SANTI D ITALIA

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SANTI D ITALIA

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Cattabiani A., Santi d’Italia, 2004
Alfredo Cattabiani, Santi d’Italia Alfredo Cattabiani, Santi d’Italia, Milano, Rizzoli, 2004, pp. 1122, € 16,00
Premio Estense: Aquila 1993
Leggere questo libro a salti e bocconi, facendosi guidare da questo o da quel santo, di cui magari si conosce soltanto il nome, e del quale si vorrebbe sapere di più, è un’esperienza folgorante.
Si impara così che il parroco tremebondo e codardo dei Promessi sposi, deve il suo nome al patrono di Como, Sant’Abbondio appunto, vissuto nel V Secolo, ed impegnato ad evangelizzare le campagne, a quell’epoca ancora pagane. Oppure possiamo seguire le vicende di S. Bellino da Padova, ora patrono della città di Rovigo, tra lotta per le investiture e scismi di varia natura, durante il pontificato di Gregorio VII. Ancora, compiendo un notevole salto temporale, ci è dato conoscere la vita di Giuseppe Benedetto Cottolengo, santo torinese dell’Ottocento e fondatore dell’omonimo istituto, ancor oggi più che mai attivo.
Nel complesso una mole di dati davvero enorme – il libro conta ben novecentottantadue pagine di testo – che orienta il lettore non solo nel difficile labirinto dell’agiografia, ma anche in quello altrettanto complesso dell’iconografia. Cattabiani si muove poi con abilità fra culti pre-cristiani, feste, patronati, proverbi e calendari, passando per istituzioni sociali come gli ospedali e i Monti di pietà, tutti legati al culto dei santi.
Un racconto colto e ben scritto, ordinato con criterio alfabetico vista l’impossibilità di seguire un percorso cronologico, poiché la storia del culto attraversa secoli interi, e spesso non inizia con la morte del santo. Ma non è tutto. Il libro fornisce un’approfondita trattazione anche delle vite dei beati, la cui popolarità, come ci fa sapere l’autore: “è talvolta pari se non superiore a quella dei confratelli canonicamente maggiori”. Cattabiani si spinge anche nel difficile campo delle stratificazioni pre-cristiane del culto dei santi, nei primi secoli del cristianesimo, ottenendo buoni risultati divulgativi. Veniamo così a sapere, ad esempio, che il culto di Sant’Antonio abate si fuse in Francia, attorno al secolo XI, quando vennero lì trasferite le reliquie del santo, con l’antico culto celtico del dio della rinascita e della luce Lug, a cui erano consacrati i maiali, proprio come per Antonio abate.
Pur essendo opera di uno storico delle religioni, esperto in simbolismo, il libro si rivela assai scorrevole, quasi fosse un testo di pura divulgazione – forse era questa l’intenzione – e non un percorso riservato a pochi e colti lettori. Credo sia per questo motivo che Cattabiani non fa uso dell’iconologia, ovvero di quella disciplina, nata con Warburg, capace di spiegare il significato recondito delle immagini, legandole a testi scritti, simbologie ed altre raffigurazioni. Un approccio di questo tipo, avrebbe senza dubbio richiesto un ancor più lungo e paziente lavoro, ma poteva rendere il testo veramente completo. Forse l’autore ha preferito concentrarsi sull’agiografia e su quanto le ruota attorno. Sembra però essere questa una delle poche - se non l’unica - pecca dell’opera di Cattabiani, davvero meritevole di attenta e paziente lettura.
. Il destino non invia araldi. È troppo saggio o troppo crudele per farlo. (O. Wilde)

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