Per Argo
" ipotizzando che per qualche motivo sia davvero il primo archeologo ad aver indicato la tomba tra tante per primo rimane aperta la questione del perche' non potrebbe esserne il secondo ad interpretarne l'esatto significato e la giusta origine. sempre che di "primo" o "secondo" archeologo si possa parlare..
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E' possibilissimo, ma il problema come ripeto è un altro. Quell'archeologo ti dice che quella è la tomba del faraone Ramses II, e tu, se lo consideri un criminale lestofante, come fai ad essere certo che sia la tomba di Ramses II? Tu puoi essere bravo quando vuoi a scavare, ma se non ti fidi dell'archeologo in questione non saprai mai se stai scavando nella tomba giusta, perché ci sono altri archeologi che indicano altre tombe (gnostici, giudeo-cristiani, ecc. coi loro rispettivi "canoni"). Fuori di metafora: questi libri sono frutto di un dibattito ecclesiastico, al punto che alcuni libri sono arrivati alla canonizzazione nel IV secolo, cioè DOPO che la Chiesa aveva già partorito alcune dottrine che i protestanti rigettano, ad esempio il culto dei santi. Se questi ecclesiastici erano apostati, e si sono sbagliati su vari argomenti, compresa la venerazione a Maria e ai santi, perché dovremmo affidarsi a questa loro ancora più tarda decisione su cosa sia da inserire e cosa no nella Bibbia? I protestanti hanno la pessima abitudine di credere che il NT sia caduto rilegato dal cielo nel I secolo: non è affatto così. Esso è una creazione della Chiesa, al pari di tante altre dottrine, una tarda creazione della Chiesa aggiungo. Ergo, o si postula che la Chiesa sia sempre infallibile, oppure non c'è nessuna garanzia che lo fosse quando selezionò il canone. Se la Chiesa non è sempre guidata da Dio, niente garantisce che lo fosse anche allora.
Il mio è il pensiero della Chiesa, dei cristiani, da ancora prima che avessero il NT in base al quale i protestanti pretendono di venirci a dire cosa credere.
Infatti, in nessun libro della Bibbia sta scritto quali siano i libri della Bibbia, per saperlo occorre rifarsi ad una tradizione che tramandi quali siano i libri della Bibbia, cioè a qualcosa di extra-scritturale, e questa tradizione a cui i protestanti si rifanno, e non possono non rifarsi, è quella della mia Chiesa. Mi sia lecito citare un brano del noto epistemologo Feyerabend sull’imprescindibilità della tradizione:
“Fin da Marcione e dall'eresia gnostica era chiaro che il semplice richiamo alla parola di Dio non portava a risultati inequivocabili. Le Scritture, depositarie di questa parola, potevano essere interpretate in modi differenti, tanto più che non erano ancora disponibili in una forma canonica. Per rendere univoca l'interpretazione, Ireneo, Atanasio e altri collegarono la Scrittura con la tradizione che sostenevano, così da eliminare lo gnosticismo e suffragare le proprie idee. Da quel momento, la conoscenza di Dio non si fondò più sulla parola di Dio, ma sulla parola di Dio così come l'avevano intesa gli apostoli e come l'avevano tramandata ai contemporanei attraverso un'ininterrotta catena storica. Punti controversi vennero di tanto in tanto discussi nei concili e risolti con il ricorso a ulteriori decisioni. Alcuni protestanti radicali volevano purificare la parola di Dio da tutte le sovrapposizioni umane. Anch'essi, come gli empiristi astratti, pensavano che la sola parola di Dio, al di fuori della storia e delle conclusioni umane, fosse in grado di illuminare lo spirito dell'uomo e di comunicargli la conoscenza di Dio e del mondo. Qui la pura parola di Dio, liberata dalla tradizione e dalle conclusioni dell'uomo, là la pura esperienza, libera da pregiudizi: è questa una connessione di idee spesso citata sul finire del XVI e agli inizi del XVII secolo.
Ma la concezione che ne è alla base è insostenibile e può essere confutata con pochi argomenti. Questi vennero sollevati per la prima volta da François Veron contro il protestantesimo, ma hanno pari valore contro la teoria dell'esperienza pura. Cito queste, e non le critiche più tarde, perché sono semplici e indicano direttamente e in maniera evidentissima l'errore.
« Per voi - diceva Veron ai protestanti, che egli combatteva con il suo « canone » (la sua argomentazione) tanto sulle piazze dei mercati quanto nelle riunioni di dotti - la parola di Dio è la base di ogni conoscenza, e in particolare la parola di Dio non contaminata dalla tradizione e dal pensiero dell'uomo.
Ma dove trovo questa parola?» Gli si porgeva una Bibbia. « Voi promettete la parola di Dio e mi date un libro » - rispondeva - « Cosa devo pensare? » Gli spiegavano che lì c'era la parola di Dio. «Allora, voi non cominciate dalla parola di Dio, bensì dalla vostra opinione e poi, sulla base di questa, introducete la parola di Dio. Ma voi dite anche che le opinioni non devono aver più spazio, all'infuori di quelle che derivano dalla parola di Dio. » Gli spiegavano che già i padri e i padri dei padri consideravano quel libro come la parola di Dio.
« Padri e padri dei padri? Dunque vi richiamate a una tradizione per trovare la parola di Dio, e dovete seguirla, perché altrimenti non potreste separare la parola di Dio da quella di un malfattore. » « Inoltre - seguitava Veron - supponiamo di avere qui la parola di Dio; grazie a un miracolo abbiamo qui la parola di Dio. Come facciamo a comprenderla? Naturalmente, la vostra Bibbia è scritta in francese, e voi sapete il francese. Ma la comprensione della vostra lingua fa parte della vostra tradizione. Non è comprendere la parola di Dio, perché Dio non ha scritto una grammatica francese e non è neppure comprendere la tradizione da cui sgorga la parola di Dio. Perché questa tradizione era ebraica, aramaica, greca... »
L'argomento è chiaro e si lascia estendere al caso dell'empirismo: senza tradizione, nessun fondamento, dunque l'idea di un fondamento puro è un' assurdità.” (P. Feyerabend, Il realismo scientifico e l'autorità della scienza, Milano, Il Saggiatore, pag. 389-390)
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Inoltre credo nella potenza di Dio e nell'adempimento, e nella rivelazione del suo piano glorioso a prescindere dalla bontà di colui che Egli usa: infatti Mose' fu abbandonato alle acque del Nilo, e custodito e raccolto dalla famiglia di Faraone. Questo significa che vi fosse una qualche bontà divina in Faraone per il solo fatto che Faraone salvò il piano di Dio dalle acque del Nilo?No. Faraone, pur essendo colui che aveva custodito e protetto chi avrebbe adempiuto il Suo disegno, era nemico di Dio. "
E' veramente miracoloso. Tutti i protestanti con cui discuto, e pure i TdG. mi fanno questa medesima obiezione. La bontà della Chiesa non c'entra nulla, quello che conta è la sua infallibilità. Tu non basi le tue dottrine sul faraone d'Egitto, né hai bisogno che sia infallibile, o buono. Non è possibile sostenere che Dio abbia ritirato la sua investitura divina alla Chiesa, come fece con Saul ad esempio, perché, se ammettiamo un'eventualità del genere, non possiamo più determinare
quando questo avvenne. Dopo la chiusura del canone? Così i protestanti potrebbero rigettare la Chiesa, e tenersi il canone... Ma la Chiesa era già tutto quello che i protestanti odiano dottrinalmente già
prima che il canone si chiudesse, ergo se essi credono che i peccati di un’organizzazione possano far ritirare la sua investitura divina se ne evince che questi uomini erano già senza legittimità mentre sceglievano discutendo quali libri erano canonici, ma allora da capo questo canone non ha nessuna garanzia di validità. E poi, sappiamo che l'alleanza con la Chiesa non cesserà mai, perché le porte degli inferi non prevarranno su di essa. Da ultimo è impossibile sostenere che Dio abbia ritirato il suo appoggio alla Chiesa sulla base di ipotetiche malefatte perché nessuno può calcolare, stante il fatto che sono esistiti miliardi di cattolici, se l’attivo abbia superato il passivo o viceversa.