[Suggerimento]: chi andrà all'inferno? Sperare per tutti.

Spazio dedicato a recensioni di libri e allo scambio e libera compravendita di testi di vario genere

Moderatore: polymetis

Rispondi
Avatar utente
polymetis
Moderatore
Messaggi: 4612
Iscritto il: 16/06/2009, 15:43
Contatta:

[Suggerimento]: chi andrà all'inferno? Sperare per tutti.

Messaggio da polymetis »

Sperare per tutti oltre la casuistica e le tabelline dei peccati mortali

Dirò cose note, scritte di getto, ma che forse è il caso di rammentare a chi non sia molto pratico col dibattito interno all'escatologia cattolica. Grazie in anticipo ai lettori e al mio dettatore vocale.

Tempo di Natale, e dunque, ancora una volta, tempo di sperare per tutti. La speranza cristiana è quanto di più universale esiste, e non esclude alcun uomo. In questo santo giorno mi sembra opportuno consigliare la lettura di un testo che decenni fa vide il cardinale von Balthasar impegnato a gettare le basi teologiche della tesi secondo si può sperare che l'inferno, pur esistendo, sarebbe vuoto. Naturalmente l'esistenza dell'inferno è attestata dogmaticamente dal concilio di Trento, e dunque cardinale non voleva sostenere che non esistesse, bensì che era lecito in prospettiva cristiana sperare la salvezza per tutti, in quanto non esiste alcun dogma che affermi che una certa persona sia all'inferno (neppure Giuda), o che una certa tipologia di peccato porti sicuramente alla dannazione.
È vero che la teologia cattolica parla di "peccati mortali", i quali sarebbero quei peccati che se non espiati portano alla dannazione eterna, tuttavia tra le condizioni necessarie perché si di un peccato mortale ci sono la “piena consapevolezza” e il “deliberato consenso” nel commetterlo.

Vale a dire che ad esempio l'omicidio è un peccato mortale, ma si pecca mortalmente soltanto qualora si sia coscienti che quell'omicidio sia sbagliato, e tuttavia le loro si commetta. Se invece una persona uccidendone un'altra, per qualche oscuro motivo, ad esempio una sua deformazione culturale, non è in grado di rendersi conto che sta facendo il male, ma anzi crede di fare il bene, allora a lui si applica la frase di Gesù "padre perdonali, perché non sanno quello che fanno".
Se prendiamo ad esempio un crociato dell'epoca medioevale, possiamo stabilire in base alle fonti che alcune di queste persone erano convinte non di stare andando a fare una guerra di massacro, bensì un pellegrinaggio armato per liberare i luoghi santi, e dunque ritenevano che gli omicidi che stavano commettendo fossero un'opera di legittima difesa per proteggere i cristiani del posto e garantire il libero accesso ai pellegrini verso i luoghi terreni della vita di Gesù, al punto che la riflessione teologica di San Bernardo arrivò dire che uccidere un'infedele, in quanto lui era un rappresentante del male, non era un "omicidio" ma un "malicidio". Si capisce bene perché con questo inquadramento culturale non necessariamente l'omicidio compiuto da un crociato, che pensò di fare il bene, possa condurre alla dannazione.

Vale a dire che un peccato tanto più grave quanto più una persona sia consapevole che lo sta commettendo, e inoltre la gravità del peccato non preclude il fatto che colui che ha errato si penta e possa ricevere il perdono divino.
Il cardinale von Balthasar, tornando al libro, arrivò a dire che si poteva sperare che l'inferno fosse addirittura vuoto. Questa teoria, tra parentesi, non è da me condivisa, ma mi sembra utile citarla come antidoto contro coloro che credono di poter giudicare e di condannare alla dannazione eterna quante più persone possibile, cioè alcuni censori moderni. I libri del cardinale fanno vedere come non sia in nostro potere, e soprattutto non siamo in grado, di sostituirci a Dio e di stabilire che una determinata categoria persone, o un singolo individuo, saranno di sicuro dannati.
Questo non intendo dirlo appoggiandomi meramente all'autorità del cardinale von Balthasar. Non è infatti sensato dire che una frase è vera, o che una frase rappresenta la dottrina cattolica, per il solo fatto che la si è sentita pronunciare da un cardianle. Chi sostiene di conoscere una dottrina come “cattolica” unicamente perché ha letto di un prelato con la porpora che la sosteneva, non ha capito nulla di come funziona il magistero cattolico. Anche perché, nonostante sia poco noto, il cardinalato non è un grado dell'ordine. Vale a dire che il cardinale non è necessariamente maggiore nella gerarchia del vescovo. Cardinale è un titolo onorifico, che indica che quella persona è uno dei cardini della Chiesa di Roma, ma è un titolo che si può dare a diaconi, preti, oppure vescovi. Il fatto che attualmente tutti i cardinali siano vescovi è una mera casualità, in passato il titolo è stato conferito anche a degli umili diaconi. Ma torniamo all'esposizione del libro di von Balthasar. Un problema grave è quello di coloro che pur facendo parte della Chiesa cattolica, o pur conoscendola, non la seguono. Infatti il catechismo dà la Chiesa cattolica scrive quanto segue:

1260 « Cristo è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale ».59 Ogni uomo che, pur ignorando il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, cerca la verità e compie la volontà di Dio come la conosce, può essere salvato. È lecito supporre che tali persone avrebbero desiderato esplicitamente il Battesimo, se ne avessero conosciuta la necessità.

Nel pezzo appena citato si dice che coloro che senza colpa non conoscono la dottrina cattolica, anche se non sono cattolici, possono salvarsi in quanto non hanno alcuna colpa delle loro ignoranza, e Cristo arriva a loro bypassando la via sacramentale cattolica.
Si pone dunque il problema di cosa succeda davanti a chi, ad esempioè protestante, conosce la Chiesa cattolica, ma non la segue. A questo proposito, la dottrina cattolica è abbastanza concorde nel dire che, quando il catechismo afferma che sono salvati tutti coloro che senza colpa non fanno parte della Chiesa, ci si riferisce anche a coloro che non conoscono approfonditamente la dottrina cattolica. Vale a dire che un protestante certamente conosce i cattolici di fama ma non per questo conosce le loro dottrine. Sono perciò potenzialmente salvi coloro ai quali il cattolicesimo non è stato spiegato, e non è stato presentato in modo razionalmente credibile.
Quello che ci aiuta a capire il cardinale von Balthasar è che anche i cattolici stessi, che dunque dovrebbero conoscere il mistero della Chiesa, e che tuttavia si allontano da lei, non necessariamente saranno dannati: può darsi che all'interno della Chiesa il cristianesimo sia lo stato spiegato in maniera difettosa, e che dunque essi abbiano rifiutato la dottrina cattolica senza conoscerla esattamente.
Potremmo dire che ciò che è causa di dannazione è il conoscere la dottrina cattolica, il rendersi conto razionalmente che è giusta, e tuttavia il voler ignorare la dottrina che si sa benissimo essere corretta, ad esempio perché si vuole seguire un proprio vizio personale. Ad esempio assumiamo per ipotesi che Dio condanni l'omosessualità: in quel caso se un omosessuale si rendesse conto perfettamente che sta sbagliando, ma tuttavia continuasse a peccare perché ritiene che soddisfare il suo vizio è più importante che obbedire alla volontà di Dio, allora in quel caso ci sarebbe un peccato mortale, mentre non c'è un peccato mortale se l’ omosessuale in questione non si rendesse conto che sta violando la volontà di Dio, in quanto peccato mortale richiede piena consapevolezza e deliberato consenso.
Tutto nella dottrina cattolica si gioca sul grado di consapevolezza di un individuo: quanto più un individuo sa, tanto più responsabile delle proprie azioni. Una persona che è atea perché viene da una famiglia che non le ha mai spiegato la fede, è perciò potenzialmente meno a rischio di essere dannata di chi, essendo cattolico, conosce quale la volontà di Dio e tuttavia non la applica, pur rendendosi conto che sta sbagliando, perché preferisce avere altre cose che non la rettitudine morale, ad esempio avere denaro. La frase di San Paolo, in cui fa un elenco di categorie peccaminose, e poi dice “non erediteranno il regno dei cieli" va dunque intesa nel senso che non erediteranno regno dei cieli che commette questi peccati nella consapevolezza di stare trasgredendo un comandamento, che sia quello divino oppure della propria coscienza, la quale non è nient'altro che la voce di Dio anche nei non credenti.
Ecco le coordinate del libro di von Balthasar, da prendere in biblioteca perché esaurito:

Sperare per tutti-Breve discorso sull'inferno-Apocatastasi
di Balthasar Hans U. von
Editore: Jaca Book
Genere: teologia cristiana
Edizione: 2
Collana: Già e non ancora.Opere di Balthasar
Pagine: 192
ISBN: 8816303239
ISBN-13: 9788816303232
Data pubbl.: 1997
Prezzo: € 12,9
Presentazione


Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
Avatar utente
Lucifero il Figlio dell'Aurora
Utente Junior
Messaggi: 287
Iscritto il: 08/04/2010, 3:26
Contatta:

Messaggio da Lucifero il Figlio dell'Aurora »

Se posso commentare le tesi di questo libro, mi sembrano sinceramente insostenibili da un punto di vista strettamente cristiano : Non disse qualcuno "molti i chiamati, ma pochi gli Eletti?" e ancora "stretta ed angusta è la via per la vita e quanti sono pochi coloro che la trovano"?

Trovo anche solo propagandistico (anzi diciamo pure, gratuitamente fazioso) e fuorviante dire che il cristianesimo sia di quanto più universale che ci sia, solo perchè la salvezza sarebbe (condizionale d'obbligo!) ammessa a tutta l'umanità. Fazioso, perchè che dire allora di quei sistemi filosofico-spirituali orientali, animistici e/o sciamanici che aprono una porta perfino a piante, animali e minerali, l'intero Cosmo insomma? Fuorviante, invece perchè dire che "la salvezza è aperta a tutti", non vuol dire che non abbia dei requisiti talmente difficili per entrare che, nei fatti, è riservata solo a pochi. Pare più una presa in giro la frase vista sotto quest'ottica.

Poi sento parlare di Apocatastasi. Ma come, non era eresia origeniana? O è un'ipotesi teologica ammessa nell'ortodossia cattolica?


Scusa, non potevo fare a meno di esternare le mie perplessità in proposito del contenuto del libro.


Saluti
Citocromo
Utente Senior
Messaggi: 635
Iscritto il: 18/07/2009, 10:36
Contatta:

Messaggio da Citocromo »

Riporto una parte dell'articolo del gesuita Giandomenico Mucci, intitolato "L'inferno vuoto", tratto da La Civiltà Cattolica del 19-04-2008 (n° 3788). Così sfatiamo ogni equivoco:
[...]L'equivoco
È diventato un luogo comune in Italia citare Hans Urs von Balthasar come il teologo che ha detto che l'inferno esiste, ma è vuoto. L'equivoco nacque, o fu fatto nascere, nel 1984 dopo il Convegno romano sulla figura e sul pensiero di Adrienne von Speyr, durante il quale il teologo svizzero riprese la sua riflessione escatologica che già nel 1981 aveva suscitato aspre critiche nell'area teologica di lingua tedesca e ancora nel 1987 costringeva il suo autore a difenderla (6). La tesi di von Balthasar afferma che sperare la salvezza eterna di tutti gli uomini non è contrario alla fede. Essa si avvale
dell'autorità di alcuni Padri della Chiesa, tra i quali Origene e Gregorio Nisseno, ed è condivisa da non pochi teologi contemporanei, tra i quali Guardini e Daniélou, de Lubac, Ratzinger e Kasper, e da scrittori cattolici come Claudel, Marcel e Bloy. Ai suoi critici von Balthasar replicava: «La soluzione da me proposta, secondo la quale Dio non condanna alcuno, ma è l'uomo, che si rifiuta in maniera definitiva all'amore, a condannare se stesso, non fu affatto presa in considerazione. Avevo anche rilevato che la Sacra Scrittura, accanto a tante minacce, contiene pure molte parole di speranza per tutti e che, se noi trasformiamo le prime in fatti oggettivi, le seconde perdono ogni senso e ogni forza: ma neppure di questo si è tenuto conto nella polemica. Invece sono state ripetutamente travisate le mie parole nel senso che, chi spera la salvezza per tutti i suoi fratelli e tutte le sue sorelle, "spera l'inferno vuoto" (che razza di espressione!). Oppure nel senso che chi manifesta una simile speranza, insegna la "redenzione di tutti" (apokatastasis) condannata dalla Chiesa, cosa che io ho espressamente respinto: noi stiamo pienamente sotto il giudizio e non abbiamo alcun diritto e alcuna possibilità di conoscere in anticipo la sentenza del giudice. Com'è possibile identificare speranza e conoscenza? Spero che il mio amico guarirà dalla sua grave malattia - ma per questo forse lo so?» (7). Basti questo testo a quanti ripetono per abitudine la formuletta dell'«inferno vuoto» della quale sono responsabili le «fin troppo grossolane deformazioni sui giornali» (8). [...]

6) Nel 1981 e nel 1987, l'autore pubblicò due volumetti sulla sua opinione e la disputa che ne seguì. Ultima edizione italiana: H. U. VON BALITIASAR, Sperare per tutti. Breve discorso sull'inferno, Milano, Jaca Book, 1997. Cfr M. PARADISO, «Von Balthasar e l'inferno», in Avvenire, 22 novembre 1995, 24.
7) H. U. VON BALTHASAR, Sperare per tutti. Breve discorso sull'inferno, cit., 123.
8) Ivi, 14.
:grazie: :ciao:
Le verità della fede sono una collana di perle preziose, tenute insieme da un filo che è la divinità di Cristo. Tagliato il filo perdete tutta la collana. (padre A. Gasparino)
Presentazione: viewtopic.php?f=7&t=78" onclick="window.open(this.href);return false;
Avatar utente
polymetis
Moderatore
Messaggi: 4612
Iscritto il: 16/06/2009, 15:43
Contatta:

Messaggio da polymetis »

Infatti von Balthasar non dice che l'inferno è vuoto, ma che si può sperare che lo sia, o meglio, che tutti si salvino, non essendo l'inferno un luogo.
Presentazione


Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
Avatar utente
Vittorino
Veterano del Forum
Messaggi: 1741
Iscritto il: 11/11/2009, 15:08
Contatta:

Messaggio da Vittorino »

Vorrei innanzitutto ringraziare Polymetis per le sue sempre approfondite e preziose riflessioni, che ci richiamano ad una maggiore consapevolezza di ciò che realmente rappresenti il messaggio di Dio nei confronti dell’umanità, e della risposta che Egli attende da noi.
Nel corso dei secoli, questo messaggio è stato variamente interpretato e, purtroppo, ha troppo spesso prevalso il concetto della giustizia a scapito del concetto dell’Amore. Troppo spesso ci si è dimenticati che l’Antico Testamento (dove sicuramente prevale la giustizia), ha trovato il suo compimento in Gesù e nell’Amore di Dio del Nuovo Testamento. Non a caso l’AT è seguito dal NT, in un cammino che accompagna la progressiva maturità del genere umano nel percorso di ritorno al Padre (Il Figliuol Prodigo).
Questo percorso è naturalmente collegato al “Libero Arbitrio” ma, come più volte dimostrato dal racconto biblico, l’Amore di Dio prevale spesso sulla logica umana (Il Ladrone Pentito, ecc.).
Questo concetto è magnificamente espresso in Matteo 19, 23-26, nella risposta che Gesù diede agli stessi legittimi dubbi, che sorsero inevitabilmente anche agli Apostoli dopo un suo ennesimo richiamo alle difficoltà che l’uomo trova in questo cammino: “… è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio”.
Di fronte a Dio l’uomo è perduto, prevale qui, in queste terribili parole, inesorabile, tutta la “giustizia di Dio”, e infatti leggiamo subito dopo: “A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: «Chi si potrà dunque salvare?».
In loro non è ancora chiaro il concetto di “grazia”, quel dono “gratuito” che Dio ha fatto all’umanità e che Gesù ha messo alla portata di tutti. Basta chiederla e affidarsi al Suo Amore.
Gesù capisce e allora : “… fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
Dopo queste parole, anch’io, con von Balthasar, Polymetis, e i tanti altri citati e non, coltivo la speranza che l’Amore prevalga sempre sulla giustizia.
:lovebibbia:
Avatar utente
polymetis
Moderatore
Messaggi: 4612
Iscritto il: 16/06/2009, 15:43
Contatta:

Messaggio da polymetis »

Chi non ricorda il pentimento in extremis di Bonconte da Montefeltro, condottiero di ventura ghibellino, il cui corpo dopo la battaglia di Campaldino non fu mai ritrovato? L'ultimo pensiero della sua vita, mentre si aggirava ferito a morte nel campo di battaglia, fu un pensiero alla purezza di Maria, e il formare un segno della croce con le braccia. Questo basta a salvarlo, e l'angelo del Signore strappa la sua anima dalle mani del diavolo che era già pronto a ghermirlo... Scrive Dante nel V del Purgatorio:

"Io fui di Montefeltro, io son Bonconte;
Giovanna o altri non ha di me cura;
per ch’io vo tra costor con bassa fronte".

E io a lui: "Qual forza o qual ventura
ti travïò sì fuor di Campaldino,
che non si seppe mai tua sepultura?"

"Oh!", rispuos’elli, "a piè del Casentino
traversa un’acqua c’ ha nome l’Archiano,
che sovra l’Ermo nasce in Apennino.

Là ’ve ’l vocabol suo diventa vano,
arriva’ io forato ne la gola,
fuggendo a piede e sanguinando il piano.

Quivi perdei la vista e la parola;
nel nome di Maria fini’, e quivi
caddi, e rimase la mia carne sola.

Io dirò vero, e tu ’l ridì tra ’ vivi:
l’angel di Dio mi prese, e quel d’inferno
gridava: "O tu del ciel, perché mi privi?

Tu te ne porti di costui l’etterno
per una lagrimetta che ’l mi toglie;
ma io farò de l’altro altro governo!".

Si noti il ruolo centrale della Vergine, e noi godiamo nel sentir dire che i protestanti si indispettiscono ogni volta che leggono queste righe sbraitando che solo Cristo salva.
In realtà, chi fa queste accuse, poco ha capito della teologia dantesca, per la quale la mariologia è sempre cristocentrica, così com'è cristocentrica la morte di Bonconte (v. V, 126-127).
Presentazione


Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
Avatar utente
domingo7
Veterano del Forum
Messaggi: 2189
Iscritto il: 21/07/2009, 19:06
Località: Chiavari (Ge)
Contatta:

Mah

Messaggio da domingo7 »

Caro Polymeteis

a me la storia dell'inferno vuoto non solo non convince ma tristemente ricorda la cosiddetta "strategia geovitica della guerra teocratica" ....cioè un atteggiamento opportunista falso e bugiardo e soprattutto oltremodo sviante.....

Prima la Chiesa spaventò per secoli e fino alla nausea grandi masse con la storia del fuoco eterno che, divorando in eterno i corpi, dopo la "morte seconda" continuerebbe a provocare sofferenze fisiche indicibili ai poveri dannati....

e colpì con anatemi non solo le sette eretiche che negavano la punizione eterna ma tutte le persone di buonsenso che, ragionando sulla morte seconda e sulla misericordia divina, osarono ipotizzare che il tormento -pur consumando i corpi con fuoco eterno- potesse riguardare solo le anime immortali dei dannati......

Poi la stessa Chiesa si fece essa stessa icona di un Padreterno ustore, incendiario e piromane con tanto di roghi e di punizioni brutali.....

Alla fine, compreso che la gente ne aveva piene le brache del terrorismo ideologico, dell'intolleranza e della violenza e, soprattutto,che nessuno si convertiva più per paura e per minaccia, si mise a spandere il miele e tirò fuori la storia dell'inferno vuoto ....

Cristo però annunciò realmente l'inferno (come luogo, stato o condizione...facciamo un po' noi....) e parlò di persone reali colà destinate e maledette in eterno......

A chi vogliamo credere?

Ai voltagabbana più invasati .....o a nostro Signore?

Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna [Matteo 25,41-46]
Presentazione

Ma come si conviene a dei santi, né fornicazione, né alcuna impurità, né avarizia, sia neppur nominata fra voi; né disonestà, né buffonerie, né facezie scurrili, che son cose sconvenienti; ma piuttosto, rendimento di grazie [Efesini 5,3-4]
Avatar utente
polymetis
Moderatore
Messaggi: 4612
Iscritto il: 16/06/2009, 15:43
Contatta:

Messaggio da polymetis »

Guarda che io non credo alla tesi dell'inferno vuoto, e l'ho anche scritto, va' a rileggere il testo. Ho semplicemente detto che questo libro, che certo rappresenta uno degli estremi, è un buon rimedio per temperare l'altro estremo, cioè chi manda all'inferno troppa gente.
Inoltre, non scambiamo le ammonizioni per profezie. Il linguaggio semitico ama le tinture forti, e manca di mezze misure. Arriva in modo splendido a far recepire un messaggio, ma non è certo da prendere alla lettera.
Inoltre, Cristo non scese all'inferno, ma agli inferi, anche se devo dire che persino von Balthasar fa questa confusione. Gli inferi sono la comune tomba del genere umano prima che Cristo con la sua morte spalancasse i cancelli del paradiso, l'inferno invece è il luogo della dannazione eterna. E' discusso se negli inferi ci sia separazione di condizioni, forse sì, ma ciò che è certo è che tutti sono ancora privati della visione divina, la quale fu resa accessibile dal sacrificio di Cristo. Questo evento, comunque, ha dette risonanze meta-temporali, e nell'aldilà non c'è successione temporale, sicché la successione tra inferi e paradiso potrebbe riguardare solo il nostro punto di vista terreno e non l'eternità, che è eterno presente, nella quale si darebbe una successione logica ma non temporale tra inferi e paradiso, quasi che la morte di Cristo e la sua resurrezione portassero spandessero il loro influsso salvifico in ogni direzione del tempo, anche a ritroso, e nell'eternità fossero da sempre, sebbene siano causate da qualcosa che nella storia umana non è da sempre, bensì collocato nel tempo, cioè la morte di Cristo.
Inoltre sbagli a dire che fu la Chiesa a spaventare la gente con lo spauracchio di un fuoco eterno di natura fisica, non c'è alcun dogma che l'abbia mai affermato, e già nel medioevo i teologi, Tommaso in primis, discutevano sulla natura, corporea o meno, di queste fiamme. Non bisogna scambiare la predicazione popolare per la dottrina dei teologi.
Presentazione


Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
Andrea Cinel

Messaggio da Andrea Cinel »

Vittorino da Feltre ha scritto:Vorrei innanzitutto ringraziare Polymetis per le sue sempre approfondite e preziose riflessioni, che ci richiamano ad una maggiore consapevolezza di ciò che realmente rappresenti il messaggio di Dio nei confronti dell’umanità, e della risposta che Egli attende da noi.
Nel corso dei secoli, questo messaggio è stato variamente interpretato e, purtroppo, ha troppo spesso prevalso il concetto della giustizia a scapito del concetto dell’Amore. Troppo spesso ci si è dimenticati che l’Antico Testamento (dove sicuramente prevale la giustizia), ha trovato il suo compimento in Gesù e nell’Amore di Dio del Nuovo Testamento. Non a caso l’AT è seguito dal NT, in un cammino che accompagna la progressiva maturità del genere umano nel percorso di ritorno al Padre (Il Figliuol Prodigo).
Questo percorso è naturalmente collegato al “Libero Arbitrio” ma, come più volte dimostrato dal racconto biblico, l’Amore di Dio prevale spesso sulla logica umana (Il Ladrone Pentito, ecc.).
Questo concetto è magnificamente espresso in Matteo 19, 23-26, nella risposta che Gesù diede agli stessi legittimi dubbi, che sorsero inevitabilmente anche agli Apostoli dopo un suo ennesimo richiamo alle difficoltà che l’uomo trova in questo cammino: “… è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio”.
Di fronte a Dio l’uomo è perduto, prevale qui, in queste terribili parole, inesorabile, tutta la “giustizia di Dio”, e infatti leggiamo subito dopo: “A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: «Chi si potrà dunque salvare?».
In loro non è ancora chiaro il concetto di “grazia”, quel dono “gratuito” che Dio ha fatto all’umanità e che Gesù ha messo alla portata di tutti. Basta chiederla e affidarsi al Suo Amore.
Gesù capisce e allora : “… fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
Dopo queste parole, anch’io, con von Balthasar, Polymetis, e i tanti altri citati e non, coltivo la speranza che l’Amore prevalga sempre sulla giustizia.
:lovebibbia:
Mi unisco alla tua speranza e condivido il contenuto del tuo intervento... :bravo:
Avatar utente
domingo7
Veterano del Forum
Messaggi: 2189
Iscritto il: 21/07/2009, 19:06
Località: Chiavari (Ge)
Contatta:

Messaggio da domingo7 »

Non bisogna scambiare la predicazione popolare per la dottrina dei teologi.
qui sono d'accordo con te ......

esistono falsi profeti che profetizzano sempre sciagure (e non è detto che siano sempre eretici)
ed esistono imbonitori (e non è detto che siano sempre cattolici) che "curano alla leggera la piaga del popolo" e sempre dicono "pace, pace, mentre pace non c'è" (Geremia 6,14)
Presentazione

Ma come si conviene a dei santi, né fornicazione, né alcuna impurità, né avarizia, sia neppur nominata fra voi; né disonestà, né buffonerie, né facezie scurrili, che son cose sconvenienti; ma piuttosto, rendimento di grazie [Efesini 5,3-4]
Avatar utente
Lucifero il Figlio dell'Aurora
Utente Junior
Messaggi: 287
Iscritto il: 08/04/2010, 3:26
Contatta:

Messaggio da Lucifero il Figlio dell'Aurora »

Infatti von Balthasar non dice che l'inferno è vuoto, ma che si può sperare che lo sia, o meglio, che tutti si salvino, non essendo l'inferno un luogo.

Forse non ci siamo capiti, è proprio questo il nocciolo della questione. E' impossibile anche solo sperare che tutti si salvino, per il semplice fatto che Cristo stesso ha escluso a priori questa possibilità, anzi, ti dirò di più, che se le parole di Cristo sono vere, e cioè che la salvezza è riservata solo ai suoi pochi eletti che avranno perseverato fino alla fine nella via stretta ed angusta, perfino la stragrande maggioranza dell'umanità è esclusa a prescindere dalla salvezza. Balthasar inoltre, secondo il tuo commento, lascerebbe spazio alla salvezza anche per Giuda, quando Cristo stesso ha decretato la sua condanna eterna con le parole "nessuno di voi è andato perduto tranne il Figlio della Perdizione". Aggiungo, anche i farisei contro i quali si è scagliato sono destinati alla dannazione ("serpenti, razza di vipere, come pensate di scampare alla condanna della Gehenna"?). Insomma, ripeto, è improponibile tutto questo falso buonismo natalizio che va contro ogni fondamenta del genuino messaggio evangelico.
Insomma, se vogliamo dare retta alle teorie di Balthasar dobbiamo confessare che o Cristo mentiva o si sbagliava. E non stiamo parlando di un pinco pallino qualunque, ma di Dio sceso in terra e fondatore stesso del cristianesimo.




Saluti
Avatar utente
polymetis
Moderatore
Messaggi: 4612
Iscritto il: 16/06/2009, 15:43
Contatta:

Messaggio da polymetis »

Il linguaggio semitico di Gesù non ha mezze misure, e neppure comparativi o superlativi dell'aggettivo se è per questo. Molte volte gli evangelisti nel tradurre li infilano, ma altre volte lasciano la frase nel suo equivocabile senso semitico. Se prendi la frase di Gesù "CHi non odia sua padre e sua madre non è degno di me", potresti non capire nulla, se tu non sapessi che non era possibile dire "se tu non ami tuo padre e tua madre meno di me", e che dunque Gesù deve dire, onde riferirsi al fatto che si deve preferire lui, "se uno non odia suo padre e sua madre". Questo è solo un esempio. Parte delle argomentazioni di von Balthasar sono proprio sotto il profilo traduttologico, e mettono in questione la comprensione di certe rese dal greco che, a suo avviso, avrebbero frainteso l'originale semitico. Il discorso è per l'appunto sviluppato nei libri. E' tipico poi del linguaggio semitico, forma linguistica, suo habitus, presentare le minacce come fossero già avvenute, per colorire di pathos un ammonimento. Come sempre, ragionare su delle traduzioni risulta del tutto inadeguato al compito esegetico che si deve prefiggere un antichista.
Presentazione


Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
Avatar utente
Lucifero il Figlio dell'Aurora
Utente Junior
Messaggi: 287
Iscritto il: 08/04/2010, 3:26
Contatta:

Messaggio da Lucifero il Figlio dell'Aurora »

Emblematico l'esempio parallelo di "odiare il padre e la madre", che hai proposto. In effetti Cristo disse anche di non essere venuto a portare una pace ma una spada, che avrebbe diviso i figli dai genitori, e che i nemici dell'uomo sarebbero stati quelli della sua casa. Disse anche che "tutti i cristiani sarebbero stati odiati a causa del suo nome" e che i genitori avrebbero messo a morte i figli e viceversa. Dunque, forse, tanto metaforiche, queste parole di Cristo non lo furono affatto, e che il suo linguaggio "forte", nasconde una verità, una amara verità di fondo che non può essere cancellata- Anche perchè amare i propri cari meno di Gesù, ha delle implicazioni psicologiche che portano alla fine proprio alle tragiche conseguenze sopra descritte. D'altra parte, tutti coloro che si propugnano d'avere (o nel caso di Cristo addirittura d'essere), la verità assoluta, condannando nell'errore tutte le altre forme di pensiero, genereranno inevitabilmente guerre, conflitti e spargimenti di sangue nei confronti di coloro che tale verità non la condividono affatto. La Storia insegna.


Saluti
Avatar utente
polymetis
Moderatore
Messaggi: 4612
Iscritto il: 16/06/2009, 15:43
Contatta:

Messaggio da polymetis »

Il mio era solo un esempio per far notare un fattore linguistico delle lingue semitiche (eccezion fatta dell'arabo), motivo per cui è possibilissimo leggere anche la frase in senso letterale e dire che Gesù intendesse davvero consigliare di odiare i genitori per amare lui. Io ho semplicemente detto che, qualora avesse voluto dire "chi non ama i suoi genitori meno di me", avrebbe detto "chi non odia...", proprio perché il modo di costruire comparativi e superlativi è diverso. Ognuno scelga quello che vuole, e non farà altro che dimostrare che la Scrittura non può essere interpretata da sola.
Portare non la pace, ma la spada, non può riferirsi alla spada letterale, perché se leggiamo la pericope parallela la frase diventa "non sono venuto a portare la pace, ma la divisione". Sicché la spada è semplicemente simbolo della divisione, Gesù diventa cioè, per coloro che lo seguono, un segno di contraddizione rispetto al mondo, e questo attira ai discepoli l'inimicizia del mondo e spesso delle loro stesse famiglie. Il versetto dei genitori che mettono a morte i figli e viceversa è redazionale, non appartiene al Gesù storico, e si riferisce per l'appunto ad un fatto ben preciso della storia della Chiesa primitiva: famiglie divise perché uno dei familiari s'è convertito al cristianesimo.
Presentazione


Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
Avatar utente
Lucifero il Figlio dell'Aurora
Utente Junior
Messaggi: 287
Iscritto il: 08/04/2010, 3:26
Contatta:

Messaggio da Lucifero il Figlio dell'Aurora »

Ma lo so che stavi usando quella locuzione di Cristo come esempio linguistico. Solo, che stavo facendo notare che se l'odio di Cristo ha una doppia valenza, una simbolica e l'altra letterale, una in cui oltre ad avere giustamente una valenza metaforica (infatti la spada di cui parla non è letterale), ha un significato concreto che si esprime appunto in un odio e conflitto reale tra le famiglie (la spada spirituale in questione infatti, taglia e divide veramente i legami tra le persone, gli affetti e le cose piu' care), da cui non si può prescindere, cosi' pure i pochi eletti che si salvano di cui parla Cristo ha una doppia valenza, se infatti quella frase era inserita all'interno di una parabola, e stava ad indicare che se non tutti gli invitati alle nozze di un Re erano preparati per il gran ricevimento, cosi non è possibile per tutti gli uomini essere degni di essere alla presenza del Padre in Paradiso, dunque la tesi di Balthasar, torno a ribadire va contro l'esplicito insegnamento evangelico chiaro in proposito.

Tu dici allora che la Scrittura non può essere interpretata da sola. Va bene, ammettiamo che sia il Magistero la guida giusta, dunque perchè Balthasar, se è un autore cattolico, si rifà incoerentemente a singoli pareri isolati ed alcuni perfino esplicitamente ritenuti eretici dalla Chiesa stessa di alcune persone quali Origene ad esempio, invece di conformarsi al consensus generale ed universale della Patristica, del Magistero Ordinario (e perchè no, perfino delle rivelazioni e visioni private di molti Santi e Mistici riconosciute dalla Chiesa), che dichiarano che esistono certamente dei peccatori all'inferno e che la loro pena è eterna e senza più possibilità di perdono?
Il versetto dei genitori che mettono a morte i figli e viceversa è redazionale, non appartiene al Gesù storico
Questo è interessante e non l'ho mai sentita prima. In base a quali elementi concreti e in quale senso dici che non appartiene al Gesù storico?
1) E' originale al vangelo cui è stato scritto, ma la testimonianza dell'evangelista non è autentica ma frutto di una elaborazione teologica personale?
2) Non è originale nemmeno al vangelo, ma è una interpolazione postuma documentata da questi o quei manoscritti del NT?
3) Non è originale al vangelo, non hai prove testuali per documentarlo, ma ritieni ci siano indizi filologici fondati su cui supporlo?
4) La tua non è una tesi originale e personale, ma si fonda su studi autorevoli?



Saluti
Avatar utente
polymetis
Moderatore
Messaggi: 4612
Iscritto il: 16/06/2009, 15:43
Contatta:

Messaggio da polymetis »

Cercherò d'essere breve perché fino al 3 gennaio non ho le giornate decisamente piene tra viaggi e lavoro in arretrato, in realtà gli argomenti richiedono una trattazione molto meno semplificata. Ti risponderò dunque fingengo di aderire in tutto e per tutto alle teorie dominanti nella storia delle forme degli anni settanta e ottanta, perché, sebbene vadano limate, fanno passare alcuni concetti basilari, e il mondo accademico non s'è molto mossa da lì.
Molte parole di Gesù nei Vangeli non risalgono al Gesù storico, ma riflettono le preoccupazioni della Chiesa nascente. Il fatto che siano nel Vangelo, vuol dire che sono ispirate, ma essere ispirate non vuol dire essere state pronunciate da Gesù. Gran parte dei logia riportati da Gesù nel Vangelo di Giovanni ad esempio non appartengono al Gesù storico, ma riflettono la comprensione a cui la Chiesa era arrivata circa il messaggio di Gesù a fine I secolo. Per chi crede, questa comprensione è di matrice apostolica e guidata dallo Spirito Santo. L'essere in un Vangelo o meno non ha nulla a che fare ovviamente con l'essere ascrivibile al Gesù storico o meno.
Si ritiene generalmente che non appartengano al Gesù storico le cosiddette profezie ex eventu, vale a dire che la comunità scientifica non ritiene plausibile la profezia e dunque, se un fatto viene predetto, significa che quelle righe sono state scritte dopo il fatto. La persecuzione della Chiesa nascente e i versetti che la riguardano sono di questa specie.
Un criterio simile viene usato anche per datare i Vangeli: Gesù descrive la distruzione del tempio, quindi quei Vangeli sono stati scritti dopo il 70. Per contro, chi li retrodata fino agli anni '60, ci tiene a far vedere che quelle profezie sono troppo generiche per essere state scritte dopo i fatti, e che dunque possono anche essere stati scritti prima. In ogni caso, l'assunto è sempre lo stesso: le profezie non sono possibili. Questo criterio offende alcuni credenti, ma la comunità scientifica non può certo andare a ragionare sulla base di criteri confessionali.
Quanto alla teoria di von Balthasar, come già detto, il linguaggio semitico usa mettere in forma di eventi già compiuti quelli che invece sono minacce e ammonimenti. Non si tratta di profezie, ma di spauracchi.
Inoltre von Balthasar non si rifà ad Origine per i suoi aspetti eretici, perché non crede all'apocatastasi. Né crede che l'inferno sia vuoto, dice solo che non c'è alcun dogma contro la speranza che sia vuoto. I Padri della Chiesa non hanno alcun dogma sul fatto che nell'inferno ci sia qualcuno oltre agli angeli di Satana. Certo essi presumono che all'inferno ci sia altra gente, ma questa non è una dottrina definita, e dunque si può credere il contrario senza essere eretici. Von Balthasar non dice che la sua dottrina è quella cattolica, dice che non c'è nulla del depositum fidei della Chiesa contrario alla sua dottrina. Sono pretese molto diverse.
E comunque, non spetta a me difendere una dottrina a cui non credo.

Ad maiora
Presentazione


Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
Avatar utente
Lucifero il Figlio dell'Aurora
Utente Junior
Messaggi: 287
Iscritto il: 08/04/2010, 3:26
Contatta:

Messaggio da Lucifero il Figlio dell'Aurora »

Polymetis, ho capito perfettamenente ora. Si, ho già sentito sia la tesi che il Vangelo di Giovanni presenta un Gesù non-storico ma teologicamente funzionale all'autore, sia che anche alcuni versetti come la predizione della distruzione di Gerusalemme siano genuine profezie di Gesù e non elaborazioni teologiche postume degli evangelisti. Credevo comunque che l'aggiunta personale degli evangelisti sinottici al Gesù storico si riferisse solo a quella specifica profezia, mentre tu mi mostri che l'intero sermone della Montagna non è altro che una breve crono-storia degli evangelisti sulla situazione della loro Chiesa contemporanea che essi stessi vivevano. Potrei dirmi non perfettamente concorde a questa tesi, ma non per il motivo che la profezia in questione sarebbe troppo vaga, bensi' perchè nella profezia sono presenti elementi troppo compromettenti da un punto di vista dottrinale, perchè tale sermone non sia gesuano, ma prodotto dagli evangelisti per pararsi il fondoschiena. Infatti versetti in quel sermone come Matteo 24:28-29,34 (e versioni sinottiche), Luca 21:28,36; diventano molto imbarazzanti se relazionati a Matteo 24:30-31 (e versioni sinottiche).
Quanto alla teoria di von Balthasar, come già detto, il linguaggio semitico usa mettere in forma di eventi già compiuti quelli che invece sono minacce e ammonimenti. Non si tratta di profezie, ma di spauracchi.
Non si può liquidare tutto superficialmente e grossolonamente con la scusa comoda del linguaggio semitico. Come dicevo, ci sono specifiche condanne di Gesù di alcuni personaggi nei quali è impossibile dedurre ancora una speranza di salvezza, se non stravolgendo completamente il testo ai propri fini. Avevo già citato Giuda, ma alla lista possiamo aggiungerci anche il Ricco Epulone di Luca 16, cui gli stessi sostenitori della tesi dell'esistenza dell'Inferno concordano che non si tratta di una mera parabola simbolica ma di un vero e proprio racconto realmente avvenuto nell'aldilà. E alla lista come ho già fatto ci aggiungiamo i farisei (ai quali Gesù dice "Io dò la vita eterna alle pecore che credono in me ma voi non credete, perchè non siete mie pecore") e cui sappiamo bene che stando al racconto evangelico quasi nessuno di loro credette mai in Gesù, ha impedito ad una folla ebraica di ottenere la salvezza, parlando loro in parabole affinchè "il Regno dei cieli non sia dato loro e che pur odendo non comprendano, perchè i loro cuori siano induriti e non siano convertiti e Gesù non li guarisca", una perdizione necessaria e funzionale alle profezie messianiche, affinchè si adempissero le parole veterotestamentarie. Continuo a ribadire, si può ipotizzare la teoria del linguaggio semitico troppo forte qualora il contesto lo consenta (ovvero quando il linguaggio forte è chiaramente in contrasto con altri brani analoghi in cui viene affermato un messaggio notevolmente diverso da quello forte), ma non lo si può abusare sempre e indiscriminatamente, sopratutto nel caso specifico della dottrina di Gesù riguardo i salvati che è cosi' chiara, omogenea e cristallina, che non può essere distorta ad uso e consumo di fuorvianti buonismi cui il testo stesso si vuole rigorosamente tenere lontano. Infatti non esiste nulla nei Vangeli che faccia consentire di pensare che Gesù prometta e garantisca la salvezza per tutti, e dunque il metodo esegetico di Von Balthasar è metodologicamente scorretto in quanto vuol piegare i testi alle sue conclusioni, in una maniera non dissimile di come fanno gli stessi TdG con le loro peculiari interpretazioni delle Scritture. Anzi aggiungo, almeno i TdG cercano di appoggiarsi sempre in delle basi scritturali per sostenere questa o quella dottrina, Von Balthasar da quale passo del vangelo ha mai desunto ciò che sostiene nel libro?
E comunque, non spetta a me difendere una dottrina a cui non credo.
E dunque, perchè proponi la lettura di un libro a cui tu stesso non credi? Non pensi che cosi' ti rendi consapevole di dare una falsa speranza ai lettori invece di dire più onestamente le cose come stanno?


Saluti
Avatar utente
Siegil
Utente Junior
Messaggi: 380
Iscritto il: 03/05/2011, 15:45
Contatta:

Messaggio da Siegil »

Io personalmente trovo plausibile che si possano salvare tutti, per più d'una ragione:

1) Condizioni necessarie per il peccato mortale sono la completa consapevolezza e la totale libertà, ma chi ce le può avere davvero entrambe, così influenzati come siamo dalla società che ci sta intorno. Se hitler avesse avuto le stesse identiche esperienze di Sant'agostino sarebbe santo... e viceversa se Sant'agostino avesse avuto le stesse identiche esperienze di hitler oggi sarebbe considerato uno dei più malvagi uomini esistiti, non è forse così? Non voglio dire che il nostro libero arbitrio sia assente, ma di certo la nostra libertà è molto molto limitata... E anche riguardo alla consapevolezza, chi di noi se conoscesse davvero Dio, la luce che illumina ogni uomo, vorrebbe andargli contro? Lo trovo molto difficile da credere... Comunque con tutto questo discorso, sia bene inteso, io non voglio dimostrare che nessuno di noi possa avere mai sia la piena consapevolezza che la totale libertà. Quello che voglio però dire è che tra le due cose, cioè tra il poter averle entrambe e non poterle mai avere entrambe, mi viene molto più naturale pensare che la verità stia nella seconda.

2) Molti dicono: perché Dio ha creato questo mondo, con il male e tutto il resto? Ebbene, e se fosse che Dio ha creato questo particolare mondo perché sapeva già in anticipo che in questo mondo tutti si sarebbero salvati? Nel senso, dato che Dio è al di fuori dal tempo, sapeva già quanti alla fine si sarebbero salvati ancora prima di creare questo universo. Mettendo quindi insieme questa cosa al fatto che Dio vorrebbe che tutti ci salvassimo, non appare naturale pensare che abbia voluto creare un universo ove tutti, grazie al loro proprio libero arbitrio ovviamente, si sarebbero alla fine salvati?

3) Secondo me, il purgatorio potrebbe in tutto e per tutto essere un'esperienza che l'anima fa dopo la morte, che finisce per purificarla, avvicinarla e renderla degna di stare alla presenza di Dio. Ma allora mi rifiuto di credere, e probabilmente è anche contro la stessa dottrina cristiana, che possa esistere qualcuno che sia del tutto irrecuperabile, e per questo credo che per ognuno di noi, anche i malvagi più incalliti, possa esistere una qualche esperienza che ci faccia convertire. Ora, questa esperienza personale che provocherebbe la nostra conversione, chiamiamola "esperienza X", assunto che esista, può anche darsi che l'abbiamo già provata in vita, e per questo ci siamo convertiti. Ma data l'aleatorietà del mondo in cui viviamo l'aver fatto quest'esperienza sarebbe solo un colpo di fortuna, quindi perché precludere la salvezza a chi non sono stati così fortunati da aver provato la loro "esperienza X"? Invece Dio potrebbe farcela provare dopo la morte, come purgatorio appunto. Inoltre il fatto che Dio faccia provare ad ognuno di noi, nel caso non l'avessimo già avuta, l'esperienza X, convertendoci e purificandoci post-mortem, non per forza secondo me pregiudica il nostro libero arbitrio: siamo sempre noi a scegliere, mentre Dio sarebbe solo colui che, da supremo educatore, saprebbe semplicemente quali argomenti toccare per farci comprendere la grandezza del cristianesimo. Secondo una concezione leggermente diversa del purgatorio, esso potrebbe invece essere una vera e propria seconda vita che prolunga quella che viviamo ora. Noi ci ricorderemo delle nostre esperienze ma vivremmo in un mondo da sogno in cui i nostri desideri più reconditi diventano realtà. Se ci poniamo in questa concezione, e assumiamo che la conoscenza di Dio sia l'unica cosa che può veramente appagare pienamente l'uomo, anche questa cosa che mi pare contenuta negli insegnamenti cristiani, otterremmo un'esperienza più o meno analoga a quella che dicevo sopra: noi uomini continueremmo a girare e rigirare in questo purgatorio fino a quando inevitabilmente non ci renderemmo conto che ne il denaro ne altro ci può soddisfare davvero, ma solo Dio può, e il giungere autonomamente a questa verità (quindi la differenza principale rispetto al caso di prima è che qui Dio non interviene, perché assumiamo che l'uomo "tenda" naturalmente verso Dio) costituirebbe già di per se la purificazione della nostra anima.

4) Altra piccola considerazione: non è strano che nel vangelo anche il fuoco dell'inferno venga denominato come il "fuoco purificatore"? Voglio dire, un fuoco con un nome del genere sembrerebbe più adatto a purificare l'anima per poterla ammettere alla presenza di dio che un fuoco punitore che debba torturare per l'eternità... Non sarà magari che l'inferno è solo un tipo diverso di purgatorio, magari costituito da un'esperienza più lunga o più drastica? Riprendendo l'analogia con l'esperienza prosegui-vita di cui parlavo prima, magari il purgatorio è un'esperienza di purificazione volontaria, di chi quindi muore da convertito ma senza essere ancora degno di stare alla presenza di Dio: in questo caso il "desiderio" che l'anima cerca di raggiungere nella sua "seconda vita" è proprio quella di avvicinarsi a Dio, finchè non ci riesce; al contrario l'inferno potrebbe essere l'esperienza post-mortem di chi ha desideri lontani da dio come il denaro o il male: costoro prima o poi si renderanno conto che per essere felici devono cercare di raggiungere Dio, e questo è il primo passo fondamentale (che gli altri avevano già fatto) e che costituisce il passaggio da "inferno" a "purgatorio"... dopodiché come gli altri anche questi riusciranno a passare da "purgatorio" a "paradiso".

Ecco queste sono alcune considerazioni che avevo fatto a suo tempo... come le reputate? Ammissibili? Coerenti? Da buttare? Mi tengo pronto ovviamente all'assalto dei filosofi come Polymetis o Trianello, certo di aver fatto tanti errori sia teologici che filosofici, e magari ho anche detto qualcosa di eretico... spero di no... Comunque ecco qui, che dite?
Avatar utente
Francesco Franco Coladarci
Moderatore
Messaggi: 3864
Iscritto il: 16/07/2009, 21:24
Contatta:

Messaggio da Francesco Franco Coladarci »

Tutto nella dottrina cattolica si gioca sul grado di consapevolezza di un individuo: quanto più un individuo sa, tanto più responsabile delle proprie azioni. Una persona che è atea perché viene da una famiglia che non le ha mai spiegato la fede, è perciò potenzialmente meno a rischio di essere dannata di chi, essendo cattolico, conosce quale la volontà di Dio e tuttavia non la applica, pur rendendosi conto che sta sbagliando, perché preferisce avere altre cose che non la rettitudine morale, ad esempio avere denaro. La frase di San Paolo, in cui fa un elenco di categorie peccaminose, e poi dice “non erediteranno il regno dei cieli" va dunque intesa nel senso che non erediteranno regno dei cieli che commette questi peccati nella consapevolezza di stare trasgredendo un comandamento, che sia quello divino oppure della propria coscienza, la quale non è nient'altro che la voce di Dio anche nei non credenti.
Caro Siegil
Le frasi che ho sottolineato sono il perno della discussione, Dio non manda nessuno all'inferno poiché è la persona stessa che determina di andarci.

Dire che l'inferno sia vuoto è come dire che il paradiso sia vuoto, sono i due aspetti del fine ultimo della persona, i quali sussistono, ma, mentre il paradiso è il fine "naturale" dell'anima, in quanto creata ad "immagine e somiglianza" di Dio, l'inferno lo possiamo definire un accidenti, poiché poteva anche non esserci.
Come determinare le cause per cui ci si "trasferisce " all'inferno?.
Di solito ci si nasconde dietro al famoso "peccato originale", scaricando su di esso ciò che sono le azioni dell'uomo, niente di più falso, poiché come il paradiso è determinato da una stato di "Grazia" continua, cioè vivere la propria vita in uno stato di Grazia così che nello stesso modo è l'inferno, è il vivere in uno stato di "Peccato" sapendo di peccare, è da notare che ho detto di "Vivere uno stato", peccare succede, ma ciò è dovuto ad una "umanità ferita" mentre la pratica del peccato è una libera scelta.

Il peccato coinvolge tutti, di qualsiasi religione siano, atei compresi, poiché coinvolge l'essere umano, vi è dunque "un qualcosa" che stabilisce se una persona pratica o meno il peccato o se la sua destinazione finale si l'inferno oppure no, questa la possiamo definire la Legge Fondamentale dell'uomo, ed è proprio a questa legge che San Paolo si riferiva quando scrisse ai Romani 2,14-15
14Quando i pagani, che non hanno la Legge, per natura agiscono secondo la Legge, essi, pur non avendo Legge, sono legge a se stessi. 15Essi dimostrano che quanto la Legge esige è scritto nei loro cuori, come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono.
Questa legge "scritta" scritta nei cuori è la stessa legge data a Mosè, sono le dieci parole, i dieci comandamenti, quella legge che permette all'uomo di vivere la sua vita in modo naturale ubbidendo a quella legge che è insita nel suo stesso essere, ed è proprio questo il punto, quando una persona deliberatamente, consapevolmente decide di fare un'azione la quale sia in netto contrasto con tale legge, esso Pecca, e, se tale violazione ne fa il suo stile di vita le "porte" dell'inferno sono spalancate, in quanto egli pur di raggiungere il suo scopo non "ascolta" neanche la sua "Coscienza".

L'inferno non è vuoto come il paradiso non è vuoto, solo nella posizione di umano, l'uomo ha la possibilità di decidere, riflettere, pentirsi, poiché "Dopo" non lo potrà più fare, e attenzione a non trasferire nel sovrasensibile ciò che è nel sensibile, sono due realtà molto diverse.
Franco
“Al di sopra del Papa, come espressione della pretesa vincolante dell’autorità ecclesiastica, resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dell’autorità ecclesiastica.”
(Cardinal Joseph Ratzinger )

skype: el_condor4
cavdna

Messaggio da cavdna »

Vi saluto in CRISTO SIGNORE

mio caro fratello in CRISTO

Franco Coladarci ha scritto:..................Questa legge "scritta" scritta nei cuori è la stessa legge data a Mosè, sono le dieci parole, i dieci comandamenti, quella legge che permette all'uomo di vivere la sua vita in modo naturale ubbidendo a quella legge che è insita nel suo stesso essere, ed è proprio questo il punto, quando una persona deliberatamente, consapevolmente decide di fare un'azione la quale sia in netto contrasto con tale legge, esso Pecca, e, se tale violazione ne fa il suo stile di vita le "porte" dell'inferno sono spalancate, in quanto egli pur di raggiungere il suo scopo non "ascolta" neanche la sua "Coscienza".
................................Franco
R I S P O S T A

mio caro fratello


permettimi di evidenziare l'affermazione grassettata/colorata
ove non tanto le dieci parole/Comandamenti in senso stretto dello scritturale (pensiero/visione fondamentalista)
ma i 360° di quelle stesse dieci parole/Comandamenti
un pò quel: "HO molto peccato, in penseri, parole, opere e omissioni"
che sarebbero l'estensione di quella Legge: "dieci parole/Comandamenti"

grazie :strettamano:

vi saluto in CRISTO RISORTO

Rispondi
  • Argomenti simili
    Risposte
    Visite
    Ultimo messaggio

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 13 ospiti