Statistica su cosa pensano i membri delle varie chiese sul matrimonio tra persone dello stesso sesso

Per discutere di temi ed argomenti di vario genere.

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Giovanni64
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Messaggio da Giovanni64 »

polymetis ha scritto: Dunque lo Stato se lagalizza la poligamia dovrà farlo sul modello poliamoroso, ma questo modello avrebbe gli altri problemi che si sono già visti, cioè lo sfaldamento dei nuclei familiari e la minore presenza dei genitori presso i figli.
Mi soffermo solo su questo punto, anche perché non ho preso in esame gli altri tipi di matrimonio plurale, verso i quali potrei, e sottolineo potrei, avere anche delle idee differenti: ma è mai possibile che uno Stato che per tener conto anche delle più piccole esigenze di libertà dei patiti del matrimonio arriva, anche giustamente, ad introdurre il divorzio breve, poi improvvisamente si preoccupa dello sfaldamento dei nuclei familiari e della minore presenza dei genitori presso i figli? Ma è mai possibile che uno Stato che si mette a celebrare riti basati su cose vaghe e non valutabili in maniera oggettiva, come può essere il sogno erotico sentimentale del momento, poi improvvisamente si preoccupa dello sfaldamento dei nuclei familiari e della minore presenza dei genitori presso i figli?

Solo perché tre o più persone, con gli orientamenti sessuali tra i più vari, si vogliono mettere insieme scatta la paura e la proibizione statale...Ma davvero vogliamo sostenere cose del genere?

Io questi li chiamo pretesti plurofobi.

Per me un sodalizio a tre può essere un progetto di vita insieme anche più solido di quello a due, una famiglia solida come e più delle altre. Fra l'altro non si capisce perché nell'amore eroticamente connotato ci deve essere questo morbo ormai stantio della gelosia, che non c'è nell'amore in generale, o che almeno assume delle connotazioni più decenti.

Per me io ho delle idee più a sinistra delle tue (e per questo per me sei a destra). Ovviamente, siccome, per definizione, sarà più a sinistra chi avrà avuto ragione, staremo a vedere. Lo scopriremo solo vivendo, diceva Battisti, anche se ho un po' paura che il tempo potrebbe non bastare.
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minstrel
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Messaggio da minstrel »

polymetis ha scritto:Poi se vogliamo aprlare di cosa sia morale, il discorso è di natura del tutto diversa.
Ma no, lasciamo la morale.
In realtà mi sembrava in quel caso si parlasse dell'assioma giuridico principe: l'uguaglianza fra tutti gli uomini. Come fondi un assioma simile? Realismo giuridico? Positivismo?
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polymetis
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minstrel ha scritto:
polymetis ha scritto:Poi se vogliamo aprlare di cosa sia morale, il discorso è di natura del tutto diversa.
Ma no, lasciamo la morale.
In realtà mi sembrava in quel caso si parlasse dell'assioma giuridico principe: l'uguaglianza fra tutti gli uomini. Come fondi un assioma simile? Realismo giuridico? Positivismo?
Non ritengo utile alla discussione "se legalizziamo il matrimonio gay, dovremmo legalizzare la poligamia?" fondare questo assioma con alcunché che vada oltre la Costituzione, perché la domanda di cosa sia legalizzazione in un sistema giuridico una volta che si sia introdotto un x (il matrimonio gay), presuppone già quel sistema giuridico stesso, e, nel caso delle democrazie occidentali, presuppone già la Costituzione. Se poi mi si chiede su che cosa si fondi la Costituzione, benché la domanda sia irrilevante per questa discussione, risponderei sul nulla.
Presentazione


Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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minstrel
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polymetis ha scritto:Se poi mi si chiede su che cosa si fondi la Costituzione, benché la domanda sia irrilevante per questa discussione, risponderei sul nulla.
Credo sia la domanda cardine.
Grazie della risposta.
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polymetis
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Messaggio da polymetis »

Giovanni64 ha scritto:
polymetis ha scritto: Dunque lo Stato se lagalizza la poligamia dovrà farlo sul modello poliamoroso, ma questo modello avrebbe gli altri problemi che si sono già visti, cioè lo sfaldamento dei nuclei familiari e la minore presenza dei genitori presso i figli.
Mi soffermo solo su questo punto, anche perché non ho preso in esame gli altri tipi di matrimonio plurale, verso i quali potrei, e sottolineo potrei, avere anche delle idee differenti: ma è mai possibile che uno Stato che per tener conto anche delle più piccole esigenze di libertà dei patiti del matrimonio arriva, anche giustamente, ad introdurre il divorzio breve, poi improvvisamente si preoccupa dello sfaldamento dei nuclei familiari e della minore presenza dei genitori presso i figli? Ma è mai possibile che uno Stato che si mette a celebrare riti basati su cose vaghe e non valutabili in maniera oggettiva, come può essere il sogno erotico sentimentale del momento, poi improvvisamente si preoccupa dello sfaldamento dei nuclei familiari e della minore presenza dei genitori presso i figli?

Solo perché tre o più persone, con gli orientamenti sessuali tra i più vari, si vogliono mettere insieme scatta la paura e la proibizione statale...Ma davvero vogliamo sostenere cose del genere?

Io questi li chiamo pretesti plurofobi.

Per me un sodalizio a tre può essere un progetto di vita insieme anche più solido di quello a due, una famiglia solida come e più delle altre. Fra l'altro non si capisce perché nell'amore eroticamente connotato ci deve essere questo morbo ormai stantio della gelosia, che non c'è nell'amore in generale, o che almeno assume delle connotazioni più decenti.

Per me io ho delle idee più a sinistra delle tue (e per questo per me sei a destra). Ovviamente, siccome, per definizione, sarà più a sinistra chi avrà avuto ragione, staremo a vedere. Lo scopriremo solo vivendo, diceva Battisti, anche se ho un po' paura che il tempo potrebbe non bastare.
Il problema è che il poliamore non è un sodalizio a 3, o almeno non lo è necessariamente. L'idea è che una donna possa avere ad esempio 2 mariti, e ciascuno di questi mariti a sua volta due mogli. Finché si è in tre, si può vivere in un appartamento, ma che cosa capita se una donna è sposata con tre mariti, che non vivono assieme, in quanto ciascuno di essi ha a sua volta delle mogli, tra le quali deve dividersi? I nuclei familiari sarebbero oggettivamente scissi, perché cambiano in continuazione, e la situazione di queste famiglie assomiglierebbe a dei diagrammi di Eulero Venn con infinite intersezioni. Ciò farebbe sì che necessariamente i figli siano lasciati a turno alternativamente senza almeno uno dei genitori, e questo perché ciascuno dei suoi genitori deve spostarsi presso altri nuclei familiari che lo vedono implicato.
Nessuno, tra l'altro, proibisce la convivenza poliamorosa, ma non si vede perché lo stato dovrebbe dare il proprio avallo ad una situazione esponenzialmente disgregante come questa sancendo la liceità delle nozze, specie in presenza di minori che verrebbero sballottati su più nuclei familiari. Ovviamente, non mi oppongo a prescindere: prima che la scienza psicologica arrivasse a constatare, per quanto era in suo potere, la non differenza tra i figli delle coppie gay e quelli delle coppie etero, si è passati per decenni in cui gli Stati, giustamente, per prudenza, non concedevano l'adozione alle coppie gay, e dunque i dati sui figli cresciuti in queste formazioni familiari si sono potuti raccogliere solo sulla base di famiglie omogenitoriali che si erano formate spontaneamente (senza ricorrere all'adozione statale). Allorché la letteratura scientifica s'è fatta solida, gli stati hanno cominicato a concedere l'adozione alle coppie omosessuali. Lo stesso a mio avviso dovrebbe valere per il poliamore: prima è bene che, se nascono dei figli spontaneamente in questi aggregati, vengano monitorati dagli psicologi, e poi, se nei prossimi decenni dovessimo constatare che non nuoce ad un bambino vivere in una famiglia basata su 3 o 4 case, tre o quattro nuclei familiari, si potrebbe concedere l'istituzionalizzazione della pratica.

Ad maiora
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Alcune domande:
Ovviamente, non mi oppongo a prescindere: prima che la scienza psicologica arrivasse a constatare, per quanto era in suo potere, la non differenza tra i figli delle coppie gay e quelli delle coppie etero, si è passati per decenni in cui gli Stati, giustamente, per prudenza, non concedevano l'adozione alle coppie gay, e dunque i dati sui figli cresciuti in queste formazioni familiari si sono potuti raccogliere solo sulla base di famiglie omogenitoriali che si erano formate spontaneamente (senza ricorrere all'adozione statale). Allorché la letteratura scientifica s'è fatta solida, gli stati hanno cominicato a concedere l'adozione alle coppie omosessuali. Lo stesso a mio avviso dovrebbe valere per il poliamore: prima è bene che, se nascono dei figli spontaneamente in questi aggregati, vengano monitorati dagli psicologi, e poi, se nei prossimi decenni dovessimo constatare che non nuoce ad un bambino vivere in una famiglia basata su 3 o 4 case, tre o quattro nuclei familiari, si potrebbe concedere l'istituzionalizzazione della pratica.
Dunque gli stati possono concedere eventuali adozioni in base alla letteratura della scienza psicologica? Dunque esiste un “vero” che è dato dalla letteratura scientifica psicologica? Dalla scienza in generale? Dunque non è vero che la costituzione si basa sul nulla, ma si basa quanto meno sulla mitologia del “progresso della scienza”?
E la scienza su cosa si basa? E soprattutto perché la costituzione si deve basare sulla scienza?
Ci sono dunque altri principi al di sopra della Costituzione che la fondano (oltre al nulla...)?
“Preciso, come già spiegato, che è irrilevante solo all’interno della disputa “se legalizziamo i matrimoni gay, dobbiamo legalizzare anche la poligamia?”, perché la domanda di che cosa sia legalizzabile in un determinato sistema di diritto ha come referente ultimo la Costituzione.
Perché dovrebbero essere legalizzabili nei paesi che solo riconoscono il matrimonio nella costituzione? Quali ragioni ci sono per affermare che se questa possibilità non ci fosse nella costituzione quindi, di sicuro non bisogna permetterlo?
O ci sono altri principi al di sopra della Costituzione che la fondano (oltre al nulla...)?
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Messaggio da Giovanni64 »

polymetis ha scritto: Il problema è che il poliamore non è un sodalizio a 3, o almeno non lo è necessariamente. L'idea è che una donna possa avere ad esempio 2 mariti, e ciascuno di questi mariti a sua volta due mogli. Finché si è in tre, si può vivere in un appartamento, ma che cosa capita se una donna è sposata con tre mariti, che non vivono assieme, in quanto ciascuno di essi ha a sua volta delle mogli, tra le quali deve dividersi? I nuclei familiari sarebbero oggettivamente scissi, perché cambiano in continuazione, e la situazione di queste famiglie assomiglierebbe a dei diagrammi di Eulero Venn con infinite intersezioni. Ciò farebbe sì che necessariamente i figli siano lasciati a turno alternativamente senza almeno uno dei genitori, e questo perché ciascuno dei suoi genitori deve spostarsi presso altri nuclei familiari che lo vedono implicato.
Nessuno, tra l'altro, proibisce la convivenza poliamorosa, ma non si vede perché lo stato dovrebbe dare il proprio avallo ad una situazione esponenzialmente disgregante come questa sancendo la liceità delle nozze, specie in presenza di minori che verrebbero sballottati su più nuclei familiari. Ovviamente, non mi oppongo a prescindere: prima che la scienza psicologica arrivasse a constatare, per quanto era in suo potere, la non differenza tra i figli delle coppie gay e quelli delle coppie etero, si è passati per decenni in cui gli Stati, giustamente, per prudenza, non concedevano l'adozione alle coppie gay, e dunque i dati sui figli cresciuti in queste formazioni familiari si sono potuti raccogliere solo sulla base di famiglie omogenitoriali che si erano formate spontaneamente (senza ricorrere all'adozione statale). Allorché la letteratura scientifica s'è fatta solida, gli stati hanno cominicato a concedere l'adozione alle coppie omosessuali. Lo stesso a mio avviso dovrebbe valere per il poliamore: prima è bene che, se nascono dei figli spontaneamente in questi aggregati, vengano monitorati dagli psicologi, e poi, se nei prossimi decenni dovessimo constatare che non nuoce ad un bambino vivere in una famiglia basata su 3 o 4 case, tre o quattro nuclei familiari, si potrebbe concedere l'istituzionalizzazione della pratica.
Ad maiora
Ma se questo è il problema si può anche istituire, almeno inizialmente, un tipo di matrimonio plurale senza possibilità di intrecci, magari mantenendo la regola secondo la quale bisogna essere liberi dal qualsiasi altro contratto matrimoniale prima di contrarre un matrimonio plurale. Sarà stato un caso ma le situazioni che ho visto io (in TV, non direttamente) non avevano le complicazioni di cui parli tu.

Tuttavia i problemi che poni tu si sono già posti, nella pratica, in maniera massiccia: conosco personalmente una persona che si è sposata quattro volte e con ciascuna moglie ha avuto esattamente due figli. Considerando che le mogli hanno avuto e avevano altri figli e mariti, ti lascio immaginare che intreccio c'è. E questo prima del divorzio breve.


Invece poi per far metter insieme tre persone, che poi insieme magari già ci stanno di fatto, ma senza la possibilità che i soggetti più deboli della famiglia siano difesi da garanzie contrattuali e senza avere tutti gli altri diritti matrimoniali, c'è bisogno prima degli psicologi...

Ma ripeto, un certo tipo di matrimonio plurale c'è già, specialmente nei suoi effetti ritenuti non positivi, se uno considera l'accoppiata matrimonio-divorzio breve come una tecnica di multiplazione a divisione di tempo.
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Ray
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Claude Halmos: è sbagliato affermare che le coppie omosessuali sono uguali a quelle etero…

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La psicanalista Claude Halmos, una dei massimi esperti riconosciuti in età infantile, ha spiegato che è sbagliato affermare che le coppie omosessuali sono uguali a quelle etero, e «rivendicando il “diritto alla non differenza” richiedono che le coppie gay abbiano il diritto “come le coppie eterosessuali” di adottare bambini . Questo mi sembra un grave errore […]. I bambini che hanno bisogno di genitori di sesso diverso per crescere». La questione, ha scritto, non è se «gli omosessuali maschili o femminili sono “capaci” di allevare un bambino», ma essi non «possono essere equivalenti ai “genitori naturali” (necessariamente eterosessuali)». In questo dibattito, inoltre, «il bambino come persona, come un “soggetto” è assente». Ed ecco il vero punto della questione: «ignorando un secolo di ricerche, i sostenitori dell’adozione si basano su un discorso basato sull”amore”, concepito come l’alfa e l’omega di ciò che un bambino avrebbe bisogno», non importa se esso arrivi da un uomo e una donna, o da due donne. Ma queste affermazioni, ha continuato la psicanalista, «colpiscono per la loro mancanza di rigore»perché «un bambino è in fase di costruzione e, come per qualsiasi architettura, ci sono delle regole da seguire se si tratta di “stare in piedi”. Quindi, la differenza tra i sessi è un elemento essenziale della sua costruzione». Invece si vuole mettere il bambino «in un mondo dove “tutto” è possibile: dove gli uomini sono i “padri” e anche “mamme”, le donne “mamme” e anche “papà”. Un mondo magico, onnipotente, dove ciascuno armato con la sua bacchetta, può abolire i limiti», ma questo risulta essere «debilitante per i bambini». Essi si “costruiscono” attraverso «un “legame” tra il corpo e la psiche, e i sostenitori dell’adozione si dimenticano sempre il corpo. Il mondo che descrivono è astratto e disincarnato». Nella differenza sessuale, invece, «tutti possono trovare il loro posto […], consente al padre di prendere il suo posto come “portatore della legge […], permette al bambino di costruire la sua identità sessuale».

https://ontologismi.wordpress.com/2015/ ... lle-etero/" onclick="window.open(this.href);return false;
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Le falsificazioni e le varianti involontarie si accumulano man mano che un testo è ricopiato attraverso i secoli. Ogni scriba riproduce gli errori degli scribi precedenti e ne aggiunge di propri. Non possediamo alcun originale dei libri del nuovo testamento, ma neppure copie eseguite direttamente sugli originali, né copie di copie...Bart D. Ehrman
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“Dunque gli stati possono concedere eventuali adozioni in base alla letteratura della scienza psicologica? Dunque esiste un “vero” che è dato dalla letteratura scientifica psicologica? Dalla scienza in generale? Dunque non è vero che la costituzione si basa sul nulla, ma si basa quanto meno sulla mitologia del “progresso della scienza”?”


Veramente nulla di tutto ciò ha a che fare coi fondamenti della Costituzione, ma solo con la sua applicazione. La Costituzione italiana, così come quella americana del resto, vieta ogni ingiusta discriminazione. Possiamo definire “ingiusta discriminazione” il trattare in maniera diversa situazioni omogenee. Qui entra in gioco la scienza. Coppie omosessuali e coppie eterosessuali quanto alla crescita dei figli sono situazioni omogenee o no? Se i figli crescono in maniera diversa, e con diversa intendo peggiore, allora le due situazioni non sono da trattare in maniera uguale, perché sono diverse. Se si guarda l'amicus brief indirizzato da tutte le organizzazioni leader della sanità americana alla Corte Suprema per il recente processo sulla Costizionalità del matrimonio gay si potrà notare come vi sia un consenso generale sul fatto che l'orientamento sessuale dei genitori non pregiudica la crescita dei bambini. Poi ovviamente vi può essere qualche organizzazione privata del Sud degli Stati uniti in forza a qualche università battista che tra un'alzata e l'altra della bandiera dica diversamente, ma chi credesse a costoro farebbe lo stesso errore dei TdG che prendono in cosiderazione quei 4 polli creazionisti con una laurea in biologia fuori da ogni dibattito accademico.
Tra le associazioni che hanno firmato l'amicus brief di cui vi posterò dei passaggi possiamo ricordare l'almeno l'American Psychological Association, l'American Psychiatric Association, American Academy of Pediatrics, l' American Association for Marriage and Family Therapy, la National Association of Social Workers, National, l' American Psychoanalytic Association, American Academy of Family Physicians, e l' American Medical Association.
Cioè tutte ma proprio tutte le organizzazioni nazionali più numericamente rappresentative di qualsiasi settore. Se si vanno a vedere i brief inoltrati dai contrari ai matrimoni gay si scopre invece che trattasi sempre di associazioni di sfigati, con un centinaio di aderenti, di ispirazione “cristiana”, e sede legale in Texas. Insomma, è un miracolo che sappiano scrivere in inglese senza mettere un “our Lord” ogni frase, e sappiano cantare qualcosa oltre all'inno nazionale. Tutta gente che vota il partito Repubblicano e dunque è ipso facto da considerarsi demente e reprobo per lo stesso motivo. Ma torniamo al brief di tutte le organizzazioni leader della salute mentale e fisica americana, documento stilato pochi mesi fa e dunque aggiornatissimo. Tolgo le note, che comprovano tutte le affermazioni qui riportare, perché ve le potete leggere da sole nel pdf che vi allego:
“Over 111,000 households in the United States are headed by same-sex partners with children under age 18; approximately 9,400 of these households are in Ohio, Tennessee, Michigan and
Kentucky . These figures are widely assumed to underestimate the actual number of same-sex couples who are raising children.

The Factors That Affect the Adjustment of Children Are Not
Dependent on Parental Gender or Sexual Orientation.


Hundreds of studies over the past 30 years have elucidated the factors that are associated with healthy adjustment among children and adolescents—i.e., the influences that allow children and adolescents to function well in their daily lives. As one noted authority in developmental psychology explained, based on the accumulated empirical evidence, “the same factors explain child adjustment regardless of family structure,” and parents’ sexual orientation and the biological relatedness between parents and children “are of little or no predictive importance” when researchers control for other
variables.

The qualities of parent-child relationships Research shows that children’s adjustment is affected by the quality of a parent-child relationship— including attributes like parental warmth, consistency, and stability. Children whose parents provide them with loving guidance in the context of secure home environments are likely to show more positive adjustment, regardless of their parents’ sexual orientation.

The qualities of relationships between significant adults in children’s lives Additionally, children are more likely to show positive adjustment when parental relationships are characterized by love, warmth, cooperation, security, and mutual support. In contrast, when parental relationships are conflict-ridden and acrimonious, adjustment tends to be less favorable. Family instability, household disruption, and parental divorce are often associated with poorer adjustment and problems that can last into adulthood. These patterns are observed, regardless of whether children are reared by same-sex couples or heterosexual couples.
Consequently, researchers must take care to avoid conflating the negative consequences of experiencing divorce or household instability with the consequences of simply having a gay or lesbian parent.
The availability of economic and other resources Children with sufficient economic support are likely to live in safer neighborhoods, breathe cleaner air, and eat more nutritious food. They are also more likely to have opportunities to participate in positive after-school activities, and have social and emotional resources from teammates, coaches, youth leaders, and others. To the extent that children have access to these resources, they are more likely to show positive adjustment, regardless of their parents’ sexual orientation.

In short, the same factors are linked to children’s positive development, regardless of whether they are raised by heterosexual, lesbian, or gay parents.
Moreover, when their parents can legally marry, children benefit in terms of all three factors. Marriage facilitates positive parent-child relationships by providing children with a legal relationship to both parents. This legal relationship can provide needed security and continuity, especially during times of crisis
(such as school emergencies, medical emergencies, or the incapacity or death of a parent). In addition, children benefit when their parents are financially secure, physically and psychologically healthy, and not subjected to high levels of stress. To the extent that marriage facilitates same-sex couples’ well-being strengthens their relationships with each other, and reduces the risk of household instability, it enhances
their children’s well-being as well.

Thus, Amici conclude that permitting same-sex couples to marry is likely to have positive effects on the children they raise.

C. There Is No Scientific Basis for Concluding That Same-Sex Couples Are Any Less Fit or Capable Parents Than Heterosexual Couples, or That Their Children Are Any Less Psychologically Healthy and Well Adjusted.


Assertions that heterosexual couples are better parents than same-sex couples, or that the children of lesbian or gay parents fare worse than children of heterosexual parents, are not supported by the cumulative scientific evidence.

Rather, the vast majority of scientific studies that have directly
compared these groups have found that gay and lesbian parents are as fit and capable as heterosexual parents, and that their children are as psychologically healthy and well adjusted. More research has focused on lesbian mothers than on gay fathers, but published studies of gay fathers find that they are as fit and able parents as heterosexual fathers.

Early research in this area employed nonprobability samples (whose representativeness cannot be determined). But more recent studies have used national probability samples. One such study used data from the National Longitudinal Study of
Adolescent Health to compare adolescents parented by female couples with adolescents parented by heterosexual couples. The researchers found no differences between the two groups on measures of a large number of key variables, including psychosocial adjustment, school outcomes, substance use, delinquency, victimization experiences, and relationships with peers.Another study used data from the Early Childhood Longitudinal Study – Kindergarten Cohort (ECLS-K) to compare the academic achievement of children growing up in various family structures. When the effects of significant family transitions (e.g., parental divorce, separation, or death) were taken into account, children in same-sex family structures showed slightly higher achievement levels than children living with their biological mother and father, although this difference was not statistically significant.
Two other studies, each using the same data source, demonstrate the pitfalls of conflating parent sexual orientation with other variables relevant to children’s development. Both used U.S. Census data to compare educational outcomes among children residing in homes with various family structures. One reported that children in households with same-sex cohabiting couples had significantly lower levels of school progress than children of married heterosexual
couples.

The other study, however, concluded that the observed differences were due to parents’ socioeconomic status and differences across family types in children’s experiences with household disruptions and instability. When these factors were taken into consideration, school progress did not significantly differ between children of married heterosexual couples and children of same-sex cohabiting couples. Amici emphasize that the parenting abilities of gay men and lesbians—and the positive outcomes for their children—are not areas where credible scientific
researchers disagree. [The handful of sources that suggest that same-sex parenting may have negative effects on children suffer from serious methodological flaws and do not reflect the current state of scientific knowledge. See, e.g., supra notes 38, 46. Specifically, the conclusions of three researchers frequently cited by opponents of same-sex marriage – Sarantakos, Regnerus and Allen – have been resoundingly rejected by the mainstream scientific community. See, e.g., Herek (2014), supra note 38 (finding that methodological flaws in Sarantakos, Regnerus and Allen studies make their work “irrelevant to empirically-based discussions of parenting an sexual orientation”)] Thus, after careful scrutiny of decades of research, the APA concluded in 2004 that (a) “there is no scientific evidence that parenting effectiveness is related to parental sexual orientation: Lesbian and gay parents are as likely as heterosexual parents to provide supportive and healthy environments for their children” and (b) “research has shown that the adjustment, development, and psychological well-being of children are unrelated to parental sexual orientation and that the children of lesbian and gay parents are as likely as those of heterosexual parents to flourish.”

The APA has continued to monitor the state of the scientific research and confirmed that this conclusion continues to be accurate.
Similarly, the AAP has concluded that “[t]here is extensive research documenting that there is no causal relationship between parents’ sexual orientation and children’s emotional, psychosocial, and behavioral development. Many studies attest to the normal development of children of same-gender couples when the child is wanted, the parents have a commitment to shared parenting, and the parents have strong social and economic supports.”

The NASW [National Association of Social Workers] has similarly determined that “[t]he most striking feature of the research on lesbian mothers, gay fathers, and their children is the absence of pathological findings. The second most striking feature is how similar the groups of gay and lesbian parents and their children are to heterosexual parents and their children that were included in the studies.”
The American Psychoanalytic Association has likewise determined that “[t]here is no credible evidence that shows that a parent’s sexual orientation or gender identity will adversely affect the development of the child.”
In adopting an official Position Statement in support of legal recognition of civil marriage for same-sex couples, the American Psychiatric Association observed that “no research has shown that the children raised by lesbians and gay men are less well adjusted than those reared within heterosexual relationships.”
Finally, the American Medical Association likewise has adopted a policy supporting legislative and other reforms to allow adoption by same sex partners.

It has further recognized that “denying civil marriage based on sexual orientation is discriminatory and imposes harmful stigma on gay and lesbian individuals and couples and their families,” and that “exclusion from civil marriage contributes to health care disparities affecting same-sex households”


http://www.supremecourt.gov/ObergefellH ... iation.pdf" onclick="window.open(this.href);return false;

Chi volesse ulteriore documentazione può leggersi pure l'amicus brief dell' American Sociological Association

http://www.supremecourt.gov/ObergefellH ... iation.pdf" onclick="window.open(this.href);return false;

Il primo capitolo di questo brief è molto chiaro: “the scholarly consensus is clear and consistent: children of same - sex parents fare just as well as children of different-sex parents.”

Tornando alla domanda principale, nulla di tutto ciò ha a che fare coi fondamenti della Costituzione, ma solo con la sua applicazione. La Costituzione dice che situazioni omogenee vanno trattate in maniera uguale, e la scienza può fornirci evidenze del fatto che le coppie gay non sono diverse dalle coppie etero nella buona riuscita dell'educazione dei figli. Le obiezioni di natura epistemologica alla “verità scientifica” sono ovviamente insensate. Nessuno degli estensori di questo brief ha scritto di avere la “verità”, ma solo che dalla schiacciante maggioranza degli studi e delle misurazioni fatte non risulta alcuna differenza quanto alla salute mentale dei figli delle coppie gay e delle coppie etero, aggiungono inoltre che “The APA has continued to monitor the state of the scientific research and confirmed that this conclusion continues to be accurate.” Insomma, il sapere scientifico in questo campo è solido, solido quanto può esserlo un sapere di matrice psicologico-sociologica, e i risultati delle ricerche che vengono prodotte vengono continuamente monitorati senza trovare smentite.
Francamente non si può fare diversamente. A chi altro dovremmo rivolgersi, per prendere decisioni quanto al carattere discriminatorio o meno dell'esclusione delle coppie omosessuali dall'adozione? Non pare che la chimica, la geometria euclidea, o altre discipline che abbiano la nomea di scienze dure possano aiutarci, né alcun sapere che proceda per teoremi e dimostrazioni è applicabile a questo campo. La Corte Suprema s'è basata sul meglio che ci fosse compatibilmente all'argomento affrontato, cioè la psiche umana. Si noti poi che siccome esistono molte teorie su che cosa sia la “felicità”, per valutare la realizzazione persona queste ricerche sociologiche si riferiscono ad indicatori “misurabili”, ad esempio il successo scolastico, o la quantità di condanne penali, o la frequenza con cui ci si rivolge ad uno psicologo. Questo fatto è stato criticato, non solo in questo frangente ma in generale, perché la “felicità” non può essere ridotta ad un insieme di misurazioni di eventi collaterali. Io invece trovo che sia una scelta geniale, perché chi si oppone a queste misurazioni non può proporre dal canto suo niente di meglio o che abbia la capacità di mostrare caratteristiche di misurabilità intersoggettiva. Dunque queste misurazioni non soddisfano affatto la mia idea di cosa sia la felicità, ma almeno hanno la capacità di mostrare degli indicatori che sono generalmente ritenuti correlati ad essa, mentre chi si oppone a queste ricerche non sa produrre altro che nebulose teorie psicanalitiche basate sul complesso di Edipo, e raccontare magari di suoi colloqui personali, insomma, nulla di utile per un discorso argomentato.

In sostanza:

1)Le ricerche scientifiche degli psicologi non servono per fondare le premesse della Costituzione, ma per dirci come applicarle in questa particolare società. Le ricerche non ci dicono perché dobbiamo trattare situazioni identiche in maniera identica, ma quali siano le situazioni identiche, e ce lo dice con l'osservazione empirica.
2)Le ricerche dell'APA non sono infallibili né pretendono di esserlo, sono semplicemente quanto di meglio vi sia sulla piazza in grado di esibire un carattere di controllabilità e possibilità di condivisione intersoggettiva dei risultati perché basate su misurazioni di indicatori quantificabili.
3)Ai retrogradi fenomenologi, tomisti, anti-positivisti di ogni risma, che avessero problemi con la “misurazione” dell'uomo, e che aborriscono all'idea che la felicità umana sia misurabile, dico che sono pienamente d'accordo con loro, ma siccome le altre idee di felicità non sono misurabili, e dunque non possono essere usate per un confronto intersoggettivo di argomentazioni, dobbiamo accontentarci di questo. La parte avversa non può esibire nulla.
4)La mitologia del progresso non ha nulla a che fare con queste misurazioni.
“Perché dovrebbero essere legalizzabili nei paesi che solo riconoscono il matrimonio nella costituzione? Quali ragioni ci sono per affermare che se questa possibilità non ci fosse nella costituzione quindi, di sicuro non bisogna permetterlo?”


Non sono sicuro di aver capito la domanda. Io non ho detto che i matrimoni omosessuali siano legalizzabili solo nella costituzioni in ci si parla del matrimonio. Basta una costituzione che garantisce uguale trattamento per situazioni omogenee in un suo articolo per far sì che, data l'impossibilità di esibire differenze tra coppie gay e coppie etero, si arrivi alla necessità di dare ad entrambe le tipologie ugual trattamento.


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minstrel
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Tralasciamo l'ultima domanda, vedrò di formularla meglio.
Le risposte, tolto l'accidente della retorica urlata, sono completamente basate sulla Costituzione in sé la quale, abbiamo visto, si fonda sul nulla.
Ma è possibile far dipendere tante cose dal nulla? Cosa si intende per nulla?

E ancora si dichiara che le Costituzioni denunciano l'“ingiusta discriminazione cioè il trattare in maniera diversa situazioni omogenee" fra persone (devo forse ricordare che non esistono "situazioni omogenee sussistenti"? Servono persone per avere situazioni omogenee nella società formata da persone!).
Dove prende la Costituzione la nozione di "discriminazione"? E di "situazioni omogenee"? "persona"? E "giustizia"?
Dal nulla?!

La Costituzione dunque è "situazionalmente omogenea" al Corano? A questo punto è incredibile pensare che ci sia chi vive o ha vissuto in assenza di Costituzioni...
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polymetis
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Messaggio da polymetis »

“Le risposte, tolto l'accidente della retorica urlata, sono completamente basate sulla Costituzione in sé la quale, abbiamo visto, si fonda sul nulla.
Ma è possibile far dipendere tante cose dal nulla? Cosa si intende per nulla?”
Veramente la mia risposta si limitava a ribadire, vista la tua domanda che chiedeva se la Costituzione si basasse sulla scienza psicologica, che la Costituzione non basa i propri assiomi sulla scienza, ma che semmai le ricerche scientifiche servono per applicare gli assiomi della Costituzione. Se la Costituzione dice di non trattare in maniera diversa due situazioni uguali, la scienza può argomentare se due situazioni siano uguali o diverse. Ma ciò non ha nulla a che vedere con l'assioma che vieta la disparità di trattamento in casi identici, che infatti si applica in infiniti casi differenti, e non solo in quello dell'adozione delle coppie gay.

La domanda su quale sia a sua volta il fondamento della Costituzione, equivale a chiedersi quale sia il fondamento dello Stato di diritto. Ho già risposto che questa domanda è irrilevante all'interno della discussione se la legalizzazione dei matrimonio gay all'interno di un determinato stato di diritto implichi che si debba legalizzare anche la poligamia, infatti questa discussione presuppone già lo stato di diritto in questione, e non ne ricerca il fondamento. E' dunque confermato che l'articolo di Feser è una boaita quanto all'aspetto in oggetto. Non ho bisogno di mostrare su cosa si basino gli assiomi della Costituzione americana per chi ragioni già all'interno della Costituzione americana, argomentando che lo Stato ora sarebbe costretto a legalizzare la poligamia. Basta mostrare che all'interno di quella Costituzione la legalizzazione dei matrimoni gay non comporta la legalizzazione del matrimonio poligamico perché non si tratta affatto di situazioni omogenee e perciò danno esiti differenti, con problemi di compatibilità con altri articoli della Costituzione che invece non cozzano coi matrimoni gay, creano problemi per le famiglie coinvolte, per la società, per lo stato.
Quando dico che la Costituzione si fonda sul nulla intendo dire che gli stati che si sono dati una Costituzione non possono dare un fondamento che dimostri la giustizia di quella loro Costituzione, ed infatti di Costituzioni ve ne sono di diverse. Ciononostante, come dicevo, questo problema è del tutto irrilevante quanto alla questione se la legalizzazione del matrimonio gay comporti la legalizzazione del matrimonio poligamico.

E ancora si dichiara che le Costituzioni denunciano l'“ingiusta discriminazione cioè il trattare in maniera diversa situazioni omogenee" fra persone (devo forse ricordare che non esistono "situazioni omogenee sussistenti"? Servono persone per avere situazioni omogenee nella società formata da persone!).”
Qui non ho capito nulla.
“Dove prende la Costituzione la nozione di "discriminazione"? E di "situazioni omogenee"? "persona"? E "giustizia"?
Dal nulla?!


Alcune nozioni sono definite all'interno delle Costituzioni stesse, ad esempio in questo caso il XIV emendamento, giustizia è uguale protezione davanti alla legge per situazioni omogenee. Ovviamente ciascuna parola di una definizione, è suscettibile a sua volta di trovare una definizione. In questo caso a fondare l'intelligibilità di un articolo è il fatto che tutti coloro che lo leggono parlino la stessa lingua. La lingua parlata non è né così chiara da essere una stringa matematica (ed infatti Leibniz voleva creare una lingua logicamente perfetta), né così oscura ed ambigua da rendere incomprensibile ai parlanti quello che si dice. Ciò che conta è che sia sufficientemente chiara da poter veicolare un'informazione. Se l'articolo di una Costituzione dice “Il diritto di voto è garantito a tutti, senza distinzioni di sesso”, nessuno potrà seriamente leggervi che le donne siano esclude dal voto. Le idee degli ermeneuti e degli heideggeriani sulla non-trasparenza totale di un testo sono tutte corrette, ma la condivisione di un codice linguistico permette di formulare le frasi in maniera chiara se lo si vuole. Perché dopo la lettura della sentenza della Corte Suprema Usa tutti hanno capito che la Corte riteneva un diritto costituzionale il matrimonio tra persone dello stesso sesso, e nessuno ha potuto leggervi il contrario? Evidentemente perché tutti capiscono la frese “la Costituzione garantisce loro questo diritto”. Dunque la definizione delle parole è data dall'uso che ne fa il bacino linguistico di riferimento, e questo sistema evidentemente funziona.
“La Costituzione dunque è "situazionalmente omogenea" al Corano? “
Anche qui non sono certo di aver capito la domanda. Qualora tu intenda chiedere se l'assenza di dimostrabilità della fondatezza degli articoli della Costituzione sia la medesima assenza di dimostrabilità della fondatezza del Corano, la mia risposta è che entrambi i sistemi sono indimostrabili, ma, da capo, la domanda è irrilevante all'interno di una discussione che si chieda se, dato uno stato di diritto x, la legalizzazione di y implichi la legalizzazione di z.

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minstrel
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polymetis ha scritto:Qualora tu intenda chiedere se l'assenza di dimostrabilità della fondatezza degli articoli della Costituzione sia la medesima assenza di dimostrabilità della fondatezza del Corano, la mia risposta è che entrambi i sistemi sono indimostrabili, ma, da capo, la domanda è irrilevante all'interno di una discussione che si chieda se, dato uno stato di diritto x, la legalizzazione di y implichi la legalizzazione di z.

Ad maiora
Come si fa allora ad argomentare "razionalmente" che la Costituzione "vale di più" - è "più giusta" per usare la lettura di Italo Calvino che citavi - del Corano?! Se entrambi sono solo sistemi indimostrabili, sono pertanto di pari valore e non hanno differenza alcuna nonostante quel che sembra poiché - tu ci insegni - non si può discretizzare fra sostanza ed accidente. Dunque perché è necessario seguire la costituzione e non il corano se entrambi sono "omogenei"? Sono entrambi fondati sul nulla!
Perché devo adeguarmi ad uno e non all'altro?
Perché un sistema è "più forte" di un'altro? Ma in che senso? Razionalmente no di sicuro e allora? Militarmente? Perché non si può chiamarlo relativismo e bisogna sorbirsi la tiritera che c'è chi è "nel giusto" e chi no?
Non è questa la perfetta equazione che dimostra come siano perfettamente lecite (non giuste, il giusto non esiste con buona pace di Calvino) le battaglie dell'IS contro l'occidente e un sistema di valori da loro non condiviso e, a questo punto, irrazionalmente fondato?

Eppoi questa storia è strana: il tomismo, anche se mai veramente confutato e ad oggi riscoperto e studiato alla grandissima, con la sua teleologia e le distinzioni sostanza-accidenti è medioevo bigotto. Il nominalismo che impregna una parte della posizione che riferisci, il contrattualismo alla Hobbes, l'antiteleologia contradditoria (Feser docet e in un paragrafo lo spiega bene) e il relativismo sono tutte posizioni irrazionali eppure sono l'unico metro per leggere quella Sacra Scrittura irrazionale che si chiama "Costituzione".
Davvero interessante.
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Ray
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La Norvegia avanti coi tempi! ...pure troppo.

Messaggio da Ray »

Norvegia. Il sesso? Ciascuno potrà decidere il suo. A partire dai 7 anni di età
In Norvegia anche i bambini di 7 anni potranno “cambiare sesso”, quanto meno dal punto di vista anagrafico. E tutto ciò senza nemmeno il parere di medici o psicologi. La proposta di legge annunciata giovedì 25 giugno dal governo di Oslo è stata presentata come un progresso di civiltà senza precedenti: la misura, che dovrà essere esaminata da un comitato di esperti prima di essere sottoposta al Parlamento, sarebbe «storica – secondo le parole utilizzate dal ministro della Salute Bent Høie all’Oslo Pride Festival – in quanto non sarà più il servizio sanitario ma l’individuo a decidere se lei o lui ha cambiato sesso».

MASCHIO O FEMMINA? Poiché «le norme attuali sono inaccettabili e sono rimaste invariate per quasi sessant’anni», ha spiegato sempre Høie, la volontà del governo è di cambiare marcia «estendendo i diritti dei transgender anche ai bambini». L’intenzione è offrire anche ai minori di età compresa fra i 7 e i 16 anni la possibilità di dichiarare il proprio sesso a prescindere dalla biologia. La decisione, reversibile in qualunque momento, per lo Stato dovrà valere a tutti gli effetti, dal passaporto al codice fiscale. Nessuna valutazione medica sarà richiesta. Unica condizione: l’accordo dei genitori, ma solo fino a 16 anni. Superata questa soglia, la scelta spetterà solo all’individuo. Per il cambio di sesso con intervento chirurgico, invece, resterà in vigore l’obbligo di aver raggiunto la maggiore età.
L’UNICA COSA CHE CONTA. «Ora che stiamo realizzando questa normativa, possiamo essere orgogliosi», ha festeggiato Høie. Esultano anche le associazioni Lgbt: «È molto importante far sì che le persone transessuali molto giovani vedano rispettata la loro identità di genere», ha commentato Richard Köhler, della lobby Transgender Europe. Mentre Patricia Kaatee di Amnesty Norvegia, che aveva sollecitato il governo a intervenire su questa materia, spiega che è «un diritto umano basilare delle persone esprimere la propria identità anche nei documenti ufficiali». Kaatee apprezza particolarmente la volontà di “bypassare” i medici da parte di Oslo perché «l’unico requisito che dovrebbe essere richiesto a una persona per cambiare genere è la sua esperienza dell’identità di genere, non una diagnosi».

http://www.tempi.it/norvegia-il-sesso-c ... Z1mU_ntmkp" onclick="window.open(this.href);return false;

Leggi di Più: Norvegia: cambio di sesso per bambini dai 7 anni | Tempi.it
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Le falsificazioni e le varianti involontarie si accumulano man mano che un testo è ricopiato attraverso i secoli. Ogni scriba riproduce gli errori degli scribi precedenti e ne aggiunge di propri. Non possediamo alcun originale dei libri del nuovo testamento, ma neppure copie eseguite direttamente sugli originali, né copie di copie...Bart D. Ehrman
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‘Lanciafiamme contro i gay’: il commento omofobo del parroco sardo
'Lanciafiamme contro i gay': questo il commento postato su Facebook dal parroco di Arborea (Oristano). Segue la denuncia del movimento omosessuale sardo

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Se la lotta omofoba dell’Isis si fonda sulle storiche modalità della defenestrazione – suggerendo un lancio diretto dagl’alti grattacieli – il parroco di Arborea, don Silvio Foddis, propone un’ulteriore espediente anti-gay: un lanciafiamme per sopprimere la collettività omosessuale. Le parole del prete sono apparse come commento ad un’immagine pubblicata dal consigliere comunale di Arborea sul suo profilo Facebook.

I FATTI – Il Don Cristoforo di Arborea, provincia di Oristano ha dato prova della sua profonda avversione nei confronti degli omosessuali attraverso uno squallido post su Facebook in calce ad un’immagine di un gruppo naturalista che ha sfilato al gay pride di Madrid nel 2013: «Un lanciafiamme per riaccendere quello che è quasi spento?». Queste le indicibili parole di Silvio Foddis, un ignobile e riprovevole incitamento alla violenza e al sentimento omofobo. Piovono insulti, critiche ed offese nei confronti del parroco, ma a queste l’uomo – fiero ed orgoglioso di quanto già sostenuto – non fa che ribadire il suo disprezzo, dichiarando, per giunta, di essersi anche eccessivamente autocensurato: «avrei potuto andare anche un po’ più in là –perché a suo dire – i cristiani non debbono sorbirsi tutte le porcate di questo mondo».

LA REAZIONE DEL MOS – Al commento del parroco risponde, profondamente indignato, il Movimento Omosessuale Sardo (Mos); il quale non ha presentato una denuncia per istigazione all’omicidio. L’associazione ha, inoltre, invocato una presa di posizione della Chiesa nei confronti di don Silvio Foddis, ma l’arcivescovo di Oristano Ignazio Sanna, ha tentato ostinatamente di protegere e difendere “il buon nome della sua famiglia”, finendo per minimizzare l’accaduto. In una nota pubblicata sulla home page del sito della Diocesi, si spiega che l’arcivescovo ha parlato al telefono con il parroco e ha appurato che la sua «è stata una reazione impulsiva e forte ad una foto di grande impatto e, a quanto pare, equivocata, in quanto fuori contesto, a sostegno della pratica del naturalismo».

Il fanatismo anti-gay del sacerdote ha dunque tutte le sembianze dell’integralismo religioso, che si riempie la bocca del nome di Dio, ma non fa che sputare odio, che giunge le mani in segno di preghiera ma tra quelle stesse mani è pronta ad impugnare un arma contro un altro essere umano, colpevole – se di colpa si vuole spropositatamente parlare – solo ed esclusivamente di amare il proprio stesso sesso.
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ICI e Chiesa, lo scandalo della “legge uguale per tutti”

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La normalità talvolta desta interesse, scalpore e persino indignazione. Si parla ancora una volta di tasse, uno dei temi più dibattuti e controversi della storia della Repubblica italiana, in un avvenimento che alcuni hanno già definito storico: la quinta sezione civile della Suprema Corte di Cassazione, il 20 maggio scorso, ha riconosciuto legittima la richiesta di pagamento dell’ICI dal 2004 al 2009 da parte di due istituti scolastici religiosi al comune di Livorno, condannandoli al pagamento degli arretrati di circa 420.000 euro.

Per la prima volta in Italia due sentenze della Cassazione intervengono a chiarire definitivamente la questione a lungo dibattuta, nonostante la Corte fosse già intervenuta più volte con svariate sentenze (n. 5485 del 2008, n. 27165 del 2011, n. 4502 del 2012), dichiarando nella n.16612 del 2008 che «per integrare il fine di lucro è sufficiente l’idoneità, almeno tendenziale, dei ricavi a perseguire il pareggio di bilancio; né ad escludere tale finalità è sufficiente la qualità di congregazione religiosa dell’ente».

Le imposte vengono quindi applicate agli immobili, e non al progetto educativo. Nessuno vieta alle istituzioni religiose o ad altri enti di aprire e gestire scuole paritarie di ogni ordine e grado, ma la Cassazione ricorda che il fatto stesso di pagare una retta assoggetta gli istituti a una attività di carattere commerciale, «senza che a ciò osti la gestione in perdita», ribadendo anche che l'esenzione è «limitata all'ipotesi in cui gli immobili siano destinati in via esclusiva allo svolgimento di una delle attività di religione e di culto». La Chiesa Cattolica non svolge in questo caso attività in forma gratuita, ma offre un servizio a pagamento, nulla di più evidente.

Sembrerebbe tutto risolto dunque, e invece le novità sono nate proprio in questi giorni. Il Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, colei che dovrebbe avere più a cuore le sorti della scuola pubblica italiana, appena preso atto del verdetto interviene affermando che «forse c'è una riflessione da fare», ricordando che in regioni come il Veneto, senza paritarie, Stato e Regione «si troverebbero in enormi difficoltà economiche e strutturali». C’è chi ancora si sta domandando cosa voglia dire il suo invito a una riflessione, tentando di decifrare i criptici messaggi di un ministro dal quale ci si auspicherebbe un accoglimento di buon grado di una decisione così importante per la tutela di principi quali l’eguaglianza e la giustizia sociale.

Ancora più curioso il suo secondo pensiero che delegittima gravemente il ruolo delle istituzioni pubbliche del Veneto, trasmettendo tra le righe il messaggio che, tutto sommato, bisognerebbe ringraziare gli istituti religiosi per aver sopperito a una lacuna scolastica del territorio. Siamo tutti più sollevati dopo tutte queste rassicuranti dichiarazioni, volte ad esprimere con estrema chiarezza l’importanza della scuola pubblica “subappaltata” alle istituzioni religiose per questioni economiche. Emerge una certa incoerenza in quanto espresso fin ora, a cominciare dalla discrasia tra il ruolo istituzionale ricoperto da Stefania Giannini e le sue affermazioni.

Ovviamente non poteva mancare la reazione del segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana Nunzio Galantino, secondo il quale «bisogna fare informazione corretta e ricordare che non sono solo cattoliche le scuole paritarie. [...] È pericolosa (la sentenza n.d.r.) perché mette in condizione le scuole di non poter assolvere al loro compito di formazione». Occorre fare chiarezza su alcune inesattezze appena riportate: è vero che non tutte le scuole paritarie sono religiose, ma dati alla mano, è altrettanto vero che il 63% degli istituti dell’infanzia lo sono, come riporta l'Ansa in un suo grafico. La percentuale delle cattoliche cala poi nei gradi di istruzione più alti per attestarsi al 40% nelle scuole superiori.

Lo stesso segretario della Cei ha affermato che “tutti coloro che gestiscono scuole pubbliche paritarie, ripeto pubbliche, secondo la legge Berlinguer, si rendano conto di che cosa sta accadendo in questo periodo”. Non solo Galatino denota una scarsa e approssimativa conoscenza dei principi legislativi di base della legge 62/2000 cosiddetta “legge Berlinguer”, fortemente voluta dal governo D’Alema bis e dall’allora Ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer, ma anche una grossolana imprecisione equiparando le scuole paritarie, definite dall’articolo 1 come “scuole paritarie private”. Tali scuole infatti accolgono solamente chi accetta il loro progetto educativo, non configurandosi come un servizio pubblico il quale non può di certo permettersi il privilegio di selezionare indirettamente i futuri studenti.

A far sentire la sua voce è stato anche il sottosegretario del Miur Gabriele Toccafondi (Ncd), affermando: «Molte aumenteranno le rette o chiuderanno. [...] L'Imu le scuole pubbliche statali non la pagano ed è giusto che lo stesso valga anche per le scuole pubbliche non statali». Il caso vuole che né lui né il segretario della Cei siano intervenuti l'11 aprile 2012 quando l’Uaar denunciò pubblicamente la disparità di trattamento tra le scuole paritarie laiche e quelle cattoliche, le prime obbligate al pagamento dell’IMU, le seconde del tutto esonerate.

Già tre anni fa il presidente dell’associazione nazionale Istituti non statali di educazione ed istruzione, Luigi Sepiacci, fece notare che «se il governo vuol fare un favore alle scuole cattoliche lo dica chiaro e tondo», aggiungendo anche che «la Corte di Cassazione ha stabilito che l’attività scolastica, ancorché senza scopo di lucro, se svolta dietro corrispettivo, è un’attività commerciale». Ebbene sì: la Corte si era già espressa, ma politici e rappresentati delle istituzioni religiose hanno spesso la memoria corta.

La levata di scudi ha coinvolto i principali esponenti di gran parte dei partiti, a cominciare dall’ex ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini (FI), che ha addirittura affermato che «si tratta di un esagerato egualitarismo», fino ad arrivare al consiglio della Regione Lombardia, che in una nota informativa sul sito, dichiara di «intervenire eventualmente con misure ad hoc per le scuole religiose paritarie del sistema lombardo e scongiurarne la chiusura».

C’è poi un altro tema: quello del fantomatico risparmio di sei miliardi di euro per lo Stato grazie all’esistenza delle scuole paritarie. La cifra è il risultato della moltiplicazione del milione di studenti che frequenta oggi le scuole paritarie al costo medio di seimila euro l’anno che costa ogni alunno agli istituti pubblici. Ma secondo la Fondazione Agnelli(1) non è così: in un dettagliato resoconto, emergono i dati concreti relativi a questa “bufala ecclesiastica”.

Una delle poche voci fuori dal coro che emergono da questo clamore mediatico e politico è quella dell’ex direttore della Scuola Normale di Pisa, Salvatore Settis, che, intervistato dal Corriere della Sera, esulta esclamando: «È la vittoria della Costituzione sull’interpretazione dei politici». Già nel 2013 fu uno dei firmatari di un appello contro i finanziamenti alla scuola privata ispirato alla Costituzione, ribadendo fermamente la sua posizione alla luce della nuova sentenza della Cassazione. L’ex direttore afferma inoltre che il «verdetto fa scalpore perché è in controtendenza con quello che fanno i governi, compresi quelli di centrosinistra. La Costituzione all’articolo 33 parla di scuola pubblica e aggiunge che enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione ma “senza oneri per lo Stato”. Invece, negli ultimi anni non è stato così».

Il monito che emerge nelle dichiarazioni di Settis è che, viste le recenti modifiche della Carta Costituzionale, ci sia il rischio che il governo si intrometta nel delicato articolo 33 al fine di “americanizzare” la scuola pubblica. Negli Stati Uniti d’America infatti è ben noto l’altissimo livello formativo di gran parte delle scuole private, ma è altrettanto famoso e tristemente noto il livello di degrado della scuola pubblica, con il risultato di essersi creata nei decenni una forte disparità tra coloro che si possono permettere un’istruzione di alto livello e chi invece non possiede disponibilità tali da garantire ai propri figli un insegnamento adeguato. Se tutto ciò dovesse lentamente accadere in Italia sarebbe un grave danno alla scuola pubblica italiana, sottolinea Settis, nonché una grave violazione dei principi costituzionali.

Ad aggravare il quadro generale e a delegittimare il ruolo della più importante Corte nell’ordinamento italiano, quella di Cassazione per l’appunto, interviene anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti (Pd), economista e professore universitario di economia politica presso la Facoltà di Economia dell'Università di Roma La Sapienza, che per conto del Governo afferma: “Le paritarie non pagheranno”.

Emerge dunque che il governo abbia l’intenzione di introdurre una norma “salva paritarie” per eludere l’ultima emblematica sentenza della Cassazione che ha tanto indignato la CEI in questi giorni. Un provvedimento che nasce con l’annuncio dell’avvio di un “tavolo di confronto” per arrivare “a un definitivo chiarimento normativo”. Come se ci fosse bisogno, vista la chiarezza espositiva della Suprema Corte nella sentenze 14225 e 14226. Saranno forse state le pressioni della Conferenza Episcopale italiana a far correre ai ripari il governo del Partito Democratico? Certo è che parole come “sentenza pericolosa”, “ideologica”, che intacca gravemente "la garanzia di libertà di educazione richiesta anche dall'Europa", e “è a rischio la sopravvivenza delle scuole paritarie”, possano aver intimorito una classe politica troppo spesso preoccupata delle ripercussioni sull’elettorato che sulla reale tutela dei principi di laicità ed equità sociale.

In cambio di privilegi e immunità, tanti e particolarmente insopportabili in tempo di crisi, il Concordato impone un solo limite alla Chiesa Cattolica: che rispetti l'indipendenza e la sovranità della Repubblica italiana, invece delle ingerenze continue e sfacciate. La classe politica italiana non sembra (ancora) in grado di abolire questo ingiusto trattato, sistematicamente violato da una delle due parti. Sarà almeno capace di far applicare le molteplici sentenze della propria Suprema Corte di Cassazione che impone l'ovvio principio che “la legge è uguale per tutti” e le tasse si pagano?

(28 luglio 2015)

http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... %E2%80%9D/" onclick="window.open(this.href);return false;

(1) http://www.corriere.it/scuola/primaria/ ... 0f79.shtml" onclick="window.open(this.href);return false;
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Messaggio da minstrel »

Che dire, è il bello e il brutto di avere una classe dirigente che pensa al massimo al tornaconto del mese successivo. Perchè va bene per la Cirinnà e non in questo caso? Tutto è convenzione: chi alza di più la voce ha ragione.
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Messaggio da polymetis »

Come sempre qualcuno pensa che la legalizzazione dei matrimoni gay sia figlia del relativismo più sfrenato e del "tutto è convenzionale". No, è la vittoria della Dea ragione, e della verità sulla menzogna. Le argomentazioni contro il matrimonio gay sono tutte risibili e contraddittorie, quelle a favore tutte lampanti e chiare nonché coerenti. Il matrimonio gay non ha vinto grazie al relativismo, ma grazie alla mera logica che ha mostrato la contraddittorietà interna della supposte ragioni altrui. Invito tutti a non cedere alle malie di chi descrive la crescita delle libertà personali come il preambolo dell'apocalisse, della disgregazione sociale, e del relativismo. Si tratta invece della vittoria della ragione sulle insanabili contraddizioni degli altri paradigmi.
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Eheheh :ironico:
Ne abbiamo già parlato giusto qualche commento qui sopra.
Per quel che conta (nulla), non mi trovi d'accordo. E non sono il solo a pensarla così, per quel che conta (forse un pò meno di nulla visto che questa Europa decadente palesemente relativista).
D'altra parte che razza di "dea ragione" è quella che si fonda sul "nulla" di "sistemi indimostrabili" (cit.)? Buone ferie.
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Eheheh :ironico:
Ne abbiamo già parlato giusto qualche commento qui sopra.
Per quel che conta (nulla), non mi trovi d'accordo. E non sono il solo a pensarla così, per quel che conta (forse un pò meno di nulla vista questa Europa decadente palesemente relativista).
D'altra parte che razza di "dea ragione" è quella che si fonda sul "nulla" di "sistemi indimostrabili" (cit.)? Buone ferie.
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J’adore la decadence. Fuor di scherzo, m’intriga il Poly “illuminista” quasi giacobino, e la tua versione del “venerabile Jorge”. E lieto di sottomettermi agli strali di entrambi, terra terra mi chiedo: ma che strano il tuo doppione. L’avrei cancellato, non fosse la differenza troppo consistente d’orario, di cui non so rendermi ragione. :risata:

Però davvero amo la decadenza, perché vi leggo logica, e non l’illusione di età che pretendono di contrabbandare per falsi miti l’assoluto. Il relativismo – relativo anch’esso – è il prezzo da pagare per una visione delle cose che non desideri, a torto o a ragione, privilegiare le chimere al disincanto. :triste:
Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς.
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
GIOVANNI, III, 19. (G. Leopardi, La ginestra, esergo)
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minstrel
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Ti conosco scettico, caro Cavaliere della Mancia,ma di una cosa devi essere certo: non so spiegarmi il doppione! :conf:
grazie che me l'hai fatto notare. Se vuoi cancella senza alcuna pietà! :)
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Cogitabonda
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Messaggio da Cogitabonda »

Quixote ha scritto:... davvero amo la decadenza, perché vi leggo logica, e non l’illusione di età che pretendono di contrabbandare per falsi miti l’assoluto. Il relativismo – relativo anch’esso – è il prezzo da pagare per una visione delle cose che non desideri, a torto o a ragione, privilegiare le chimere al disincanto. :triste:
Caro Quixote, da sempre o quasi (diciamo dai tempi del liceo) credo che quando una società è matura abbastanza da mettere in discussione le idee su cui ha fondato la sua crescita e il suo sviluppo, vuole dire che sta invecchiando, che sta vivendo il tempo della sua decadenza. E con te dico: " Viva la decadenza!" poiché è l'età più lucida, più logica, più tollerante, più capace di osservare le cose come sono, e non in base al loro corrispondere ad un certo progetto. Si è molto più grossolani quando si costruisce, che si tratti di mettere in piedi un'azienda, un sistema sociale o un impero. "Qui si lavora, non si fa della filosofia!" è uno dei motti dei sistemi in crescita. In fase di crescita si prende quel che è utile e se ne fa un valore assoluto, perché servirà da pilastro. Per esempio non sarebbero certo nati gli imperi se non fosse stato adottato come vero e assoluto il concetto della superiorità dell'uomo bianco sulle altre razze.
La famiglia è un altro di quei concetti che è stato utile, per secoli, considerare assoluti. Scordando che società diverse hanno sistemi diversi di organizzazione familiare, funzionali alle diverse circostanze, si assolutizza un'idea di famiglia che corrisponde quasi sempre alla propria famiglia di origine, oppure a come l'avremmo voluta.
Forse quello che scrivo non corrisponde esattamente a quello che intendevi, pure ho colto una somiglianza di pensiero, e per questo ho preso la palla che hai lanciato, per rilanciarla a mia volta. A proposito: io non mi reputo scettica, o meglio, non sono scettica a tempo pieno.
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polymetis
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Messaggio da polymetis »

D'altra parte che razza di "dea ragione" è quella che si fonda sul "nulla" di "sistemi indimostrabili" (cit.)? Buone ferie.
Non occorre dimostrare le proprie teorie per dimostrare che quelle altrui sono false. Se si dimostra che le teorie altrui sono contraddittorie, allora non possono essere vere, perché una contraddizione, se è davvero tale, è sempre falsa. Al contrario i sistemi indimostrati, ma coerenti al loro interno, potrebbero essere veri, senza che lo siano necessariamente. Ritengo che le argomentazioni altrui siano false se contraddittorie.
La Dea ragione quindi, di cui sono oracolo digitale, anche se si fonda sul nulla, può decretare la falsità altrui, qualora trovi una contraddizione. E non ho trovato nessuna difesa del “matrimonio solo eterosessuale” che non fosse piena di buchi.
Ovviamente per tutto questo giro di discorsi occorre assumere che le contraddizioni siano sempre false, e dunque il principio di non contraddizione (non è il nulla assoluto). Esso, il principio solidissimo, come mostra Aristotele in Metafisica Γ, non si può dimostrare, perché se si potesse dimostrare occorrerebbe fare discendere la dimostrazione da qualcos'altro, ed invece esso è primo e supposto in ogni dimostrazione. Sicché si può solo difendere dal suo negatore mostrando che il negatore del principio, per negare il principio, lo sta a sua volta utilizzando. Non perdo qui tempo a discutere se davvero l'elenchos sia una difesa valida, perché assumo che tu credi che il discorso aristotelico fili.

P.S. ho trovato bello quello che scrive Cogi sugli imperi.
P.P.S. la distanza temporale tra i due post è forse la dimostrazione di una crepa nella realtà, una dimostrazione che il mondo non è razionale, ma viene allora da chiedersi a che cosa varrebbe una dimostrazione dell'irrazionalità del mondo in un mondo irrazionale: forse la dimostrazione stessa ne verrebbe inficiata. Oppure è solo un errore di mtarix.
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Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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minstrel
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Messaggio da minstrel »

http://anglicanmainstream.org/meet-the- ... -together/" onclick="window.open(this.href);return false;

"However, with five parents in the mix, it’s likely that the child is going to have everything it needs and more."

Ah, sicuro: too much more!
E nei commenti c'è pure gente gelosa del piccolo; buon per me che sto pure a preoccuparmi.

Tutto molto coerente comunque, tutto "senza contraddizione".
Certamente è tale nelle conseguenze...
Buone ferie a tutti!
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mr-shadow

Messaggio da mr-shadow »

Il matrimonio non va più di moda in Italia. Nell'arco di 10 anni le unioni sono crollate del 26,5% passando da 264.097 del 2003 a 194.057 del 2013. Solo nell'ultimo anno le persone che hanno deciso di pronunciare tutte le varianti della formula 'finche morte non ci separi' sono state il 6,3% in meno.
Secondo i dati contenuti nel dossier dell'Istat 'Italia in cifre' 2015, il rito civile convince sempre di più e a farne le spese, inevitabilmente, è la cerimonia in chiesa. Nell'ultimo decennio il 'sì' pronunciato fuori dalla chiesa è passato dal 29,4% del totale al 42,5%, mentre coloro che hanno scelto di percorrere la navata sono diminuiti del 40,1%.
Il numero dei novelli sposi non è diminuito solo in termini assoluti ma anche rispetto alla popolazione, passando da 4,6 matrimoni ogni 1.000 abitanti a 3,2 in soli 10 anni. Secondo i dati dell'Istat non solo diminuisce il numero di persone che decide si unisce in matrimonio, ma aumenta anche l'attesa prima di arrivare al giorno del sì. L'età media degli sposi è aumentata di circa 3 anni, nell'arco di un decennio, per entrambi i sessi. Gli uomini sono passati da 33,2 anni a 36,2 mentre le donne da 29,9 anni a 32,8 anni.
Le tabelle dell'Istituto di statistica evidenziano, inoltre, che i numeri sui divorzi e le separazioni, cresciuti in modo costante dal 1971 al 2010, negli ultimi anni stanno seguendo una nuova tendenza. Le separazioni, infatti, sono aumentate in misura contenuta (passando da 88.191 del 2010 a 88.288 del 2012) e i divorzi non addirittura diminuiti (da 54.160 a 51.319).

http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/ ... NnEaO.html" onclick="window.open(this.href);return false;
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Messaggio da polymetis »

L'articolo sull'Olanda non è una notizia. Non c'è nessun matrimonio a tre, e neppure nessuna genitorialità a 5 stabilita dalla legge olandese. Semplicemente un membro della coppia gay ed un membro della coppia lesbica avranno la tutela legale del bambino per la legge dei Paesi Bassi, il resto è una loro scrittura privata di nessun valore legale. Quanto alla richiesta di matrimonio a tre che proviene dalla coppia gay che vorrebbe allargarsi, ovviamente il solo fatto che esista questa richiesta, così come ve ne sono tante su disparatissimi temi, non implica in alcun modo che essa si esaudirà mai. Né implica che la necessità di legalizzare questa richiesta discenda necessariamente dalla legalizzazione del matrimonio gay. Infatti i difensori della poligamia non sono necessariamente pro-matrimonio gay. Né i matrimoni gay implicano la poligamia né argomentare pro-poligamia necessita di essere d'accordo coi matrimoni omosessuali. Sono questioni scollegate.
In realtà l'unica vera notizia, se si concretizzasse, sarebbe il matrimonio a tre, in quanto la genitorialità a 4 è una pratica ormai rodata da decenni e che ha un'ampia letteratura sociologica di riferimento. Avviene di solito allorché una coppia gay fornisce il seme ed una coppia lesbica l'ovulo. Non ha senso parlare di un desiderio egoistico a scapito del bambino, infatti tutte le coppie che vogliono un figlio lo fanno per appagare un desiderio, ed esso non è qualitativamente diverso in nessuna coppia o tipologia di famiglia. Lo sarebbe se una tipologia familiare volesse un bambino sapendo che questo suo desiderio danneggerebbe il bambino stesso o lo porrebbe in una condizione di svantaggio rispetto ai bambini desiderati e voluti dalle coppie a due. Ma non risulta che questa tipologia familiare crei più danni di quella in una coppia a due omo od eterosessuale che sia. E' un mero pregiudizio, smentito dai fatti, o, per meglio dire, di tutto quello che può essere misurabile in questi campi. Scandalizzarsi a priori dinnanzi alla novità, meccanismo difesa datoci dall'evoluzione per difenderci dai pericoli, è qualcosa che può andar bene per una reazione di primo acchito. Poi ci si documenta, e, se i propri pregiudizi istintivi si rivelano fondati quanto la più retrograda delle superstizioni tribali, si lasciano da parte.
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Messaggio da minstrel »

Insomma il solito "valorizziamo le differenze rendendo tutto omogeneo".
D'altra parte tutto è possibile non accettando le nozioni di sostanza e accidenti.
Nel frattempo Feser parla sul suo blog dell'inflazione delle parole, altro post da incorniciare nella caverna del capo tribù.

http://edwardfeser.blogspot.it/2015/08/ ... ation.html" onclick="window.open(this.href);return false;

Buona festa dell'Assunta! Augh!
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