E cresciamo insieme...
Inviato: 07/02/2013, 2:56
Essa ci risucchia, poiché da essa dipendiamo.
Possiamo allontanarcene, ma vi torniamo in preda all'astinenza e allo smarrimento.
Ci creiamo altre vie illusorie sperando che funzioni, volendo credere che funzioni. Ma non dura, e da essa dobbiamo tornare, od arrenderci all'orgoglio ed inveire in preda alla rabbia. I surrogati, sono solo palliativi temporanei.
Essa ci ha rubato il cuore e la mente, ed è allettante l'idea di fuggire, ma alla distanza è proporzionale la rabbia, allora soffriamo per non soffrire più. Alla fine comprendiamo che essa ha messo le radici laddove occorre ben più che la fuga per interrompere e lenire il dolore. I fattori esterni che andiamo a cercare per sostituirla non bilanciano, almeno non con la necessaria fretta. E' questo che lo rende così difficile...
Di cosa sto parlando?... Non della WTS, o qualsivoglia nome le si dia. Sto parlando dell'esperienza che abbiamo vissuto tutti noi. Che ci incatena, che ci impedisce di guardare indietro senza rimorso. Che ci dona il senso di spreco e di frustrazione, che ci toglie l'entusiasmo per guardare avanti, regalando in cambio tanti pesi sulla coscienza e qualche scrupolo di tanto in tanto che si appoggia ai dubbi che riemergono ancorati a ricordi e sensazioni, come ancore nella memoria che troppe volte pretendono di buttar via il grano con le zizzanie, che ci pungono l'animo col ricordo della buona fede che avevamo e che ci spinse a far questo o quello, che ora rimpiangiamo ma forse no, con l'unica certezza di un gran senso di vuoto e di spreco.
Sono solo uno dei tanti "ex-tdG ma ancora tdG", o forse esiste un altro nome per questo. Ricordo la cara vecchia "conscious class", come dicono in America i cosiddetti "tdG svegli", quelli che non vogliono più esserlo ma hanno troppe ancore. Ancora troppe.
Forse uno dei tanti "tdG non più tdG", non più identificatosi appieno con questa definizione. Uno magari di quelli che vogliono uscire ma non l'hanno ancora fatto.
Conoscendo la mia situazione qualcuno potrebbe chiedere perché... In effetti, sarebbe più facile in un certo senso.
Uno di quelli che non sono ancora pronti, forse.
La verità è che sono un fiero testimone di Geova.
Si, per quello che significa l'espressione.
Se Geova è soltanto una delle vocalizzazioni utilizzate nel tempo per il Tetragramma...
Se Geova è semplicemente = Dio
Allora io sono un fiero testimone di Geova.
E lo sarò sempre.
Ogni uomo cristiano sa che è chiamato a vivere come testimone di Dio, e non rinnegherò mai quello che tale idea ha significato per me dal principio.
Ma se "Testimone di Geova" significa aderenza ai fanatismi mutanti della casa editrice americana fondata da un ex avventista con le crisi mistiche, allora io non corrispondo a quella definizione. E ben lo sanno quelli che tuttora mi giudicano, mi criticano magari in segreto descrivendomi come un patetico individuo di cui non si conosce l'affidabilità. Ben lo sanno quelli che già una volta mi hanno disassociato. E che probabilmente accarezzano l'idea di farlo di nuovo a causa della mia depressione, dopo una serie di eventi che hanno debilitato il mio stato emotivo.
E alla fine di questo, ho perso l'amore della mia vita. O quello che credevo lo fosse. Quello che ancora non posso azzardarmi a pensare, senza sentirmi male e rischiare un crollo totale. Un fidanzamento di 6 anni che doveva portare ad uno dei matrimoni più idilliaci, nonché dei più invidiati tra molti dei miei sopraffini confratelli.
Ed ancora mi domando come. Ed ancora mi domando se sia una liberazione, un'opportunità... O se non sia stata la scelta giusta da parte di lei, dopo tanto amore incondizionato, dopo tante lotte contro pressioni opposte e plurilaterali, dopo che avevo investito tanto, tutto. Tale che ora stento a rialzarmi. A guardare avanti oltre il mio naso.
Sono un depresso, e se conosceste la mia età vi chiedereste come sia possibile. Passato per un po' tra antidepressivi inconcludenti e psicoterapia frustrante. Eppure quelli che dovrebbero aiutarmi non lo fanno. Non capiscono. E la depressione non va d'accordo con i canoni che ti rendono accettabile all'organizzazione. E' quello il bivio catartico. Quello che ti fa fermare a riflettere. Pensare che, se non sono in grado di soddisfare certi criteri di apparenza, come potete puntare dita quando invece dovreste fare ben altro?... Forse la forma mentis esistente non vi consente di provare a capirlo senza sollevare questioni importanti e violente nei riguardi di certe convinzioni.
Senza aiuto, solo giudizio incauto.
E sono qui, ad offrire questo; amicizia solidale. Perché è tutto questo che ci accomuna.
Perché ho imparato negli anni solo una cosa, che l'amore non delude mai. Gratuito e trasparente. E' l'unico modo per non sbagliare mai.
Conosco un po' le storie intorno a questo ambiente, avendo letto qua e là sporadicamente negli anni, conoscendo il forum da prima di diventare tdG.
Osservando l'orario, dedurrete che ho anche serie difficoltà a riposare.
Cordialmente vostro,
codename "Gingino".
Possiamo allontanarcene, ma vi torniamo in preda all'astinenza e allo smarrimento.
Ci creiamo altre vie illusorie sperando che funzioni, volendo credere che funzioni. Ma non dura, e da essa dobbiamo tornare, od arrenderci all'orgoglio ed inveire in preda alla rabbia. I surrogati, sono solo palliativi temporanei.
Essa ci ha rubato il cuore e la mente, ed è allettante l'idea di fuggire, ma alla distanza è proporzionale la rabbia, allora soffriamo per non soffrire più. Alla fine comprendiamo che essa ha messo le radici laddove occorre ben più che la fuga per interrompere e lenire il dolore. I fattori esterni che andiamo a cercare per sostituirla non bilanciano, almeno non con la necessaria fretta. E' questo che lo rende così difficile...
Di cosa sto parlando?... Non della WTS, o qualsivoglia nome le si dia. Sto parlando dell'esperienza che abbiamo vissuto tutti noi. Che ci incatena, che ci impedisce di guardare indietro senza rimorso. Che ci dona il senso di spreco e di frustrazione, che ci toglie l'entusiasmo per guardare avanti, regalando in cambio tanti pesi sulla coscienza e qualche scrupolo di tanto in tanto che si appoggia ai dubbi che riemergono ancorati a ricordi e sensazioni, come ancore nella memoria che troppe volte pretendono di buttar via il grano con le zizzanie, che ci pungono l'animo col ricordo della buona fede che avevamo e che ci spinse a far questo o quello, che ora rimpiangiamo ma forse no, con l'unica certezza di un gran senso di vuoto e di spreco.
Sono solo uno dei tanti "ex-tdG ma ancora tdG", o forse esiste un altro nome per questo. Ricordo la cara vecchia "conscious class", come dicono in America i cosiddetti "tdG svegli", quelli che non vogliono più esserlo ma hanno troppe ancore. Ancora troppe.
Forse uno dei tanti "tdG non più tdG", non più identificatosi appieno con questa definizione. Uno magari di quelli che vogliono uscire ma non l'hanno ancora fatto.
Conoscendo la mia situazione qualcuno potrebbe chiedere perché... In effetti, sarebbe più facile in un certo senso.
Uno di quelli che non sono ancora pronti, forse.
La verità è che sono un fiero testimone di Geova.
Si, per quello che significa l'espressione.
Se Geova è soltanto una delle vocalizzazioni utilizzate nel tempo per il Tetragramma...
Se Geova è semplicemente = Dio
Allora io sono un fiero testimone di Geova.
E lo sarò sempre.
Ogni uomo cristiano sa che è chiamato a vivere come testimone di Dio, e non rinnegherò mai quello che tale idea ha significato per me dal principio.
Ma se "Testimone di Geova" significa aderenza ai fanatismi mutanti della casa editrice americana fondata da un ex avventista con le crisi mistiche, allora io non corrispondo a quella definizione. E ben lo sanno quelli che tuttora mi giudicano, mi criticano magari in segreto descrivendomi come un patetico individuo di cui non si conosce l'affidabilità. Ben lo sanno quelli che già una volta mi hanno disassociato. E che probabilmente accarezzano l'idea di farlo di nuovo a causa della mia depressione, dopo una serie di eventi che hanno debilitato il mio stato emotivo.
E alla fine di questo, ho perso l'amore della mia vita. O quello che credevo lo fosse. Quello che ancora non posso azzardarmi a pensare, senza sentirmi male e rischiare un crollo totale. Un fidanzamento di 6 anni che doveva portare ad uno dei matrimoni più idilliaci, nonché dei più invidiati tra molti dei miei sopraffini confratelli.
Ed ancora mi domando come. Ed ancora mi domando se sia una liberazione, un'opportunità... O se non sia stata la scelta giusta da parte di lei, dopo tanto amore incondizionato, dopo tante lotte contro pressioni opposte e plurilaterali, dopo che avevo investito tanto, tutto. Tale che ora stento a rialzarmi. A guardare avanti oltre il mio naso.
Sono un depresso, e se conosceste la mia età vi chiedereste come sia possibile. Passato per un po' tra antidepressivi inconcludenti e psicoterapia frustrante. Eppure quelli che dovrebbero aiutarmi non lo fanno. Non capiscono. E la depressione non va d'accordo con i canoni che ti rendono accettabile all'organizzazione. E' quello il bivio catartico. Quello che ti fa fermare a riflettere. Pensare che, se non sono in grado di soddisfare certi criteri di apparenza, come potete puntare dita quando invece dovreste fare ben altro?... Forse la forma mentis esistente non vi consente di provare a capirlo senza sollevare questioni importanti e violente nei riguardi di certe convinzioni.
Senza aiuto, solo giudizio incauto.
E sono qui, ad offrire questo; amicizia solidale. Perché è tutto questo che ci accomuna.
Perché ho imparato negli anni solo una cosa, che l'amore non delude mai. Gratuito e trasparente. E' l'unico modo per non sbagliare mai.
Conosco un po' le storie intorno a questo ambiente, avendo letto qua e là sporadicamente negli anni, conoscendo il forum da prima di diventare tdG.
Osservando l'orario, dedurrete che ho anche serie difficoltà a riposare.
Cordialmente vostro,
codename "Gingino".