Mi è sembrato opportuno citare/consigliare qui un libro su temi che ai partecipanti a questo forum sembrano stare a cuore.
Nel 1995 il direttore della rivista Liberal ebbe l'idea di proporre a due grandi intellettuali, Umberto Eco notoriamente ateo, e Carlo Maria Martini notoriamente cardinale, uno scambio epistolare. L'idea fu accolta, lo scambio di lettere avvenne e fu pubblicato sulla rivista. Fu poi pubblicato anche in volume con l'aggiunta di ulteriori interventi di vari personaggi, e il titolo In cosa crede chi non crede.
Nel 2014 la casa editrice Bompiani ha ripubblicato in un libricino di 123 pagine l'epistolario originale.
Un libricino ricco di citazioni bibliche (chi è abituato alle citazioni in stile Torre di guardia noterà la differenza) in cui si parla di Apocalisse, di aborto, di maschi e femmine secondo la chiesa, di morale e di speranza. Sono particolarmente belle le ultime pagine, che mi piace riportare qui sotto.
Carlo Maria Martini, Umberto EcoPerché sottrarre al laico il diritto di avvalersi dell'esempio di Cristo che perdona? Cerchi, Carlo Maria Martini, per il bene della discussione e del confronto in cui crede, di accettare anche per un solo istante l'ipotesi che Dio non sia: che l'uomo appaia sulla terra per un errore del caso maldestro, consegnato alla sua condizione di mortale, non solo ma condannato ad averne coscienza, e sia perciò imperfettissimo tra tutti gli animali (e mi consenta il tono leopardiano di questa ipotesi).
Quest'uomo, per trovare il coraggio di attendere la morte, diverrebbe necessariamente animale religioso, e aspirerebbe a costruire narrazioni capaci di fornirgli una spiegazione e un modello, una immagine esemplare, e tra le tante che riesce a immaginare, talune sfolgoranti, talune terribili, talune pateticamente consolatorie, pervenendo alla pienezza dei tempi ha a un certo momento la forza, religiosa, morale poetica, di concepire il modello del Cristo, dell'amore universale, del perdono ai nemici, della vita offerta in olocausto per la salvezza altrui.
Se fossi un viaggiatore che proviene da lontane galassie e mi trovassi di fronte a una specie che ha saputo proporsi questo modello, ammirerei soggiogato tanta energia teogonica, e giudicherei questa specie miserabile e infame, che ha commesso tanti orrori, redenta per il solo fatto che è riuscita a desiderare e a credere che tutto ciò sia la Verità.
Abbandoni ora pure l'ipotesi e la lasci ad altri: ma ammetta che se Cristo fosse pur solo il soggetto di un grande racconto, il fatto che questo racconto abbia potuto essere immaginato e voluto da bipedi implumi, che sanno solo di non sapere, sarebbe altrettanto miracoloso (miracolosamente misterioso) del fatto che il figlio di un Dio reale si sia veramente incarnato. questo mistero naturale e terreno non cesserebbe di turbare e ingentilire il cuore di chi non crede.
Per questo ritengo che, sui punti fondamentali di un'etica naturale - rispettata nella profonda religiosità che la anima - possa incontrarsi coi principi di un'etica fondata sulla fede nella trascendenza, la quale non può non riconoscere che i principi naturali siano stati scolpiti nel nostro cuore in base a un programma di salvezza. Se rimangono, come certo rimarranno, dei margini non sovrapponibili, non diversamente accade nell'incontro tra religioni diverse. E nei conflitti di fede dovranno prevalere la Carità e la Prudenza.
In cosa crede chi non crede
Bompiani/RCS Libri, 2014
ISBN 978-88-452-7633-0