Capernaum o Cafarnao?

La Bibbia dei Testimoni di Geova è davvero una traduzione fedele ed accurata delle Sacre Scritture?

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Quixote
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Capernaum o Cafarnao?

Messaggio da Quixote »

In un thread attuale mi sono imbattuto per caso, su questa “perla” traduttiva della TNM. Confesso che ero tentato a immetterla nella sezione Umorismo, ma poi mi sono chiesto se il mio compatimento fosse immotivato e necessitasse invece, di un approfondimento. Inoltre mi sono anche domandato se vi siano altri casi, altri termini, altri toponimi, che seguano queste assurde “regole” di traduzione. Non si tratta, come si vedrà, di motivi dottrinali, ma di sola opportunità traduttiva. Che però va contro ogni regola del buon senso, oltre che a quelle del buon italiano, e a quelle di una facile comprensione del testo, che TNM/NWT rivendicano, salvo smentite ad ogni passo.

Cito dalla TNM, Giovanni 2:12, ma il termine è tradotto così anche altrove:

«Dopo ciò, egli e sua madre e i suoi fratelli e i suoi discepoli scesero a Capernaum, ma non vi restarono molti giorni»

Confesso che di fronte a quell’inqualificabile Capernaum, ho creduto, a tutta prima, a un errore del testo in rete, tanto che ho controllato sul libro, che ha in effetti, Capernaum, inaccettabile in italiano; che poi è reso anche altrove, allo stesso modo. Le domande sono molteplici:

1) È un inglesismo (Capernaum è corretto inglese), o è un omaggio a una lezione, considerata inferiore, del testo tràdito? (Καπερναούμ è lezione attestata, seppur assai dubbia, rispetto a Καφαρναούμ).
2) Come lo pronunciano i TdG italiani? Stando all’inglese si dovrebbe dire, più o meno "Kepèneiem”, inaccettabile in italiano. Ma inaccettabile è anche, per l’accento, l’adattamento "Capèrnaum”: se mai l’italiano leggerebbe "Capernàum”, che non sta né al greco (Kapernaùm = Καπερναούμ), né al latino (Cafàrnaum = Capharnaum), né — e ci mancherebbe anche questa! — all’inglese.
3) Come trattano i TdG gli altri nomi di luogo? perché allora modernizzano, che so? Gerusalemme? E d’ora in poi, io, italiano, che devo dire? London? C’è una logica in tutto questo?

Basta. La questione è troppo stupida e insulsa. Chiedo solo che qualcuno mi dica come lo pronunciano i TdG italiani, e con ciò chiudo il disturbo. Davvero, di fronte a queste insulsaggini, mi cascano le braccia.
Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς.
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Mario70
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Messaggio da Mario70 »

Quixote ha scritto:In un thread attuale mi sono imbattuto per caso, su questa “perla” traduttiva della TNM. Confesso che ero tentato a immetterla nella sezione Umorismo, ma poi mi sono chiesto se il mio compatimento fosse immotivato e necessitasse invece, di un approfondimento. Inoltre mi sono anche domandato se vi siano altri casi, altri termini, altri toponimi, che seguano queste assurde “regole” di traduzione. Non si tratta, come si vedrà, di motivi dottrinali, ma di sola opportunità traduttiva. Che però va contro ogni regola del buon senso, oltre che a quelle del buon italiano, e a quelle di una facile comprensione del testo, che TNM/NWT rivendicano, salvo smentite ad ogni passo.

Cito dalla TNM, Giovanni 2:12, ma il termine è tradotto così anche altrove:

«Dopo ciò, egli e sua madre e i suoi fratelli e i suoi discepoli scesero a Capernaum, ma non vi restarono molti giorni»

Confesso che di fronte a quell’inqualificabile Capernaum, ho creduto, a tutta prima, a un errore del testo in rete, tanto che ho controllato sul libro, che ha in effetti, Capernaum, inaccettabile in italiano; che poi è reso anche altrove, allo stesso modo. Le domande sono molteplici:

1) È un inglesismo (Capernaum è corretto inglese), o è un omaggio a una lezione, considerata inferiore, del testo tràdito? (Καπερναούμ è lezione attestata, seppur assai dubbia, rispetto a Καφαρναούμ).
2) Come lo pronunciano i TdG italiani? Stando all’inglese si dovrebbe dire, più o meno "Kepèneiem”, inaccettabile in italiano. Ma inaccettabile è anche, per l’accento, l’adattamento "Capèrnaum”: se mai l’italiano leggerebbe "Capernàum”, che non sta né al greco (Kapernaùm = Καπερναούμ), né al latino (Cafàrnaum = Capharnaum), né — e ci mancherebbe anche questa! — all’inglese.
3) Come trattano i TdG gli altri nomi di luogo? perché allora modernizzano, che so? Gerusalemme? E d’ora in poi, io, italiano, che devo dire? London? C’è una logica in tutto questo?

Basta. La questione è troppo stupida e insulsa. Chiedo solo che qualcuno mi dica come lo pronunciano i TdG italiani, e con ciò chiudo il disturbo. Davvero, di fronte a queste insulsaggini, mi cascano le braccia.
In sala dove andavo io si pronunciava Capèrnaum oppure Capernàum... Conoscendo la tnm credo che sia un inglesismo lasciato dal famoso traduttore automatico...
"La cosa più triste è che molto spesso chi viene ingannato, o illuso, tende a rimanere strettamente ancorato a quello in cui crede nonostante le evidenze indichino chiaramente che la realtà è diversa. Forse è talmente affezionato alle sue credenze che preferisce chiudersi gli occhi e tapparsi le orecchie di fronte a qualunque cosa possa farle vacillare."
(Torre di Guardia 1/9/2010 p 10)
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Messaggio da Massimo D. »

Da me lo pronunciavano tutti capernàum,con l'accento sulla seconda a.
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Mario70 ha scritto:[
In sala dove andavo io si pronunciava Capèrnaum oppure Capernàum... Conoscendo la tnm credo che sia un inglesismo lasciato dal famoso traduttore automatico...
Credo anch’io, tanto che mi ero provato il Google translator. :ironico:
In ogni caso una stupidaggine, e non saprei come altro definirla.

Ciao Mario. È sempre un piacere leggerti. :ok:

P.S. per Massimo: c. v. d., come nei teoremi euclidei… Ovvero la più stupida e irrazionale è quella che trionfa.
Ultima modifica di Quixote il 18/08/2012, 22:43, modificato 1 volta in totale.
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papà61
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Messaggio da papà61 »

Io ho fatto le elementari dalle suore canossiane e ho sempre pronunciato Cafarnao e ho sempre puntualizzato che Capernaum, secondo me, era sbagliato.
Un altra perla: La parola PARSIMONIA. Dove va l accento? Io ho sempre detto Parsimònia, mentre in sala ho sempre sentito Parsimonìa..
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Massimo D. ha scritto:Da me lo pronunciavano tutti capernàum,con l'accento sulla seconda a.
Anche da noi...

In pratica CAPERNAUM sarebbe CAFARNAO in italiano?

Ma tutte le bibbie lo traducono così. :boh:
Ray

Le falsificazioni e le varianti involontarie si accumulano man mano che un testo è ricopiato attraverso i secoli. Ogni scriba riproduce gli errori degli scribi precedenti e ne aggiunge di propri. Non possediamo alcun originale dei libri del nuovo testamento, ma neppure copie eseguite direttamente sugli originali, né copie di copie...Bart D. Ehrman
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papà61 ha scritto:Io ho fatto le elementari dalle suore canossiane e ho sempre pronunciato Cafarnao e ho sempre puntualizzato che Capernaum, secondo me, era sbagliato.
Un altra perla: La parola PARSIMONIA. Dove va l accento? Io ho sempre detto Parsimònia, mentre in sala ho sempre sentito Parsimonìa..
Lat. parsimonia. la penultima è breve, e quindi va accentato sulla o. Te lo dirà qualsiasi buon dizionario italiano.
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Messaggio da papà61 »

Quixote ha scritto:
papà61 ha scritto:Io ho fatto le elementari dalle suore canossiane e ho sempre pronunciato Cafarnao e ho sempre puntualizzato che Capernaum, secondo me, era sbagliato.
Un altra perla: La parola PARSIMONIA. Dove va l accento? Io ho sempre detto Parsimònia, mentre in sala ho sempre sentito Parsimonìa..
Lat. parsimonia. la penultima è breve, e quindi va accentato sulla o. Te lo dirà qualsiasi buon dizionario italiano.
..tranne gli anziani, che alle mie rimostranze hanno affermato che viene da... SIMONIA!!!!!
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Ray ha scritto:
Massimo D. ha scritto:Da me lo pronunciavano tutti capernàum,con l'accento sulla seconda a.
Anche da noi...

In pratica CAPERNAUM sarebbe CAFARNAO in italiano?

Ma tutte le bibbie lo traducono così. :boh:
Intrigante questa: quindi i TdG non si rendono conto che Capernaum è Cafarnao? bella chiarezza la loro!
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papà61 ha scritto: ..tranne gli anziani, che alle mie rimostranze hanno affermato che viene da... SIMONIA!!!!!
Ignoranza abissale: simonia ha a che fare con Simon mago, mentre parsi- sta a ‘parco’, cioè economo, che risparmia. Esatto contrario: Simon mago credeva, negli Atti, di poter comprare, venalmente, i beni dello spirito.
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Quixote ha scritto:
papà61 ha scritto: ..tranne gli anziani, che alle mie rimostranze hanno affermato che viene da... SIMONIA!!!!!
Ignoranza abissale: simonia ha a che fare con Simon mago, mentre parsi- sta a ‘parco’, cioè economo, che risparmia. Esatto contrario: Simon mago credeva, negli Atti, di poter comprare, venalmente, i beni dello spirito.
lo so, ma se vuoi fatti un giro con me in sala.. non so magari in due ci ascoltano.. no, meglio di no, lo sappiamo bene noi come trattano i dizionari.. le monnier insegna!!!
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papà61 ha scritto:
Quixote ha scritto:
papà61 ha scritto: ..tranne gli anziani, che alle mie rimostranze hanno affermato che viene da... SIMONIA!!!!!
Ignoranza abissale: simonia ha a che fare con Simon mago, mentre parsi- sta a ‘parco’, cioè economo, che risparmia. Esatto contrario: Simon mago credeva, negli Atti, di poter comprare, venalmente, i beni dello spirito.
lo so, ma se vuoi fatti un giro con me in sala.. non so magari in due ci ascoltano.. no, meglio di no, lo sappiamo bene noi come trattano i dizionari.. le monnier insegna!!!
Devi vedere come hanno trattato i Lewis-Short (TNM, p. 1640). Purtroppo questi, che scrivevano nel 1879 (sono aggiornati, nevvero?), non possono rispondere loro e dire che gli hanno tagliato il significato di ‘croce’. E taccio del seguito, ove sono manifesti falsi su Livio, sulla crux simplex (quando mai i Latini l’hanno così denominata?) ecc.
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Quixote ha scritto:
Ray ha scritto:
Massimo D. ha scritto:Da me lo pronunciavano tutti capernàum,con l'accento sulla seconda a.
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In pratica CAPERNAUM sarebbe CAFARNAO in italiano?

Ma tutte le bibbie lo traducono così. :boh:
Intrigante questa: quindi i TdG non si rendono conto che Capernaum è Cafarnao? bella chiarezza la loro!
Io pensavo fosse amore e invece era un calesse di ca..volate

Più rifletto e' più penso che ho perso 130 anni anni della mia vita....

130 non e' un errore di battitura.... :ironico: .perché solo loro possono moltiplicare gli anni ..per i loro tornaconti... :inca:
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Messaggio da Achille »

Anche altre versioni italiane rendono Capernaum:

Nuova Riveduta:

Matteo 4:13

E, lasciata Nazaret, venne ad abitare in Capernaum, città sul mare, ai confini di Zabulon e di Neftali,

Nuova Diodati:

Matteo 4:13

Poi lasciò Nazaret e venne ad abitare a Capernaum, città posta sulla riva del mare, ai confini di Zabulon e di Neftali,

Riveduta:

Matteo 4:13

E, lasciata Nazaret, venne ad abitare in Capernaum, città sul mare, ai confini di Zabulon e di Neftali,

Diodati:

Matteo 4:13

E, lasciato Nazaret, venne ad abitare in Capernaum, città posta in su la riva del mare, a' confini di Zabulon e di Neftali;
...

Evidentemente questa traduzione si basa sul nome in ebraico della città: Kefar Nahum, cioè "Villaggio di Nahum"
( http://www.treccani.it/enciclopedia/cafarnao/" onclick="window.open(this.href);return false; )

Achille
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Messaggio da polymetis »

E' senza dubbio un tentativo, poco intelligente, di scimiottare l'ebraico. Il problema è che nella traduzione dei TdG e nella NR c'è una traslitterazione della parola, non la trascrizione di come si leggerebbe in ebraico. La "pe" di כפר נחום non ha il daghesh, e dunque in ebraico si legge Kĕfar Naḥūm, o meglio Kfar Naḥūm, visto che lo schwa salterebbe. I TdG adottano invece il modo in cui si trascrive la parola, cioè sempre "p", che ci sia o meno il dagash, esattamente come si trascrive la bet sempre "b", anche quando viene letta "v" perché non c'è il dagesh. Il risultato però è che il TdG legge una parola non pronunciata così né in ebraico, né in greco.
Forse è la pronuncia aramaica? Non lo so, faccio qualche ricerca, poi vi dico.

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Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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Messaggio da Amalia »

Non è un toponimo come quello di cui state parlando ma mi sorge un'altra domanda...perchè anzichè Abramo traducono Abraamo? In italiano non si usa solitamente questa seconda versione del nome...o sbaglio?
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Messaggio da Quixote »

Amalia ha scritto:Non è un toponimo come quello di cui state parlando ma mi sorge un'altra domanda...perchè anzichè Abramo traducono Abraamo? In italiano non si usa solitamente questa seconda versione del nome...o sbaglio?
Toponimo o antroponimo non fa differenza, domandavo come la TNM traducesse i nomi propri in generale. Nel caso di Abraamo la Vulgata ha Abraham, il greco 'Αβραάμ. Ma Abraamo è inaccettabile in italiano, perché, essendo fuori del suo sistema linguistico, è impronunciabile, in quanto o separi in due parole (abra-amo) o pronunci comunque, sia pur scritto con una a o con due, abramo, perché fonologicamente l’italiano non distingue vocali brevi e vocali lunghe come invece fa l’inglese (ragion per cui in inglese Abraham è non solo giustificato, ma obbligato). Comunque, andando avanti con questa “logica”, la TNM dovrebbe scrivere Ierusalem o chissà quale altra barbarie.

Tornando a Capernaum non mi meravigliano Diodati e Riveduta, perché Καπερναούμ è la lezione del Textus Receptus, sostituita con Καφαρναούμ da Wescott-Hort e Nestle-Aland. Mi sembra una scelta infelice e ascientifica quella di rifarsi a una lezione superata ma penso che ciò sia dovuto anche a una duplice influenza dell’inglese: una linguistica, e una economica, ovvero ci vedo dietro la WTS e il CD, che se ne fregano bene del sistema linguistico italiano, ma mirano a uniformizzare il più possibile. In alternativa c’è la solita insipienza dei traduttori nostrani.

In ogni caso l’italiano non segue tanto le edizioni critiche ma le sue regole, che nella fattispecie sono il buon senso e il latino; il buon senso (ovvero la pronuncia comune della quasi totalità dei parlanti una data lingua) dice Cafarnao, il latino e la Vulgata anche (evidentemente Girolamo leggeva da ottimi manoscritti). Se mai il problema nasce quando le due cose sono in disaccordo (molto spesso l’accento nei nomi di origine greca, es. il pop. Edìpo, ma dotto e etim. Èdipo), altrimenti il risultato è scontato, come è scontato che i TdG ragionino spesso a rovescio; per cui, se hai un dubbio su un problema biblico, guarda come lo risolvono loro: ecco, quella è la soluzione sbagliata…


P.S. nel caso di Abramo vs Abraamo quello che conta è l’usus dei parlanti (che, lo si voglia o non lo si voglia, prevale quasi sempre sul latino, altrimenti dovremmo dire Cleòpatra) o meglio degli scriventi, assodato che la pronuncia è la medesima. In ciò v’è un netta tendenza a favore del primo; provare su Google libri:

XIX sec.: Abramo 6.000 Abraamo 82
XX sec.: Abramo 10.500 Abraamo 152
XXI sec.: Abramo 11.400 Abraamo 30

Da notare poi che le occorrenze recenti di Abraamo, sempre meno, sono per lo più citazione o dal latino o da scrittori non moderni. Quindi la TNM, è al solito in netta controtendenza, ennesimo indice della sua posizione reazionaria.
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Grazie per la spiegazione Quixote...soprattutto hai centrato il punto dell'uso comune in una lingua piuttosto che in un'altra...anche in polacco come in altre lingue la forma diffusa del nome Abramo è Abraham (come Gerusalemme è Jeruzalem) ma perchè le nostre regole linguistiche lo consentono (la acca è pronunciata aspirata e non muta, e nel secondo caso la z è come la s in casa e la j è una i lunga come in ieri) quindi è normale...non capisco l'insistenza dei traduttori della TNM a ignorare l'uso comune a favore di una pedissequa imitazione di altre lingue con il risultato di avere un testo di difficile lettura, al contrario di quanto dicono :boh:
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Messaggio da Quixote »

Amalia ha scritto:Grazie per la spiegazione Quixote...soprattutto hai centrato il punto dell'uso comune in una lingua piuttosto che in un'altra...anche in polacco come in altre lingue la forma diffusa del nome Abramo è Abraham (come Gerusalemme è Jeruzalem) ma perchè le nostre regole linguistiche lo consentono (la acca è pronunciata aspirata e non muta, e nel secondo caso la z è come la s in casa e la j è una i lunga come in ieri) quindi è normale...non capisco l'insistenza dei traduttori della TNM a ignorare l'uso comune a favore di una pedissequa imitazione di altre lingue con il risultato di avere un testo di difficile lettura, al contrario di quanto dicono :boh:
Grazie a te, Amalia, anche perché correggi una mia imperfezione: non avevo considerato la acca nell’inglese Abraham (ma il discorso fila lo stesso perché l’inglese distingue comunque fra vocali brevi e lunghe).

Io credo che NWT/TNM cerchino di fare tutto quello che possono per “distinguersi”. Atteggiamento comprensibile, ma non accettabile. Posso capire che traducano palo, invece di croce, viste le loro credenze. Ma in caso di irrilevanze dottrinali, le scelte operate cadono solo entro i confini del buon gusto, che non è, come può sembrare a prima vista, un optional. Come hai ben visto, la presunta chiarezza della loro traduzione, si risolve, nella realtà, in oscurità: vedi sopra il commento di Ray: è probabile che molti TdG non sappiano che Capernaum è lo stesso che Cafarnao. Tanto più importante in una base, come quella TdG, fondamentalmente illetterata. Dire Abraamo o Abramo è la stessa cosa, ma la prima urta, la seconda no. E allora, che ragione c’è di farlo? Semplicemente una ragione irrazionale, che gioca sull’ignoranza delle persone, che si trovano impreparate a questa lettura, e magari pensano: che cosa ha scoperto la WT, che bravi che sono.

Si consolino: già Leopardi scriveva, a dodici anni, Balaamo (terribile, vero?). Ma quello che era accettabile in altri tempi, in altre consuetudini, in altre culture; non lo è ora. È un boomerang, che si rivolterà contro chi lo ha scagliato, perché, invece che giocare a chiarire, s’imbroda nell’oscurità. Mi viene a mente la questione della lingua nel primo Ottocento, con la Crusca e l’abate Cesari a difendere il fiorentino come puro italiano. Hanno perso, perché è l’uso che conta, e che trionfa. Ho voglia io ad accentare Tèseo e micròbi.

Ecco perché non è un optional: perché è un isolarsi, un fare mondo a sé. Come se fosse realizzabile: in questo mondo, volenti o nolenti, ci vivono, e la loro estraneità ad esso è solo una pia, per non dire ipocrita, illusione. Se veramente vogliono farsi capire dagli altri — e lo vogliono, perché altrimenti non si spiega né si giustifica la loro predicazione — devono accettare i codici del mondo. Capernaum non è che una spia, ma istruttiva, al riguardo.
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Si consolino: già Leopardi scriveva, a dodici anni, Balaamo (terribile, vero?). Ma quello che era accettabile in altri tempi, in altre consuetudini, in altre culture; non lo è ora. È un boomerang, che si rivolterà contro chi lo ha scagliato, perché, invece che giocare a chiarire, s’imbroda nell’oscurità. Mi viene a mente la questione della lingua nel primo Ottocento, con la Crusca e l’abate Cesari a difendere il fiorentino come puro italiano. Hanno perso, perché è l’uso che conta, e che trionfa. Ho voglia io ad accentare Tèseo e micròbi.
Caro Quixote, il tuo e mio amico Leopardi, come hai detto, scriveva usando il linguaggio del suo tempo. Anche nella Ginestra chiama Vesevo il Vesuvio. Tornando in tema, questi termini usati specificamente dai tdg vanno a formare il loro linguaggio, che noi chiamiamo geovese, il linguaggio tipico di un gruppo chiuso. Vorrei sapere cosa capisce un uomo della strada quando si sente dire che Gesù all'inizio della sua predicazione lasciò Nazaret e andò a Capernaum (???). Comunque, poco importa. Basti sapere che ogni volta che i tdg parlano di Gesù, Abraamo, Caiafa, Paolo e altri stanno in realtà parlando di omonimi, non delle stesse persone di cui parlano coloro che essi definiscono "la cristianità apostata".
Saluti
Le verità della fede sono una collana di perle preziose, tenute insieme da un filo che è la divinità di Cristo. Tagliato il filo perdete tutta la collana. (padre A. Gasparino)
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Quixote
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Citocromo ha scritto: Caro Quixote, il tuo e mio amico Leopardi, come hai detto, scriveva usando il linguaggio del suo tempo. Anche nella Ginestra chiama Vesevo il Vesuvio. Tornando in tema, questi termini usati specificamente dai tdg vanno a formare il loro linguaggio, che noi chiamiamo geovese, il linguaggio tipico di un gruppo chiuso. Vorrei sapere cosa capisce un uomo della strada quando si sente dire che Gesù all'inizio della sua predicazione lasciò Nazaret e andò a Capernaum (???). Comunque, poco importa. Basti sapere che ogni volta che i tdg parlano di Gesù, Abraamo, Caiafa, Paolo e altri stanno in realtà parlando di omonimi, non delle stesse persone di cui parlano coloro che essi definiscono "la cristianità apostata".
Saluti
Già, ma v’è una differenza: Leopardi a dodici anni scriveva Balaamo, e in poesia, a trentotto, scriveva Vesevo (splendido, ma non era l’unico: il latinismo gli derivava da altri verseggiatori settecenteschi). Ma in prosa, o in traduzione, non si sarebbe mai sognato di farlo, perché aveva senso dello stile. Come esempio, un inizio del libro di Giobbe (L. conosceva a fondo l’ebraico, ma era troppo poeta per non travalicarlo):

Uom fu che 'l mal fuggia che Dio temea,
Retto, illibato in Us. Giobbe 'l nomaro.
Sette figliuoli e tre figliuole avea.
Fu l'aver suo divizioso e raro:
Cammei tremilia avea, mille giumente,
Buoi cinquecento ed altrettanti a paro;
Del minor gregge settemila; e gente
In sua famiglia assai, così che grande
Si fu tra tutti i grandi in Oriente.

Il buon gusto non è solo un fatto estetico, ma una corrispondenza con “lo spirito del tempo”. Se questo tempo viene retrodatato, oltretutto per fini “subliminali”, problema dei TdG, non nostro.

Contraccambio con immenso piacere i tuoi saluti.
Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς.
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
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Quixote
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Ho sentore, tramite Google, che “altri“ si stia occupando delle mie opinabili riflessioni. Sta di fatto che “qualcuno”, 9 ore fa, avrebbe scritto, secondo Google, «E' vero che la TNM traduce in modo ridicolo e inqualificabile con Capernaum inaccettabile in italiano? Si tratta di un inglesismo lasciato dal ...». Mi perdonino: nessun inglesismo, solo obbedienza alle più autorevoli e recenti edizioni critiche. Comunque confermo: nel sistema linguistico italiano, nell’uso legittimo della lingua italiana, Capernaum è inaccettabile. Chi ha studiato linguistica, filologia, e storia della lingua italiana sa cosa voglio dire. Di chi non lo ha fatto non mi curo, perché non mi curo dei ciabattini, se non quando mi approntano le scarpe. E con ciò chiudo il discorso. Chi volesse riaprirlo ha la possibilità di farlo in questo forum, anche con con MP, o personalmente, all’indirizzo e-mail che troverà nel mio sito (sotto il mio avatar, iconcina del mondo). Grazie. Spero di non essere andato contro il regolamento. Nel caso, mi venga rilevato, e non ripeterò l’errore.
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Capernaum è davvero una forma orribile... Un abominio. Se lo usano la NR e la DIodati peggio per loro: ma che modo è di argomentare?
Il preciso motivo storico per cui c'è quella forma è che è quella del Textus Receptus, e dunque, siccome il Diodati tradusse da quello, la forma è passata nel testo. Orbene la traduzione del Diodati rappresenta per il protestantesimo italiano anche più di quello che rappresenta la KJV per la Chiesa d'Inghilterra, nel senso che è stata la traduzione storica di quei 4 gatti di protestanti italiani, che essendo pochi e culturalmente assediati dal cattolicesimo hanno trovato un legame identitario dell'uso della Diodati. Per questo la Nuova Riveduta sovente mantiene i nomi della Diodati, perché essendo rivolta a quei medesimi protestanti nostalgici, così ricalcitranti a mollare la mummificata DIodati, doveva adattarsi alle loro consuetudini. Diciamo che i protestanti hanno formato una specie di enclave dentro il popolo italiano come fossero stati degli Ebrei della diaspora, solo che mentre gli Ebrei della diaspora si rifugiavano all'ombra della Torah per questi protestanti il loro cuore identitario, da buoni seguaci del Sola Scriptura, era la traduzione del Diodati. Ciò ha creato degli scompensi linguistici notevoli, che furono studiati dai linguisti, una lingua a parte modellata sull'italiano secentesco del Diodati che registrava strani arcaismi. Ad esempio non era insolito sentire dei protestanti riferirsi alla Trinità dicendo cose come "Il Padre, il Figliuolo, e lo Spirito Santo", ecc. Proprio perché s'era creata questa lingua parallela settaria, ha del tutto senso che una Bibbia rivolta a queste comunità protestanti come la NR riporti il nome da esse adoperato, cioè Cepernaum, in omaggio alla DIodati.
Ma il perché invece i TdG, che non hanno nessuna tradizione in Italia, e che attingono il loro serbatoio di utenza da degli ex-cattolici, i quali dunque usavano Cafarnao, debbano tradurre rifacendosi alla voce filologicamente obsoleta ed estranea al parlato "Capernaum", è un vero mistero. Anzi non è un mistero, è banalmente la pedissequa copia non meditata dell'inglese. Una simile traduzione non ha senso in una Bibbia come la TNM che si vorrebbe rivolgere al popolo italiano, il quale usa il ben più noto Cafarnao, e non ha dalla sua neppure la giustificazione di una più alta osservanza aderenza alle migliori edizioni critiche.
No, No, i TdG non hanno tradotto con l'inutile Capernaum per un'insensata operazione antiquaria di riallacciamento alla Diodati e alla NR, ma solo perché hanno senza pensarci accolto il termine inglese della NWT.
Che senso ha infatti, anche preso atto che una Bibbia minoritaria come quella Diodati utilizza Capernaum, preferirlo in una traduzione a Cafarnao? A quale principio di maggiore chiarezza linguistica ed intelligibilità, o a quale principio di retta filologia, hanno obbedito?


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Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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Quixote
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Messaggio da Quixote »

Inutile dire che concordo col Poly, che ne sa sicuramente un pozzo più di me sulla tradizione dei testi biblici, ma quanto alla pura filologia formale sembra che mi difenda bene, perché le sue conclusioni erano già, grossomodo, le mie. Sull’inglesismo nella TNM ho qualche dubbio, perché era già nella tradizione protestante italiana; ma certamente il testo NWT ha influito. In ogni caso, per entrambe, occasione perduta di fare un lavoro scientifico.

Tornando al mio precedente post, stanotte era tardi, e lo chiarisco ora. Sembra che qualcuno, denominandosi allusivamente Sancho Panza, abbia introdotto, come utente non registrato, un analogo thread in un forum parallelo gestito da TdG, usando testualmente, come se fossero sue, alcune mie frasi, estrapolate dal contesto. Io non so chi costui sia, se un TdG travestito, o magari un nostro amico che ha inteso provocarli. Sul suo comportamento non metto becco, mi limito solo a dire che io non ho assolutamente nulla a che farvi. Ho informato in privato il moderatore di questo loro forum, che cortesemente ha pubblicato una mia dichiarazione al riguardo, e pubblicamente lo ringrazio. Anche sul loro thread non metto becco, perché aprire discussioni trasversali è scorretto, per gli uni e per gli altri. Come dice il Poly:

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Sull’inglesismo nella TNM ho qualche dubbio, perché era già nella tradizione protestante italiana; ma certamente il testo NWT ha influito. In ogni caso, per entrambe, occasione perduta di fare un lavoro scientifico.
Ma non c'è alcun problema in questo fatto. I TdG non hanno preso questo nome dalla Diodati, bensì dalla NWT. Non avrebbe avuto senso per tradurre in italiano rifarsi alle consuetudini di una minoranza come quella dei protestanti italiani. Se avessero voluto rifarsi al nome italiano della città avrebbero scritto Cafarnao, visto che, essendo i protestanti italiani nessuno, nessuno conosce le loro traduzioni, ed esse non hanno influito sull'italiano parlato standard.
Se ci domandiamo che Bibbia utilizzassero i TdG prima di avere il loro centone di errori chiamato TNM a disposizione, probabilmente la risposta sarebbe che utilizzavano non un solo testo, ma svariati, come quello di mons. Garofalo. Certamente dunque sia i TdG già all'interno della setta, sia gli italiani che dovevano convertire, avrebbero trovato più comune la forma Cafarnao. Non si spiega perché abbiano scelto Capernaum se non ipotizzando una pedissequa dipendenza dall'inglese della NWT. Sarebbe infatti senza senso che si fossero rifatti ad una cristallizzata tradizione protestante italiana, del tutto minoritaria ed insignificante, oggi come allora, e che per giunta andava contro il loro testo critico di riferimento per la traduzione, cioè il WH. Sul perché poi abbiano scelto di tradurre dal WH, che già all'epoca era tramontato per autorevolezza, preferisco non commentare, perché è un'altra delle scene circensi di questa buffa religione...
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Secondo me usano Capernaum perché hanno una necessità quasi ossessiva di distinguersi rispetto al resto delle religioni cristiane. Io mi ricordo una volta un mio amico TdG che diceva, parlando delle nostre traduzioni, "Anche "Cafarnao", che roba è "Cafarnao"?? Il nome è Capernaum!", come se Cafarnao fosse una sorta di storpiatura del nome originale che invece suonerebbe Capernaum (tra l'altro: se anche avessero ragione, e quindi Cafarnao fosse una storpiatura linguistica di un termine ebraico che non suonava così, allora anche il loro uso di Geova sarebbe da aborrire esattamente per lo stesso motivo, secondo i loro stessi ragionamenti. Ovviamente, la traduzione del tetragramma con Geova è veramente una storpiatura orribile, ma quello che volevo far notare è seguendo questo ragionamento lo sarebbe anche secondo gli stessi parametri dei TdG). Strano (ma neanche tanto) ma vero insomma, questo mio amico TdG, perfettamente ignorante (come è di uso tra di loro) di quel che pensa il mondo accademico, credeva davvero che Capernaum fosse davvero la traduzione corretta. Tornando a quello che dicevo all'inizio comunque, loro sono fatti così, anche quando si tratta di Anziani e Sorveglianti invece che Vescovi e Presbiteri... credono che i nostri termini siano delle menate inventate chissà come (ma probabilmente dall'onnipotente chiesa cattolica per nascondere chissà quale verità), e che invece siano loro gli autentici custodi della verità. E con tutto questo indottrinamento, quando poi un TdG vede che la sua religione usa un termine che non è usato da nessun altra confessione cristiana, non penserà che FORSE se tutti gli esperti di questo mondo pensano una cosa allora un fondo di verità (neanche troppo in fondo) c'è, ma al contrario penserà "Ecco qui un'altra prova del fatto che noi siamo la vera religione, che si distingue da tutte le altre".
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Non posso che quotarti perché confermi una mia precedente riflessione. Senonché mi domando se noi non siamo troppo machiavellici, se non abbia ragione il Poly: forse ci troviamo veramente di fronte a traduttori dilettanti allo sbaraglio, che queste tematiche nemmeno se le sognavano. Col risultato che tu confermi, e che io, mai stato TdG, potevo solo immaginare, quando più sopra, parlando di Abraamo (sic), scrivevo che i TdG nostrani si sarebbero fatti un vanto nel poter dare la lezione “corretta”, in questo caso Capernaum, a fronte di Cafarnao. Che ciò sia errato lo ha dimostrato Polymetis, cui aggiungo, ai già ricordati Nestle-Aland e Westcott-Hort, nientemeno che il Lachmann, padre della filologia moderna, e il Tischendorf, cui loro, per rispondere, hanno solo la loro ignoranza. Nonché san Girolamo, che sapeva bene trascegliere tra i suoi codici e papiri, e che in Oriente ci ha vissuto parecchio.

È vero che si può obiettare, come anch’io ho fatto, che Capernaum sia dovuto a ossequio alla tradizione protestante, ovviamente non giustificata dall’uso dell’italiano comune. Ma mi sembra una tesi a posteriori, di qualche geovista odierno consapevole della gaffe, in realtà excusatio non petita per giustificare una scelta che i traduttori geovisti magari non hanno nemmeno presa in considerazione.

Diverso il discorso su vescovi e presbiteri a fronte di sorveglianti e anziani. Qui gioca il valore etimologico, e la scelta, in sé, non è disprezzabile, almeno secondo la loro ottica. Vogliono offrire una traduzione chiara e perspicua? Be’, qui in un certo senso lo è, perché effettivamente il greco ha quei valori, per cui noi, leggendo vescovi e presbiteri, tendiamo ad assimilarli al loro significato attuale, a immaginarli come sono oggi, e se non facciamo uno sforzo storico-linguistico, corriamo il rischio di equivocarli e modernizzarli più del dovuto.

Quello che veramente manca alla loro traduzione, al di là di episodi più o meno infelici, è una coerenza di fondo. Salvo il modificare tutti i passi che fanno loro comodo, ovvero che fanno comodo alle loro tesi più o meno balzane, per il resto, agiscono caso per caso, senza un disegno prestabilito; o se prestabilito, ma non credo, contrario a ogni dettame scientifico linguistico e filologico. Ciao.
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CAPERNAUM
(Capèrnaum) [da un termine ebraico, che significa “villaggio di Naum” o “villaggio della consolazione”].
Città di notevole importanza nel ministero terreno di Gesù, situata sulla riva NO del Mar di Galilea. C’era un ufficio delle tasse, dove Gesù invitò Matteo a diventare suo discepolo (Mt 9:9), e forse una guarnigione militare, dal momento che vi risiedeva un centurione. (Mt 8:5) Queste indicazioni, oltre al fatto che vi abitava un servitore del re, abbastanza ricco da avere schiavi (Gv 4:46-53), fanno presumere che Capernaum fosse abbastanza grande e importante da meritare di essere definita una “città della Galilea”. — Lu 4:31.
Due località potrebbero corrispondere al sito originale di Capernaum. Le rovine di Khan Minyeh (Horvat Minnim), sul Mar di Galilea all’estremità NE della pianura di Gennezaret, erano ritenute da molti il sito più probabile di Capernaum, ma gli scavi hanno rivelato che sono di origine araba. Resta Tell Hum (Kefar Nahum), estese rovine circa 4 km più a NE di Khan Minyeh lungo la costa, e quasi alla stessa distanza a SO del punto in cui il Giordano s’immette nel Mar di Galilea. La pianura costiera qui è assai stretta, ma nell’antichità una strada dal Giordano passava per Capernaum e attraversava la pianura di Gennezaret per raggiungere la grande strada commerciale che univa la Mesopotamia e Damasco all’Egitto, passando per la Palestina. Alcuni corsi d’acqua attraversano la pianura di Gennezaret per riversarsi nelle azzurre acque del Mar di Galilea, e l’abbondante vegetazione trascinata dalla corrente attira una gran quantità di pesce, rendendo la zona un’ottima località per i pescatori. — ILLUSTRAZIONE, vol. 2, p. 739.
Agli inizi del suo ministero, dopo le nozze di Cana durante le quali compì il suo primo miracolo, Gesù, insieme alla madre, ai fratelli e ai discepoli, scese da Cana fino a Capernaum, trascorrendovi alcuni giorni prima di salire a Gerusalemme per la Pasqua del 30 E.V. — Gv 2:12, 13.
In seguito, dopo l’inizio del suo grande ministero in Galilea e mentre si trovava di nuovo a Cana, Gesù compì una guarigione miracolosa a distanza, sanando il figlio di un funzionario della corte di Erode Antipa: il fanciullo malato fu guarito benché si trovasse a Capernaum, distante circa 26 km da Cana. (Gv 4:46-54) Evidentemente la notizia di questo miracolo si diffuse rapidamente nelle città vicine, tanto che, quando Gesù si trasferì da Cana a Nazaret, sua città, poté dire ai suoi concittadini che probabilmente gli avrebbero chiesto di fare a Nazaret ‘le cose che avevano udito essere avvenute a Capernaum’. (Lu 4:16, 23) Lasciata Nazaret, dove avevano cercato di ucciderlo, Gesù “venne a stabilirsi a Capernaum, presso il mare, nei distretti di Zabulon e Neftali” (Mt 4:13-16; Lu 4:28-31), adempiendo così la profezia di Isaia (9:1, 2), secondo cui quelli che camminavano nelle tenebre avrebbero visto una gran luce in quella regione.
Forse lungo la vicina pianura di Gennezaret, a SO di Capernaum, Gesù incontrò di nuovo Pietro e Andrea (già suoi discepoli; Gv 1:35-42) e li invitò esplicitamente a divenire suoi attivi seguaci nel ministero, ripetendo poi lo stesso invito a Giacomo e Giovanni. (Mr 1:16-21) Dopo ciò Gesù predicò nella sinagoga di Capernaum, guarendo un indemoniato presente nell’uditorio, e da questa città situata in posizione strategica la notizia della sua predicazione e dei suoi miracoli “si spargeva in ogni angolo del paese circostante”. (Lu 4:31-37; Mr 1:21-28; vedi SINAGOGA). I pescatori Pietro e Andrea abitavano a Capernaum, e lì Gesù guarì la suocera di Pietro, dopo di che la casa fu assediata da persone che gli portavano malati e indemoniati perché li guarisse. — Mr 1:29-34; Lu 4:38-41.
Compiuto un giro di predicazione in Galilea, accompagnato dai quattro discepoli scelti nella zona di Capernaum, Gesù tornò a Capernaum, che ormai si poteva definire la sua “propria città”, il luogo dove poteva ritenersi “a casa”. (Mt 9:1; Mr 2:1) Di nuovo le folle si accalcarono intorno all’abitazione, e in questa occasione Gesù guarì un paralitico che fu calato all’interno attraverso un’apertura praticata sul tetto. (Mr 2:2-12) Successivamente, imbattutosi in Matteo nell’ufficio delle tasse, Gesù lo invitò a seguirlo, e Matteo divenne il quinto discepolo a unirsi a Gesù nel ministero attivo. In casa di Matteo, a Capernaum, Gesù assisté a un gran ricevimento, al quale erano presenti molti esattori di tasse, categoria disprezzata dai farisei. — Mt 9:9-11; Lu 5:27-30.
Dopo essersi recato in Giudea e a Gerusalemme e aver assistito alla Pasqua del 31 E.V., Gesù tornò in Galilea, e fu probabilmente su un monte nei pressi di Capernaum che scelse i dodici apostoli e pronunciò il famoso Sermone del Monte. (Lu 6:12-49) Entrato a Capernaum, trovò ad attenderlo alcuni anziani dei giudei che facevano da intermediari per conto di un ufficiale dell’esercito che aveva mostrato amore per la nazione ebraica, costruendo addirittura per loro una sinagoga in città. La fede assoluta che questo ufficiale non ebreo aveva nel potere di Gesù di guarire anche da lontano uno schiavo malato (come aveva fatto in precedenza guarendo il figlio del servitore del re) meravigliò Gesù, il quale profetizzò che persone ‘venute da luoghi orientali e occidentali’ sarebbero giaciute a tavola con Abraamo, Isacco e Giacobbe nel Regno dei cieli. — Mt 8:5-13; Lu 7:1-10.
Verso la fine del suo secondo giro di predicazione in Galilea e dopo l’attività svolta nel paese dei geraseni (o gadareni) a SE del Mar di Galilea, Gesù ‘passò di nuovo alla riva opposta’, probabilmente nelle vicinanze di Capernaum. (Mt 8:28; Mr 5:1, 21; Lu 8:26, 40) Tra la folla in attesa sulla riva c’era una donna che fu guarita per aver soltanto toccato il mantello di Gesù; poi Gesù compì un miracolo molto più grande, risuscitando la figlia di Iairo, presidente della sinagoga. Ancora una volta, benché Gesù ordinasse di non parlare ad altri di questa risurrezione, “se ne diffuse la fama in tutta quella regione”. (Mt 9:18-26; Mr 5:22-43; Lu 8:40-56) Forse a Capernaum o nei pressi Gesù guarì anche due ciechi e un muto posseduto da un demonio. — Mt 9:27-34.
Al termine del suo terzo giro di predicazione in Galilea e poco prima della Pasqua del 32 E.V. (Gv 6:4), Gesù camminò sulle acque del Mar di Galilea durante la traversata per raggiungere le rive di Gennezaret vicino a Capernaum. Giunto a Capernaum, fu individuato dalle folle che lo avevano seguito dall’altra sponda del mare. Quando Gesù pronunciò un discorso per correggere la folla, che in maggioranza aveva mostrato per lui un interesse basilarmente materialistico, molti dei suoi discepoli smisero di seguirlo. Così il numero dei fedeli si assottigliò. (Mt 14:23-34; Mr 6:53; Gv 6:17-71) Fu probabilmente a Capernaum, dopo avere assistito alla Pasqua del 32 E.V. a Gerusalemme, che Gesù rimproverò i farisei tradizionalisti che criticavano i suoi discepoli mentre nello stesso tempo con le loro tradizioni rendevano la Parola di Dio senza valore. — Mt 15:1-20; Mr 7:1-23; Gv 7:1.
Fu infine a Capernaum, qualche tempo prima della festa delle capanne nel 32 E.V., quando il grosso della sua attività in Galilea e nella parte settentrionale del paese volgeva al termine, che Gesù provvide miracolosamente del denaro per la tassa del tempio e fece delle illustrazioni su chi è grande nel Regno dei cieli, sulla pecora smarrita e su come risolvere certe difficoltà. — Mt 17:24–18:35; Mr 9:33-50; Lu 9:46-50.
Capernaum fu inclusa da Gesù con le vicine città di Corazin e Betsaida fra le località in cui aveva compiuto la maggior parte delle sue opere potenti. (Mt 11:20-24; Lu 10:13-15) Capernaum era stata esaltata fino al cielo in senso spirituale dalla presenza, dalla predicazione e dai miracoli di Gesù, ma ora sarebbe stata abbassata, per così dire, fino all’Ades, che qui rappresenta la massima degradazione. Nell’antica Sodoma si sarebbero senz’altro trovati dieci giusti se fosse stata così altamente favorita come Capernaum. Oggi Capernaum, come Sodoma, non esiste più come città, e le sue rovine presso Tell Hum (Kefar Nahum) si estendono per un chilometro e mezzo lungo la costa.
Perspicacia vol. 1 pag 423 /424


ABRAAMO
(Abraàmo) [padre di una folla (moltitudine)].
Nome dato da Geova ad Abramo [che significa “padre è alto (esaltato)”], quando questi aveva 99 anni, nel riaffermare la Sua promessa che la progenie di Abraamo sarebbe stata numerosa. — Ge 17:5.
Origine e storia della famiglia. Abraamo nacque verso il 2018 a.E.V., 352 anni dopo il Diluvio, dalla discendenza di Sem, nella decima generazione a partire da Noè. Benché elencato per primo fra i tre figli di Tera in Genesi 11:26, Abraamo non era il primogenito. Le Scritture spiegano che Tera aveva 70 anni quando nacque il suo primo figlio, e che Abraamo nacque 60 anni dopo, quando suo padre Tera aveva 130 anni. (Ge 11:32; 12:4) Evidentemente Abraamo è menzionato per primo a motivo della sua grande fedeltà e dell’importanza che ha nelle Scritture, consuetudine seguita nel caso di diversi altri uomini di fede come Sem e Isacco. — Ge 5:32; 11:10; 1Cr 1:28.
Abraamo era nativo della città caldea di Ur, fiorente metropoli del paese di Sinar, presso l’attuale confluenza del Tigri e dell’Eufrate. Ur si trovava circa 240 km a SE di Babele o Babilonia, un tempo residenza reale di Nimrod, assai nota per l’incompiuta Torre.
All’epoca di Abraamo, la città di Ur era imbevuta di idolatria babilonica e dedita al culto del suo protettore, il dio-luna Sin. (Gsè 24:2, 14, 15) Tuttavia Abraamo dimostrò di essere un uomo che aveva fede in Geova Dio, come i suoi antenati Sem e Noè, e, di conseguenza, si guadagnò la reputazione di “padre di tutti quelli che hanno fede mentre sono nell’incirconcisione”. (Ro 4:11) Siccome la vera fede si basa sull’accurata conoscenza, Abraamo poteva aver acquistato intendimento stando personalmente insieme a Sem (infatti nacque 150 anni prima della morte di Sem). Abraamo conosceva e usava il nome di Geova. Sue sono le parole: “Geova, l’Iddio Altissimo, che ha fatto il cielo e la terra”, “Geova, l’Iddio dei cieli e l’Iddio della terra”. — Ge 14:22; 24:3.
Mentre Abraamo viveva ancora a Ur, “prima che si stabilisse ad Haran”, Geova gli comandò di trasferirsi in un paese straniero, lasciandosi dietro amici e parenti. (At 7:2-4; Ge 15:7; Ne 9:7) Dio disse che là, nel paese che gli avrebbe indicato, avrebbe fatto di lui una grande nazione. In quel tempo Abraamo era sposato con la sorellastra Sara, ma non avevano figli ed erano entrambi anziani. Anche se ci voleva grande fede, egli ubbidì.
Tera, che aveva circa 200 anni ed era ancora il capo patriarcale della famiglia, acconsentì ad accompagnare Abraamo e Sara in questo lungo viaggio, per cui l’iniziativa del viaggio verso Canaan è attribuita a lui. (Ge 11:31) Forse l’orfano Lot, nipote di Abraamo, era stato adottato dagli zii senza figli e perciò li accompagnava. La carovana si diresse a NO e percorse circa 960 km, finché raggiunse Haran, importante nodo sulle strade carovaniere E-O. Haran si trova alla confluenza di due uadi che si uniscono formando un corso d’acqua che d’inverno si versa nel fiume Balikh, circa 110 km a monte della sua confluenza con l’Eufrate. Abraamo vi rimase fino alla morte del padre Tera. — CARTINA, vol. 1, p. 330.
Soggiorno in Canaan. Ormai 75enne, Abraamo si accinse a trasferirsi con la famiglia da Haran al paese di Canaan, dove visse in tende come residente forestiero e nomade per i restanti cento anni della sua vita. (Ge 12:4) Solo dopo la morte del padre Tera, nel 1943 a.E.V., Abraamo partì da Haran e attraversò l’Eufrate, evidentemente il 14° giorno del mese chiamato in seguito nisan. (Ge 11:32; Eso 12:40-43, LXX) Fu allora che entrò in vigore il patto fra Geova e Abraamo, ed ebbero inizio i 430 anni di residenza temporanea fino alla stipulazione del patto della Legge con Israele. — Eso 12:40-42; Gal 3:17.
Evidentemente Abraamo, con greggi e mandrie, passò da Damasco e infine raggiunse Sichem (48 km a N di Gerusalemme), presso i grossi alberi di More. (Ge 12:6) Qui Geova apparve di nuovo ad Abraamo, confermando e ampliando la promessa del patto: “Darò questo paese al tuo seme”. (Ge 12:7) Abraamo vi costruì un altare a Geova, ma quello non fu il solo, poiché ne costruì altri lungo il cammino mentre attraversava il paese diretto a S; e invocava il nome di Geova. (Ge 12:8, 9) In seguito una grave carestia costrinse Abraamo a trasferirsi temporaneamente in Egitto e, per proteggere la propria vita, egli dichiarò che Sara era sua sorella. Perciò il faraone si portò a casa la bella Sara perché diventasse sua moglie, ma prima che avesse rapporti con lei, Geova indusse il faraone a restituirla. Abraamo tornò quindi in Canaan accampandosi fra Betel e Ai, e di nuovo invocava “il nome di Geova”. — Ge 12:10–13:4.
Poiché i loro greggi e le loro mandrie crescevano di numero, fu necessario che Abraamo e Lot si separassero. Lot scelse il bacino inferiore del Giordano, regione ben irrigata “come il giardino di Geova”, e in seguito stabilì il suo accampamento presso Sodoma. (Ge 13:5-13) Abraamo, da parte sua, dopo che gli fu detto di percorrere il paese in lungo e in largo, prese dimora fra i grossi alberi di Mamre a Ebron, 30 km a SSO di Gerusalemme. — Ge 13:14-18.
Quattro re alleati, capeggiati dal re elamita Chedorlaomer, riuscirono a soffocare una rivolta di cinque re cananei, saccheggiarono Sodoma e Gomorra, e presero prigioniero Lot insieme a tutto ciò che gli apparteneva. Abraamo, saputolo, radunò prontamente 318 suoi servitori addestrati. Insieme ai suoi confederati Aner, Escol e Mamre, con una marcia forzata li inseguì verso N per circa 300 km fin oltre Damasco e, con l’aiuto di Geova, sconfisse un esercito di gran lunga superiore al suo. Lot fu liberato e la refurtiva ricuperata. (Ge 14:1-16, 23, 24) Mentre Abraamo tornava da questa grande vittoria, un “sacerdote dell’Iddio Altissimo”, Melchisedec, che era anche re di Salem, gli venne incontro e lo benedisse, e Abraamo a sua volta “gli diede un decimo di ogni cosa”. — Ge 14:17-20.
Il seme promesso. Dato che Sara continuava a essere sterile, sembrava che l’eredità di Abraamo dovesse passare a Eliezer, il fedele economo originario di Damasco. Tuttavia Geova rassicurò di nuovo Abraamo che la sua progenie sarebbe diventata innumerevole, come le stelle del cielo, e Abraamo “ripose fede in Geova; ed egli glielo attribuiva a giustizia”, anche se ciò accadde anni prima che fosse circonciso. (Ge 15:1-6; Ro 4:9, 10) Geova concluse allora con Abraamo un patto solenne mediante sacrifici animali, e, allo stesso tempo, rivelò che la progenie di Abraamo sarebbe stata afflitta per un periodo di 400 anni, soffrendo anche la schiavitù. — Ge 15:7-21; vedi PATTO.
Il tempo passava. Erano in Canaan già da dieci anni circa, ma Sara era sempre sterile. Essa propose dunque di farsi sostituire dalla schiava egiziana Agar, per poter avere un figlio da lei. Abraamo acconsentì. E così nel 1932 a.E.V., quando Abraamo aveva 86 anni, nacque Ismaele. (Ge 16:3, 15, 16) Passò dell’altro tempo. Nel 1919 a.E.V., quando Abraamo aveva 99 anni, come segno o suggello che attestasse la speciale relazione di patto esistente fra lui e Abraamo, Geova comandò che tutti i maschi della famiglia fossero circoncisi. Allo stesso tempo Geova cambiò il suo nome da Abramo in Abraamo, “perché di sicuro ti farò padre di una folla di nazioni”. (Ge 17:5, 9-27; Ro 4:11) Poco dopo tre angeli materializzati, che Abraamo accolse con ospitalità nel nome di Geova, promisero che Sara stessa avrebbe concepito e dato alla luce un figlio entro l’anno seguente. — Ge 18:1-15.
E che anno denso di avvenimenti fu quello! Furono distrutte Sodoma e Gomorra. Il nipote di Abraamo e le due figlie scamparono a mala pena. Una carestia spinse Abraamo e sua moglie a Gherar, dove il re di quella città filistea prese Sara per il suo harem. Geova intervenne, Sara fu liberata, e al tempo fissato, nel 1918 a.E.V., nacque Isacco, l’erede da lungo tempo promesso, quando Abraamo aveva 100 anni e Sara 90. (Ge 18:16–21:7) Cinque anni più tardi, quando Ismaele, il fratellastro 19enne si prese gioco di Isacco, Abraamo fu costretto ad allontanare Ismaele e sua madre Agar. Allora, nel 1913 a.E.V., ebbero inizio i 400 anni di afflizione della progenie di Abraamo. — Ge 21:8-21; 15:13; Gal 4:29.
La suprema prova della fede di Abraamo giunse circa 20 anni dopo. Secondo la tradizione ebraica, Isacco aveva ormai 25 anni. (Antichità giudaiche, I, 227 [xiii, 2]) Ubbidendo alle istruzioni di Geova, Abraamo prese Isacco e da Beer-Seba nel Negheb si diresse al N fino al monte Moria, a N di Salem. Lì edificò un altare e si accinse a immolare Isacco, il seme promesso, in olocausto. E in pratica fu come se Abraamo avesse sacrificato Isacco, perché “riconobbe che Dio poteva destarlo anche dai morti”. Solo all’ultimo momento Geova intervenne provvedendo un montone che sostituisse Isacco sull’altare del sacrificio. Per questa fede incondizionata, dimostrata da completa ubbidienza, Geova riaffermò il suo patto con Abraamo mediante un giuramento, una speciale garanzia legale. — Ge 22:1-18; Eb 6:13-18; 11:17-19.
Quando nel 1881 a.E.V., a Ebron, Sara morì all’età di 127 anni, fu necessario che Abraamo acquistasse un pezzo di terra per seppellirla, perché essendo solo un residente forestiero non possedeva certo della terra in Canaan. Perciò, a Macpela presso Mamre, acquistò dai figli di Het un campo in cui c’era una caverna. (Ge 23:1-20; vedi ACQUISTARE). Tre anni dopo, quando Isacco compì 40 anni, Abraamo rimandò il suo servitore più anziano, probabilmente Eliezer, in Mesopotamia a cercare per suo figlio una moglie adatta, che fosse anch’essa una vera adoratrice di Geova. Rebecca, che era pronipote di Abraamo, risultò la prescelta da Geova. — Ge 24:1-67.
“Inoltre, Abraamo prese di nuovo moglie”, Chetura, e quindi ebbe altri sei figli; perciò da Abraamo non discesero solo israeliti, ismaeliti ed edomiti, ma anche medaniti, madianiti, e altri. (Ge 25:1, 2; 1Cr 1:28, 32, 34) Così si adempì in Abraamo l’espressione profetica di Geova: “Ti farò padre di una folla di nazioni”. (Ge 17:5) Infine, nel 1843 a.E.V., alla veneranda età di 175 anni, Abraamo morì, e i figli Isacco e Ismaele lo seppellirono nella caverna di Macpela. (Ge 25:7-10) Prima di morire Abraamo fece dei doni ai figli delle mogli secondarie e li mandò via, affinché Isacco fosse l’unico erede di “tutto ciò che aveva”. — Ge 25:5, 6.
Capo patriarcale e profeta. Abraamo era molto ricco, possedeva grandi greggi e mandrie, molto argento e oro, e aveva molte centinaia di servitori. (Ge 12:5, 16; 13:2, 6, 7; 17:23, 27; 20:14; 24:35) Per questo i re di Canaan lo consideravano un potente “capo principale” con cui si dovevano fare patti di pace. (Ge 23:6; 14:13; 21:22, 23) Eppure Abraamo non permise mai che il materialismo offuscasse la sua visione di Geova e delle Sue promesse o lo inducesse a diventare orgoglioso, altero o egoista. — Ge 13:9; 14:21-23.
La prima volta che ricorre nelle Scritture Ebraiche, la parola “profeta” si riferisce ad Abraamo, anche se altri come Enoc avevano profetizzato prima di lui. (Ge 20:7; Gda 14) Il primo identificato nelle Scritture come “ebreo” è Abraamo. (Ge 14:13) Egli fu uomo di fede come Abele, Enoc e Noè (Eb 11:4-9), ma l’espressione “ripose fede in Geova” è usata per la prima volta a proposito di Abraamo. — Ge 15:6.
Certo quest’uomo di eccezionale fede camminò con Dio, fu in costante comunicazione con lui per mezzo di visioni e sogni e ospitò suoi messaggeri angelici. (Ge 12:1-3, 7; 15:1-8, 12-21; 18:1-15; 22:11, 12, 15-18) Conosceva bene il nome di Dio anche se Geova in quel tempo non aveva rivelato il pieno significato del Suo nome. (Eso 6:2, 3) Più volte Abraamo costruì altari e offrì sacrifici nel nome e alla lode e gloria del suo Dio Geova. — Ge 12:8; 13:4, 18; 21:33; 24:40; 48:15.
Come capo patriarcale, Abraamo non permise nessuna idolatria o irreligiosità nella sua famiglia, ma insegnò fedelmente a tutti i suoi figli e servitori ad ‘attenersi alla via di Geova per praticare giustizia e giudizio’. (Ge 18:19) Secondo la legge di Geova, ogni maschio della famiglia di Abraamo era tenuto a sottoporsi alla circoncisione. La schiava egiziana Agar invocò il nome di Geova in preghiera. E il più anziano servitore di Abraamo, con una preghiera molto commovente rivolta a Geova, manifestò la propria fede nel Dio di Abraamo. Anche Isacco, da giovane, dimostrò la sua fede e ubbidienza a Geova lasciandosi legare mani e piedi e mettere sull’altare per il sacrificio. — Ge 17:10-14, 23-27; 16:13; 24:2-56.
Storicità. Gesù e i discepoli menzionarono Abraamo più di 70 volte nelle loro conversazioni e nei loro scritti. Nell’illustrazione del ricco e di Lazzaro, Gesù si riferì ad Abraamo in senso simbolico. (Lu 16:19-31) Quando i suoi oppositori si vantarono di essere progenie di Abraamo, Gesù prontamente ne smascherò l’ipocrisia dicendo: “Se siete figli di Abraamo, fate le opere di Abraamo”. (Gv 8:31-58; Mt 3:9, 10) Come spiega l’apostolo Paolo, non è la discendenza carnale che conta, ma piuttosto una fede come quella di Abraamo che permette di essere dichiarati giusti. (Ro 9:6-8; 4:1-12) Inoltre Paolo identifica il vero seme di Abraamo con Cristo, insieme a quelli che appartengono a Cristo e sono “eredi secondo la promessa”. (Gal 3:16, 29) Egli parla anche della benignità e ospitalità di Abraamo verso gli estranei e, nel lungo elenco di illustri testimoni di Geova in Ebrei capitolo 11, non trascura Abraamo. Altrove spiega che le due donne di Abraamo, Sara e Agar, figuravano in un dramma profetico che riguardava due patti di Geova. (Gal 4:22-31; Eb 11:8) Lo scrittore biblico Giacomo aggiunge che Abraamo dimostrò la propria fede con giuste opere e perciò era conosciuto come “amico di Geova”. — Gc 2:21-23.
Le scoperte archeologiche hanno pure confermato molti particolari relativi alla storia biblica di Abraamo: la posizione geografica di molti luoghi e numerose usanze dell’epoca, come l’acquisto del campo dagli ittiti, la scelta di Eliezer quale erede, il trattamento riservato ad Agar.
Perspicacia vol.1 pag 35a38.
Ray

Le falsificazioni e le varianti involontarie si accumulano man mano che un testo è ricopiato attraverso i secoli. Ogni scriba riproduce gli errori degli scribi precedenti e ne aggiunge di propri. Non possediamo alcun originale dei libri del nuovo testamento, ma neppure copie eseguite direttamente sugli originali, né copie di copie...Bart D. Ehrman
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Grazie Ray; Se non altro, i TdG che ci leggono, impareranno finalmente che bisogna accentare Capèrnaum… :ironico:
Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς.
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
GIOVANNI, III, 19. (G. Leopardi, La ginestra, esergo)
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Naaman
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