Il ruolo della sofferenza

Sezione dove porre domande sulla Bibbia e sulla sua interpretazione

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Vittorino
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Il ruolo della sofferenza

Messaggio da Vittorino »

In una precedente discussione, abbiamo avuto modo di considerare come, a differenza dell’AT, Gesù propone il tema della sofferenza in modo nuovo, svincolandola dal concetto che essa fosse legata a colpe commesse, o dall’interessato, o addirittura dai suoi avi.
Che questa convinzione fosse ancora viva al tempo di Gesù (e penso sia viva per molti ancora oggi), si evince in modo chiaro da Giovanni 9, 1ss: “Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbi, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato, né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio …»
In questo episodio, Gesù si schiera apertamente con Giobbe che, malgrado tutti dicessero che la sua sofferenza era legata ai suoi peccati, egli rifiuta decisamente tale ipotesi e, pur non capendo i reali motivi, rimane fermo in questo suo convincimento.
Al di là delle sue parole, la vita stessa di Gesù dimostrerà come la sofferenza sia parte integrante delle vita del “giusto” e, anzi, ne sia una logica conseguenza: Luca 24,26; Ebrei 5,8; Filippesi 1,29; Isaia 53,3; ecc.
In questa mia rapida ricerca, ho però notato una differente traduzione di questo termine, effettuata dalla CEI e da BJ, rispetto alle altre traduzioni.
Nei versetti di Atti 17,3; Atti 3,18; 17,3, troviamo sempre il termine “soffrire” (anche nella Bibbia Paoline), mentre nella CEI e nella BJ, troviamo “morire”.
Poiché a mio avviso, nell’ottica dell’insegnamento di Gesù, il termine “soffrire” mi sembra più corretto, non capisco il motivo di tale differente traduzione. Non essendo un profondo conoscitore del greco antico, mi rivolgo ai foristi più esperti per maggiori lumi.
Grazie
Per ampliare il concetto propongo anche una "risposta" tratta dal "Messaggero di Sant'Antonio" di novembre 2006, pagg. 7-9:
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Quixote
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Messaggio da Quixote »

Il verbo greco páschō (come l’equivalente latino della Vulgata, patior) significa inequivocabilmente ‘patire, soffrire’. Ma può essere anche usato nel senso eufemistico di ‘morire’, cosí come noi, in italiano potremmo dire: «In quanto uomini ci attende necessariamente un’ultimo dolore, un’ultima tribolazione, un’ultima prova»; dove i tre termini, dolore tribolazione prova, rimandano alla morte.

Nondimeno tradurre con ‘morire’ mi sembra una banalizzazione. La CEI se la può permettere, perché non è una traduzione filologica, e non ha la pretesa di sostituirsi all’originale, cui sempre si deve guardare. Nel caso di 3, 18 possono avere influito i passi paralleli, nel caso di 17, 3 l’antitesi con risorgere. Di certo i traduttori avranno avuto le loro buone ragioni.

Rimane però che in questo modo viene a mettersi in secondo piano una secolare, anzi millennaria interpretazione del valore di questa sofferenza, testimoniata anche dal mutato valore semantico dei derivati degli originali verbo greco e latino: noi difatti diciamo termini come pathos, passione, in senso positivo, e non piú negativo. Vale a dire che quella passività originaria ed esclusiva (e ‘passivo’ infatti deriva da patior) nell’accettazione del sacrificio, è diventata, nella meditazione tradizionale, una sorta di attività, ovvero il suo contrario. Con ciò è rilevato tutto il valore e il significato, quale che esso sia e rappresenti per noi, di quel sacrificio. Altro non dico, perché potrei bensí aggiungere altre note linguistiche, ma penso che interessino di piú, in questa sede, quelle dottrinali, che altri ha maggiori capacità di me di esprimere. Faccio solo notare che è avvenuto lo stesso dello «scandalo della croce», infamia per i pagani, segno di trionfo per i martiri.
Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς.
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
GIOVANNI, III, 19. (G. Leopardi, La ginestra, esergo)
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Primo postPresentazioneStaurós: palo o croce? (link esterno)
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domingo7
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Carissimo Vittorino

Messaggio da domingo7 »

Credo che la sofferenza non vada comunque esaltata, per il rischio di cadere nella passività, nel masochismo e nell'autocompiacimento. Cristo ci salvò attraverso la croce perché questa fu l'unica via che l'umanità malvagia gli lasciò aperta.

La parabola dei vignaiuoli omicidi (Matteo 21,33-44) mostra chiaramente che la croce fu una scelta obbligata, imposta non dall’amore di Dio verso la sofferenza ma dalla malvagità umana e dall’ostinato rifiuto della Parola di Dio, dell'annuncio dei Profeti e del Messaggio di Cristo. La parabola del banchetto nuziale (Matteo 22,1-14) insegna poi come Dio non abbia inviato suo Figlio nel mondo per per immolarlo sulla croce ma per celebrare le nozze messianiche con il popolo d'Israele, per ristabilire un'alleanza eterna con tutta l'umanità e per inaugurare un regno glorioso su tutto il creato (Daniele 2,44; Daniele 7,27; Daniele 12,1-2). Il rifiuto ostinato del Salvatore cambiò brutalmente il corso della storia, obbligando Gesù a seguire la via del Calvario. Sembra pertanto logico concludere che non è tanto Dio che avrebbe potuto salvare diversamente l’uomo, ma piuttosto l’uomo che avrebbe potuto salvarsi in modo differente, accettando Cristo, il suo Regno ed il suo Vangelo….. In pratica, Gesù Cristo si trovò di fronte ad una scelta forzata, imposta dalla perversa alleanza della malvagità umana (Giovanni 8,37) con i deliri di potere di Satana il Diavolo (Matteo 4,8-9).

Molte sofferenze sono state e sono sicuramente utili alla costruzione della chiesa (Romani 8,17; 2 Corinzi 1,5-7; Filippesi 1,29-30; Filippesi 2,17; Filippesi 3,10; Colossesi 1,24; 2 Timoteo 2,3; 2 Timoteo 4,5 e 1 Pietro 4,13), tanto che Tertulliano disse che che il sangue dei martiri è il seme dei cristiani (Tertulliano, Apologetico, 50). Moltissime altre sono state però gratuitamente imposte dalla chiesa all'umanità innocente, mentre oggi larga parte delle sofferenze sembrano legate più alla stupidità umana (vedi i recenti fatti di Genova) che un logico disegno catartico di salvezza.

Un concetto, accettato passivamente soprattutto in passato, è che malattie, povertà, carestie, guerre, dolori e sofferenze siano realtà tristi ma comunque inevitabili. Di fatto, la sofferenza dell’uomo, a meno che non sia liberamente scelta (o subita come estrema punizione della sua malvagità), non sembra per nulla predestinata, inevitabile e ineluttabile. Molti cristiani (cattolici e non), in un passato neppur troppo remoto, condannarono ostinatamente legittimi e ragionevoli tentativi di arginare le sofferenze dell'umanità. Basti pensare all'ingiusta opposizione alle vaccinazioni, al parto indolore, all'obiezione di coscienza, alla non violenza, alle trasfusioni di sangue, alla lotta ai tiranni ed alla corruzione, alle riforme economiche e sociali, alla ricerca scientifica, alle cure palliative, alle terapie del dolore, agli studi della medicina ed ai progressi della tecnologia.

In Cristo, croce e resurrezione, sofferenza e gloria, umiliazione ed esaltazione sono indissolubilmente legate. Anche per il cristiano sono pertanto possibili gioie e sofferenze, sconfitte e vittorie, martirii e trionfi. Sicuramente utopistica è l’opinione che il cristianesimo metta i credenti al riparo dalle prove della vita (Salmo 34,20), ma certamente blasfema è la convinzione che Dio non ascolti le preghiere degli umili e dei giusti, non si prenda cura di noi e non sappia aiutarci nel momento della prova. Sta infatti scritto che:

·
“Chi s'accosta a Dio deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro che lo cercano” (Ebrei 11,6);
· “Dio è amore” (1 Giovanni 4,8) e "Il Signore è ricco di misericordia e di compassione (Giacomo 5,11; Salmo 86,15: Salmo 103,8) ;
· “Dio ascolta la preghiera dei giusti ma è lontano dalle invocazioni degli empi” (Proverbi 15,29; Salmo 34,15-16; Giovanni 9,31; 1 Pietro 3,10-12);
· "Dio resiste ai superbi ma fa grazia agli umili" (Giacomo 4,6; Proverbi 3,34);
· “Il Signore sa liberare i pii dalla prova e serbare gli empi per il castigo nel giorno del giudizio” (2 Pietro 2,9);
· “Dio è fedele e non permetterà che siamo tentati oltre le nostre forze, ma con la tentazione ci darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla” (1 Corinzi 10,13);
· "Nessuno, quando cade in tentazione, dica di essere tentato da Dio, perché Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male. Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce (Giacomo 1,13-14).
· “Dio si prende cura di noi” (1 Pietro 5,7) e “non rifiuterà di fare del bene a quelli che camminano rettamente” (Salmo 84,11-12).
La verità più profonda ed equilibrata contenuta nella croce e nella partecipazione del cristiano alle sofferenze di Cristo sembra pertanto risiedere, più che in posizioni estreme e poco equilibrate, nell’umile quotidianità (Matteo 10,38), cioè nell’impegno operoso, nel sacrificio, nella progressiva crocifissione delle opere morte della carne (Galati 5,18-21) e nella contemporanea graduale crescita dell’uomo nuovo (Efesini 4-5) e dei suoi frutti nello Spirito Santo (Galati 5,22-29) per la costruzione della Santa Chiesa (Colossesi 1,24).

Sicuramente Cristo disse che “Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me” (Matteo 10,37) ma disse anche “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero» (Matteo 11,28-30). Temperanza e moderazione dovrebbero sempre contraddistinguere i cristiani, evitando la ricerca di una giustizia eccessiva ed innaturale (Ecclesiaste 7,16) e, soprattutto, la voglia di andare al di là di ciò che è scritto (1 Corinzi 4,6). Cristo invitò infatti a "prendere la croce" e non ad "andare in croce", essendo persecuzioni e martirio riservati a Cristo e ad un limitato numero di grandi testimoni della fede.

Alla luce di queste semplici riflessioni, il tanto celebrato mistero della sofferenza, potrebbe perdere larga parte di quel carattere mistico, casuale e stocastico oggi tanto spesso invocato e sbandierato: la missione della Chiesa e dei credenti potrebbe pertanto essere non tanto quella di indicare colpevoli ed innocenti, misteri ed enigmi, dubbi ed interrogativi ma piuttosto quella di riflettere e di far riflettere sulla possibilità che molti mali che oggi affliggono l’umanità non siano solo frutto della fragilità, della follia e della malvagità umana ma anche e soprattutto dell’incapacità di crescere nella fede e di portare frutti di salvezza. Non è forse un caso che, nel Vangelo di Luca, la parabola del fico sterile (Luca 13, 6-9) segua immediatamente gli inviti alla conversione, dopo gli inspiegabili massacri di Pilato e l’incomprensibile caduta della torre di Siloe su un gran numero di giudei innocenti (Luca 13,1-5).
Ultima modifica di domingo7 il 13/10/2014, 22:31, modificato 4 volte in totale.
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Ma come si conviene a dei santi, né fornicazione, né alcuna impurità, né avarizia, sia neppur nominata fra voi; né disonestà, né buffonerie, né facezie scurrili, che son cose sconvenienti; ma piuttosto, rendimento di grazie [Efesini 5,3-4]
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domingo7
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Autocompiacimento o semplici sviste?

Messaggio da domingo7 »

Che. talora. nel cattolicesimo ci sia stato e ci sia un certo autocompiacimento nei confronti della sofferenza mi pare che emerga dalla traduzione del versetto:

“Dio è fedele e non permetterà che siamo tentati oltre le nostre forze, ma con la tentazione ci darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla” (1 Corinzi 10,13).

In alcune Bibbie delle Paoline la via d'uscita sparisce misteriosamente e rimane solo la forza di sopportare ......

Eppure, se ben ricordo, nel testo greco ci sono entrambe .....
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Ma come si conviene a dei santi, né fornicazione, né alcuna impurità, né avarizia, sia neppur nominata fra voi; né disonestà, né buffonerie, né facezie scurrili, che son cose sconvenienti; ma piuttosto, rendimento di grazie [Efesini 5,3-4]
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Vittorino
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Messaggio da Vittorino »

Ringrazio Domingo e Quixote per le loro delucidazioni.
Anch’io penso, al contrario di molte convinzioni del passato (e forse anche odierne), che la sofferenza non sia un “passaggio necessario” per accedere alla grazia di Dio o per espiare nostre o altrui colpe, ma sia una conseguenza inevitabile e inderogabile per mantenere una vita “giusta” e in armonia con i comandamenti divini basati sulla giustizia e sull’amore verso il prossimo.
I capitoli della Bibbia che comprendono la professione di fede e il cammino verso Gerusalemme,ci presentano un Gesù ormai consapevole dell’ineluttabilità delle sofferenze a cui doveva andare incontro, e in particolare il versetto di Matteo 16, 21, ci dice che è da quel momento che egli “parla apertamente” e accetta ciò che lo attendeva: «Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto …».
Non so se Gesù abbia mai precedentemente pensato di poter espletare altrimenti la sua missione terrena, ad ogni modo è certo che da quel momento egli è consapevole che non ve ne poteva essere un’altra.
:strettamano:
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Vincolo o obiettivo?

Messaggio da domingo7 »

Anch’io penso, al contrario di molte convinzioni del passato (e forse anche odierne), che la sofferenza non sia un “passaggio necessario” per accedere alla grazia di Dio o per espiare nostre o altrui colpe, ma sia una conseguenza inevitabile e inderogabile per mantenere una vita “giusta” e in armonia con i comandamenti divini basati sulla giustizia e sull’amore verso il prossimo.
Qualsiasi persona ragionevole è portata a credere che la salvezza dell'umanità possa venire dall'amore di Dio, dall'amore del prossimo e dall'amore verso noi stessi. Sofferenza e croce non sembrano pertanto obiettivi da raggiungere ma piuttosto vincoli, talora evitabili e talvolta inevitabili, per rimanere fedeli al Vangelo del Regno (lo stesso Gesù non invita al martirio ed alla sofferenza ad ogni costo ma invita i perseguitati alla fuga.....quando vi perseguiteranno in una città fuggite in un'altra Matteo 10,23). Dimenticare che la sofferenza è solo un prezzo da pagare per rimanere fedeli alla legge dell'amore, è un vero e proprio capovolgimento dei più alti principi morali del cristianesimo, capovolgimento che rischia di rendere odiosa tutta la rivelazione, sostituendo la roboante gloria della sofferenza all'impegno discreto e misericordioso della carità.
I capitoli della Bibbia che comprendono la professione di fede e il cammino verso Gerusalemme,ci presentano un Gesù ormai consapevole dell’ineluttabilità delle sofferenze a cui doveva andare incontro, e in particolare il versetto di Matteo 16, 21, ci dice che è da quel momento che egli “parla apertamente” e accetta ciò che lo attendeva: «Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto …».
Non so se Gesù abbia mai precedentemente pensato di poter espletare altrimenti la sua missione terrena, ad ogni modo è certo che da quel momento egli è consapevole che non ve ne poteva essere un’altra.
Il rifiuto ostinato del Salvatore cambiò brutalmente il corso della storia, obbligando Gesù a seguire la via del Calvario. Sembra pertanto logico concludere che non è tanto Dio che avrebbe potuto salvare diversamente l’uomo, ma piuttosto l’uomo che avrebbe potuto salvarsi in modo differente, accettando Cristo, il suo Regno ed il suo Vangelo….. In pratica, Gesù Cristo si trovò di fronte ad una scelta forzata, imposta dalla perversa alleanza della malvagità umana (Giovanni 8,37) con i deliri di potere di Satana il Diavolo (Matteo 4,8-9). La croce avrebbe potuto essere evitata solo rinunciando definitivamente all'annuncio del Vangelo o, peggio, stringendo un'alleanza infame con il Principe delle Tenebre. La prima soluzione avrebbe congelato tutte le prospettive di salvezza dell'umanità, mentre la seconda soluzione avrebbe prodotto un messianesimo potente, glorioso e sanguinario. L'obbedienza di Cristo al Padre si manifestò quindi, non tanto nel piacere perverso e masochista di accettare la sofferenza e la morte fini a se stesse, ma piuttosto nel lucido proposito di abbracciare con infinito amore l'unica via ancora aperta e praticabile.
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Messaggio da Vittorino »

Grazie Domingo sei stato molto chiaro e sono d'accordo con tutto ciò che hai condiviso con noi.
:ok: :strettamano:
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Messaggio da Vittorino »

Secondo quanto sin qui detto, è giusto dire, come si sente spesso, che "Dio mette alla prova", o non sarebbe più appropriato dire che "Dio permette la prova"?
L'episodio di Giobbe sembra propendere più per la seconda ipotesi.
:strettamano:
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domingo7
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Messaggio da domingo7 »

Dio non mette nessuno alla prova
semmai permette la prova ....

ma sa trarre i pii dalla tentazione (2 Pietro 2,9)
e dona sia la forza per sopportarla che la via di uscita (1 Corinzi 10,13)

Inoltre ai tempi di Giobbe in cielo c'era Satana
che stava con gli angeli intorno al trono di Dio (Giobbe 2)

mentre oggi Satana è stato cacciato (Apocalisse 12)
e in cielo regna Cristo con tutti i Santi
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Messaggio da Vittorino »

domingo7 ha scritto:Dio non mette nessuno alla prova
semmai permette la prova ....

ma sa trarre i pii dalla tentazione (2 Pietro 2,9)
e dona sia la forza per sopportarla che la via di uscita (1 Corinzi 10,13)

Inoltre ai tempi di Giobbe in cielo c'era Satana
che stava con gli angeli intorno al trono di Dio (Giobbe 2)

mentre oggi Satana è stato cacciato (Apocalisse 12)
e in cielo regna Cristo con tutti i Santi
Caro Domingo, l'importante è sfatare il luogo comune che "Dio mette alla prova" e, come saprai meglio di me, la cosa non è molto facile. Mi auguro che questo breve scambio di idee possa contribuirvi.
La tua ultima frase: "in cielo regna Cristo con tutti i Santi", non penso alluda al "Regno di Cristo con i 144.000" :ironico:
Ciao
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D-o permette la prova ?

Messaggio da Ray »

Vittorino ha scritto:
domingo7 ha scritto:Dio non mette nessuno alla prova
semmai permette la prova ....


ma sa trarre i pii dalla tentazione (2 Pietro 2,9)
e dona sia la forza per sopportarla che la via di uscita (1 Corinzi 10,13)

Inoltre ai tempi di Giobbe in cielo c'era Satana
che stava con gli angeli intorno al trono di Dio (Giobbe 2)

mentre oggi Satana è stato cacciato (Apocalisse 12)
e in cielo regna Cristo con tutti i Santi
Caro Domingo, l'importante è sfatare il luogo comune che "Dio mette alla prova" e, come saprai meglio di me, la cosa non è molto facile. Mi auguro che questo breve scambio di idee possa contribuirvi.
La tua ultima frase: "in cielo regna Cristo con tutti i Santi", non penso alluda al "Regno di Cristo con i 144.000" :ironico:
Ciao
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TRADUZIONE DEL NUOVO MONDO:
.+ 13 Quando è nella prova, nessuno dica: “Sono provato da Dio”. Poiché con i mali Dio non può essere provato né egli stesso prova alcuno. 14 Ma ciascuno è provato essendo attirato e adescato dal proprio desiderio.
http://www.jw.org/it/pubblicazioni/bibb ... giacomo/1/" onclick="window.open(this.href);return false;
Giacomo 1:
13 Nessuno, quand'è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno; 14 invece ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce. Nuova riveduta
Giacomo 1: -13 Nessuno, quando è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male. 14 Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce;CEI Gerusalemme.
Giacomo 1:13 Niuno, essendo tentato, dica: Io son tentato da Dio; poichè Iddio non può esser tentato di mali, e altresì non tenta alcuno. 14 Ma ciascuno è tentato, essendo attratto e adescato dalla propria concupiscenza.Diodati
Giacomo 1:13 Nessuno, quand'è tentato, dica: Io son tentato da Dio; perché Dio non può esser tentato dal male, né Egli stesso tenta alcuno; 14 ma ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo adesca. Luzzi Riveduta
Solo la traduzione della CEI aggiunge male al versetto 13 del 1 cap. di Giacomo.
Nessuno, quand’è tentato, dica: Io son tentato da Dio; perché Dio non può esser tentato dal male, né Egli stesso tenta alcuno;
μηδεὶς πειραζόμενος λεγέτω ὅτι ἀπὸ θεοῦ πειράζομαι· ὁ γὰρ θεὸς ἀπείραστος ἐστιν κακῶν, πειράζει δὲ αὐτὸς οὐδένα.
http://www.la-parola.it/RB.php?Libro=Giacomo&Capitolo=1" onclick="window.open(this.href);return false;

Potrebbe D-o permettere le prove ?
E responsabile delle prove spirituali o di altro genere ? :boh:
Personalmente penso di NO,almeno quello che si legge dalle altre traduzioni,poi lascio
la traduzione ai grecisti,ecco perché ho postato anche il greco.
Ray

Le falsificazioni e le varianti involontarie si accumulano man mano che un testo è ricopiato attraverso i secoli. Ogni scriba riproduce gli errori degli scribi precedenti e ne aggiunge di propri. Non possediamo alcun originale dei libri del nuovo testamento, ma neppure copie eseguite direttamente sugli originali, né copie di copie...Bart D. Ehrman
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Vittorino
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Messaggio da Vittorino »

Ray ha scritto:Potrebbe D-o permettere le prove ?
E responsabile delle prove spirituali o di altro genere ? :boh:
Personalmente penso di NO,almeno quello che si legge dalle altre traduzioni,poi lascio
la traduzione ai grecisti,ecco perché ho postato anche il greco.
Il fatto che Dio permette la prova, non significa affatto che ne sia responsabile, anzi dimostra l'esatto contrario.
L'episodio di Giobbe ci ammaestra sulla nostra responsabilità di amare il nostro Creatore non solo nel bene, ma anche quando le cose vanno meno bene.
:strettamano:
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Messaggio da Ray »

Vittorino ha scritto:
Ray ha scritto:Potrebbe D-o permettere le prove ?
E responsabile delle prove spirituali o di altro genere ? :boh:
Personalmente penso di NO,almeno quello che si legge dalle altre traduzioni,poi lascio
la traduzione ai grecisti,ecco perché ho postato anche il greco.
Il fatto che Dio permette la prova, non significa affatto che ne sia responsabile, anzi dimostra l'esatto contrario.
L'episodio di Giobbe ci ammaestra sulla nostra responsabilità di amare il nostro Creatore non solo nel bene, ma anche quando le cose vanno meno bene.
:strettamano:
La vita di Giobbe ha come perno la sofferenza.
Con la sua sofferenza ci insegna ad esercitare fede in D-o.
Mentre noi stiamo parlando di D-o che permette le prove per esercitare fede in "Lui ".
Ma come recita il versetto 14 di Giacomo :
Ma ciascuno è tentato, essendo attratto e adescato dalla propria concupiscenza
D-o non c'entra ne con le prove ne con il permettere,semmai è l'uomo che è attratto ed adescato dal "peccaminoso".
che poi peccaminoso o il peccato sarebbe un interessate tema da svolgere.. :occhiol:
Ray

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Carissimo Vittorino

Messaggio da domingo7 »

La tua ultima frase: "in cielo regna Cristo con tutti i Santi", non penso alluda al "Regno di Cristo con i 144.000"
Sai come è .......ognuno ha i suoi santi in cielo ......

I tdG hanno Ario, Eunomio, Socino, Newton, Russel, Ruthford e Knorr .... e Cristo regna dal 1914 ....

Noi cattolici abbiamo Maria, Giuseppe, Pietro, Paolo, Andrea, Giacomo, Giovanni, Francesco, Antonio, Galileo Galilei.....e Cristo regna dai tempi della sua assunzione in cielo ....

Cristo comunque non regna e non regnerà da solo ma insieme a tutti i suoi santi. Egli verrà nella gloria del Padre, con gli angeli ed i santi a giudicare il mondo (Daniele 7,27; Zaccaria 14,5; Marco 8,38; Luca 9,26; Luca 22,28-30; 1 Corinzi 6,2; 1 Tessalonicesi 3,13). Inoltre martiri e santi saranno un regno e sacerdoti di Dio e del Cristo e regneranno con lui per mille anni (Apocalisse 1,6; 5,10 e 20,6).

Allora il regno, il potere e la grandezza di tutti i regni che sono sotto il cielo saranno dati al popolo dei santi dell'Altissimo, il cui regno sarà eterno e tutti i regni lo serviranno ed obbediranno (Daniele 7,27).
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BabylonTheGreat
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Messaggio da BabylonTheGreat »

domingo7 ha scritto: I tdG hanno Ario, Eunomio, Socino, Newton, Russel, Ruthford e Knorr .... e Cristo regna dal 1914 ....
Penso che i personaggi da me evidenziati si stanno rivoltando nella tomba per la tua affermazione! :risata: :ironico:
'La sapienza si estende vigorosa da un'estremità all'altra e governa a meraviglia l'universo. È lei che ho amato e corteggiato fin dalla mia giovinezza, ho bramato di farla mia sposa, mi sono innamorato della sua bellezza.' Sp 8:1-2
viewtopic.php?f=7&t=18867
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domingo7
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Carissimo Babylon

Messaggio da domingo7 »

domingo7 ha scritto:I tdG hanno Ario, Eunomio, Socino, Newton, Russel, Ruthford e Knorr .... e Cristo regna dal 1914 ....
Penso che i personaggi da me evidenziati si stanno rivoltando nella tomba per la tua affermazione!
Puoi non crederci, ma non volevo davvero sfottere i santi geovitici ed unitariani .....
Ogni gruppo religioso pensa che in cielo vadano i campioni della propria fede .....

Che poi ci siano realmente è tutta un'altra storia ......
(e questo potrebbe esser vero anche per qualche santo cattolico ....... )
Presentazione

Ma come si conviene a dei santi, né fornicazione, né alcuna impurità, né avarizia, sia neppur nominata fra voi; né disonestà, né buffonerie, né facezie scurrili, che son cose sconvenienti; ma piuttosto, rendimento di grazie [Efesini 5,3-4]
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Vittorino
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Messaggio da Vittorino »

Ray ha scritto: La vita di Giobbe ha come perno la sofferenza.
Con la sua sofferenza ci insegna ad esercitare fede in D-o.
Mentre noi stiamo parlando di D-o che permette le prove per esercitare fede in "Lui ".
Ma come recita il versetto 14 di Giacomo :
Ma ciascuno è tentato, essendo attratto e adescato dalla propria concupiscenza
D-o non c'entra ne con le prove ne con il permettere,semmai è l'uomo che è attratto ed adescato dal "peccaminoso".
che poi peccaminoso o il peccato sarebbe un interessate tema da svolgere.. :occhiol:
Dalla prefazione al libro di Giobbe della Bibbia di Gerusalemme, p. 1036, riporto (grassetto mio):
«C'era una volta un grande servo di Dio chiamato Giobbe, che viveva ricco e felice. Dio permise a Satana di tentarlo per vedere se fosse rimasto fedele anche nella cattiva sorte
Interessante leggere tutta la prefazione che arriva sino a p. 1039.
:strettamano:
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Ray
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Messaggio da Ray »

Vittorino ha scritto:
Ray ha scritto: La vita di Giobbe ha come perno la sofferenza.
Con la sua sofferenza ci insegna ad esercitare fede in D-o.
Mentre noi stiamo parlando di D-o che permette le prove per esercitare fede in "Lui ".
Ma come recita il versetto 14 di Giacomo :
Ma ciascuno è tentato, essendo attratto e adescato dalla propria concupiscenza
D-o non c'entra ne con le prove ne con il permettere,semmai è l'uomo che è attratto ed adescato dal "peccaminoso".
che poi peccaminoso o il peccato sarebbe un interessate tema da svolgere.. :occhiol:
Dalla prefazione al libro di Giobbe della Bibbia di Gerusalemme, p. 1036, riporto (grassetto mio):
«C'era una volta un grande servo di Dio chiamato Giobbe, che viveva ricco e felice. Dio permise a Satana di tentarlo per vedere se fosse rimasto fedele anche nella cattiva sorte
Interessante leggere tutta la prefazione che arriva sino a p. 1039.
:strettamano:
Ma figurati se non conoscevo la storiella della tentazione di satana,i tdg ci montano la storia che è sempre
satana che agisce dietro ad ogni azione malvagia o fatto negativo ,accaduto ,catastrofe naturali,e l'eterno dilemma
della contesa universale.

Questo racconto di Giobbe fra mito e fervore religioso mi ha sempre fatto pensare ad un racconto fantasioso.
Secondo te D-o permette che ammazzino tutta la famiglia ,animali e altro per poi
dargli di nuovo figli e animali perché D-o e satana devono provarlo ?
:triste:
Ray

Le falsificazioni e le varianti involontarie si accumulano man mano che un testo è ricopiato attraverso i secoli. Ogni scriba riproduce gli errori degli scribi precedenti e ne aggiunge di propri. Non possediamo alcun originale dei libri del nuovo testamento, ma neppure copie eseguite direttamente sugli originali, né copie di copie...Bart D. Ehrman
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Messaggio da afterlife_taste »

il racconto di Giobbe, come molti altre situazioni raccontate nella bibbia, mi porta a pensare che il messaggio sia uno solo: la vita sembra una farsa. non voglio pensare che lo è sempre, perchè la vita in teoria è una cosa seria, ma resta sempre il vuote del perchè della morte, della sofferenza, della pochezza dell'essere umano
on ho provato personalmente il dolore della perdita di una persona cara come un genitore, ma anche il solo pensiero mi fa stare male da... morire, non tanto per la morte in sè perchè quando tutto è finito, è finito e amen. i dolore è per il "presente", che i rapporti sono quelli che sono, le condizioni di salute fisica, mentale, economica.. l'unica cosa che da senso alla vita è proprio la morte
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domingo7
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Carissimo Ray

Messaggio da domingo7 »

Questo racconto di Giobbe fra mito e fervore religioso mi ha sempre fatto pensare ad un racconto fantasioso.
Secondo te D-o permette che ammazzino tutta la famiglia ,animali e altro per poi
dargli di nuovo figli e animali perché D-o e satana devono provarlo ?
Lo stesso discorso si potrebbe fare per il Figlio
lasciato morire in croce e poi, dopo tre giorni resuscitato ....

La ribellione ciclopica di Adamo e di Satana fece un male terribile al buon Dio
che dovette sentirsi come un padre onesto accusato delle cose più turpi da un figlio ribelle ....

Un'alleanza tra Gesù e Satana fu sempre e comunque possibile
visto che Cristo era anche figlio dell'uomo e non solo figlio di Dio .....

Avrebbe prodotto un regno potentissimo su tutta la terra
aprendo all'uomo prospettive millenarie di ricchezza e di benessere
tagliando fuori Dio dalla storia ed esaltando Satana .....

A Cristo sarebbe rimasta la parte di un utile idiota, magari semi dio
ma ormai fantoccio e burattino nelle mani del principe del male....

Non ci sarebbeero stati tre secoli di persecuzioni
ma millenni di gloria e prosperità .....
seguiti pperò da una catastrofe finale immane ....
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Vittorino
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Messaggio da Vittorino »

Ray ha scritto: Ma figurati se non conoscevo la storiella della tentazione di satana,i tdg ci montano la storia che è sempre
satana che agisce dietro ad ogni azione malvagia o fatto negativo ,accaduto ,catastrofe naturali,e l'eterno dilemma
della contesa universale.

Questo racconto di Giobbe fra mito e fervore religioso mi ha sempre fatto pensare ad un racconto fantasioso.
Secondo te D-o permette che ammazzino tutta la famiglia ,animali e altro per poi
dargli di nuovo figli e animali perché D-o e satana devono provarlo ?
:triste:
Hai ragione Ray.
Secondo i più accreditati studi teologici, l'AT si suddivide in 3 parti:
1) Libri Storici 2) Libri Profetici 3) Libri Poetici e Sapienziali
Non mi dilungherò sui particolari (molti testi lo fanno meglio di me), ma mi limiterò a dire che il Libro di Giobbe, unitamente a Proverbi, Siracide, Sapienza, Qoèlet, Salmi e Cantico dei Cantici, fanno parte della terza categoria. Un'ulteriore suddivisione pone Giobbe, Sapienza e Qoèlet nei libri cosiddetti "contestatori" (Post-esilio).
Il Libro di Giobbe è sempre stato di difficile classificazione come genere letterario e Alonso Schokel lo presenta come un dramma teatrale. Altri lo considerano un "Atto Processuale" con accusa, testimoni e Giudice. Altri ancora lo considerano come un Salmo di Lamentazione. Pochissimi lo considerano un fatto realmente accaduto.
La sua fondamentale importanza è dovuta al fatto che rappresenta il decisivo passaggio fra la "Sapienza Tradizionale" (dove chi stava bene era benedetto da Dio e chi stava male no), alla "Sapienza Critica" dove, in previsione di Gesù, veniva preso in considerazione il fatto che anche il giusto poteva innocentemente soffrire e non veniva però abbandonato da Dio.
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Ray
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Messaggio da Ray »

domingo7 ha scritto:
Questo racconto di Giobbe fra mito e fervore religioso mi ha sempre fatto pensare ad un racconto fantasioso.
Secondo te D-o permette che ammazzino tutta la famiglia ,animali e altro per poi
dargli di nuovo figli e animali perché D-o e satana devono provarlo ?
Lo stesso discorso si potrebbe fare per il Figlio
lasciato morire in croce e poi, dopo tre giorni resuscitato ....

La ribellione ciclopica di Adamo e di Satana fece un male terribile al buon Dio
che dovette sentirsi come un padre onesto accusato delle cose più turpi da un figlio ribelle ....

Un'alleanza tra Gesù e Satana fu sempre e comunque possibile
visto che Cristo era anche figlio dell'uomo e non solo figlio di Dio .....

Avrebbe prodotto un regno potentissimo su tutta la terra
aprendo all'uomo prospettive millenarie di ricchezza e di benessere
tagliando fuori Dio dalla storia ed esaltando Satana .....

A Cristo sarebbe rimasta la parte di un utile idiota, magari semi dio
ma ormai fantoccio e burattino nelle mani del principe del male....

Non ci sarebbeero stati tre secoli di persecuzioni
ma millenni di gloria e prosperità .....
seguiti pperò da una catastrofe finale immane ....
Dovremmo conoscere con esattezza dove incomincia la storia reale e dove finisce il mito di un libro o rotolo.

Purtroppo per me e buono per i credenti delle religioni create e fatte dagli uomini ,non possiamo
saperlo con precisione,non ci sono originali,anche se ultimamente ci aiuta la scienza. :occhiol:
Ray

Le falsificazioni e le varianti involontarie si accumulano man mano che un testo è ricopiato attraverso i secoli. Ogni scriba riproduce gli errori degli scribi precedenti e ne aggiunge di propri. Non possediamo alcun originale dei libri del nuovo testamento, ma neppure copie eseguite direttamente sugli originali, né copie di copie...Bart D. Ehrman
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Victor67

Messaggio da Victor67 »

afterlife_taste ha scritto:il racconto di Giobbe, come molti altre situazioni raccontate nella bibbia, mi porta a pensare che il messaggio sia uno solo: la vita sembra una farsa. non voglio pensare che lo è sempre, perchè la vita in teoria è una cosa seria, ma resta sempre il vuote del perchè della morte, della sofferenza, della pochezza dell'essere umano
on ho provato personalmente il dolore della perdita di una persona cara come un genitore, ma anche il solo pensiero mi fa stare male da... morire, non tanto per la morte in sè perchè quando tutto è finito, è finito e amen. i dolore è per il "presente", che i rapporti sono quelli che sono, le condizioni di salute fisica, mentale, economica.. l'unica cosa che da senso alla vita è proprio la morte
Giobbe è come tutti noi quando sentiamo l'ingiustizia del nostro soffrire, quando ogni cosa attorno sembra non darci speranza, e non sappiamo perché quel male sia toccato proprio a noi. Giobbe continua a credere nella giustizia di Dio nonostante tutto quello che gli è capitato, sa di non meritare tutte le sofferenze che subisce, e non si arrende, continua ad avere fiducia, contro il parere degli amici e persino della moglie che gli dice di maledire Dio e poi morire.
Giobbe non smette di credere, la sua luce è la consapevolezza di essere nel giusto, crede nella giustizia di Dio che non può punirlo con tutte quelle sofferenze, perché lui non ha fatto nulla di male. Alla fine Dio lo premia per la sua fede, e gli dà molto più di tutto quello che gli aveva tolto. Giobbe ha una fede fortissima nella giustizia di Dio: se Dio è giusto, non può farlo soffrire in quel modo, non può finire tutto con la morte, sarebbe una morte ingiusta.
Giobbe ci fa capire che, se continuiamo ad avere fede in Dio, nonostante le prove, le sofferenze della nostra vita, anche le più grandi, come la morte delle persone care, Dio non ci abbandona, ma ci premia con una nuova vita. Giobbe ci insegna che, se crediamo in Dio, non sarà la morte a chiudere la nostra esistenza, il senso ultimo sarà la Vita.

Un saluto
Vittorio
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Messaggio da afterlife_taste »

Victor67 ha scritto:Giobbe è come tutti noi quando sentiamo l'ingiustizia del nostro soffrire, quando ogni cosa attorno sembra non darci speranza, e non sappiamo perché quel male sia toccato proprio a noi. Giobbe continua a credere nella giustizia di Dio nonostante tutto quello che gli è capitato, sa di non meritare tutte le sofferenze che subisce, e non si arrende, continua ad avere fiducia, contro il parere degli amici e persino della moglie che gli dice di maledire Dio e poi morire.
Giobbe non smette di credere, la sua luce è la consapevolezza di essere nel giusto, crede nella giustizia di Dio che non può punirlo con tutte quelle sofferenze, perché lui non ha fatto nulla di male. Alla fine Dio lo premia per la sua fede, e gli dà molto più di tutto quello che gli aveva tolto. Giobbe ha una fede fortissima nella giustizia di Dio: se Dio è giusto, non può farlo soffrire in quel modo, non può finire tutto con la morte, sarebbe una morte ingiusta.
Giobbe ci fa capire che, se continuiamo ad avere fede in Dio, nonostante le prove, le sofferenze della nostra vita, anche le più grandi, come la morte delle persone care, Dio non ci abbandona, ma ci premia con una nuova vita. Giobbe ci insegna che, se crediamo in Dio, non sarà la morte a chiudere la nostra esistenza, il senso ultimo sarà la Vita.

Un saluto
Vittorio

che dire, abbiamo un punto di vista molto diverso
Victor67

Messaggio da Victor67 »

afterlife_taste ha scritto:che dire, abbiamo un punto di vista molto diverso
Certamente, rispetto il tuo punto di vista, quella che ho esposto è la visione cristiana del libro di Giobbe.
Il messaggio cristiano espresso in Giobbe è che la fede nella giustizia di Dio vince la morte e dona una nuova vita. Sarà Gesù ad incarnare il Giusto che soffre, patisce ingiustamente, subisce una morte nella più atroce sofferenza, ma alla fine la morte non ha l'ultima parola. Gesù vince la morte, risorge e dona chiunque crede in lui una nuova Vita.

Un saluto
Vittorio
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