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Vieri
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Play....

Messaggio da Vieri »

Play si lamentava giustamente prima che spesso capita in un thread di andare di "palo in frasca" e penso che abbia ragione notando che "il colore" non c'entra nulla con il tema....la vita per me è anche "colorata" e non "grigia".... :timido2:

Buona giornata a tutti....
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play
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Messaggio da play »

Ma no, mi lamentavo della mia fervida immaginazione. Non credo pero' che gli altri ne abbiano meno di me. D' altra parte posso solo dire cio' che mi riguarda: sono scappato di casa quando ero molto giovane. E come tutti i ragazzi volevo fare esperienze di ogni tipo. Credevo che fosse possibile essere felici perché il mio ideale era l' infinito. Per poi accorgermi che in realta' la felicita' non esiste. Tutt' al piu' credo che sia raggiungibile un qualche grado di soddisfazione per cio' che si fa, a secondo del livello di consapevolezza delle proprie reali capacita' e risorse umane. Me né sono accorto ogni volta che ho puntato l' asticella un po' troppo in alto. Subito dopo segue un abbassamento del tono umorale, o una leggera e fisiologica depressione, finché non ci si rassegna e ci si accontenta di cio' che abbiamo trovato. Altrimenti si continua a cercare nella speranza che le sorprese che arriveranno siano migliorii di quel che abbiamo trovato fino ad allora.
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Tranqui
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Messaggio da Tranqui »

janquarius ha scritto:
LIALA ha scritto:faccio quello che voglio ,lasciando liberi gli altri, non danneggiandoli . stando alle regole del vivere civile :spieg:
Ma perché usi sempre colori diversi quando scrivi?
perche' mi piacciono
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Vieri
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Sogni giovanili e condizionamento.....

Messaggio da Vieri »

play ha scritto:Ma no, mi lamentavo della mia fervida immaginazione. Non credo pero' che gli altri ne abbiano meno di me. D' altra parte posso solo dire cio' che mi riguarda: sono scappato di casa quando ero molto giovane. E come tutti i ragazzi volevo fare esperienze di ogni tipo. Credevo che fosse possibile essere felici perché il mio ideale era l' infinito. Per poi accorgermi che in realta' la felicita' non esiste. Tutt' al piu' credo che sia raggiungibile un qualche grado di soddisfazione per cio' che si fa, a secondo del livello di consapevolezza delle proprie reali capacita' e risorse umane. Me né sono accorto ogni volta che ho puntato l' asticella un po' troppo in alto. Subito dopo segue un abbassamento del tono umorale, o una leggera e fisiologica depressione, finché non ci si rassegna e ci si accontenta di cio' che abbiamo trovato. Altrimenti si continua a cercare nella speranza che le sorprese che arriveranno siano migliori di quel che abbiamo trovato fino ad allora.
Caro Play, agli effetti pratici ora che sono molto più vecchio è da un po' di tempo che ho attaccato al chiodo "lascia di guerra", e sono diventato (per mia fortuna) molto più tollerante e possibilista di quanto potessi esserlo appena pochi anni addietro.

Agli effetti pratici ho preso atto che nel "VIVERE" la vita e non subirla "sopravvivendo" non dipende esclusivamente dalla propria fede, dalle proprie capacità e dalla volontà ma da tutta una serie di fattori esterni positivi o negativi che alla fine possono sicuramente condizionarti .

Il "condizionamento esterno" sicuramente esiste e spesso è anche molto evidente ma può rappresentare anche una scusa per coprire le nostre mancanze ?

Dipende sempre tutto da quello che si vuole realmente dalla vita.
Alla fine esisteranno su questo argomento, sempre gli scontenti ad oltranza e di quelli che vorranno sempre di più e quelli che invece si sono subito e troppo accontentati.

Per me due tipologie di persone criticabili. Le ragioni ?

Bisogna avere spesso anche conoscenza dei nostri limiti (ma anche delle nostre capacità) e considerare con obiettività la nostra posizione rispetto alle possibilità della vita.

Si può raggiungere "la felicità", intesa come soddisfacimento delle nostre esigenze terrene, spesso anche con molto meno di auto e ville, rispetto a quello che vorremmo.
Non voglio fare il "bacchettone moralista" ma un "capitano d'industria" con 3 ville al mare, la Maserati, l'amante ed il figlio drogato, alla fine per me questo è un fallito.
Come è un fallito per me chi "troppo timoroso" e indeciso non è stato in grado di sfruttare tutte le occasioni materiali ed affettive che gli si possono presentare nella vita.

Molti dicono: sono sfigato"...ma veramente hanno occhi e orecchi per vedere ed ascoltare il mondo esterno e prendere le occasioni magari anche rischiando un po'? Spesso è la paura dell'insuccesso (sia verso gli affetti che verso le occasioni offerte dalla vita)che li condiziona portandoli alla immobilità. ( la parabola dei talenti...?)

Non è sufficiente a volte una vita "onorevole" serena e densa di affetti familiari ?

E' chiaro che tutti noi da giovani come il sottoscritto ha scelto la libertà dalla famiglia cambiando città e più volte anche lavoro ma occorre sempre a parer mio fare sempre delle scelte tra: famiglia, lavoro, attività religiose . Bisogna fare delle scelte ma queste a parer mio non devono essere assolutamente esclusive a scapito delle altre.

Un "padre onorevole" che sacrifica integralmente la propria vita a favore della famiglia scegliendosi un lavoro "alienante e ripetitivo" (non realizzando sé stesso) potrà dare una buona educazione ai figli in termini di volontà, ottimismo e speranza ? Ne dubito.
Così come per il lavoro accennato prima o la dedizione assoluta a "oppressive congregazioni religiose" che ti impegnano totalmente a scapito di affetti, amicizie, ecc. ?

Ovviamente sono impressioni personali e tali e tanti sono i parametri ma posso affermare che spesso la "serenità", la "fiducia nella vita" e la speranza (nelle persone ) ...sono dietro la porta ma non vogliamo spesso aprigli.... :sorriso:
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janquarius
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Messaggio da janquarius »

LIALA ha scritto:
janquarius ha scritto:
LIALA ha scritto:faccio quello che voglio ,lasciando liberi gli altri, non danneggiandoli . stando alle regole del vivere civile :spieg:
Ma perché usi sempre colori diversi quando scrivi?
perche' mi piacciono
Che risposta articolata :risata: e vabè...
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Caro Vieri, un mio caro amico che ha piu’ o meno la tua stessa eta’, malgrado i numerosi impegni lavorativi, è riuscito nel tempo a conciliare il tutto senza trascurare i suoi familiari. Anzi, oggi piu’ che mai la famiglia è al vertice dei suoi pensieri. Il fatto che non si sia dimenticato da dove proviene secondo me è importante. L’ educazione sentimentale si riceve in famiglia. Ogni volta che parliamo pero’ il confronto è sempre piuttosto forte per via della differenza generazionale. E’ cresciuto lungo la via Emilia durante il periodo fascista, in quella che gli esperti chiamano la societa’ della disciplina, un sistema educativo che i tuoi coetanei conoscono molto bene, dove le domande che i giovani di allora si ponevano erano soprattutto sul piano del diritto e non della capacita e delle competenze. Con il sessantotto questa macchina regolatrice dell’ individualita’ è saltata in aria, infatti, dato che gli spazi in cui si puo’ agire in totale liberta’ oggigiorno sono tantissimi, il problema si è spostato sul piano della capacita’ e della competenza, quindi ci si chiede sempre piu’ spesso se si è in grado di fare una determinata cosa, anziché domandarsi se si ha diritto di farla. E la tendenza prevalente è quella di fare, di agire, al punto che ogni momento vuoto mette in crisi tanta gente perché riempire i tempi morti è oramai un imperativo categorico. Questo mio amico, prima di andare a dormire, legge tutte le sere un brano del Vangelo. La cosa veramente curiosa è che nonostante la differenza che passa tra noi non si è mai travestito da giovane, ma non è diventato neppure un vecchio intollerante ed inutile. Per farla breve credo che aprirsi agli altri senza perdere la propria identita’ sia un esercizio importante se non ci si vuol perdere del tutto in modo radicale.
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Vieri
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Caro Play....

Messaggio da Vieri »

play ha scritto:Caro Vieri, un mio caro amico che ha piu’ o meno la tua stessa eta’, malgrado i numerosi impegni lavorativi, è riuscito nel tempo a conciliare il tutto senza trascurare i suoi familiari. Anzi, oggi piu’ che mai la famiglia è al vertice dei suoi pensieri. Il fatto che non si sia dimenticato da dove proviene secondo me è importante. L’ educazione sentimentale si riceve in famiglia. Ogni volta che parliamo pero’ il confronto è sempre piuttosto forte per via della differenza generazionale. E’ cresciuto lungo la via Emilia durante il periodo fascista, in quella che gli esperti chiamano la societa’ della disciplina, un sistema educativo che i tuoi coetanei conoscono molto bene, dove le domande che i giovani di allora si ponevano erano soprattutto sul piano del diritto e non della capacita e delle competenze. Con il sessantotto questa macchina regolatrice dell’ individualita’ è saltata in aria, infatti, dato che gli spazi in cui si puo’ agire in totale liberta’ oggigiorno sono tantissimi, il problema si è spostato sul piano della capacita’ e della competenza, quindi ci si chiede sempre piu’ spesso se si è in grado di fare una determinata cosa, anziché domandarsi se si ha diritto di farla. E la tendenza prevalente è quella di fare, di agire, al punto che ogni momento vuoto mette in crisi tanta gente perché riempire i tempi morti è oramai un imperativo categorico. Questo mio amico, prima di andare a dormire, legge tutte le sere un brano del Vangelo. La cosa veramente curiosa è che nonostante la differenza che passa tra noi non si è mai travestito da giovane, ma non è diventato neppure un vecchio intollerante ed inutile. Per farla breve credo che aprirsi agli altri senza perdere la propria identita’ sia un esercizio importante se non ci si vuol perdere del tutto in modo radicale.
Devo dire che la mia iniziale provocazione nel chiede il vostro pensiero su cosa volesse dire secondo voi "vivere", ecc.ecc. dopo un iniziale disinteresse stia ricevendo delle risposte molto condivisibili ed interessanti

Grazie quindi Play per la tua bella risposta. :ok:

Posso aggiungere una mia ulteriore definizione di "vivere" ?

Rimanere sempre noi stessi in ogni situazione avversa o benevola della vita non rinunciando mai ai nostri ideali e mantenere sempre una giusta proporzione fra "interessi", (religiosi e di lavoro) con l'amore vero verso la nostra famiglia.

Un sacerdote aveva detto una volta: "Il contrario dell'amore è la paura"......paura del prossimo e della "vita" che riteniamo sempre ostile e paura di rimanere soli è il contrario dell'amore....
:strettamano:
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