Cristiani e miracoli.
Dilettanti...
Un esempio di ciò che c'è altrove, uno solo: Padmasambhava, aka Guru Rimpoche, aka Padmakara.
UNO solo di UNA sola altra religione.
Se li mettessimo tutti assieme...
Questo è il racconto della nascita miracolosa di Padmasambhava, il Nato–dal–Loto. Per il praticante vajrayana, non è difficile leggere i profondi significati che stanno dietro a questa descrizione meta-forica. La Natura di Buddha, presente in tutti gli esseri senza eccezioni, è primordialmente pura – perfettamente incontaminata dai difetti transitori, come le emozioni perturbatrici e i veli oscuratori creati dal pensiero concettuale e dalle tendenze abituali. Questi difetti non costituiscono la vera essenza degli esseri viventi, ma sono di natura temporanea; così come il fiore di loto, benché affondi le radici nel fango, non è macchiato in modo permanente dalla sua sporcizia, ma è sempre destinato a raggiungere quella sublime purezza che è la sua vera natura. Inoltre il fiore di loto, in un certo senso, si nutre proprio del fango – di cui ha bisogno per raggiungere la sua completa fioritura; allo stesso modo, nella via dei Tantra e dello Dzogchen, la pratica si nutre proprio delle perturbatrici emozioni, che costituiscono per lo yogi la materia prima da trasformare nella più alta saggezza.
Il fanciullo nato dal loto, nello spirito di questo racconto, probabilmente si trovava al centro di quel lago da sempre; oppure, si può essere certi che si sia manifestato in quel luogo già completamente formato, come se avesse avuto sempre otto anni. Allo stesso modo, la Natura di Buddha non “nasce” e non “cessa” secondo i nostri criteri ordinari: la sua presenza si manifesta in modo totalmente atemporale, non appena gli strati di identificazione illusoria vengono abbandonati.
Guru Padmasambhava viene al mondo come un essere pienamente realizzato, identificato con la saggezza primordiale piuttosto che con il normale senso dell’io samsarico. In alcune biografie sono citati i nomi dei suoi genitori; che egli abbia avuto un padre e una madre in carne ed ossa, o meno, è completamente irrilevante. Il significato della sua nascita miracolosa (da un raggio di luce emesso dal centro del cuore del Buddha Amitabha) sta tutto nella natura senza tempo dell’esperienza risvegliata.
Il racconto continua con l’esterrefatto Re, che interroga il fanciullo: “Chi sono i tuoi genitori? Qual è la tua discendenza? Come ti chiami? Da quale Paese vieni? Di cosa ti nutri qui? Come passi il tempo?”. Il Nato–dal–Loto risponde cantando in versi:
“Mio padre è Samantabhadra, la consapevolezza non–duale.
Mia madre è Samantabhadri, la sfera assoluta.
La mia discendenza è l’unione di consapevolezza non–duale e sfera assoluta.
Mi chiamo Padmasambhava, il Nato dal Loto.
Il mio Paese è la sfera assoluta, libera da sorgere e cessare.
Il cibo di cui mi nutro è il pensiero dualistico.
Dedico il mio tempo a compiere le attività di un Buddha”.
Nella sua successiva manifestazione/emanazione (si parla solitamente di “Otto aspetti manifestati da Guru Rinpoche”), il Guru Nato dal Loto acquista nuovamente le sembianze esteriori di uno Yogi senza fissa dimora, si dedica prevalentemente alla pratica delle discipline chiamate Tsalung [8] e mostra il comportamento yogico definito “pazza saggezza”, una condotta eccentrica che si pone al di fuori della ordinaria distinzione fra il bene (ciò che va praticato) e il male (ciò che va abbandonato). È la condotta dei Siddha (maestri realizzati) dell’antica India, che ispiravano negli altri la fiducia verso il Dharma non come ad esempio, i maestri tradizionali, attraverso l’esposizione degli insegnamenti, ma tramite l’esibizione di vari poteri sovrannaturali. A Varanasi, Guru Rinpoche si accosta al banco di una donna che vende birra e, un bicchiere dopo l’altro, finisce per berla tutta; non avendo denaro, pianta per terra la sua lunga asta a forma di tridente (katvanga) e promette di pagare non appena l’ombra di questa si sarebbe mossa: per un giorno intero il sole resta fermo in alto nel cielo. Non appena si sparge la voce che un potente yogi ha arrestato il moto del sole, il Re decide di pagare il conto della (incredibile) quantità di birra consumata; Guru Rinpoche – senza mai manifestare alcun segno di ubriachezza – riprende il katvanga e in pochi minuti il giorno si trasforma in notte, fra la meraviglia di tutti i presenti. Grazie a questo episodio, in questo periodo egli è conosciuto come Nyima Özer (Raggi di Sole).
In seguito, Guru Rinpoche si reca nel Paese di Zahor, a Nord–ovest di Bodhgaya. Qui la principessa Mandarava, che era famosa per la sua bellezza, aveva rinunciato alla vita mondana per dedicarsi alla meditazione; viveva con cinquecento compagne in un monastero femminile. Guru Rinpoche appare durante una pratica all’aperto e viene invitato a insegnare nella sala di meditazione; così diventa il maestro residente e istruisce le monache nella pratica del Maha-yoga, Anu-yoga e Ati-yoga. In città la presenza di un uomo fra le cinquecento monache viene scoperta e fraintesa; per ordine del Re, la principessa e le monache vengono arrestate e Guru Rinpoche viene condannato al rogo e messo su un immenso falò. Invece di bruciare, egli trasforma il fuoco in acqua e il giorno dopo viene trovato seduto (con la gamba destra semi–distesa, nella posizione dell’agiatezza regale) al centro di un lago; questo lago miracoloso è ritenuto quello di Rewalsar (tib. Tso Pema), nell’Himachal Pradesh in India, ancora oggi meta di pellegrinaggi. Il Re si pente, diventa – con tutti i suoi sudditi – discepolo di Guru Rinpoche e gli dona i suoi abiti regali (il “Cappello di Loto”, le scarpe e il mantello di broccato rosso) con cui egli è raffigurato nella maggior parte dei dipinti e delle statue.
Prima del suo storico ingresso in Tibet, Guru Rinpoche prende come sua consorte la principessa Shakyadevi, figlia del Re del Nepal. Qui, in ritiro nella famosa grotta vicino all’odierna Pharping, raggiunge con la sua compagna il livello di sviluppo chiamato “Rigdzin del grande sigillo”, equivalente al nono stadio (bhumi) del sentiero dei Bodhisattva. Quindi incontra Shri Singha, il grande maestro detentore del lignaggio della Grande Perfezione; per tre anni egli studia e pratica insieme a lui le discipline esoteriche dell’Essenza del cuore, e ottiene la realizzazione del “Corpo di arcobaleno della grande trasformazione” [9]. I grandi praticanti Dzogchen, se lo scelgono, al momento della morte possono dissolvere il proprio corpo fisico senza lasciare traccia, fra fenomeni multicolori simili a sfere e raggi di luce; questa realizzazione è chiamata “Corpo di arcobaleno” (Jalu). Oppure essi possono trasformare il corpo fisico in un puro fenomeno di energia e luce usandolo per il beneficio degli altri, che lo percepiranno come se fosse un corpo ordinario (o non lo percepiranno affatto). Questo tipo di realizzazione è chiamata “Corpo di arcobaleno della grande trasformazione” (Phowa Chenpo Jalu), ed è la forma con cui Guru Rinpoche visita il Tibet. Si dice che egli abbia visitato e insegnato in molti altri luoghi; nel regno di Shang-Shung, [10] ad esempio, Guru Rinpoche si manifesta come Tapihritsa [11] e insegna lo Dzogchen Nyen Gyü, tutt’oggi uno dei principali insegnamenti Dzogchen della tradizione Bön.
Si dice che, finché i praticanti avranno bisogno della sua ispirazione, Guru Rinpoche rimarrà nella sua dimensione illuminata della Montagna Color Rame e nel suo corpo sottile di “Rigdzin della Presenza Spontanea”. Questo è il quarto e ultimo livello di sviluppo spirituale [16]; qui l’essere realizzato si differenzia dal Buddha solo perché, anziché dissolversi nel Dharmakaya, conserva una forma estremamente sottile, fatta di energia e luce, allo scopo di ispirare i praticanti che hanno fede in lui.
Guru Rinpoche in Tibet ebbe un seguito di discepoli vastissimo. Tre dei suoi studenti sono sempre raffigurati sotto di lui, nei dipinti chiamati albero del lignaggio o albero del rifugio: la Dakini Yeshe Tsogyal, il Re Trisong Detsen e “lo Studente” Vairochana. Yeshe Tsogyal fu la compagna e discepola che viaggiò con lui in tutto il Tibet, ricevette ogni suo insegnamento e lo mise in pratica, ottenendo la più alta realizzazione; continuò a riempire il Tibet di tesori spirituali nascosti anche dopo la partenza di Guru Rinpoche. Trisong Detsen fu discepolo strettissimo e protagonista dell’introduzione del Buddhismo in Tibet, grazie alla sua determinazione nell’invitare Guru Rinpoche, Shantarakshita e Vimalamitra. Vairochana fu “il traduttore” per eccellenza; si recò in India, dove ricevette iniziazioni e testi di Tantra e Dzogchen, incontrò direttamente il grande maestro Shri Singha e fu uno dei primi sette tibetani a ricevere l’ordinazione monastica. Al momento della morte realizzò il corpo di arcobaleno, così come il suo discepolo principale, il discepolo di questo e così via per sette generazioni consecutive di praticanti.
I discepoli principali di Guru Rinpoche in Tibet furono venticinque, più il Re Trisong Detsen; ognuno di essi ottenne le più alte realizzazioni – incluso il corpo di arcobaleno – ed è famoso per qualche aspetto della sua pratica e della sua attività. Ci sono inoltre gli ottanta studenti che realizzarono il corpo di arcobaleno a Yerpa; i centootto grandi meditatori del Monte Chuwo; i trenta grandi Ngakpa (sanscr. Tantrika o Yogi) della Valle di Drak; i cinquantacinque realizzati della Valle di Yarlung; le venticinque dakini e le sette yogini. E’ noto che fra il suo seguito di discepoli, Guru Rinpoche ebbe numerosissime donne che ottennero straordinarie realizzazioni spirituali.
in seguito tornò a convertire il popolo di Oddiyana. Mentre chiedeva l’elemosina, lo riconobbero e fu condannato a bruciare su una grande pira di legno di sandalo. Di nuovo, il maestro e la sua consorte riapparvero illesi su un fiore di loto al centro di un lago, indossando una ghirlanda di teschi, simbolo della liberazione di tutti gli esseri dal samsara.
si trasformò nel monaco Wangpo De per convertire il re Ashoka. Avendo stabilito il re Ashoka in una fede incrollabile, in una sola notte eresse in questo mondo un milione di stupa contenenti le reliquie del Tathagata. Inoltre soggiogò diversi maestri non buddhisti e fu avvelenato da un re, ma restò illeso. Quando poi fu gettato nel fiume, lo fece scorrere contro corrente e danzò sospeso a mezz’aria. Per tutto ciò fu conosciuto come Potente Giovane Garuda.
Inoltre, Padmakara si manifestò sotto forma dell’Acharya Padmavajra, il maestro che rivelò lo Hevajra Tantra, e come il brahmino Saraha, Dombi Heruka, Virupa, Kalacharya e molti altri siddha. Praticò nei grandi carnai, dove insegnò il Mantra Segreto alle dakini. Soggiogò gli spiriti mondani esterni e interni e li nominò protettori del Dharma. In quel tempo fu chiamato Nyima Oser.
Quando 500 maestri non buddhisti furono sul punto di sconfiggere il Dharma in un dibattito a Bodhgaya, Padmakara li sfidò e risultò vincitore. Alcuni maestri fecero ricorso alla magia nera, ma Padmakara li sbaragliò per mezzo di un mantra irato rivelato dalla dakini Domatrice di Mara. Gli altri si convertirono al Buddhismo e lo stendardo del Dharma fu innalzato fino al cielo. A quel tempo si chiamò Senge Dradrok. A questo punto aveva esaurito le tre contaminazioni e si stabilì nel livello vidyadhara della padronanza della vita, lo stadio in cui il sentiero supremo è completamente perfezionato.
Diretto alla grotta di Yanglesho, che si trova tra l’India e il Nepal, incontrò Shakya Devi, figlia di un re nepalese, che accettò come suo supporto di sadhana e consorte. Mentre praticava il Vishuddha Heruka tre potenti spiriti crearono degli ostacoli, impedendo la pioggia per tre anni e provocando epidemie e carestie. Padmakara inviò dei messaggeri in India chiedendo ai suoi maestri un insegnamento che potesse contrastare questi ostacoli. Due uomini ritornarono portando i testi di Kilaya, e gli ostacoli furono pacificati spontaneamente nel momento stesso in cui giunsero in Nepal. In seguito, Padmakara e la sua consorte ottennero la siddhi suprema e dimorarono nel livello vidyadhara della Mahamudra.
Guru Rinpoche percepiva che la pratica del Vishuddha Heruka porta grandi realizzazioni. Ma questa pratica è simile a un mercante viaggiatore che incontra molti ostacoli, mentre Kilaya è come la sua scorta indispensabile. A motivo di questo collegamento Guru Rinpoche compose molte sadhana che combinano i due heruka. In questo luogo vincolò anche sotto giuramento i 16 protettori mondani di Vajra Kilaya.
Nella Foresta di Tamerici, presso la Roccia Rossa, incontrò il re del Tibet e proseguì in cima a Hepori per soggiogare gli dei e i demoni. Pose le fondamenta di Samye e vigilò fino al suo completamento, facendo lavorare anche gli dei e i demoni che prima avevano ostacolato la costruzione.
Guru rimpoche e le sue 8 Emanazioni: