Ecco cosa intendo per cristianesimo...o quasi...

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Naaman
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Ecco cosa intendo per cristianesimo...o quasi...

Messaggio da Naaman »

Vi consiglio di comprare questo piccolo ma interessante libro: Didachè. La torah del Messia trasmessa dai dodici apostoli ai goyim - a cura di G. Maestri e M. Morselli - Marietti.
Molto interessante la prefazione e l'introduzione. E' possibile leggere il testo online...che ho trovato per caso. Buona lettura...aspetto i vostri commenti!
PS: Il perchè del "quasi" nel titolo del 3d? Semplice: avrei delle piccole precisazioni da fare...o meglio degli "appunti" su quanto scrivono gli autori che cmq nel complesso mi trovano sostanzialmente d'accordo.

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pavel43
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Messaggio da pavel43 »

Caro Naaman
Ho provato a leggere ma procedendo mi perdo e non riesco a crearmi una serie di riferimenti per poter sintetizzare. Anche perché scaricando il testo on line ne è uscita un’impaginazione confusa
Ho però trovato questo passaggio
“Anche Lev Tolstoj si entusiasmò per la scoperta (del codice) e vide nel testo quell’ideale di vita cristiana semplice ed essenziale di cui era alla ricerca.”
Ora se mi dici che il titolo del tuo post : Ecco cosa intendo per cristianesimo...o quasi...
ha qualche corrispondenza con il pensiero religioso di Tolstoj mi si apre qualche “cassetto”
Naaman
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Messaggio da Naaman »

pavel43 ha scritto:Ora se mi dici che il titolo del tuo post : Ecco cosa intendo per cristianesimo...o quasi...
ha qualche corrispondenza con il pensiero religioso di Tolstoj mi si apre qualche “cassetto”
beh in realtà no. Mi spiace che hai difficoltà di lettura online. se pensi possa esserti cosa gradita ricevere il file pdf del testo in questione scrivimi in privato la tua mail che sarò felice di mandarti il file.
Anzi, poichè ho intenzione di comprarrne più copie da regalare ad amici e conoscenti, ti metterò in lizza per una copia cartacea!
Naaman
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Messaggio da Naaman »

Caro Pavel spero tu sia riuscito a leggere il testo...saluti,
Naaman
pavel43
Utente Junior
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Messaggio da pavel43 »

Caro Naaman

Seguivo la discussione sul geovismo dove invitavi Cavdna a far riferimento alla presente discussione per spiegazioni sulle tue scelte religiose.
Leggendo poi quel tuo passaggio “Gran parte delle chiese cristiane infatti hanno in comune due dottrine: l'antinomismo e la teologia della sostituzione.” Ho pensato di approfondirlo e chiederti qualche spiegazione
Con l’aiuto di wikipedia leggo fra l’altro che Antinomismo è l'esatto opposto di legalismo, la dottrina per cui l'obbedienza ad un codice di precetti religiosi porti alla salvezza.
Nel NGCB la voce nomos (la legge) mi rimanda a Romani 7
14] Sappiamo infatti che la legge è spirituale, mentre io sono di carne, venduto come schiavo del peccato.
…………………………………………………………………………..
[23] ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra.

[24] Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?

[25] Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato.[]

Se il mio percorso è giusto, se questo è il senso dell’antinomismo, mi/ti chiedo perché nel tuo passaggio colgo (così mi pare con l’abbinamento all’espressione “la teologia della sostituzione”) un’accezione negativa?
Gran parte delle chiese cristiane considerano la legge della Grazia in opposizione alla legge?

p.s.
Non avendo avuto riscontro dell’ultimo mp, vorrei solo un cenno per capire se conteneva qualcosa di offensivo.

ciao
Naaman
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Messaggio da Naaman »

Caro Pavel,
L'Antinomismo (dal greco ἀντί, "contro" + νόμος, "legge"), in teologia, è l'idea che i membri di una particolare comunità religiosa non siano obbligati ad obbedire a precetti etici o morali e che la salvezza si consegua solo per predestinazione. (Wikipedia)
In realtà questa definizione è un pò troppo restrittiva...in quanto il concetto di salvezza per predestinazione è solo una delle forme possibili di antinomismo. Fermiamoci dunque alla prima parte della definizione...lasciandola così "aperta". In effetti si può definire l'antinomismo in linea generale nei termini sopra esposti che ripeteremo per comodità:

L'Antinomismo (dal greco ἀντί, "contro" + νόμος, "legge"), in teologia, è l'idea che i membri di una particolare comunità religiosa non siano obbligati ad obbedire a precetti etici o morali .

Possono esistere diverse forme di antinomismo...alle due estremità possiamo porre un antinomismo forte ed un antinomismo debole ed in mezzo varie "sfumature" di vario ordine e grado.

Stando alla definizione "aperta" di antinomismo che ho riportato sopra riscontriamo subito un aspetto negativo ovvero la negazione dell'esistenza di un'etica e di una morale.

Un esempio di antinomismo forte (diremmo quasi estremo) è il libertinismo:

Il termine libertinismo si riferisce ad un movimento culturale che ebbe vasta diffusione nella Francia del XVII secolo. L'origine della parola è tuttavia più antica: risale alle sette del "libero spirito" nate nel XIII secolo in Italia, Francia e Germania. Il libertinismo si sarebbe poi sviluppato nel corso del XVII e del XVIII secolo anche in Inghilterra.

Nella presunta profezia tratta da Gioacchino da Fiore dell'avvento di un'età dello Spirito, queste sette credevano in una sorta di panteismo e praticavano una libertà di costumi specie di quelli sessuali. La vita dell'uomo è strettamente naturale e nella natura è la perfezione divina. Gli istinti non vanno frenati e non esiste peccato se ci si comporta seguendo le spinte naturali del piacere fisico.

Una setta di libertini francesi è presente nel 1525 circa, a Lilla e a Parigi, diffusasi con la protezione dalla stessa sorella del re Francesco I: Margherita d'Angoulême.

Anche nella cupa e severa Ginevra comparvero i libertini fortemente combattuti da Calvino con gli scritti e con il rogo.

Nei libertini di questo periodo sono evidenti i riflessi culturali del Rinascimento esaltante la naturalità dell'uomo con in più un'interpretazione teologica della redenzione di Cristo che ha portato secondo loro ad un rinnovamento non solo dello Spirito ma anche del corpo dell'uomo. Con la redenzione del corpo di Cristo è stata restituita all'uomo anche la purezza della carne come ai tempi biblici dell'Eden di Adamo. Per questo ogni desiderio naturale non va represso moralisticamente ma soddisfatto per volontà di Cristo redentore.

Sempre in età rinascimentale il termine libertino era usato per denigrare sette religiose come quella dell’olandese David Joris che praticava un’anarchia morale rifacendosi ad un’interpretazione di San Paolo della “nuova alleanza" che si contrapponeva alla legge mosaica sostituendovi l’amore e la grazia.

Nel Seicento con il termine libertini non si indicano più i sostenitori di costumi riprovevoli giustificati da motivazioni religiose ma coloro che si sono allontanati dalla vera fede e che sono caduti nella dissolutezza morale. Non sempre il termine veniva interpretato negativamente ma poteva anche significare "esprit fort", uno spirito forte: una mente che tendeva all’estremizzazione ma convinta delle sue posizioni.

Il termine libertino stava quindi ad indicare tre significati sia nel linguaggio comune che tra i filosofi:

il libertino era un depravato;
un ateo dedito solo ai piaceri del corpo;
un filosofo scettico.
Una di queste definizioni non escludeva l’altra, anzi autori cristiani sostenevano come un comportamento licenzioso spesso portasse all’abbandono della fede e viceversa un atteggiamento di critica o incredulità nei confronti della Chiesa fosse causa di depravazione morale. Certo questo poteva essere vero per i più rozzi e incolti ma esisteva anche un "libertinage erudit" (libertinaggio erudito) proprio di personaggi intellettualmente di rilievo.

Cattolici e protestanti sostenevano che la decadenza della morale e in particolare la sessualità senza regole era l’effetto della mancanza di fede. La licenziosità morale veniva in genere riportata al naturalismo metafisico rinascimentale come già si è detto, ma in particolare i cattolici accusavano la teoria della predestinazione calvinista come causa del comportamento libertino. Infatti, essi dicevano,se la salvezza o la dannazione dell’uomo dipendono dalla predestinazione divina che già ha deciso del destino ultraterreno allora nulla servirà e varrà il comportamento dell’uomo per modificare quanto già fissato; tanto vale peccare fortemente ("pecca fortiter") come diceva Lutero, perché solo chi cade nel fondo dell'abisso del peccato può far rinascere la sua fede per risalire alla salvezza.

Ma in vero anche la teoria della "facile devozione" dei gesuiti, antitetica a quella calvinista, poteva portare alla stessa conclusione. Ne troviamo un chiaro esempio nel quietismo italiano a proposito del processo di Miguel de Molinos condannato dal Sant'Uffizio nel 1682: sosteneva l’eretico de Molino che se è vero che il nostro corpo da Adamo in poi è definitivamente preda del demonio, se misticamente e asceticamente liberiamo la nostra anima dalla carne allora nulla importerà se questa finirà di corrompersi con i piaceri terreni. L’anima rifugiatasi nella contemplazione sarà ormai salva.
(Wikipedia)

A fronte di questo antinomismo forte si possono riconoscere degli antinomismi deboli. Antinomismi deboli possono essere rappresentati dalla dottrina cattolica sulla relazione tra fede e opere e la dottrina luterana della sola gratia.

La dottrina cattolica non è strettamente antinomista...infatti la dottrina cattolica ritiene neccessarie le opere. Al contrario la dottrina luterana riconosce il principio di salvezza per sola gratia. Tuttavia il cattolicesimo riconosce una precettistica tutta propria e per certi versi "originale"...ovvero senza precedenti biblici. Cattolici e protestanti però concordano nell'affermare che la Torah sia stata abolita e non sia più la fonte dei precetti.

Tutto ciò nasce da una cattiva esegesi dell'epistolario paolino. Recenti studi hanno confermato che Paolo non abbia mai inteso abolire la Torah ed i precetti.


leggiamo ancora in wikipedia sub voce antinomismo:

Paolo usò il termine libertà in Cristo, ad esempio, Gal 2:4, ed è chiaro che alcuni intendessero questo come la non necessità di obbedire alla legge mosaica. Ad esempio, in Atti 18:12-16 Paolo è accusato di "persuadere .. persone a rendere culto a D-o in modo contrario alla legge."

Ed è questo l'antinomismo di cui ti parlavo. Gran parte delle chiese crisitane ritengono che la Torah sia stata abolita. In realtà apprendiamo dagli stessi scritti apostolici che i nazareni del primo secolo erano osservanti della Torah: (Atti 21:20-25) 20 Dopo avere udito questo, essi glorificavano D-o, e gli dissero: “Vedi, fratello, quante migliaia di credenti ci sono fra i giudei; e tutti sono zelanti nella Legge. 21 Ma hanno udito dire a tuo riguardo che hai insegnato a tutti i giudei fra le nazioni l’apostasia da Mosè, dicendo loro di non circoncidere i loro figli e di non camminare secondo le usanze [solenni]. 22 Quindi, che c’è da fare? In ogni caso udranno che sei arrivato. 23 Perciò fa questo che ti diciamo: Abbiamo quattro uomini che hanno fatto un voto. 24 Prendi questi uomini con te e purificati cerimonialmente con loro, e fatti carico delle loro spese, affinché si facciano radere la testa. E così tutti sapranno che non c’è nulla [di vero] nelle voci che sono state loro riferite intorno a te, ma che cammini ordinatamente, osservando anche tu la Legge. 25 In quanto ai credenti delle nazioni, abbiamo comunicato, prendendo la nostra decisione, che si astengano da ciò che è sacrificato agli idoli come pure dal sangue e da ciò che è strangolato e dalla fornicazione”.

I nazareni ebrei erano tutti osservanti della Torah....i credenti gentili dovevano invece osservare i precetti noachidi...ovvero quei precetti della Torah che si applicano ai non ebrei.

Secondo quanto leggiamo in Atti infatti sappiamo che (Atti 10:34-35) ...D-o non è parziale, 35 ma in ogni nazione l’uomo che lo teme e opera giustizia gli è accetto...

Il problemai che ci si dovrebbe porre è: cosa definisce la "giustizia" che siamo chiamati a mettere in pratica......le leggi che si sono inventati gli uomini o i comandamenti di D-o? E dove possiamo trovare questi comandamenti se non nella Torah? Soprattutto chi preserva questi comandamenti e da chi possiamo apprenderli? Gesù disse: (Matteo 23:2-3) 2 “Gli scribi e i farisei si sono seduti sul seggio di Mosè. 3 Perciò fate e osservate tutte le cose che vi dicono,...

Mi sono dilungato un pò troppo. Ti parlerò della teologia della sostituzione in un secondo momento.

PS: non mi hai affatto offeso nella nostra corrispondenza privata...non credevo che attendessi un ulteriore risposta.
MauriF
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Messaggio da MauriF »

In maniera forse ancora più chiara:

17 Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. 18 In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota (yod) o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. 19 Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

ed il NT riassume la Legge e i Profeti nel comandamento dell'amore (facendo riferimento al Levitico):

Matteo 22,36 «Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?». 37 Gli rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38 Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. 39 E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. 40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Che San Paolo riprende:

Rm 13:9 Infatti il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso.

Gal 5:14 Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso.



Detta in maniera molto terra terra:
La "Legge" sono i consigli salvifici che Dio da all'uomo... come se l'uomo fosse un bambino, e Dio la mamma.
La mamma dirige il bambino per il suo bene e lo rimprovera, quando serve, senza dare spiegazioni profonde sul significato dei suoi precetti.

Poi, nella sua maturità, Dio cerca di far capire all'uomo che tutto il senso dei rimproveri e delle "imposizioni" erano orientate all'amore ed al bene...e si riassumevano nell'amare e nel fare il bene.

Dietro ciò che dice San Paolo c'è anche quella verità difficile da accettare, per la quale l'uomo...pur amando la Legge (intesa come insegnamento di Dio per essere in grado di "AMARE"), spesso non riesce a metterla in pratica.
Questa debolezza dell'uomo, per noi cristiani, non ci preclude l'amore...e non è la dimostrazione che l'uomo non sa amare.
La risposta per noi è in Cristo, che ci giustifica e ci salva...e ci fa capire che l'uomo, inteso come Nuovo Adamo, nel conformarsi a lui è in grado di giungere a quest'amore.

Scusatemi se mi sono intromesso...e magari ho detto baggianate.
Non ce l'ho fatta ad astenermi dal dire la mia ^^

Ciao! ;)
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