Quixote ha scritto:
Tiziano ha scritto:Hai mai visto morire una persona cara dal credo granitico?...un dolore che diventa una delle esperienze più belle che ti possano capitare.
Ho visto mio zio, prete: sono l’ultima persona che ha parlato con lui, che l’ha accompagnato, finché gli è rimasta coscienza, nel suo viaggio, che gli ha tenuto stretta la mano fino a che non ha perso conoscenza. Sarà, come tu dici «una delle esperienze più belle che ti possano capitare», ma che io sia dannato per l’eternità se vorrei mai averla fatta.
Firse intendi assistere al trapasso di una persona che con grande saggezza accetta ed accoglie il dolore e la morte?
Per carità, non è certo monopolio dei cattolici, ma in qualsiasi caso definirlo "bella esperienza", cazzarola se ce ne vuole.
Non credo sia una colpa aver vissuto dei momenti di un’intensità difficilmente spiegabile nell’assistere una persona nei giorni antecedenti alla sua dipartita. (questo intendevo quando affermavo “vedere una persona morire” e non il momento del trapasso come probabilmente si è inteso)
Il fatto che poi abbia scritto “bella esperienza” rientra nel fatto che quei momenti, voluti dalla persona consapevole della fine dei suoi giorni, hanno cambiato la mia vita, ma soprattutto quella di mia figlia, fino al punto tale che il dolore che provavo e che mia zia, conoscendomi molto bene, sapeva, è stato stavolto.
Faccio due premesse; quando un bambino ascolta certe parole queste gli restano impresse nella mente e nel cuore in tale maniera che difficilmente riesce mai più a scrollarsele d’addosso ancor di più se quello che ha sentito gli trafigge l’anima.
Uno di quei bambini sono io che, da che io ricordi, ho vissuto la morte come il terrore dei terrori, ma non so per quale motivo non sono mai riuscito ad esternare questo sentimento.
Purtroppo, ma non gliene do alcuna colpa, mio padre (vittima di vittime) “figlio” di uno schifoso comunismo, nelle occasioni in cui parlava di fede, religione e credo con mia madre, non arrivava a capire che il suo pensiero mi portava la morte nel cuore e che, quelle parole, involontariamente dette, mi avrebbero, per oltre 40 anni della mia vita, tenuto in uno stato di dubbio su tutto ciò che riguardava la fede cristiana insegnatami da mia madre e da mia zia, alla quale non si era mai comunque opposto.
Di conseguenza la disperazione della morte mi è stata sempre compagna di vita.
La seconda premessa è che, come padre, ho sempre cercato ( come del resto penso sia priorità di ciascun padre) di proteggere mia figlia da ogni insidia di questo mondo e come tutti i padri sono sempre stato preoccupato del futuro della mia bimba, e in particolar modo di quel futuro in cui io non sarò presente consapevole che nel momento più difficile della sua vita, io comunque non ci sarò per proteggerla dalla sua disperazione.
A volte anche se non si parla, fortunatamente, qualcuno riesce a capire, e questo qualcuno non se ne va se prima non ti stravolge la vita, e questo ha fatto mia zia per me.
Senza entrare nei particolari che, scusate, ma mi tengo per me, lei, sorretta da quella fede granitica di cui parlavo mi ha portato a comprendere che non c’era bisogno di aver paura di ciò che gli stava succedendo.
Lei non stava morendo ma stava partendo.
Le sue parole, la sua serenità che la portavano anche soventemente a scherzare e, all’arrivo delle sue amiche di fede, a prepararsi per l’incontro col Desiderio della sua vita, mi spiazzavano a tal punto da non riuscire più a capire se dovevo disperarmi o gioire per lei.
Una cosa l’avevo però capita, mi stava servendo la chiave di volta della mia vita e di quella di mia figlia.
A quel tempo ero solo che un cattolico all’acqua di rose e chi lo è stato sa a cosa mi riferisco, quindi non compresi Quello che mi offriva, ma avevo raggiunto la consapevolezza che c’era una maniera per proteggere mia figlia dall’angoscia della morte.
Essendo ancora piccola avevo la possibilità di non mettergli mai e poi mai il dubbio che fosse solo un sacco di concime che camminava, ma che grazie ad un uomo di nome Gesù, eravamo molto di più; avevo la possibilità di innescare quel imput positivo che sapevo gli sarebbe rimasto impresso e difficilmente qualcun altro avrebbe potuto cancellare
A me restava l’angoscia del dubbio, ma lei avrebbe potuto vivere la morte come mia zia.
Mia figlia vive la fede in maniera assoluta e io ho il cuore in pace, oggi più di allora perché anch’io ho raggiunto la ragionevole certezza di potermi fidare di Cristo.
L’ho chiamata “bella esperienza”perchè così mia zia ha voluto che fosse …sto cercando un altro termine …ma sinceramente non me ne viene in mente un altro.