La vita ha alti e bassi, non è che uno può essere sempre perennemente felice, manco se prendesse il prozac a vita, e questa cosa è identica per tutti, TdG, Cattolici, Buddhisti, Satanisti, Mussulmani, Induisti, agnostici o atei che sia.
Trovo quindi la domanda poco sensata posti in questi termini.
Posso domandarmi innanzi tutto se uscendo io abbia fatto la scelta più giusta e corretta, e la risposta è assolutamente SI.
Questo perchè ci sono altre domande a mio avviso molto più importanti e precise per valutare la validità della propria scelta:
Posso domandarmi se ciò che insegnano i TdG sia vero, e la risposta è inoppugnabilmente NO. Al che uscirne va da se.
Posso domandarmi se la morale TdG sia così "superiore" come essi affermano, ed anche qui la risposta è sicuramente NO.
Posso domandarmi se la Bibbia sia veramente un testo ispirato (o quant'altro) da un "Essere Superiore", ed in tutta onestà per me decisamente NO.
Detto questo, a meno di situazioni famigliari particolari con conseguente rischio ostracismo, che senso avrebbe restare all'interno dei TdG? Viene da se che l'unica opzione possibile diventa il fuoriuscirne.
Personalmente posso dire che sicuramente sono libero da quando lasciai i TdG, libero anche di usare il cervello in una maniera più sensata.
Libero dalla marea di stupidaggini che cercavano di inculcarmi in testa.
Libero di cercarlo un "senso della vita", libero anche di esser giunto alla conclusione che la vita di per sè non ha alcun senso, se non quello che le vogliamo dare noi.
Libero di vivere secondo i miei valori, la mia coscienza.
Libero di formarmi una coscienza ed una capacità critica MIA, e non di dover aderire a pappagallo a qualsiasi cosa venga in mente ad un gruppo di non sempre molto istruiti e/o intellettualmente dotati anziani Americani che se ne vive a Brooklin.
Libero di fare le mie scelte in base a ciò che è in me stesso, libero di viverne le conseguenze in toto, positive o negative che siano, prendendomene la completa responsabilità e non addossandola a qualche forma di scaramanzia, ed il precetto "se fai quello che dice la Torre di Guardia sarai felice, se disobbedisci fulmini e saette e sette anni sfiga" è scaramanzia.
Come sopra, i periodi belli e quelli brutti si alternano per tutti, senza distinzione.
A riprova, mentre i TdG parlano delle "benedizioni di Geova" nella loro vita, se leggi o parli con dei Mussulmani parlano delle benedizioni di Allah, i Cattolici ed altre confessioni di matrice Cristiana parleranno di quelle di Cristo, i Buddhisti di quelle del Dharma, gli Ebrei di quelle di Dio, gli Induisti di quelle di Brhama, Vishnù, Shiva o altri, ecc...; tutti allo stesso modo, e tutti portando le esperienze dei propri credenti.
Non troverai differenze, se non quelle culturali o legate ad alcuni aspetti specifici del credo delle singoli fedi.
Diventa quindi innegabile che la "fede" sia una leva psicologica notevole, ma è pure innegabile che lo è parimenti qualsiasi fede, per il credente molto convinto.
MA l'effetto di questa leva rende un credo "vero"? E se la risposta è "NO", che senso avrebbe il restarci dentro? Anche perchè se si arriva a questa risposta vuol dire che si sono aperti gli occhi, e quella leva non può più funzionare in quanto quella fermissima convinzione che serve come fulcro si è già dissipata al lume della ragione, magari di fronte ad un ragionamento elementare:
Se tutte le fedi hanno gli stessi effetti nella vita dei fedeli (sempre tenendo conto le differenze socio-culturali e le specificità dei singoli culti) significa che nessuna di queste mostra di essere quella scelta o insegnata da un "essere Superiore".
Non vale neppure il discorso "ognuna ha una scintilla di Divino, sono tutte egualmente valide", perchè a conoscerle più da vicino diventa evidente l'incompatibilità profonda tra i diversi insegnamenti delle stesse. Certo se rimaniamo in un piccolo circolo chiuso formato dai vari Cristianesimi, Ebraismo ed Islam è facile pensare che "le religioni sono simili", parliamo di religioni che hanno una base comune nell'Ebraismo antico e nei testi sacri Ebraici, ma come usciamo al di fuori e confrontiamo queste religioni con le varie forme di Buddhismo, di Induismo, oppure con il Taoismo, Scintoismo o i vari culti tribali ancora esistenti, ecco che l'incompatibilità tra questi risulta evidente.
Perciò se nessuna religione risulta particolarmente benedetta da un Dio rispetto alle altre, quale scegliere?
Da TdG, se ci si rende conto di tutto questo, che senso ha restarlo?
Quale "felicità" può esserci nel seguire un culto palesemente falso?
Preferisco a questo punto fronteggiare anche le infelicità che la vita inevitabilmente offre nel suo percorso, che l'insostenibile noia del non vivere, non pensare, non essere.
Questi sono i termini nei quali vedo la questione.