate queste forme per sostituirlo, anche il tetragramma avrebbe dovuto essere trisillabico, altrimenti la sua sostituzione con queste altre forme avrebbe alterato il ritmo poetico dei Salmi in cui esso è inserito. Se ad esempio sostituisco all’interno di un endecasillabo un nome di tre sillabe, devo mettere al suo posto un nome di altre tre sillabe, perché se ne metto uno di 2 il metro salta, e il verbo diventa decasillabo. Jehova ha tre sillabe come il suo sostituto Adonay, mentre Jahweh ne ha due. Non è ciò una prova che in origine il tetragramma aveva una pronuncia trisillabica?
Grazie dell'attenzione
Ray

Le falsificazioni e le varianti involontarie si accumulano man mano che un testo è ricopiato attraverso i secoli. Ogni scriba riproduce gli errori degli scribi precedenti e ne aggiunge di propri. Non possediamo alcun originale dei libri del nuovo testamento, ma neppure copie eseguite direttamente sugli originali, né copie di copie...Bart D. Ehrman
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papà61
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Messaggio da papà61 »

day, ray, faccyamola finita :risatina: il nome di dio è jehova da qui il nostro geova e basta. Amen.
comunque, no. non credo sia corretto. Musicalmente dove ho due sillabe (jahvè) posso sostituire tre sillabe (jehova) ma non significa assolutamente nulla.
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Naaman
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Messaggio da Naaman »

Ray ha scritto:Non è ciò una prova che in origine il tetragramma aveva una pronuncia trisillabica?
Non mi sembra che conoscere il numero delle sillabe del Tetragramma possa dirci qualcosa di particolarmente significativo sulla pronuncia del Tetragramma.
Il Tetagramma è impronunciabile.
Ultima modifica di Naaman il 26/04/2013, 20:54, modificato 4 volte in totale.
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Quixote
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Messaggio da Quixote »

Bah, non mi sembra un paragone perspicuo. Per quel che ne so la metrica greco latina antica non conosceva un ritmo qualitativo (cioè basato sull’accento e sul numero di sillabe), ma quantitativo, ovvero fondato sulla distinzione di vocali brevi e lunghe (ove il numero di sillabe era variabile). In ebraico, oltre a brevi e lunghe, esistono anche le vocali brevissime, il che è tutto dire. Ma non so una parola d’ebraico, né conosco la loro metrica, per cui mi rimetto al parere degli esperti.
Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς.
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
GIOVANNI, III, 19. (G. Leopardi, La ginestra, esergo)
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polymetis
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Messaggio da polymetis »

Dovunque tu abbia letto questo ragionamento, ti informo che esso si basa su una serie spaventosa di presupposti ingiustificati, sembra uno di quei ragionamenti partoriti dagli americani che si danno alle scienze bibliche, i quali com’è noto prendono titoli in teologia e biblistica senza aver avuto una formazione classica liceale, e dunque studiano il mondo antico che riguarda la Bibbia senza avere lo sfondo della cultura antica del resto del mediterraneo. È noto infatti che negli States si può prendere una laurea in scienze bibliche senza aver mai letto Platone o Tucidide, perché l’unico greco e l’unico ebraico che ti chiedono solo quelli della Bibbia, sicché c’è della gente che non sa nulla dell’antichità classica e può partorire strane idee anche sulla Bibbia, non avendo alcuna cognizione dell’antichistica in generale. Quando gli americani impareranno che non si può studiare la Bibbia senza affacciarsi a tutto il resto della cultura antica, allora forse partoriranno studiosi meno facili a cadere in ragionamenti privi di senso. Sarà che ho studiato metrica greca con gente che aveva studiato alla scuola di Urbino insieme a Bruno Gentili, ma dal mio punto di vista un ragionamento come quello che hai letto può solo far venire l’ortocaria.
Ti spiego perché il discorso che riporti è del tutto problematico:

1)Non sappiamo esattamente come funzionasse la poesia ebraica antica, cioè quali schemi metrici utilizzasse, né se utilizzasse esattamente ciò che noi chiamiamo un metro, né che tipo di accompagnamento musicale ci fosse, e dunque quanto potesse essere elastica la pronuncia delle sillabe.
Faccio alcuni esempi: noi abbiamo una metrica che conta il numero delle sillabe ed è accentuativa, cioè è importante dove l’accento cada. La metrica latina e greca invece non è accentuativa, ma quantitativa, e non dà importanza cioè a dove cada l’accento, né al numero delle sillabe, ma alla loro lunghezze nell’articolazione. Mi spiego: noi abbiamo un metro che deve essere composto da 11 sillabe chiamato endecasillabo, i greci invece hanno ad esempio un metro chiamato esametro, che poteva avere dalle 12 alle 17 sillabe, e questo perché ciò che conta non è il numero delle sillabe ma la loro lunghezza articolatoria. Nel caso una sillaba aveva una vocale lunga, valeva quanto due sillabe con vocali brevi. Il risultato è ben riassunto dal seguente schema:

Immagine

In questa immagine il trattino indica la sillaba lunga, la semicirconferenza le sillabe brevi. Ora, voi vedete bene che sopra i due semicerchi c’è un trattino orizzontale, proprio per significare che al posto di due sillabe brevi in teoria ce ne può essere una lunga. L’unica eccezione è nell’ultima sillaba, dove una singola breve può essere permutabile con una lunga, le motivazioni non sto a spiegarvele perché ciò ci condurrebbe troppo lontano.
Quello che volevo vi rimanesse in testa è che ci sono metriche che non si basano sul numero delle sillabe, ma sulla lunghezza delle sillabe, e dunque una lunga vale due brevi.
Noi non sappiamo come funzionasse la metrica ebraica al tempo dei salmisti, e neppure se ci fosse una metrica a dire il vero (il che già rende simili speculazioni campate per aria!), ma, ammesso che ci fosse stata, cosa potrebbe escludere che Jahweh fosse considerato della stessa durata di un trisillabo, visto che la sua “a” in prima sillaba potrebbe essere stata lunga (e perciò fare due posizioni), mentre la “e” di Jehova è la vocale corta per eccellenza essendo uno schwa?
2)Detto ciò, vale a dire che non sappiamo se ci fosse una metrica ebraica, né come fosse organizzata, né esattamente con quale ampiezza le vocali venissero pronunciate, resta poi il problema di fondo del ragionamento, cioè che la sostituzione di Yhwh con Adonay e Elohim è verosimilmente avvenuta in un’epoca in cui non sappiamo se questi salmi fossero ancora letti in metrica, o accompagnati da strumenti musicali. Noi oggi leggiamo Saffo e Alceo, ma non accompagniamo i testi con la musica, come invece avveniva nell’antica Grecia. Similmente, quando si diffuse la pratica di sostituire Yhwh con Adonay ed Elohim, ciò non implica che questo creasse qualsiasi problema di esecuzione metrica e musicale, perché all’epoca in cui questa sostituzione avvenne i Salmi potevano non essere più accompagnati con musica. Non è cioè il salmista che hga inventato la sostituzione con Adonay, e l’ha fatto perché rientrava nel suo schema metrico: questa sostituzione nella lettura è stata fatta secoli dopo la morte dei salmisti, e da gente che questi salmi non aveva alcuna idea di come musicarli. Oggi ad esempio gli ebrei non sono in grado di dirci quale dovette essere l’originario modo di cantare queste poesie.
3)Ciò detto, cioè che non sappiamo come funzionasse la metrica ebraica, e che comunque è irrilevante, perché la sostituzione con Adonay è avvenuta in un’epoca in cui probabilmente s’era perso il modus di esecuzione originale, c’è poi il problema alla radice: quante sillabe ha Jahweh? O per meglio dire: come divide le sillabe l’ebraico?
Anche qui non si può essere ingenui: chi abbia studiato le lingue classiche sa bene che le lingue dividono le sillabe in maniera diversa tra loro, ed in maniera diversa le distingue l’italiano. Ma c’è di peggio: in molte lingue la divisione in sillabe è diversa a seconda che si parli normalmente o che si canti. Vale a dire che in greco ad esempio alcune sillabe che potrebbero essere lunghe in un discorso di prosa, sono diverse quando si studia il testo di Omero, perché Omero era cantato e la divisione in sillabe fatta per la prosodia era diversa.
Ipotizziamo, così, tanto per andare nell’assurdo del ragionamento che riporti, che le sillabe siano divise come fa l’italiano.
Il tetragramma sarebbe Ye-Ho-WaH, ma già qui inziano i misteri della prosodia. La yod infatti è una consonante convenzionalmente, ma in realtà è una semiconsonante, e potrebbe dunque avere valore vocalico o consonantico a seconda di regole imperscrutabili che si sfuggono perché non conosciamo la metrica ebraica antica, e lo stesso vale per la waw, il cui suono originale semiconsonantico è lo stesso di una “w” inglese. Per di più, la prima sillaba supposta, cioè Ye, ha uno schwa, ma secondo i più autorevoli manuali di ebraico lo schwa può non fare sillaba. Ad esempio la parole “keli”(strumento), dove quella e è uno schwa, è un monosillabo (si veda A. Carozzini, Grammatica della lingua ebraica, Marietti, Genova, 2006, § 5a, p. 8)
Non è dunque così sicuro che Yehowa, lo sgorbio, abbia davvero tre sillabe. Chi mai del resto può dirci come segmentare una parola ebraica mai esistita se non nella mente dei TdG internettiani più realisti del re? E poi per il già citato motivo che in molte lingue antiche la divisione delle sillabe cambia a seconda che si stia parlando o si stia recitando della poesia cantata. Qui, decisamente, anche gli ebraisti possono solo congetturare.
Che dire di Yahweh? In realtà, anche se a scriverlo come facciamo noi moderni Yahweh può sembrare che le sillabe siano due, in realtà possono essere lette come tre, perché quella “h” è la consonante aspirata “he” con sotto uno schwa.
Prima sillaba: iod+patah,
seconda sillaba: he+ schwa,
terza sillaba: waw + segol + he

Riassumo:
1)Non sappiamo come funzionasse la metrica ebraica, se ciò che contava erano il numero delle sillabe o la loro quantità, e quanto all’apertura delle vocali, dobbiamo basarci sulla tradizione rabbinica posteriore.
2)E’ improbabile che quando Adonay fu letto al posto di Yhwh si facesse ancora una performance musicale in grado di rende problematico la sostituzione di parole con numero di sillabe diverso. Coloro che leggevano Adonay al posto di Yhwh, come gli ebrei di oggi, non avevano problemi di metrica, perché l’originaria lettura metrica, se mai esistette, poteva già essere andata persa.
3)E’ problematico sapere come dividere le lettere ebraiche in sillabe. Problematico è sapere se Jehova abbia tre sillabe, altrettanto problematico è dire che Yahweh ne avrebbe 2, quando invece potrebbe averne 3.
In conclusione: tutto il ragionamento è campato per aria.
Presentazione


Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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