Lizzy75 ha scritto:
Eh no qui non ci siamo.... Prima affermavi che dato che non si può provare l'esistenza della vita dopo la morte, non può essere prova che possa esistere, dato che non esistono strumenti in gradi di rilevarlo. Poi affermi che è probabile che ci possano essere particolari attività cerebrali che non conosciamo e che non possiamo ancora rilevare con gli strumenti a disposizione. Se ci vogliamo basare solamente sul rigore scientifico, come tu ed altri sostenete non puoi andare per ipotesi e cioè che sia possibile che ci possano essere quelle attività cerebrali, dato che non si può rilevarle. Allora se non ci sono queste attività cerebrali come è stato dimostrato ed è continuata ad esistere la coscienza, ma non vuoi ammettere questo dato di fatto, allora è solo perchè non volete crederci e non per le ragioni scientifiche che volete addurre .
No Lizzy. Vedi il mio non è un vago "forse nel futuro scopriremo che", il fatto è che ci sono ricerche in atto proprio ORA su eventuali attività quantistiche particolari nel nostro cervello, ed altro. Cos'ì come è vero che c'è ancora molto da scoprire del nostro cervello anche al di là delle ipotesi Quantistiche alla Penrose, ed altre.
Per cui è davvero molto diverso, le stiamo studiando adesso queste cose.
Altresì ti riporto una cosa che ho scritto alla nostra amica Nelly, così magari su alcuni punti sono più esaustivo:
...il problema è che per quanto oggigiorno conosciamo una parte del funzionamento del cervello, c'è ancora moltissimo che non conosciamo.
Non basta essere medici, e neppure psichiatri, questo è un campo molto giovane di ricerca che si chiama "neurobiologia", e per quanto ci abbia permesso di far luce su molti aspetti del nostro cervello, è davvero ancora all'inizio per molti aspetti.
Ci sono ricerche interessantissime su possibili funzioni di campo quantistico, ad esempio, che sono ancora completamente da esplorare.
Per cui Moody non può, con tutto lo scibile possibile, "sapere come funziona il cervello", e la neurobiologia ha iniziato a muovere i primi passi proprio una trentina di anni fa.
Per cui io non posso in tutta coscienza affermare che ciò che affermi sia assolutamente falso, ma si può affermare che semplicemente è troppo presto per darle per certe.
Non è, ad esempio, assolutamente sufficiente un elettroencefalogramma "normale" per dare per certa la totale assenza di funzioni del cervello, per vedere cosa esattamente accada in quel momento ci vorrebbe almeno una PET funzionale, e questo è semplicemente impossibile.
Altresì, come ben riportato nelle statistiche, l'esperienza di "luce" solo una parte dei soggetti la condivise, altri hanno esperienze anche diametralmente diverse.
Io qui però vedo due punti non presi in considerazione:
1) I nostri cervelli sono tutti uguali, a parte casi di patologie, come struttura e funzionamento, per cui tenderanno ad avere reazioni simili a stimoli simili.
Inoltre c'è un numero molto alto del pool di soggetti che non ha, o forse non ricorda, tale esperienza.
Non c'è alcuna indicazione sul fatto che potrebbe anche esserci una predisposizione genetica, oppure che si prenda in considerazione che possa essere un'esperienza onirica e come tale non ricordata, come capita a molti che al risveglio non ricordano i sogni.
2) Il fatto che i soggetti che abbiano avuto danni celebrali per prolungata ipossia alla memoria abbiano in percentuale drasticamente minore ricordo di una simile esperienza.
Al contrario di quanto affermato da Moody, per fare un esempio, oggi sappiamo in che area del cervello sono memorizzati i ricordi. Non siamo ancora certi del come, ma le aree precise sono identificate benissimo.
Comunque, già solo questo fatto del non ricordo in base a danni specifici in quelle aree, tende ad attestare un coinvolgimento del cervello in quell'esperienza, in maniera precisa in quanto tale ricordo è chiaramente frutto di una funzione celebrale, e nel cervello viene processato (il ricordo in questo caso) ed immagazzinato, coi normali processi di memoria a breve e lungo termine.
Altresì sappiamo che i sogni possono anche essere processati al risveglio, in una frazione brevissima di tempo, e pure questa possibilità non è presa minimamente in considerazione.
Sicuramente dagli studi da lui portati si evince che c'è una fase di coscienza, in qualche modo, anche durante stati di cessazione delle funzioni involantarie, ma da qui ad affermare che ci sia fondamentalmente "un'anima" a me sembra in piena onestà un salto improprio.
Oltretutto, per come si è scoperto vengono costruiti i nostri ricordi, buona parte dell'esperienza potrebbe essere riprocessata e ricostruita al risveglio del soggetto, senza che questi se ne renda minimamente conto, acquisendo ed arricchendo il ricordo di dati vari.
Insomma, ci sono troppe cose che non sono assolutamente chiare in tutta questa cosa, e che invece vengono sorvolate.
Questo non è serio.