Il Nuovo Testamento

Sezione dove porre domande sulla Bibbia e sulla sua interpretazione

Moderatore: Achille

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jwscientist
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Il Nuovo Testamento

Messaggio da jwscientist »

Il nuovo testmnto fu scritto in lingua greca. ora io mi chiedo se gli apostli di Gesu' tutti , parlavano l 'ebraico ,e San Paolo parlava ebraico e latino la lingua parlata nella Roma antica , vorrei sapere come e' possibile che poi gli scritti che abbiamo ritrovato erano tutti in greco ???
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Gabriella Prosperi
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Messaggio da Gabriella Prosperi »

Qui trovi la spiegazione
http://www.scienzeantiche.it/cristianes ... gua_nt.pdf" target="_blank
Gabriella
La cosa più difficile a questo mondo? Vivere! Molta gente esiste, ecco tutto.Oscar Wilde
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polymetis
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Messaggio da polymetis »

Il greco a quel tempo era un po' come l'inglese oggi: la lingua franca. Se una persona voleva farsi leggere, scriveva in greco.
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Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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jwscientist
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Messaggio da jwscientist »

Grazie Gabriella e Poly .

Diciamo che tutti adesso puntiamo su Polymetis come uomo di ampissima cultura europeo, solo perche' Traniello ha perso potere , quando disse esiste la buona metafisica e la cattiva metafisica .

In realta' io lo riportai ad un signroe di una libreria, e lui mi disse ma cosa vuol dire ? la Metafisica e' solo un concetto dipende da come si usa , non eisste buona o cattiva, e' un concetto neutro .
Comunque se il meno di Tranielli e Polymetis , gli americani non avrebberosganciato le bombe a Hiroshima, Hitler no nsarebbe esistito , e i Testymoni di Geova non morirebbero nelle emergenze sangue .

Mi preoccupoi solo della loro caccia alle streghe , e alle eresie, e mi preoccupa, che considerano gli indioni di america meno amati da Dio dei Cattolici , oppure Ghandi
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sasa1965
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Messaggio da sasa1965 »

E vero come è stato detto che tutti i testi del nuovo testamento in nostro possesso sono in Greco .(lingua universale dell'epoca anche se vi erano alcune varianti) Ci sono però alcune testimonianze dell'esistenza di un vangelo scritto in ebraico e conservate fino al IV secolo. Come dice Girolamo (Nel vangelo che usano i Nazareni e gli Ebioniti, che recentemente io ho tradotto dall'ebraico in greco e che i più considerano il Matteo autentico)
(Girolamo, Commento a Matth. 12,13)
Se abbiamo bisogno di leggende, che queste leggende abbiano almeno l'emblema della verità! Mi piacciono le favole dei filosofi, rido di quelle dei bambini, odio quelle degli impostori.


François-Marie Arouet
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jwscientist
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Messaggio da jwscientist »

Un dei problemi della lingua ebraica era che non aveva le vocali e i verbi non avevano i tempi, quindi possimo dire che le profezie sono state falsificate con il verbo, oppèure che il nome di Dio puo' essere pronunciato in diverso modo, anche se esistendo la parola AlleluhJa credo che il nome fosse Jahve.

Ma le profezie di Salmi Isaia e Daniele , con i verbi al fututo, posson oessere state scritte dopo avvenute a ofatte avvenire leggendo nel passato libro del vecchio testamento
piergiorgio

Messaggio da piergiorgio »

sasa1965 ha scritto:E vero come è stato detto che tutti i testi del nuovo testamento in nostro possesso sono in Greco .(lingua universale dell'epoca anche se vi erano alcune varianti) Ci sono però alcune testimonianze dell'esistenza di un vangelo scritto in ebraico e conservate fino al IV secolo. Come dice Girolamo (Nel vangelo che usano i Nazareni e gli Ebioniti, che recentemente io ho tradotto dall'ebraico in greco e che i più considerano il Matteo autentico)
(Girolamo, Commento a Matth. 12,13)
Infatti:
Origene parla esplicitamente di un Vangelo di Matteo scritto in ebraico. L’esistenza di una primitiva versione ebraica di questo testo è testimoniata anche da San Girolamo (340-420 d.C. circa), l’autore della Vulgata latina, secondo cui ai suoi tempi un esemplare del Vangelo ebraico di Matteo veniva ancora conservato presso Cesarea, verso il 392 dopo Cristo. ([5])

Eusebio, nella sua Storia Ecclesiastica, riporta anche queste frasi attribuite a Papia vescovo di Gerapoli ([6]) (70-150 d.C.) tratte dalla sua opera “Esegesi degli Oracoli del Signore” che descrivono Marco come redattore o curatore (“interprete”) di un Vangelo e collaboratore dell’apostolo Pietro

In teoria esistono testimonianze molto antiche negli scritti dei Padri della Chiesa (le cosiddette prove esterne) che riportano informazioni sia sull’ordine di stesura dei Vangeli, sia sulla lingua nella quale vennero originariamente scritti. Secondo queste antiche testimonianze la lingua originaria dei Vangeli non era affatto il greco. Ad esempio lo storico della Chiesa Eusebio di Cesarea (265-340 d.C. circa) nella sua Storia Ecclesiastica, opera scritta tra il 315 e il 320 d.C. e pervenutaci in greco, riporta una citazione di Origene (185-250 d.C. circa) tratta dal “Commentario a Matteo” su questo argomento. Origene è il primo autore che fissa una cronologia certa per la stesura dei Vangeli. Inoltre egli afferma che il Vangelo di Matteo venne scritto originariamente in ebraico:

Nella Storia Ecclesiastica Eusebio citando Papia di Gerapoli utilizza proprio il termine greco ermhneuthj Petrou che significa interprete, traduttore (di Pietro) con riferimento a Marco. Questa parola in greco infatti è relativa a una traduzione piuttosto che a una composizione o a un commentario. Nel Vocabolario del Greco Antico di R. Romizi, Zanichelli, Bologna, seconda edizione, 2005 viene spiegato che ermeneuthj significa interprete o espositore. E’ nota poi anche la seguente citazione di Papia vescovo di Gerapoli sempre per opera di Eusebio di Cesarea che scrisse:

Cit. di Papia di Gerapoli in Eusebio, Storia Ecclesiastica, 3.39.16 – “Matteo mise per iscritto i loghia del Signore nella lingua ebraica, che poi ciascuno interpretò come potette.”

Nel testo l’enigmatica frase “ciascuno interpretò come potette” sembra dire che dalla primitiva versione in ebraico/aramaico del testo secondo Matteo vennero ricavate varie traduzioni o versioni in greco e che queste si diffusero in modo selvaggio. Del resto una constatazione del genere si trova già all’inizio del Vangelo di Luca in cui l’autore scrive: “poiché molti hanno posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra noi” (cfr. Luca 1:1).

Anche un altro autore molto antico come Ireneo di Lione (140-200 d.C. circa) basandosi forse sulla preesistente testimonianza di Papia scrive in Adversus Haereses, III,

Cit. di Ireneo di Lione in Eusebio, Storia Ecclesiastica, 5.8.2-4 – “Matteo pubblicò un Vangelo scritto presso gli Ebrei nella loro lingua mentre Pietro e Paolo predicavano il Vangelo a Roma e fondavano la Chiesa. Dopo la loro dipartita Marco, il discepolo ed interprete di Pietro, ci tramandò per iscritto quello che era stato predicato da Pietro. Anche Luca, il compagno di Paolo, registrò in un libro quello da lui predicato [da Paolo]. Successivamente Giovanni, il discepolo del Signore che si era piegato sul suo petto ([9]), pubblicò un Vangelo mentre risiedeva ad Efeso in Asia.”
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polymetis
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Messaggio da polymetis »

Oggi l'opinione prevalente degli studiosi è che Matteo sia stato composto in greco, al contrario l'opinione tradizionale dei biblisti cattolici è che sia stato composto in aramaico. Qui un sunto del punto cui sono giunti gli studi sull'autore del Vangelo di Matteo e la sua lingua d'origine:
http://www.christianismus.it/modules.ph ... =42&page=6" target="_blank

Autori.
Clementina Mazzucco: prof.ssa di filologia neotestamentaria all'università di Torino
Andrea Nicolotti: ricercatore presso il medesimo ateneo.
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Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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