Libertà e controllo mentale

Segnalazioni di pagine web che abbiano attinenza con i TdG e con le scienze bibliche.

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Achille
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Libertà e controllo mentale

Messaggio da Achille »

http://www.alkemica.net/articoli/entry/ ... lo-mentale" onclick="window.open(this.href);return false;

Interessante articolo.
"Tantum religio potuit suadere malorum".
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janquarius
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Messaggio da janquarius »

Cito alcuni passi dell'articolo:
Detto ciò, come potete prevenire che qualcuno controlli la vostra mente? L'arma più efficace a vostra disposizione è il dubbio, ossia di utilizzare il dubbio per porvi delle domande. Chiunque voglia controllare la vostra mente storce il naso non appena si nomina il dubbio, perché evitare di utilizzarlo significa scegliere di non pensare, di abdicare al vostro intelletto e alla vostra capacità di discernere il vero dal falso.
[...]
Può dirsi libero chi è in grado di governare i propri bisogni, le emozioni, i pensieri e le azioni, anziché esserne governato. Fintanto che il nostro discernimento è influenzato da caratteristiche familiari e nazionali, dalla cieca obbedienza, dall'emotività, da istinti, bisogni, paure, desideri e abitudini siamo come delle marionette. La libertà inizia quando siamo disposti a superare i condizionamenti dei bisogni, dell'emotività, delle abitudini, dei ruoli, dei preconcetti, delle esperienze passate, dell'ambiente, della cultura, delle opinioni e dei giudizi altrui.
Il dubbio costruttivo può risultare una soluzione. Non dimentichiamo però che chi è manipolato, spesso di suo è già disagiato (mentalmente intendo), quindi questo dubbio costruttivo può non funzionare affatto. Mi spiego meglio. Il dubbio può essere anche patologico, fino a portare la persona alla paranoia.
Riguardo l'ultima parte che ho citato, questo tipo di libertà ce l'hanno pochissime persone, molto probabilmente un 0,005% della popolazione, perché non essere condizionati dai bisogni, dall'emotività, dall'ambiente e dalla cultura sembra quasi irrealizzabile e mi pare che un po' tutti siamo manipolati (anche chi non appartiene a sette religiose o non è convinto di una determinata ideologia).
Quando una persona inizia a dubitare di quel che la circonda, può ritrovarsi a pensare che è manipolata da tutto (le cose già elencate in precedenza: famiglia, nazione, abitudini, ambiente, cultura, il sistema). A questo punto sorge la domanda: ma chi è veramente libero su questo pianeta?!
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Messaggio da Cogitabonda »

È vero, Janquarius, che il dubbio può essere patologico, che può essere paranoico. L'articolo linkato da Achille però parla di dubbio costruttivo, che formula delle ipotesi e le verifica sperimentalmente.
Se per esempio ti viene il dubbio che un amico non sia leale e sincero come ti ha sempre fatto credere, puoi trovare modi per mettere alla prova la sua sincerità. L'importante è saper accettare con umiltà le risposte che otteniamo da tali esperimenti. È quella la parte più difficile, perché tanti preferiscono aggrapparsi a ciò che è stato loro inculcato, oppure a ciò che a loro piace credere, a scapito dei fatti che hanno davanti ai loro occhi.
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janquarius
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Messaggio da janquarius »

Cogitabonda ha scritto:È vero, Janquarius, che il dubbio può essere patologico, che può essere paranoico. L'articolo linkato da Achille però parla di dubbio costruttivo, che formula delle ipotesi e le verifica sperimentalmente.
Se per esempio ti viene il dubbio che un amico non sia leale e sincero come ti ha sempre fatto credere, puoi trovare modi per mettere alla prova la sua sincerità. L'importante è saper accettare con umiltà le risposte che otteniamo da tali esperimenti. È quella la parte più difficile, perché tanti preferiscono aggrapparsi a ciò che è stato loro inculcato, oppure a ciò che a loro piace credere, a scapito dei fatti che hanno davanti ai loro occhi.
Questo metodo sperimentale è accettabile se il dubbio è riferito ad un gruppo di persone, ad un'organizzazione, ad una setta o all'intera società se vogliamo, ma non ad una persona in particolare. Quando entra in gioco la natura di una persona, la scienza risulta un po' deboluccia.
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Cogitabonda
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Messaggio da Cogitabonda »

Non sto parlando di scienza. E non sto parlando di modi per valutare l'intera personalità di un individuo. Ho fatto un esempio molto specifico e concreto: ti viene il dubbio che un amico non te la racconti giusta? Che stia facendo qualcosa alle tue spalle? Il modo per fare un test lo puoi trovare facilmente.
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Vieri
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Ciao Janquarius,....

Messaggio da Vieri »

janquarius ha scritto:Cito alcuni passi dell'articolo:
Detto ciò, come potete prevenire che qualcuno controlli la vostra mente? L'arma più efficace a vostra disposizione è il dubbio, ossia di utilizzare il dubbio per porvi delle domande. Chiunque voglia controllare la vostra mente storce il naso non appena si nomina il dubbio, perché evitare di utilizzarlo significa scegliere di non pensare, di abdicare al vostro intelletto e alla vostra capacità di discernere il vero dal falso.
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Può dirsi libero chi è in grado di governare i propri bisogni, le emozioni, i pensieri e le azioni, anziché esserne governato. Fintanto che il nostro discernimento è influenzato da caratteristiche familiari e nazionali, dalla cieca obbedienza, dall'emotività, da istinti, bisogni, paure, desideri e abitudini siamo come delle marionette. La libertà inizia quando siamo disposti a superare i condizionamenti dei bisogni, dell'emotività, delle abitudini, dei ruoli, dei preconcetti, delle esperienze passate, dell'ambiente, della cultura, delle opinioni e dei giudizi altrui.
Il dubbio costruttivo può risultare una soluzione. Non dimentichiamo però che chi è manipolato, spesso di suo è già disagiato (mentalmente intendo), quindi questo dubbio costruttivo può non funzionare affatto. Mi spiego meglio. Il dubbio può essere anche patologico, fino a portare la persona alla paranoia.
Riguardo l'ultima parte che ho citato, questo tipo di libertà ce l'hanno pochissime persone, molto probabilmente un 0,005% della popolazione, perché non essere condizionati dai bisogni, dall'emotività, dall'ambiente e dalla cultura sembra quasi irrealizzabile e mi pare che un po' tutti siamo manipolati (anche chi non appartiene a sette religiose o non è convinto di una determinata ideologia).
Quando una persona inizia a dubitare di quel che la circonda, può ritrovarsi a pensare che è manipolata da tutto (le cose già elencate in precedenza: famiglia, nazione, abitudini, ambiente, cultura, il sistema). A questo punto sorge la domanda: ma chi è veramente libero su questo pianeta?!
Ciao Janquarius, l'argomento del thread è molto interessante e condivido le tue osservazioni. :ok:
Grazie anche ad Achille per aver segnalato l'articolo.

Come sapete, in questo forum mi sono sempre apertamente dichiarato cattolico ma sottolineando "cristianuccio".
Perchè questo '? Come in un sito web metto la scritta "under construction"
Perchè con le mie belle "certezze" mi sono messo in gioco dialogando con persone che in genere mi contraddicono o contestano una certa visione religiosa ?

E' il "dubbio costruttivo" come diceva Janquarius che può rappresentare una risposta all'accrescimento della tua fede nel metterti in gioco, discutere, verificare,ed approfondire molti passi del Vangelo. A volte concordiamo con certe osservazioni ma a volte la nostra logica contrasta con loro accrescendo le convinzioni.

Sono dell'opinione, come forse ho già scritto in altre occasioni, che la vera fede di una persona non dove essere qualche cosa che ti viene imposta o inculcata ma un “desiderio” intimo che deve nascere inizialmente come un germe (donato) dal tuo cuore ma che per poter crescere e svilupparsi deve essere anche “alimentato” ..

Non voglio ripetermi con la famosa parabola del chicco di grano che conoscete meglio di me, ma anche se si cresce nella "terra buona", “la terra” significa anche vivere nel mondo e confrontarsi con esso. Una terra dove esistono anche altre “piante” e anche se diverse non è detto che siano tutte dei rovi.....portandoti alla “perdizione”......

Morale, e senza farla troppo lunga, la fede, secondo la mia opinione, è un qualche cosa che si deve sviluppare dinamicamente nel tempo solo attraverso il confronto e non dal costante e ripetitivo “indottrinamento”. Il dubbio il confronto, il mettersi in campo aperto senza isolarsi, per me è stato ed è grazie a voi un elemento importantissimo di rafforzamento delle proprie convinzioni.

Poi come diceva Janquarius esiste la seconda possibilità: “il dubbio fine a sé stesso”.

Specie dopo una "scapolata" ovvero la distruzione cocente di valori assimilatati con un indottrinamento forzato in tanti anni di permanenza nei tdg, come sto notando dalle esperienze di molti forumisti, porta alla fine ad un rigetto totale di ogni credo.
Come diceva giustamente una volta, penso, Franco Coladarci: "quando uno rimane scottato non vorrebbe più rimettere le mani nell'acqua calda"....

Dalla delusione si passa allora a quella che definisco la "fase due" quella del “dubbio” e della ricerca successiva, quasi spasmodica, di altre verità come un bambino che si è perso sulla spiaggia e va alla ricerca disperata dei suoi genitori.
Non li trova, nessuno lo guarda o tutti danno indicazioni diverse ed il "dubbio" di sentirsi abbandonato comincia a prevalere nell'ateismo. Non c'è più nessuno che mi vuole bene.....

Non per niente avevo definito in precedenza che la torre di Guardia è la più grossa fabbrica di atei che possa esistere.....

Giustamente diceva Janquarius:
Il dubbio può essere anche patologico, fino a portare la persona alla paranoia.
Ci si affida allora, secondo la mia opinione, spesso a palliativi, a “droghe” imbottendosi spesso alla fine di letture filosofiche, teologiche, culturali di vari pensatori di tutte le epoche fino alla fine diventare delle persone decisamente “acculturate” ma dentro di loro senza riuscire a trovare mai le risposte in questo calderone immenso di parei, notizie, informazioni.....rimanendone alla fine costantemente insoddisfatti. ( non mi assalite ! E' una mia opinione personale riferita in generale...)

Io ovviamente, non voglio assolutamente criticare nessuno ma a fronte della “ideologia della “sapienza” preferisco l'”ideologia della semplicità”.

Posso fare un esempio?
Per me è come una persona, tornando al discorso di Janquarius disponga di un hard disk di notevole capacità e nel quale memorizzi migliaia di informazioni ma con una CPU limitata e tale da non essere alla fine in grado di elaborare tale enorme massa di informazioni spesso discordanti e da queste trarne poi delle conclusioni illuminanti.

Non me ne volete ma se una persona “assimila” senza paranoie una giusta cultura e volta per volta adegua la sua CPU alle informazioni ricevute è.per me sicuramente più in grado di trarne delle conclusioni che lo portano sicuramente a risultati migliori.
La verità è spesso dietro l'angolo ma a volte non ce ne accorgiamo rimanendo infossati nei nostri pensieri, nei nostri studi e nelle nostre elucubrazioni.
Non vi è mai capitato di trovare a volte nelle persone più semplici, in quelle definite "banali", delle verità illuminanti e tali che nessuna lezione di psicologia o teologia vi aveva rivelato?
A me è capitato e dopo anche 50 anni mi ricordo ancora di alcuni di loro.....

Attenzione, non ritorno al discorso di favorire l'ignoranza ma la “semplicità”.

Riprendo per concludere le ultime parole di Janquarius:
Quando una persona inizia a dubitare di quel che la circonda, può ritrovarsi a pensare che è manipolata da tutto (le cose già elencate in precedenza: famiglia, nazione, abitudini, ambiente, cultura, il sistema). A questo punto sorge la domanda: ma chi è veramente libero su questo pianeta?!
Qui caro Janquarius a questo punto interviene il discorso su come sono fatte le persone e se vogliamo semplificare al massimo le divido fra “ottimisti e “pessimisti” fra chi in ogni occasione della vita anche le più sfavorevoli trova sempre un elemento di positività e si sente LIBERO e padrone della propria vita e chi invece non vedendo mai elementi positivi si sente sempre schiacciato e MANIPOLATO dal “fato” o dalla società, dal destino, dalla sfiga.....

A questo punto, avendone esperienza diretta con un mio parente, questa persone anche se domani dovessero incontrare Gesù in persona, miracolandole, avrebbero sicuramente anche in questa occasione qualche cosa da ridire....., trovando sicuramente qualche altro "dolorino" , criticare e lamentarsi ancora... .

PS. ovviamente questo non è un trattato di psicologia ma sono solo alcune mie osservazioni in merito ed "ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale".....

Ora faccio “i miei (sporchi) interessi”......la fede in tutto questo c'entra?.....
Buona giornata...
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Messaggio da janquarius »

Vieri, se ti piace usare termini come pessimismo e ottimismo, va bene. Per me però il pessimismo a cui ti riferisci è semplicemente coraggio di guardare in faccia alla realtà, la consapevolezza di quel che ti circonda, l'idea che dietro tutto questo sistema in cui molti pensano di essere felici e sereni (avendo una famiglia, una macchina, una casa e un buon stipendio), in realtà non lo sono. E se sentono di esserlo, è solo perché chiudono gli occhi a tutto quel che succede intorno. Ma se riuscissero ad aprirli, e sopratutto se avessero voglia di farlo, capirebbero che dietro l'acquisto di un nuovo cellulare, dello zucchero che arriva dal Perù, dei diamanti e dell'oro che arrivano dall'Africa, della carne che deriva da animali che vivono in condizioni strazianti, sta qualcosa di più del semplice scambio mercantile.
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Caro Janquarius...

Messaggio da Vieri »

janquarius ha scritto:Vieri, se ti piace usare termini come pessimismo e ottimismo, va bene. Per me però il pessimismo a cui ti riferisci è semplicemente coraggio di guardare in faccia alla realtà, la consapevolezza di quel che ti circonda, l'idea che dietro tutto questo sistema in cui molti pensano di essere felici e sereni (avendo una famiglia, una macchina, una casa e un buon stipendio), in realtà non lo sono. E se sentono di esserlo, è solo perché chiudono gli occhi a tutto quel che succede intorno. Ma se riuscissero ad aprirli, e sopratutto se avessero voglia di farlo, capirebbero che dietro l'acquisto di un nuovo cellulare, dello zucchero che arriva dal Perù, dei diamanti e dell'oro che arrivano dall'Africa, della carne che deriva da animali che vivono in condizioni strazianti, sta qualcosa di più del semplice scambio mercantile.
Caro Janquarius abbi pazienza ma disgraziatamente partendo da opposte esperienze, spesso rimane difficile capirci.

Mi scrivi questo ma non concordo poichè la differenza fra essere "ottimisti" o "pessimisti" è una caratteristica mentale che deriva dal profondo del proprio carattere e spesso non dipende dai fatti e dalle esperienze positive o negative avute nella vita.
Che poi il pessimista sia "coraggioso" e profondamente "realista" scusami ma per me è proprio l'opposto.!! :boh:

Si possono trovare spesso persone malate terminali e che non hanno mai avuto niente dalla vita ma che ti sorridono sempre e ragazzotti pieni di soldi che senza valori e senza idee concludono nel suicidio della droga le loro esistenze in un mondo ed in una società considerata inutile, vacua e senza vedere, o meglio saper vedere e notare un segno di speranza.

L'ottimista per me non è uno "sprovveduto", uno che pensa solo a sé stesso, alla sua famiglia ed a quel poco o tanto che lo circonda senza essere cosciente dei problemi dell'umanità.
L'"ottimista" per sua natura è uno che è sempre dotato di SPERANZA.

Alla fine è questa "speranza" che lo rende un uomo libero di decidere ed anche di dargli la forza di VOLER CAMBIARE.

Il pessimista, al contrario, ritenendosi invece sempre soggiogato dai fatti, dagli avvenimenti, dalla società non è mai un uomo libero ma sempre CONDIZIONATO da un destino un fato ed una società che giudicata sempre solo ed esclusivamente in maniera negativa.
Questo stato di cose lo condiziona pertanto a tal punto che lo porta spesso all'inerzia, all'accettazione passiva senza volontà di reagire...tanto le cose non cambieranno mai....

Sappiamo benissimo tutti e due che il mondo è quello che è sia nel bene che nel male ma un conto è vedere nella SPERANZA la possibilità di cambiarlo ed un conto è che "senza speranza" si "SOPRAVVIVE" ma NON si "VIVE".
Buona giornata.
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Messaggio da janquarius »

Abbiamo due visioni diverse, Vieri. Avendo fatto le tue esperienze di vita, ti sei dato una risposta: il pessimismo è il male, l'ottimismo è il bene. E' questo il succo delle tue parole. Ma se dai un'occhiata alla letteratura, anche filosofica, troverai molti scontri di pensiero in quel che dici tu e dico io: riprendi "Candido" di Voltaire come esempio e ti rendi conto che l'ottimismo non reca sempre serenità ma è anche frutto di un'ingenuità (candido-sempliciotto, credulone, innocente, inesperto, puro). Come si suol dire "si ride per non piangere".
Questo stato di cose lo condiziona pertanto a tal punto che lo porta spesso all'inerzia, all'accettazione passiva senza volontà di reagire...tanto le cose non cambieranno mai....
Questa è una tua personale visione di come si pone il pessimista davanti a quel che lo circonda. Ma non mi sono spiegato abbastanza bene. Il mio discorso va al di là della concezione di ottimismo e pessimismo. Quando dici che tutti siamo a conoscenza di quel che viviamo, ti sbagli.. non tutti lo sono. Molte persone preferiscono chiudere gli occhi pur di continuare a vivere la loro vita nella villetta che gli è rimasta dai parenti, un bel giardino e magari qualche lavoro prestigioso. Io parlo di persone che non si fanno domande su quel che gli circonda perché quel che hanno gli basta già e non hanno bisogno di preoccuparsi degli altri. Questo tipo di persone possono anche non entrare nella categoria di ottimisti o pessimisti. Ma io parlo proprio di loro. Ed anche se ci sono quelli che non possiedono un terreno e non sono affatto benestanti, fidati, anche nella mediocrità si riesce a chiudere gli occhi a quel che accade. Al contrario, rendersi conto ed essere consapevoli non vuol dire affatto arrendersi e accettare con passività quel che ti succede.

Se proprio ti piacciono termini come pessimismo, ti rimando a Leopardi e ti cito un pezzo interessante:
Egli tuttavia provava sempre un senso di estraneità, talvolta quasi disprezzo o irrisione, verso la maggioranza degli uomini, persi in illusioni di progresso positiviste, le magnifiche sorti e progressive che il poeta non ha timore di deridere, pur sapendo che ciò gli costerà in termini di popolarità, o nelle piccolezze e meschinità quotidiane: difatti questo è il destino dell'intellettuale e dell'uomo troppo grande, che non viene capito dall'uomo comune. Il filosofo vero, però, perdona quando è necessario, in quanto molti errori umani derivano da negligenza, superficialità e ignoranza, più che da vera malvagità, e può capitare che da un grande male esca un bene. Su queste basi, matura in seguito l'auspicio di una società rinnovata in senso solidale, in cui gli uomini si stringono «in social catena», non per astratti insegnamenti di morale o di religione, ma per la presa di coscienza che solo l'accettazione coraggiosa della verità ed il rifiuto di ogni inganno, illusione, autoinganno possono rendere gli uomini veramente uomini, e la vita un po' meno indegna di essere vissuta. Quest'ultima fase del pessimismo leopardiano è chiamata pessimismo eroico poiché appunto l'uomo afferma orgogliosamente ed eroicamente la propria dignità, insieme con i propri simili. Il titanismo solidale leopardiano è stato avvicinato da taluni critici (specialmente quelli di area marxista, come Antonio Gramsci) alla nascente ideologia socialista, anche se in realtà è più legata alla filantropia di stampo illuminista settecentesca (oltre che agli atteggiamenti e al pensiero di autori come il contemporaneo Lord Byron), in particolare è evidente l'ispirazione da Voltaire, e dal suo Poema sulla legge naturale, il quale presenta alcune similitudini ideologiche con La ginestra, oltre che da alcuni scritti di Rousseau. Voltaire, come Leopardi, rifiuta di affermare che una situazione generale è felice se la maggioranza di coloro che ne fanno parte è composta di individui che sono infelici.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Pensiero_ ... smo_eroico

Come puoi vedere e leggere, il pessimismo non è costituito solo dalla passività dell'accettazione del male che ci circonda.
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Vieri
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Cario Janquarius.....

Messaggio da Vieri »

Caro Janquarius, mi scrivi:
Abbiamo due visioni diverse, Vieri. Avendo fatto le tue esperienze di vita, ti sei dato una risposta: il pessimismo è il male, l'ottimismo è il bene.
Io non so quanti anni tu abbia ma io ne ho 74 e anche dopo tanti anni non ho mai avuto una concezione ed una divisione netta tra il" bianco" ed il "nero".

Per me di "sfumature di grigio", conoscendo in vita mia molte persone, ce ne sono sempre state milioni e non mi sento assolutamente nella posizione di dividere le persone in categorie di "buoni" e cattivi". Nessuno è "buono" o "cattivo" per principio.

Anche questa tua osservazione denota un tuo "pessimismo" nel vedere ed osservare il mondo senza notare le diverse possibilità e per me, da questa tua osservazione:
Molte persone preferiscono chiudere gli occhi pur di continuare a vivere la loro vita nella villetta che gli è rimasta dai parenti, un bel giardino e magari qualche lavoro prestigioso. Io parlo di persone che non si fanno domande su quel che gli circonda perché quel che hanno gli basta già e non hanno bisogno di preoccuparsi degli altri.
...fai una notevole confusione fra gli "ottimisti" e gli "ignavi"

Ignavi è il termine solitamente attribuito alla categoria dei peccatori incontrati da Dante Alighieri nell'Antinferno, durante la narrazione fantastica del suo viaggio nel regno dell'oltretomba all'interno della Divina Commedia.
Essi sono aspramente descritti nel Canto III dell'Inferno.

Questi dannati sono coloro che durante la loro vita non hanno mai agito né nel bene né nel male, senza mai osare avere una idea propria, ma limitandosi ad adeguarsi sempre a quella del più forte. Tra essi sono inseriti anche gli Angeli che non si schierarono nella battaglia che Lucifero perse contro Dio.


In termini moderni definisco gli "ignavi" proprio come quelli che hai descritto tu. quelli che si sono sempre fatti i fatti propri mettendo sempre la testa nella sabbia come gli struzzi ed ignorando VOLUTAMENTE il mondo e la società esterna......
Niente a che vedere con una persona ottimista o pessimista. Questi per me non "Vivono" né "sopravvivono" ma semplicemente "vivacchiano"....

Uno dei fondamenti del mio "credo" è che : "non sarai giudicato per quello che hai fatto ma anche per quello che NON hai fatto ed avresti potuto fare"....
Quindi per me il tutto è fuori tema anche se concordo con quanto hai detto
Questo tipo di persone possono anche non entrare nella categoria di ottimisti o pessimisti. Ma io parlo proprio di loro. Ed anche se ci sono quelli che non possiedono un terreno e non sono affatto benestanti, fidati, anche nella mediocrità si riesce a chiudere gli occhi a quel che accade..
Sul fatto invece:
Al contrario, rendersi conto ed essere consapevoli non vuol dire affatto arrendersi e accettare con passività quel che ti succede
Se sei consapevole e reagisci sei ottimista ma se "accetti" e non reagisci sei per me, sicuramente pessimista.

Arriva ora la "brutta notizia" che farà sussultare il buon Quixote: Non ho mai sopportato Leopardi :piange:

non per le sue belle poesie che ho studiato a suo tempo ma per il suo carattere e visione della vita ed andando anche nella sua casa a Recanati ho trovato un mare di tristezza infinita.
Riprendo parte di quanto mi hai postato.....
Egli tuttavia provava sempre un senso di estraneità, talvolta quasi disprezzo o irrisione, verso la maggioranza degli uomini, persi in illusioni di progresso positiviste, le magnifiche sorti e progressive che il poeta non ha timore di deridere, pur sapendo che ciò gli costerà in termini di popolarità, o nelle piccolezze e meschinità quotidiane: difatti questo è il destino dell'intellettuale e dell'uomo troppo grande, che non viene capito dall'uomo comune. Il filosofo vero, però, perdona quando è necessario, in quanto molti errori umani derivano da negligenza, superficialità e ignoranza, più che da vera malvagità, e può capitare che da un grande male esca un bene. Su queste basi, matura in seguito l'auspicio di una società rinnovata in senso solidale, in cui gli uomini si stringono «in social catena», non per astratti insegnamenti di morale o di religione, ma per la presa di coscienza che solo l'accettazione coraggiosa della verità ed il rifiuto di ogni inganno, illusione, autoinganno possono rendere gli uomini veramente uomini, e la vita un po' meno indegna di essere vissuta.
Vedi caro Janquarius, il bello della vita è che si incontrano in questo forum persone diversissime non solo per età, "credo o non credo" ma per studi fatti ed esperienze di vita.
Io sono un tecnico puro che fin da giovane ho sempre amato la tecnologia, le macchine utensili e la robotica "evolvendo" nel tempo verso la comunicazione industriale prima cartacea e poi multimediale..... In breve sono sempre stato un tipo pratico e legato al futuro e mai al passato con una generale avversione (sigh! lo confesso verso la letteratura tradizionale). Quixote su questo mi ha già caziato più di una volta.

Vedi, tempo fa vidi su una rivista tecnica americana una impattante pagina di pubblicità: "due suole di scarpe sporche d'olio in primo piano" con lo slogan " Noi affrontiamo i vostri problemi sul campo" ( cioè non ci vergognamo a sporcarci le scarpe a venire in officina)

Morale: ho sempre preferito le esperienze di vita pratiche anche viaggiando abbastanza piuttosto alla lettura di classici. La storia, si è vero solo la storia mi ha sempre affascinato di tutte le epoche ma specie quella dell'ultimo secolo.
Credimi che andare sui campi di battaglia di Canne, Waterloo, Verdun e nei campi della Somme, la Normandia, visitare Redipuglia, Dachau, Terezin, Bergen Belsen, Auschwitz, posare i piedi su della terra "grigia".... oltre che "passeggiare" nell'ex ghetto di Varsavia o camminare per tutta la Terrasanta in mezzo a persone, epoche mentalità diverse....per me, oltre ad altre innumerevoli altre esperienze è servito molto di più che leggere dei "classici".....A me piace apprendere, conoscere e ragionare da solo.

Sai cosa ho notato? Se prendo una lettura della Torre di Guardia o vado sul loro sito noto sempre delle affermazioni ed una citazione biblica, altre due parole e altra citazione, e ancora ancora, ancora.... come se una persona non possa essere libero di ragionare ed interpretare la propria vita secondo la propria coscienza ma debba essere legato sempre alle "Sacre scritture" ( prese poi talmente in forma ridotta e non nel loro contesto generale da dare adito a tutte le interpretazioni e manipolazioni possibili) .

Ritornato al thread precedente relativo alle mie idee circa il comportamento ateo degli ex tdg ho notato che molti di loro hanno assimilato una cultura umanistica e teologica notevolmente superiore alla mia ma che alla fine, e non me ne volete, vi condiziona facendo alla fine la stessa identica cosa di quanto scritto su JW.org.

Anche in questo caso, per esprimere un tuo parere porti come riferimento ed attestazione di "verità" una persona importante come Leopardi. Per l'amor di Dio, non è una critica, tutt'altro o una negatività, ma solo una semplice constatazione .

Il sottoscritto, non avendo ovviamente tanti riferimenti, sono portato spesso più che a "consultare" a "ragionare".

Vista la mia antipatia sviscerata per Leopardi allora devo essere sincero (aspettando a breve le ire funeste di Quixote che me ne dirà di tutti i colori.....) ma non noti da quegli scritti un senso di superiorità culturale di disprezzo, di orgoglio e di enorme superbia rispetto agli altri ?
Egli tuttavia provava sempre un senso di estraneità, talvolta quasi disprezzo o irrisione, verso la maggioranza degli uomini, persi in illusioni di progresso positiviste, le magnifiche sorti e progressive che il poeta non ha timore di deridere, pur sapendo che ciò gli costerà in termini di popolarità, o nelle piccolezze e meschinità quotidiane: difatti questo è il destino dell'intellettuale e dell'uomo troppo grande, che non viene capito dall'uomo comune.
Per me è talmente TRAGICO e che avvalora ulteriormente la mia avversione verso questa forma di pensiero .
Quello che mi disturba particolarmente in questo pensiero è il disprezzo verso "chi spera" considerandoli degli imbecilli senza senso..... :piange: :piange:
Il filosofo vero, però, perdona quando è necessario,
Non è anche questa SUPERBIA ?
.....la presa di coscienza che solo l'accettazione coraggiosa della verità ed il rifiuto di ogni inganno, illusione, autoinganno possono rendere gli uomini veramente uomini, e la vita un po' meno indegna di essere vissuta
Una vita meno indegna di essere vissuta?.....Per me scusami la bestialità, tanto mi avete già scomunicato, ma uno che pensa e dice queste cose è fuori di testa e lontano anni luce dalla mia visione della vita.
Metti ad esempio a confronto questi pensieri con le parole di "fratello sole e sorella luna"........
Dolce è sentire
Come nel mio cuore
Ora umilmente
Sta nascendo amore
Dolce è capire
Che non son più solo
Ma che son parte di una immensa vita
Che generosa
Risplende intorno a me
Dono di Lui
Del Suo immenso amore
Ci ha dato il Cielo
E le chiare Stelle
Fratello Sole
E Sorella Luna
La Madre Terra
Con Frutti, Prati e Fiori
Il Fuoco, il Vento
L'Aria e l'Acqua pura
Fonte di Vita
Per le Sue Creature
Dono di Lui
Del suo immenso amore
Dono di Lui
Del suo immenso amore
Noti delle "piccole" differenze...?
A questo punto penso di aver scritto abbastanza per lasciare spazio poi ai vostri commenti...
Buon pomeriggio
PS. ma mi hai "visto" nel giardino di casa mia su una sdraio (ho il ma di schiena) a scriverti ...?? :risata:
:ciao:
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Quixote
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Messaggio da Quixote »

Vieri ha scritto:
Vista la mia antipatia sviscerata per Leopardi allora devo essere sincero (aspettando a breve le ire funeste di Quixote che me ne dirà di tutti i colori.....) ma non noti da quegli scritti un senso di superiorità culturale di disprezzo, di orgoglio e di enorme superbia rispetto agli altri ?
Egli tuttavia provava sempre un senso di estraneità, talvolta quasi disprezzo o irrisione, verso la maggioranza degli uomini, persi in illusioni di progresso positiviste, le magnifiche sorti e progressive che il poeta non ha timore di deridere, pur sapendo che ciò gli costerà in termini di popolarità, o nelle piccolezze e meschinità quotidiane: difatti questo è il destino dell'intellettuale e dell'uomo troppo grande, che non viene capito dall'uomo comune.
Per me è talmente TRAGICO e che avvalora ulteriormente la mia avversione verso questa forma di pensiero .
Perché mai dovrei risentirmi per quello che hai scritto? Il Leopardi di cui parlate non esiste, non è mai esistito, ma è solo una sorta di santino miscredente consegnatoci dalla scuola, e poi dai media. Per curiosità ho dato un’occhiata al link fornito da Janquarius: in nemmeno due pagine a stampa i termini ‘pessimismo, pessimista’ ricorrono 48 volte. In tutte le opere maggiori di Leopardi: Canti, Operette morali, Pensieri, Zibaldone, la parola ‘pessimismo’ ricorre una sola volta, per contestarlo.

Il tuo approccio è viziato dalla tua «avversione verso questa forma di pensiero». Difatto è irrilevante, e non generalizzabile, che io sia psicologicamente ed esistenzialmente pessimista. Il disincanto della vita non è un dato che appartiene alla mia biografia, ma al mio pensiero. E quello non lo ribalti ricorrendo all’emozione di fratello sole e sorella luna. Potrà farti star bene, e buon per te, ma la sua natura rimane illusoria, come la speranza.

D’altronde l’uomo, per vivere, ha bisogno di illusioni. E di gente che le esalta, o che le irride, ce n’è davvero troppa, perché anch’io mi unisca al coro.
Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς.
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
GIOVANNI, III, 19. (G. Leopardi, La ginestra, esergo)
======================================
Primo postPresentazioneStaurós: palo o croce? (link esterno)
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Ci vuole faccia tosta per toccare un grande poeta con commenti cosi privi di poesia.

Evidentemente tanta gente crede che Giacomo Leopardi sia stato un giovane favoloso e non un poeta!
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Cogitabonda
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Messaggio da Cogitabonda »

Se non fossimo così presi dal cercare la felicità potremmo divertirci un sacco.
La frase qui sopra non è mia, però mi appartiene la sua molto libera traduzione. Perché la trovo pertinente a questa conversazione? Perché ho la netta sensazione che gli idealisti vivano i loro giorni perdendosi un sacco di belle cose. Fare delle scelte comporta la rinuncia a tutto ciò che non si è scelto. Scegliere di vedere solo una certa parte della realtà, o colorare la realtà di un solo colore, così da vedere tutto in infinite sfumature di rosa o di azzurro, può far stare bene, ma quante cose si perdono! Non sto affatto criticando chi lo fa, credo che ognuno in fondo riesca, in maniera conscia oppure no, a conoscere se stesso e fare per ragionamento o per istinto le scelte che sono giuste per sé, e così c'è chi ha la stoffa dell'idealista e lo diventa, e chi diventa filosofo perché ne ha la stoffa.
Il realista disincantato ha la fortuna di vivere in una realtà più ricca, perché può apprezzare, senza timore di incoerenza, anche tutto ciò che di bello hanno prodotto gli idealisti di cui non condivide le illusioni.
Io non vedo superbia in chi ha una visione più ampia della realtà, poiché proprio questa visione della realtà incute un tale senso della propria piccolezza da rendere ridicolmente piccole le differenze tra uomo e uomo.
Vedo superbia, invece, in molti di coloro che avendo abbracciato una certa illusione si sentono degli iniziati. Ma anche qui ciascuno rivela semplicemente ciò che è e ciò che si porta dentro. Un bambino di 10 anni che conosce la verità su Babbo Natale può forse sentirsi superiore al fratellino più piccolo che ancora ci crede, ma di certo non prova nessun disprezzo l'adulto che aiuta il più piccino a scrivere la sua letterina, perché il bambino di 10 anni un po' si vergogna di averci creduto, mentre l'adulto è libero di ricordare con tenerezza il tempo in cui lui stesso scriveva a Babbo Natale.
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Che cosa sono infatti il disincanto e la speranza se non i sentimenti che rappresentano i due poli intorno ai quali gravita lo spirito dell' uomo?
Da:
Le ricordanze
di Giacomo Leopardi

O Nerina! e di te forse non odo
Questi luoghi parlar? caduta forse
Dal mio pensier sei tu? Dove sei gita,
Che qui sola di te la ricordanza
Trovo, dolcezza mia? Più non ti vede
Questa Terra natal: quella finestra,
Ond'eri usata favellarmi, ed onde
Mesto riluce delle stelle il raggio,
E' deserta. Ove sei, che più non odo
La tua voce sonar, siccome un giorno,
Quando soleva ogni lontano accento
Del labbro tuo, ch'a me giungesse, il volto
Scolorarmi? Altro tempo. I giorni tuoi
Furo, mio dolce amor. Passasti. Ad altri
Il passar per la terra oggi è sortito,
E l'abitar questi odorati colli.
Ma rapida passasti; e come un sogno
Fu la tua vita. Ivi danzando; in fronte
La gioia ti splendea, splendea negli occhi
Quel confidente immaginar, quel lume
Di gioventù, quando spegneali il fato,
E giacevi. Ahi Nerina! In cor mi regna
L'antico amor. Se a feste anco talvolta,
Se a radunanze io movo, infra me stesso
Dico: o Nerina, a radunanze, a feste
Tu non ti acconci più, tu più non movi.
Se torna maggio, e ramoscelli e suoni
Van gli amanti recando alle fanciulle,
Dico: Nerina mia, per te non torna
Primavera giammai, non torna amore.
Ogni giorno sereno, ogni fiorita
Piaggia ch'io miro, ogni goder ch'io sento,
Dico: Nerina or più non gode; i campi,
L'aria non mira. Ahi tu passasti, eterno
Sospiro mio: passasti: e fia compagna
D'ogni mio vago immaginar, di tutti
I miei teneri sensi, i tristi e cari
Moti del cor, la rimembranza acerba.
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Vieri
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Grazie Cogitabonda....

Messaggio da Vieri »

Carissima Cogitabonda,

noto con piacere che il thread impostato da Achille stia avendo un notevole successo “scomodando” addirittura i “big” del forum mantenendo tra l'altro un linguaggio molto equilibrato.

Scrivi.
Se non fossimo così presi dal cercare la felicità potremmo divertirci un sacco.
In effetti su questo non posso darti torto e “la ricerca della felicità” è sempre stata la principale aspirazione se non il “chiodo fisso” dell'uomo da quando era nelle caverne.

Tutto sta a questo punto capire che cosa in questi millenni sia consistita questa aspirazione e senza essere né ottimista né pessimista devo dire che a parte gli “asceti” e alcune persone veramente “illuminate”, questa “felicità sia sempre stata raggiunta a dispetto o a sfavore di altri. “Mors tua vita mea”......Vedi che sono realista anch'io ?
Perché ho la netta sensazione che gli idealisti vivano i loro giorni perdendosi un sacco di belle cose. Fare delle scelte comporta la rinuncia a tutto ciò che non si è scelto. Scegliere di vedere solo una certa parte della realtà, o colorare la realtà di un solo colore, così da vedere tutto in infinite sfumature di rosa o di azzurro, può far stare bene, ma quante cose si perdono!
c'è chi ha la stoffa dell'idealista e lo diventa, e chi diventa filosofo perché ne ha la stoffa. 
Il realista disincantato ha la fortuna di vivere in una realtà più ricca, perché può apprezzare, senza timore di incoerenza, anche tutto ciò che di bello hanno prodotto gli idealisti di cui non condivide le illusioni.
In queste considerazioni fra “idealisti”e “realisti” ritengo che relativamente al tema precedente su chi si poteva considerare “ottimista o “pessimista”, si facciano delle estrapolazioni non condivisibili poiché se ho ben compreso, e non me ne volere, mi sembra che associ l'idealista all''ottimista (religioso e spesso plagiato) a quello “bamba” che ( felice lui) vede tutto il mondo rose e fiori mentre il “filosofo”, il “realista” (l'ateo) essendo più libero per scelta personale da ogni “fetta di prosciutto davanti agli occhi,” (religione?) vive una realtà più ricca”.

Posso, se ho ben interpretato, amichevolmente contestarti ?
Ma chi lo ha detto ?

Come cattolico, non condivido affatto questo pensiero come se si volesse alla fine, a parer mio, dividere il mondo fra “felici” (a modo loro) lobotomizzati ( e forse indottrinati da una loro religione) e filosofi realisti liberi e atei di vedere e godere il mondo con la loro libertà di pensiero.

Questo concetto potrebbe alla fine risultare vero se lo vediamo in una ottica geovista dove dai loro spot pubblicitari e cartoni animati si vedono fiorellini e persone sorridenti a 56 denti da tutte le parti,....ma non certamente per esempio per uno cattolico come me lontano anni luce da questo tipo di indottrinamento.....
Io non vedo superbia in chi ha una visione più ampia della realtà, poiché proprio questa visione della realtà incute un tale senso della propria piccolezza da rendere ridicolmente piccole le differenze tra uomo e uomo.
Su questo non condivido affatto poiché sembra che uno che è ateo alla fine risulti per definizione "superiore" per intelligenza e cultura di una persona che professi una religione con il disprezzo dato dal rinnegare Dio e dal senso di sentirsi “teoricamente più liberi” ......

Questa “libertà” per me è la stessa superbia di Adamo ed Eva quando scelsero la famosa "mela" .

Non guardiamo sempre e solo i poveri tdg ma osserviamo per esempio il milione e mezzo di giovani cattolici convenuti a in questi giorni a Cracovia per la giornata mondiale della Gioventù
Immagine
Erano tutti dei lobomotizzati “idealisti” imbottiti fino al midollo di Vangelo o ragazzi normali che vivono, studiano, lavorano e pregano per una società più giusta e più solidale ?

Se questi erano i loro “ideali”, io li condivido in pieno e non ritengo che fossero tutti in “gita scolastica”.....
Per fare cose del genere bisogna anche credere.....e questi ragazzi non rappresentano vita, speranza ed ottimismo?
Sono tutti questi “superbi”, manipolati, indottrinati oppure ragazzi normalissimi?
Vedo superbia, invece, in molti di coloro che avendo abbracciato una certa illusione si sentono degli iniziati. Ma anche qui ciascuno rivela semplicemente ciò che è e ciò che si porta dentro
Certamente se ci riferiamo ai tdg che come tali si sentono “unti dal Signore” disdegnando compagnie o frequentazioni “impure” e ritenendosi “buoni oer legge divina ” e gli unici al mondo sostenitori dell'”unica verità”,....
allora certamente ti do ragione, ma il loro Geova ed è bene che gli abbiano dato un altro nome, non è certamente il mio Dio.....

Grazie per l'intervento e buona giornata
:strettamano:
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Vieri
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Grazie Quixote....

Messaggio da Vieri »

Grazie Quixote,
non pensavo proprio che toccandoti nel vivo delle tue passioni mi rispondessi così gentilmente e vedi che alla fine per un verso o per l'altro siamo tutti sempre un po' prevenuti. :sorriso:

Dunque spezziamo una lancia a favore di Quixote.

Il mio giudizio negativo non sul “poeta” ma sulla personalità di Leopardi” era motivato da quanto mi aveva postato Janquarius e mi sono fidato.

Poi mi scrivi:
Il Leopardi di cui parlate non esiste, non è mai esistito, ma è solo una sorta di santino miscredente consegnatoci dalla scuola, e poi dai media. Per curiosità ho dato un’occhiata al link fornito da Janquarius: in nemmeno due pagine a stampa i termini ‘pessimismo, pessimista’ ricorrono 48 volte. In tutte le opere maggiori di Leopardi: Canti, Operette morali, Pensieri, Zibaldone, la parola ‘pessimismo’ ricorre una sola volta, per contestarlo.
E qui noto come spesso la buona fede delle persone possa essere fuorviata e manipolata partendo ed ingigantendo certi aspetti caratteriali di una persona. quando non si dispongono di sufficienti informazioni al riguardo

Confesso pertanto la mia ignoranza e fidandomi di tali commenti avrò forse calcato la mano sul pessimismo di Leopardi anche se più o meno ritengo che per carattere e stato fisico non sia mai stato una persona felice ed ottimista.... :triste: .

Per Fratello Sole e Sorella Luna” non volevo fare propaganda ma mettere solo in risalto le notevoli differenze caratteriali fra Leopardi e forse tu, dal sottoscritto.
Tutto li, non faccio "pubblicità progresso" :ironico:

Cogitabonda ha forse abbinato l'ottimista all'idealista, al disincantato ma se hai avuto modo di leggere qualche cosa delle mie esperienze non faccio parte certo dei disincantati dei plagiati per credo poiché il mio innato senso di libertà mi ha sempre portato a fare delle scelte autonome trovandomi anche spesso in contrapposizione con sacerdoti o troppo “cattocomunisti” e "progressisti" o con altri troppo "tradizionalisti"......

E' anche vero che la vita sino ad oggi mi ha dato molto ed anche molto di più di quanto avessi sperato e potrebbe essere a questo punto anche facile dire di essere ottimisti ma "la fortuna aiuta anche gli audaci"........e vedi a discapito del frate che pregava tutti i giorni insieme ad un altro ma era sempre triste ...lui pregava sempre per “chiedere” mentre l'altro (felice) pregava sempre per “ringraziare”... :ironico:
ma la sua natura rimane illusoria, come la speranza
Cosa posso dirti solo se non “mi spiace” .....
Buona giornata anche a te
:strettamano:
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Caro Vieri, le conclusioni che hai trattato dal mio intervento sono tutte tue, e ben poco hanno a che fare con quel che ho scritto.

Tanto per cominciare non è corretto attribuire ai "miei" idealisti e realisti le caratteristiche dei "tuoi" ottimisti e pessimisti. La tendenza all'ottimismo o al pessimismo mi sembrano appartenere al carattere delle persone, mentre idealismo e realismo sono atteggiamenti mentali, modi di pensare che si adottano. Infatti conosco persone dalla filosofia molto realista e dal carattere essenzialmente ottimista, e idealisti che si aggrappano ai loro ideali con la forza della disperazione a causa di un carattere pessimista.

Un'altra libertà che ti sei preso è quella di identificare come povero illuso lobotomizzato chi crede in Dio, e come filosofo realista e logico l'ateo. È un'equiparazione che sono ben lontana dal fare, perché si può essere credenti in modo intelligente e in modo ottuso, così come si può essere atei in modo intelligente oppure ottuso.
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Tornando a Leopardi, spero che non me ne vorrai, Vieri, se ti lancio una piccola provocazione: il tuo vedere Leopardi come un pessimista invece di riconoscere in lui il filosofo, a parte quello che può averti insegnato di sbagliato la scuola, non deriva forse dal fatto che fosse ateo?
Ho visto che in altre occasioni tu hai definito "atei fasulli" quelle persone non credenti che possiedono e praticano virtù che sono proprie anche, ma non esclusivamente, del cristianesimo. Allo stesso modo sembra che la speranza, per te, sia appannaggio esclusivo del credente, e che la mancanza di fede produca solo pianto e disperazione. Non ti viene mai il sospetto che questo tuo modo di dividere l'umanità sia troppo approssimativo?
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Cara Cogitobonda...

Messaggio da Vieri »

Caro Vieri, le conclusioni che hai trattato dal mio intervento sono tutte tue, e ben poco hanno a che fare con quel che ho scritto. 

Tanto per cominciare non è corretto attribuire ai "miei" idealisti e realisti le caratteristiche dei "tuoi" ottimisti e pessimisti. La tendenza all'ottimismo o al pessimismo mi sembrano appartenere al carattere delle persone, mentre idealismo e realismo sono atteggiamenti mentali, modi di pensare che si adottano. Infatti conosco persone dalla filosofia molto realista e dal carattere essenzialmente ottimista, e idealisti che si aggrappano ai loro ideali con la forza della disperazione a causa di un carattere pessimista. 

Un'altra libertà che ti sei preso è quella di identificare come povero illuso lobotomizzato chi crede in Dio, e come filosofo realista e logico l'ateo. È un'equiparazione che sono ben lontana dal fare, perché si può essere credenti in modo intelligente e in modo ottuso, così come si può essere atei in modo intelligente oppure ottuso.
Cara Cogitabonda,
non giudicarmi per il solito che prende sempre le cose storte ma avendo il sottoscritto fatto studi ed esperienze notevolmente diverse capita spesso di osservare e senza malizia certi aspetti da un'altra angolazione.
Se ragioniamo pertanto a “bocce ferme” e si chiariscono le idee ti dico subito di condividere le tue osservazioni con alcune, però, brevi precisazioni:

Il trehad era iniziato prendendo in esame: il “dubbio costruttivo” ed “il dubbio patologico”.

Poi Janquarius aveva detto
Quando una persona inizia a dubitare di quel che la circonda, può ritrovarsi a pensare che è manipolata da tutto (le cose già elencate in precedenza: famiglia, nazione, abitudini, ambiente, cultura, il sistema). A questo punto sorge la domanda: ma chi è veramente libero su questo pianeta?!
Con la mia risposta:
Qui caro Janquarius a questo punto interviene il discorso su come sono fatte le persone e se vogliamo semplificare al massimo le divido fra “ottimisti e “pessimisti” fra chi in ogni occasione della vita anche le più sfavorevoli trova sempre un elemento di positività e si sente LIBERO e padrone della propria vita e chi invece non vedendo mai elementi positivi si sente sempre schiacciato e MANIPOLATO dal “fato” o dalla società, dal destino, dalla sfiga...
Quindi il discorso si era poi spostato su chi fossero gli “ottimisti e pessimisti”


Poi Janquarius a parer mio era andato fuori tema parlando delle persone che non vogliono vedere (per comodità) la realtà dei fatti contestestandolo sul fatto che questi non erano né ottimisti né pessimisti ma “ignavi”.....

Siamo passati poi dal concetto di ottimisti e pessimisti e agli “ignavi” e realisti”....e janquarius è concorde che questi non fanno parte della categoria degli ottimisti o pessimisti e che sono cose separate.

Il mio commento:
Al contrario, rendersi conto ed essere consapevoli non vuol dire affatto arrendersi e accettare con passività quel che ti succede
Se sei consapevole e reagisci sei ottimista ma se "accetti" e non reagisci sei per me, sicuramente pessimista.
Poi siamo passati a Leopardi affermando la mia avversione non al poeta ma al suo modo di concepire la vita opponendo a queste negatività le parole di Fratello Sole e Sorella Luna.

A questo cara Cogitabonda, hai accennato poi e direi conseguentemente a quanto espresso in precedenza,chi fossero secondo la tua opinione.gli “idealisti” e chi i “realisti” .

Non me ne volere pertanto, ma per me, sul filo del discorso, rimaneva abbastanza logico e consequenziale abbinare il concetto dell'ottimista (forse in alcuni casi sprovveduto”) all'idealista...a quello che in pratica vive al di fuori della realtà.

Dato poi che come dagli spot pubblicitari e dei cartoni animati dei tdg dove spuntano sempre ragazzini sorridenti a 56 denti, farfalle e famigliole felici....(sigh) il paragone con un certo tipo di di “ottimismo” mi sembrava consequenziale.

A questo “che ritengo un ottimismo fasullo, contrapponevi i “realisti” che in questa ottica ( compresa anche quella del forum) era quella composta dagli atei liberi da ogni credo.....più aperti e liberi di vedere e "godere" della realtà a 360°....

Poi alla fine lo sappiamo benissimo che ci sono tante sfumature e casi diversi anche non riconducibili poiché, per fortuna siamo tutti diversi.

Mi scrivi ancora:
Tornando a Leopardi, spero che non me ne vorrai, Vieri, se ti lancio una piccola provocazione: il tuo vedere Leopardi come un pessimista invece di riconoscere in lui il filosofo, a parte quello che può averti insegnato di sbagliato la scuola, non deriva forse dal fatto che fosse ateo?  .
Cara Cagitabonda, il Leopardi l'ho studiato al 5° anno dell'Istituto Industriale più di 50 anni fa ed onestamente in quei tempi del “miracolo economico italiano” della “Milano da bere”...tutti i miei interessi erano rivolti al mondo esterno che in quei tempi si stava evolvendo notevolmente interessandomi più alla politica all'economia alla tecnologia.

Onestamente sapevo che fosse uno pessimista nero ma che fosse anche ateo non me ne poteva allora “fregà di meno”....i miei interessi erano allora decisamente ben altri …
Mi dici ancora:
Ho visto che in altre occasioni tu hai definito "atei fasulli" quelle persone non credenti che possiedono e praticano virtù che sono proprie anche, ma non esclusivamente, del cristianesimo. Allo stesso modo sembra che la speranza, per te, sia appannaggio esclusivo del credente, e che la mancanza di fede produca solo pianto e disperazione. Non ti viene mai il sospetto che questo tuo modo di dividere l'umanità sia troppo approssimativo?
Carissima, visto già che vi sto tediando spesso con i miei pensieri e pappardelle alle quali pochi mi rispondono ( mi sopportano, mi ignorano?....) se poi in questa sede mi metto anche a fare delle ulteriori elucubrazioni psicologiche circa le mie idee su chi ha fede e chi no.....pensi che mi meriterei qualche (giusta) bastonata sulla testa? :ironico:

E' ovvio pertanto che sono un “povero Cristo” come tanti che ha solo il tempo di esprimere le proprie idee ma certamente non ho la pretesa, la voglia e le competenze per scrivere un nuovo trattato di psicologia umana. :risata: :risata:
Quindi è comprensibile pertatanto che parlando di “persone” e non di robot industriali, non si possa generalizzare al 100 % una affermazione.

Magari qualcuno si sarà anche offeso dicendo che per me una persona era un ateo fasullo volendo. affermando e pretendendo il bollino DOC ma in effetti il mio pensiero, indipendentemente dalla religione consiste nella netta divisione a parer mio tra chi crede in una certa forma di giustizia e quindi ha un senso di “speranza” anche se non crede o dubbioso su tutte le religioni ( il fasullo).

Chi invece come Quixote che afferma queste cose:
…...Di fatto è irrilevante, e non generalizzabile, che io sia psicologicamente ed esistenzialiste pessimista.
…..Il disincanto della vita non è un dato che appartiene alla mia biografia, ma al mio pensiero. E quello non lo ribalti ricorrendo all'emozione di fratello sole e sorella luna. Potrà farti star bene, e buon per te, ma la sua natura rimane illusoria, come la speranza.
Lui per me è sicuramente "DOC"... ma non per questo non accetto con lui il dialogo ...non sono un integralista” indottrinato a vedere il demonio sempre dietro l'angolo...... :diablo:

Grazie per le cortesi risposte e buona giornata ...
:strettamano:

PS. Mi avete fatto venire la voglia "per colpa vostra ( o merito) "... :sorriso: di riprendermi e studiarmi il "Pensiero e poetica di Giacomo Leopardi"
https://it.wikipedia.org/wiki/Pensiero_ ... smo_eroico" onclick="window.open(this.href);return false;
:timido2:
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Messaggio da Cogitabonda »

Caro Vieri, credo che sia inevitabile finire col non capirci, perché attingiamo il nostro linguaggio da vocabolari diversi. Ad esempio la mia definizione di idealista non è quella di persona fuori dalla realtà. Soprattutto non considero affatto l'idealista come un rappresentate inferiore dell'umanità. Per esempio trovo che azioni eroiche vengano più spesso compiute da chi insegue un ideale.
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Cara Cogitabonda....

Messaggio da Vieri »

Cara Cogitabonda,
a conclusione finale del dibattito che ho ritenuto molto interessante riporto a precisazione quanto ho già scritto al thread :"vivere", "sopravvivere" o "vivacchiare"....

PS. tengo a precisare per concludere che non si tratta di fare un trattato di psicologia ma di aver espresso liberamente alcune opinioni che non possono a parer mio ritenersi tassative e categoriche poiché come accennavo in precedenza parlando di persone e non di automi non esiste mai la verità assoluta.

In particolare e riferendomi poi a quello che possono essere definiti gli"idealisti" e chi invece i "realisti" ci sono tante sfumature nel linguaggio che rimane ovviamente difficile ad una parola abbinare un concetto preciso e categorico.

Un solo esempio e poi chiudo.
Una persona "idealista" potrebbe essere vista come "un sognatore" uno fuori dal mondo, un "ottimista" nato quasi "bamba" come invece, all'esatto contrario tanti patrioti italiani del Risorgimento italiano mossi da ideali di libertà e di partecipazione alla vita pubblica del popolo....

Giuseppe Mazzini era fra questi uno dei principali del tempo:
"Le sue idee e la sua azione politica contribuirono in maniera decisiva alla nascita dello Stato unitario italiano;"

A sua volta uno "realista" potrebbe essere visto come un "pessimista nato" che non sogna mai e guarda sempre la realtà negativa dei fatti come invece al contrario una persona "idealista" ma che nel contempo imposta il proprio pensiero sulla realtà dei fatti......
Un cordiale saluto
:strettamano:
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